Tra i temi più discussi nel nostro paese negli ultimi anni, quello dell’immigrazione è senza dubbio uno dei più accesi e dibattuti; le divergenze di opinioni tra coloro che si prodigano per l’accoglienza e l’inclusione e chi preferirebbe invece maggiori limiti, o, in casi estremi, la totale chiusura delle frontiere, rischiano di ridurre a mera tifoseria da stadio le sorti di decine di migliaia di uomini e donne. Dà voce alle vicissitudini e alle difficoltà incontrate da queste persone durante il loro viaggio Se mi ami, non morire, in originale Bury me, my Love, un’applicazione per smartphone disponibile sia su Google Play che App Store. Questo gioco d’avventura testuale si svolge sotto forma di messaggi, come fosse una conversazione in tempo reale, e racconta una storia di fantasia ispirata a fatti e personaggi reali.
Protagonisti della vicenda sono Nour e Majd, una giovane coppia siriana: il giocatore interpreta il marito, rimasto in patria, e dovrà aiutare la propria moglie, tramite SMS, a raggiungere l’Europa ed entrare nello Spazio Schengen, territorio dove è garantita la libera circolazione delle persone, evitando i pericoli delle zone di guerra e i campi profughi dei paesi poco tolleranti. Attraverso un sistema di scelte multiple, sarà infatti possibile indirizzare Nour verso diversi percorsi, che porteranno a diversi incontri, diverse situazioni e, soprattutto, diversi esiti; a seconda delle proprie decisioni si otterranno finali differenti, non sempre positivi. Nonostante la frequente gravità degli avvenimenti, il gioco mantiene un costante equilibrio tra momenti di angoscia, tristezza e dolore e momenti di tranquillità, serenità e scherzo: ciò avviene non per sminuire il dramma, bensì per caratterizzare al meglio i personaggi, mostrando come un sorriso, un’emoticon o una battuta allievino anche solo per un momento il loro tremendo, interminabile viaggio verso l’Occidente. Bastano pochi minuti di conversazione per immedesimarsi in Majd, un uomo angosciato dal costante timore per sua moglie e dall’ineluttabile consapevolezza di non poter intervenire in alcun modo, se non con un consiglio o una ricerca su Internet; come lui, anche il giocatore, limitato dalla componente esclusivamente testuale, si sentirà spesso inerme e impotente nei confronti di Nour, non sapendo fino all’ultimo se le scelte intraprese porteranno a un risultato gradito o a una possibile disgrazia. Non mancano però scambi di dialoghi leggeri, divertenti e affettuosi, capaci come in ben poche altre avventure di restituire un legame sincero e realistico tra persone di una cultura sì lontana, ma non poi così diversa da quella europea.
Sullo sfondo di queste vicende vi è un mondo costruito con precisione e cura, essendo possibile visualizzare in ogni momento una mappa recante ogni spostamento effettuato e ogni città visitata, segnalando l’effettiva situazione dei flussi migratori e delle politiche di accoglienza in data località. L’attualità è infatti ben presente anche per quanto riguarda i dettagli delle varie zone raggiunte: per esempio, ad Atene è possibile incappare in un agguato di alcuni militanti di Alba Dorata, mentre sarà difficile attraversare il confine serbo-ungherese per via delle decisioni nazionali di chiusura totale ai migranti. È evidente come gli sviluppatori del gioco, gli studi francesi The Pixel Hunt e Figs, abbiano investito molto tempo in ricerche e documentazioni sulla condizione storico-sociale dell’Europa e del Medio Oriente, innalzando l’esperienza a vero e proprio reportage dettagliato e nozionistico, mantenendo una fruibilità tale da rendere Bury me, my Love accessibile ai più e ai meno informati.
L’elemento più interessante di questa avventura testuale è la possibilità di attivare la modalità “in tempo reale”, che amplifica l’immersione di gioco come poche altre esperienze riescono a fare: la storia viene infatti svelata man mano che Nour prosegue nel suo viaggio, poiché ogni giorno nell’applicazione corrisponderà a un giorno reale e il giocatore interagirà solo in seguito a una notifica, simulando appunto una reale chat che si protrae per diversi giorni. Questo sistema è pensato per stimolare i più giovani e in generale la grande utenza legata costantemente allo smartphone: ricevere all’improvviso i messaggi di Nour mentre si compiono altre attività non solo allunga la durata dell’esperienza, che da poche ore in modalità normale riesce così a protrarsi per settimane, ma aumenta anche il legame virtuale che si instaura con un personaggio sì prefissato nei dialoghi e nelle risposte, ma così ben caratterizzato da risultare difficile non preoccuparsi per lei nelle pause di gioco, con la curiosità e il timore di scoprire cosa le sarà successo. Grazie a questa particolare funzione, Bury me, my Love si dimostra un illustre esempio di come possa essere realizzato un videogioco su piattaforma mobile utilizzando al meglio le caratteristiche proprie del mezzo, non riproducibili su console fisse o portatili, poiché la costante presenza del telefono nelle nostre giornate rende possibile una interazione libera da parte dell’applicazione tramite notifiche, riproducendo un sistema comunicativo a noi comune sotto forma di storia. La grande potenzialità del mercato videoludico mobile è quella di avere un’utenza pressoché illimitata, ed è proprio tramite esperimenti simili che sarà possibile affinare un settore, caratterizzato attualmente per la maggior parte in giochi con componenti pay-to-win o con invasivi acquisti in app, dotandolo di prodotti non inferiori ai cugini delle console e dei pc.
Bury me, my Love è un detto arabo che indica profondo affetto, ha significato di “Non provare a morire prima di me”. Questa frase al giorno d’oggi è ormai spoglia della sua accezione romantica, rappresentando la dura e crudele realtà dei viaggi della speranza, delle lotte contro le avversità della natura e dell’uomo da parte di chi non cerca altro che un angolo di felicità. Anche solo per finzione, anche solo per gioco, la storia di Nour è un exemplum di migliaia di altre vicende, spesso conclusesi purtroppo in tragedia, e può insegnare molto su coloro di cui, in questi mesi e in questi anni, si è discusso molto. Senza tifoserie, solo con il rispetto e la volontà di comprendere le ragioni e le persone dietro queste storie.
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