Sparito e c‘è una caratteristica distintiva dell’Udinese degli ultimi dieci-quindici anni, quella è sicuramente la sua capacità di individuare, dai campionati meno importanti, talenti semisconosciuti da far crescere, esplodere e rivendere poi a prezzi esorbitanti. Questi enfants terribles vengono poi affiancati a una scarna ossatura composta da due o tre colonne portanti, che costituiscono la base di solida esperienza a cui affidarsi, per creare quella miscela che, negli anni passati (specialmente sotto la gestione Francesco Guidolin) ha fatto togliere parecchie soddisfazione al pubblico friulano. Questo materiale umano viene dunque affidato a un allenatore esperto, a un profondo conoscitore del calcio italiano e della Serie A: oltre al già citato Guidolin, si possono ricordare i vari Luigi De Canio, Stefano Colantuono o Luigi Del Neri. Non è tuttavia una regola fissa: si pensi a Andrea Stramaccioni e a Massimo Oddo che, seppur molto giovani, non erano alla prima esperienza in Serie A. Le ultime scelte sono tuttavia in netta controtendenza: esonerato Oddo, è arrivato Igor Tudor e, conclusa la stagione di Serie A, la dirigenza si è trovata a dover trovare un nuovo allenatore. La scelta, a sorpresa, è ricaduta su un giovane e semisconosciuto allenatore spagnolo, alla primissima esperienza in Serie A: Julio Velázquez.
Velázquez: di sette anni in sette anni
Julio Velázquez Santiago nasce a Salamanca il 5 ottobre del 1981: è il primo allenatore della Serie A a essere nato negli anni Ottanta. Non ha mai giocato a calcio in vita sua: la sua passione per il pallone si è sempre riversata sull’altro lato della barricata, quello della panchina. E questo sin da giovanissimo, da quando, dodicenne, marinava la scuola per andare ad assistere agli allenamenti del Real Valladolid, ai tempi allenato dal cileno Vicente Cantatore e dall’allora commissario tecnico della Nazionale Colombiana Francisco Maturana. Una passione particolare, a quell’età, se si pensa che, di solito, i ragazzini vogliono emulare i grandi campioni del campo, piuttosto che qualche pensoso allenatore in panchina, immerso in pensieri astrusi di tattiche, uscite palla al piede e verticalizzazioni. Ed è per questo che, benché alla soglia dei 37 anni, Velázquez può contare su un’esperienza quasi ventennale: a soli 15 anni allenava già nelle giovanili del San Nicolás, squadra locale.
La carriera di Velázquez si dipana in cicli di 7 anni: nella prima fase della sua attività professionale, il giovanissimo allenatore si è occupato delle giovanili delle squadre locali. Dopo tre stagioni al San Nicolas, è passato al Sur, per due anni, per poi lasciare l’alveo protetto delle squadre cittadine e andare al Betis Valladolid. Qui si è fermato per un anno, per poi passare al Laguna. Sono stati anni molto formativi e intensi per la carriera di Velázquez, che, per seguire quell’istinto che gli ha fatto preferire le pressioni della panchina al furore del campo, ha dovuto fare i conti con questioni ben più terrene e materiali: arrivare alla fine del mese, far quadrare i conti, non vivere mai al di sopra delle proprie possibilità economiche. Insomma, prima di arrivare a sedersi sulle panchine dei palcoscenici più prestigiosi, Velázquez ha dovuto fare la classica gavetta. E gli sforzi, presto, sarebbero stati ripagati: dopo la stagione al Laguna, è arrivata la prima chiamata per allenare i grandi: il Peña Respuela lo stava aspettando.
Iniziava, in quel momento, il secondo ciclo settennale della carriera di Julio Velázquez, quello che lo avrebbe portato, dai campi della periferia del calcio spagnolo, a quelli dei campionati nazionali. Contrariamente a quanto verrebbe da pensare, gli anni della scalata dai tornei regionali a quelli nazionali non sono stati caratterizzati da un’inesorabile ascesa al calcio che conta. Sono state stagioni che hanno fatto di Velázquez un nomade delle squadre delle categorie inferiori. Ha cambiato, di fatto, una squadra all’anno, ma, ogni volta, riusciva a fare un piccolo passo in avanti. Il 2004-2005 lo ha trascorso al Peña Respuela nella Primera Regional della Cantabria (sesta categoria del calcio spagnolo),mentre l’anno successivo all’Arandina, nella Regional Preferente della Castilla y Leon (quinta categoria della piramide calcistica spagnola). L’anno dopo ancora, all’Atletico Villacarlos, in Tercera Divisiòn, quarta divisione spagnola: era arrivato nei campionati nazionali. L’esperienza in questa squadra, come volevasi dimostrare, è durata una stagione. L’inesorabile ascesa qui si è interrotta momentaneamente: nel 2008-2009, Velázquez è tornato ad allenare i giovani, questa volta al Polideportivo Ejido e, l’anno successivo, alle giovanili del Valladolid, proprio la squadra che andava a spiare da giovanissimo. E i risultati furono dalla sua parte, tanto che a metà stagione fu chiamato a sedersi sulla panchina del Valladolid B: era tornato fra i grandi. Ma, anche qui, non ha fatto in tempo a mettere radici. Le valigie erano ormai pronte per passare in Segunda Division B, fra i professionisti: il Polideportivo Ejido, questa volta, gli ha offerto la panchina più prestigiosa. Il percorso era compiuto: Velázquez era arrivato nei campionati professionistici, nazionali: ora toccava spostare il traguardo ancora più in alto.
Dopo una stagione al Polideportivo Ejido, iniziava così l’ultimo ciclo di 7 anni: dalla Spagna, all’Europa. Passò dunque al prestigiosissimo Villarreal, che gli affidò la squadra C, in Tercera Division. Un piccolo passo indietro, ma, si sa, se si vuole fare un salto in avanti, occorre prendere la rincorsa. E così, nello spazio di un anno, passò dal Villarreal C al Villarreal B, in Segunda Division, la Serie B spagnola. Con la seconda squadra del Submarino Amarilla, fu retrocesso, ma non per colpa sua: la prima squadra, in Liga, fu retrocessa in Segunda e, di conseguenza, la squadra B fu mandata nella categoria inferiore. Inizialmente, Velázquez venne mantenuto alla guida del Villarreal B, ma una tragedia sconvolse la società. Manolo Preciado, poche ore dopo essere stato annunciato come nuovo allenatore della prima squadra, morì a causa di un infarto. La panchina del Villarreal fu quindi affidata a Velazquez, che, in pochi anni, riuscì a scalare anche le tre squadre del Submarino Amarilla. L’esperienza con i gialli è quella che lo fa conoscere al grande pubblico: ormai, Velázquez non è più un allenatore amatoriale, ma un professionista vero e proprio, che, stabilmente, figura nelle panchine della Serie B spagnola. Finita l’esperienza al Villarreal (esonerato a metà stagione), passò al Real Murcia, con cui riuscì a centrare il quarto posto e l’accesso ai play-off per la Liga: sembrava giunto il momento per il salto definitivo, ma, a causa di inadempienze finanziarie, il club fu retrocesso. Passò al Betis Siviglia, sempre in Segunda Division: un’esperienza infelice, durata pochi mesi, dopo la quale iniziò un periodo sabbatico. Ma, un anno dopo, era pronto all’ennesimo salto di qualità: non più in Spagna, ma in Portogallo.
L’Os Belenenses è stata la prima squadra di un torneo di prima divisione allenata da Velázquez. È una piccola squadra, senza grosse pretese, ma che ogni tanto riesce a strappare qualche fugace apparizione europea. Curiosamente, Velázquez venne incaricato a pochi giorni dall’ultima partita del girone di Europa League, giocata e persa a Firenze contro la Fiorentina. L’esperienza portoghese, così come praticamente tutti gli altri incarichi ricevuti in carriera, si conclude al termine della stagione. Era tempo di tornare in patria, in quella Segunda Division che lo aveva visto protagonista su diverse panchine. Missione: salvare l’Alcorcon, impresa che gli riesce per due anni consecutivi. Ed è qui che la carriera di Velázquez ha ricevuto una svolta inaspettata. Il telefono del giovane allenatore con esperienza da veterano ha squillato: il prefisso è italiano e la telefonata arrivava da Udine. A sorpresa, lo si è ritrovato nel giugno di quest’anno alla conferenza di presentazione: a quanto dice, il suo incontro con la realtà friulana non è stato fortuito, il suo contatto non è stato estemporaneo, come può sembrare a un occhio esterno. Velázquez ha infatti sostenuto che la trattativa andava avanti da ben nove mesi. La dirigenza friulana ha dunque cercato, voluto fortemente e insistito per affidare la propria squadra a Velázquez: un allenatore giovane per una squadra giovane.
Il nuovo ciclo di Velázquez
Julio Velázquez ha debuttato sabato 11 agosto in una partita ufficiale, nel terzo turno preliminare di Coppa Italia. I bianconeri, scesi in campo con un 4231, hanno affrontato i giallorossi del Benevento, neoretrocessi e vogliosi di tornare in Serie A. Nonostante un inizio promettente, con la rete del nuovo acquisto friulano, il venezuelano Darwin Machin, i campani hanno rimontato, portandola ai supplementari e chiudendo la partita sul 2 a 1 ed eliminando i ragazzi di Velázquez dalla competizione. Il primo impatto non è stato dei migliori, ma quel bambino, che saltava la scuola per andare a vedere i grandi allenarsi, saprà sicuramente mostrare i propri valori. Quest’anno si aprirà un nuovo ciclo nella carriera di Velázquez. Dove arriverà? L’appuntamento è fra sette anni.