Champions League – Manca ormai pochissimo al ritorno dell’evento calcistico per club più noto al mondo. La UEFA Champions League, che racchiude in sé le migliori 32 squadre dei principali campionati europei, sin dalla sua nascita è la competizione più seguita e apprezzata non solo dai tifosi ma persino dallo spettatore medio. Quest’anno, però, le tematiche del campo offrono – oltre alle solite interpretazioni tecnico-tattiche – anche un bisbiglio più romantico, legato a una concezione di calcio che per quanto ultimamente abusata spesso risulta ancora affascinante. Tanti giocatori effettueranno quello che può considerarsi un vero e proprio ritorno a casa, nei club dove hanno iniziato a giocare o, più semplicemente, in quelli nei quali sono definitivamente esplosi come talenti del pallone (o forse no). Mai come quest’anno, dunque, Champions League vuol dire ritorno a casa. Che sia dolce o amaro per i protagonisti in questione lo si potrà scoprire solo alla fine.
Impossibile non iniziare con quello che, almeno adesso, è il più grande di tutti. Il trasferimento di Cristiano Ronaldo alla Juventus ha letteralmente sparigliato le carte delle gerarchie europee, con il club bianconero che ora vede una maggiore concretizzazione nella possibilità di mettere le mani sulla coppa dalle grandi orecchie e il Real Madrid che, invece, pare depotenziato, seppure con fior fior di campioni in rosa. Prima degli atti diretti, però, nella fase a gironi CR7 dovrà affrontare il suo passato, in forme diverse. Il Cristiano Ronaldo che conosciamo tutti è infatti nato all’ombra di Old Trafford, con la maglia del Manchester United. Con lui, quello stadio è stato realmente il teatro dei sogni per molti anni: Ronaldo con la parte rossa di Manchester ha infatti giocato dal 2003 al 2009, potendo vantare 292 presenze e 118 gol, oltre che la bellezza di 10 trofei conquistati con la squadra e svariati altri da singolo (tra cui il primo Pallone d’Oro). Solo in seguito, prima di diventare un brand mondiale ma già da calciatore affermato, Ronaldo passò al Real Madrid per continuare a segnare e vincere. L’asso portoghese ritroverà anche una vecchia conoscenza sulla panchina United, quel José Mourinho con cui il rapporto in Spagna non pare mai esser decollato definitivamente negli anni in cui lo Special One allenava a Madrid. Il percorso inverso, invece, sembra riservato a Paul Pogba. Che effettivamente nasce come giovanissimo talento a Manchester ma esplode come giocatore decisivo e importantissimo con la maglia bianconera. Preso letteralmente a parametro zero e rivenduto complessivamente a più di 100 milioni (divisi tra club e procuratore), Pogba ha rappresentato per anni il manifesto della bravura della dirigenza juventina, che ha poi sacrificato il francese per prendere Higuain e rinforzare così l’attacco in vista di un assalto biennale – poi fallito – alla Champions League. Ora Pogba torna a Torino non solo come leader di una sorta di “rivolta” contro Mourinho ma anche come Campione del Mondo e trascinatore di una Nazionale che ha fatto fatica a prendersi, ma che adesso pende dalle sue labbra e – soprattutto – dai suoi piedi fatati. La storia più romantica e, a tratti, anche beffarda sembra essere quella riguardante Edinson Cavani: El Matador, per tutta l’estate accostato al Napoli dopo l’arrivo di Ancelotti, tornerà effettivamente nel capoluogo campano ma solo da avversario e con la maglia del PSG. Da moltissimi ricordato come uno dei più grandi attaccanti che abbiano mai vestito la casacca azzurra, Cavani ha lasciato Napoli con ben 104 gol all’attivo e una Coppa Italia vinta dopo anni di bacheca impolverata. Inizialmente rinnegato per via di un addio mal digerito dalla tifoseria, in seguito è stato rivalutato sia per via dei tanti messaggi d’amore fatti pervenire al popolo azzurro che per la cessione (molto più traumatica) di Gonzalo Higuain. I fischi saranno dunque sostituiti dagli applausi, anche se le possibilità che Cavani torni a Napoli come tesserato e non come duellante sembrano ormai ridotte al lumicino anche in vista delle prossime stagioni. Sarà invece un po’ più amaro il ritorno a casa di Philippe Coutinho in questa Champions League: perno del Barcellona dopo esserlo stato per anni nel Liverpool, il brasiliano affronterà il primo club europeo della sua carriera, cioè l’Inter. Le cose in nerazzurro andarono male per svariati motivi: il club in rinnovamento – e un po’ allo sbando – dopo le grandi vittorie precedenti, il calciatore ancora giovane e forse non conscio del suo reale talento, la pressione che una grande squadra porta in dote praticamente sempre. Più che a livello tattico, Coutinho rappresenta per l’Inter un rimpianto specialmente a livello monetario: fu ceduto ai Reds infatti solo per 10 milioni di euro. Il Barcellona, lo ricordiamo, lo ha pagato 120 milioni.
In tono minore, anche altri calciatori vivranno le stesse emozioni in Champions League. Uno di questi è sicuramente Radamel Falcao, che da giocatore del Monaco riabbraccerà l’Atletico Madrid, club con il quale si è presentato al mondo come attaccante vincente e di grande livello, prima di essere brutalizzato da alcuni infortuni molto fastidiosi che ne hanno probabilmente frenato la crescita, altrimenti esponenziale, in carriera. Nello stesso girone di Ronaldo e Pogba, invece, la gara al Mestalla di Valencia sarà importantissima per Juan Mata, che con la maglia dei pipistrelli divenne uno dei calciatori spagnoli più apprezzati del periodo, formando un trittico offensivo devastante quanto ancora acerbo insieme a David Villa e David Silva. Dall’altra parte di Manchester, quella dei Citizens, Fernandinho invece giocherà per il secondo anno consecutivo nella fase ai gironi di Champions League contro la squadra che gli ha concesso il privilegio di lanciarsi verso i grandi palcoscenici europei. Ancora una volta, il City ha pescato lo Shakhtar nei sorteggi: per il brasiliano l’emozione sarà minore ma, probabilmente, i ricordi riaffioreranno nuovamente. Per Thomas Lemar, invece, neanche il tempo di andarsene che si lavora già a un ritorno, seppur da avversario: il calciatore dell’Atletico Madrid, infatti, al contrario di Falcao affronterà il Monaco con una ferita ancora aperta, soprattutto per quanto riguarda l’affetto dei tifosi. Infine, il ritorno a casa – forse molto amaro – ci sarà anche per Renato Sanches, centrocampista portoghese che, dopo aver fatto brillare la sua stella al Benfica, non se la sta passando troppo bene in questi anni al Bayern Monaco, con cui ha collezionato molte panchine e qualche prestito. L’occasione di affrontare le Aquile potrebbe risultare propizia, quantomeno a livello emotivo. Perché tornare a casa, in fondo, rende sempre felici.
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