Diciassette anni dall’11 settembre 2001. Un giorno storico che all’inizio del millennio ha scatenato una serie di eventi che hanno modificato gli equilibri geopolitici in buona parte del medio oriente e non solo, e che oltre a ciò, ha influito molto nella narrazione e nella produzione di opere di fantasia o ispirate a fatti reali, da cui il fumetto non si è potuto sottrarre, offrendo cordoglio e spunti di riflessione nei mesi e negli anni successivi all’attentato.
L’11 settembre e le influenze nei fumetti negli anni a venire
In centodue minuti, in tre luoghi diversi degli Stati Uniti (Manhattan, Pentagono e la campagna del Pennsylvania), si susseguono gli schianti degli aerei dirottati dai terroristi di Al Qaida, a cui seguì, qualche settimana più tardi, la rivendicazione di Osama Bin Laden. Alla rivendicazione gli Stati Uniti risposero con la dichiarazione di guerra all’Afghanistan, e all’inizio della guerra al Terrore, che incluse anche il conflitto in Iraq e tutte le campagne militari nel sud-est asiatico e in Africa per combattere il terrorismo. E mentre a Ground Zero si scavava sotto le macerie, iniziarono ad arrivare nei giorni successivi all’attacco terroristico vignette, strisce e albi che a loro modo omaggiavano le vittime dell’attentato, oggetto della vignetta di Iliad pubblicata il giorno dopo la tragedia. Altri autori invece cercarono di dare spunti di riflessione, oltre al cordoglio, come per la striscia di Ted Rall pubblicata attraverso la United Press Syndacate il 13 settembre del 2001. A ciò seguì la Marvel, che pubblicò Heroes, un libro di 64 pagine composto da illustrazioni disegnate da autori del calibro di Frank Miller, Jim Lee e John Romita Sr, con i testi accompagnati da scrittori come Alan Moore, Neil Gaiman e Kevin Smith. A questo libro seguirono altre opere, edite, oltre che dalla Marvel, anche dalla Dark Horse e dalla DC Comics, il cui ricavato andò in beneficenza. Il racconto e la commemorazione dell’11 settembre non si limitò ad albi speciali, influenzando anche il fumetto seriale. Il primo fu The Amazing Spider-Man vol.2 36, scritto da J. Michael Straczynski e disegnato da John Romita Jr., che presentarono un albo con una copertina totalmente nera, mettendo Spider-Man, i suoi alleati e alcuni villain alle prese con l’attentato terroristico.
L’opera fu scritta molto impulsivamente, dando spazio a comportamenti non in linea con i personaggi presenti nell’albo (uno su tutti il perfido Dr. Destino, nemico giurato di Spider-Man e degli Stati Uniti, che piange le vittime dell’attentato). In seguito il tema dell’11 settembre è stato ripreso più volte dalla Casa delle Idee, dando vita a cicli di storie che affrontarono la questione da un punto di vista diverso dalla mera glorificazione dell’amor di patria, ribadendo in più occasioni molte critiche all’apparato governativo e alla guerra al Terrore basata su pretesti fallaci. John Ney Rieber e John Cassaday, chiamati a scrivere e disegnare la serie mensile di Captain America, colpirono in pieno l’obiettivo, lanciando su Captain America vol. 4 n. 1 il ciclo di storie Enemy, in cui attraverso uno dei simboli americani per eccellenza, il super soldato Steve Rogers, si racconta una storia in cui il testa alata di Brooklyn non viene militarizzato e spedito a caccia di terroristi in Afghanistan, bensì si oppone alla richiesta governativa fatta da Nick Fury, restando a Ground Zero come volontario durante i soccorsi, salvando in seguito un ragazzo di origine mediorientale che stava per essere ucciso per vendetta da chi aveva perso i propri cari nel crollo delle torri. Gli autori così facendo tratteggiano un Captain America simbolo non del governo, ma più vicino al popolo e agli ideali americani, una caratterizzazione già usata all’indomani dello scandalo Watergate nel ciclo di storie pubblicate su Captain America vol. 1 175-183. Un concetto, quello di Captain America contro le istituzioni e la cattiva amministrazione che verrà ripreso anche da Mark Millar nel cross-over Civil War (Marvel, 2006). Protagonista della storia e pretesto della guerra civile tra le maschere l’Atto di Registrazione dei supereroi, che avrebbe limitato la libertà dei supereroi trasformandoli di fatto in pedine, con l’obbligo di seguire gli ordini imposti dal governo e non gli ideali per cui erano diventati supereroi. Una legge al quale Captain America si oppone con tutte le forze, che nei fatti narrati nella serie ricorda il Patriot Act approvato dall’amministrazione Bush nell’ottobre del 2001. Sempre in casa Marvel Garth Ennis scrisse su Punisher Max un ciclo di storie in cui la CIA tentava di ingaggiare il veterano del Vietnam Frank Castle per uccidere Osama Bin Laden. Castle però rifutava, per non avere a che fare con il governo degli Stati Uniti. La guerra al Terrore e ad Al-Qaeda ha dato modo di rinnovare e aggiornare le origini dei supereroi, come nel caso del personaggio di Iron Man, identità “segreta” di Tony Stark. Il miliardario Tony Stark nella storia d’esordio del 1963 è al seguito dell’esercito americano in Vietnam, ma viene ferito e catturato dai Vietcong. Durante la prigionia riesce a costruire una rudimentale armatura che lo porterà poi ad assumere l’identità di Iron Man, il supereroe interpretato al cinema da Robert Downey Jr. a partire dal 2008. Nella storia delle nuove origini di Iron Man, Iron Man: Extremis scritta e disegnata Warren Ellis e Adi Granov cambia l’ambientazione, spostando l’azione dal Vietnam del 1963 all’Afghanistan di inizio anni duemila, al seguito dell’esercito americano a caccia dei talebani, i quali catturano Tony Stark, che a capo della Stark Industries fornisce armi all’esercito americano fin dalla guerra del Golfo del 1991. Degna di nota è anche la serie pubblicata dalla DC Comics Ex Machina, di Brian K. Vaughan e Tony Harris. Ne è protagonista Mitchell Hundred, un supereroe capace di parlare e controllare qualsiasi dispositivo meccanico, e a causa della sua capacità durante l’11 settembre riesce a impedire lo schianto del volo 175 nella Torre sud del WTC, sventando parte del piano dei terroristi. Grazie a ciò riesce a vincere le successive elezioni a sindaco di New York, perdendo però al contempo l’aria da eroe salvatore della patria in favore di un cinismo atto a salvare se stesso e l’immagine che i newyorchesi hanno di lui, in un parallelismo cercato da Vaughan di come la gente dopo lo shock dell’11 settembre fosse alla disperata ricerca di eroi a cui aggrapparsi e in cui riporre fiducia, senza porsi dubbi o meno se fossero validi leader politici.
In mezzo a tutta questa ondata prolifica di opere crude, accomunate da una costante crisi morale e di identità dei supereroi, con critiche dirette o indirette all’amministrazione Bush e alla guerra al Terrore, ebbe un grande successo All Star Superman, pubblicato tra il gennaio 2006 e ottobre 2008. In questa serie, scritta da Grant Morrison, vengono meno le facezie terrene, in favore di un approccio molto più filosofico e divino, rivisitando il personaggio di Clark Kent in chiave misericordiosa e divina, mettendolo dinanzi a qualcosa in completa antitesi al personaggio più potente mai creato: niente di meno che la morte, affrontata da Superman in maniera serena e pacata.
Dopo l’11 settembre: soldati scelti e Obama
L’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca e il successivo ritiro delle truppe dall’Iraq ha dato modo agli autori di fumetti di cambiare soggetti e ambientazioni, tornando all’eroismo classico non macchiato da sotterfugi e tradimenti. Il cambio di assetto politico permise agli autori di sperimentare nuovi temi legati all’attualità, come quello dei soldati divenuti supereroi come in Soldier Zero, The Shield o Captain America: The Chosen in cui un morente Steve Rogers sceglie come suo successore James Newman, un soldato di stanza in Afghanistan. E oltre ai soldati, il presidente Obama, collezionista conclamato di fumetti, tanto da citare uno dei motti di Spider-Man in un discorso, è comparso in più occasioni in compagnia dei supereroi, diventando in alcune occasioni lui stesso un supereroe.
Ne sono esempi Spidey meets the President, in cui Spider-Man inviato a Washington per il discorso di insediamento si ritrova ad aiutare il presidente eletto, che si è ritrovato ad essere supportato da Savage Dragon e a indossare il costume da Superman, nella serie Final Crisis per la DC Comics, scritta da Grant Morrison. Questo approccio nei confronti del presidente degli Stati Uniti da parte dei fumettisti fu dovuto alla nuova politica adottata da Obama, in contrasto alle dichiarazioni di George W. Bush e alla sua politica estera semplicistica e bipolare. Una politica ripresa dal nuovo inquilino alla Casa Bianca, Donald Trump, il quale rispetto a Barack Obama ha avuto finora poca presenza nei fumetti, con annessa censura riguardo una battuta che lo riguardava. Il saggio di Luigi Siviero, Dall’11 settembre a Barack Obama (NPE, 2013) mette insieme il crollo delle Torri a un crollo culturale, il quale ha dato vita sul lungo termine al pensiero populista che di fatto ha chiuso confini e alimenta il fuoco dell’odio. Non ci resta che sperare in una cosa: nella ricostruzione culturale e, un giorno, di non aver più paura del diverso.