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Il ritorno della Stella Rossa nell’Europa che conta

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Riccardo Angori

Il calcio dall’altra parte dell’Adriatico ha da sempre un grande seguito. Una vera e propria tradizione che inizia dai primi anni del Ventesimo secolo, con il primo storico mondiale di calcio giocato in Uruguay che vide tra le sue compagini nientemeno che la Jugoslavia, che si classificò quarta. Tradizione che, quasi cent’anni dopo, è ancora viva a livello di nazionali nate dalle costole della nazionale jugoslava, la cui eredità sportiva è stata raccolta dalla nazionale della Serbia che ha visto i rivali (sportivi e non) della Croazia ottenere la finale agli ultimi mondiali di calcio giocati in Russia. Una terra, quella della cosiddetta ex Jugoslavia, che ha dato parecchie soddisfazioni sportive anche a livello di club, come l’unica vittoria di una squadra slava della Coppa dei Campioni, per merito della Stella Rossa di Belgrado nell’edizione del 1991. Il canto del cigno internazionale per la squadra di Belgrado, che per vicissitudini sportive (e non) è rimasta fuori dalla massima competizione europea per club per ben ventisette anni, un digiuno terminato ad agosto 2018 grazie al filotto di vittorie nei turni preliminari che ha riportato la Stella Rossa Belgrado all’agognata fase a gironi.

Fudbalski klub Crvena zvezda

La Fudbalski klub Crvena zvezda, conosciuta come Stella Rossa Belgrado o Stella Rossa, nasce su iniziativa di un gruppo di studenti dell’Università di Belgrado nel 1945, dalle ceneri del SK Jugoslavija, una società di calcio di Belgrado fondata nel 1913. Il nome della neonata società fu scelto dopo una lunga discussione tra i soci fondatori che, tra le diverse proposte (tra cui “Proletaria”, “Stalin” e “Lenin”) scelsero quella di Zoran Žujović e Slobodan Ćosić, che aggiunsero il nome e il logo della Stella Rossa a tutto ciò che venne ereditato dalla defunta SK Jugoslavija. La compagine fondata dagli universitari della capitale jugoslava ne ereditò i colori (biancorosso), sede sociale e stadio, lo Stadion SK Jugoslavija “Avala”, sostituito poi negli anni Sessanta dallo Stadion Crvena zvezda, conosciuto anche con il soprannome di “Marakana”, in onore dello stadio di Rio de Janeiro Maracanã, casa del Flamengo, Fluminense e della nazionale brasiliana. Il primo titolo nazionale della Stella Rossa è datato 1951, a cui seguirono altri tre titoli accompagnati da campionati costantemente al vertice, esordendo poi in Coppa dei Campioni nella stagione 1956-1957. Il cammino nella massima competizione continentale si concluse in semifinale contro la Fiorentina campione d’Italia, la quale perse in finale contro il Real Madrid di Di Stefano. La Stella Rossa riuscì nell’arrivare alla fase ad eliminazione diretta anche l’anno successivo, fermandosi però ai quarti di finale contro il Manchester United che, dopo la vittoria casalinga all’Old Trafford, si impose con un pareggio per 3-3 a Belgrado. Il quarto di finale giocato contro la Stella Rossa è ricordato anche come l’ultima partita giocata dal Manchester United prima del disastro aereo di Monaco di Baviera, in cui rimasero uccisi otto calciatori dei Red Devils.

Biglietto della partita Stella Rossa – Manchester United.

La Stella Rossa concluse il decennio degli anni Cinquanta con ben sei titoli di squadra campione di Jugoslavia, che assieme agli altri tredici conquistati fino al scioglimento della Prva Liga nel 1992 ne fa la squadra più vincente del fu campionato jugoslavo. La fame di scudetti jugoslavi proseguì anche negli anni Sessanta, sotto la guida dell’allenatore Miljan Miljanić, ex calciatore della squadra nel decennio precedente che rimase sulla panchina dal 1966 al 1974, vincendo tra il 1968 e il 1970 tre titoli nazionali, due coppe di Jugoslavia e una Mitropa Cup. Nel 1971 la squadra allenata da Miljanić riuscì ad accedere alle semifinali della Coppa dei Campioni, perdendo però il confronto contro il Panathīnaïkos che a sua volta si arrese al cospetto dell’Ajax che nella finale di Londra festeggiò il primo titolo della competizione europea. La prima metà degli anni Settanta fu caratterizzata dagli ormai soliti piazzamenti nelle prime tre posizioni in classifica e da costanti assedi alle coppe europee, onorandole con buoni risultati come la vittoria in Coppa dei Campioni contro il Liverpool negli ottavi ad Anfield nel 1974 o i quarti di finale della Coppa delle Coppe dell’anno successivo in cui la Stella Rossa vinse ai rigori contro il Real Madrid. Gli anni Settanta si chiusero con Branko Stanković in panchina, detentore del merito di aver portato per la prima volta la Stella Rossa nella finale di una coppa europea, quella della Coppa Uefa 1978-1979. Una finale che arrise però ai tedeschi del Borussia Mönchengladbach, capaci di giocarsi dal 1973 al 1980 ben cinque finali europee. Gli anni Ottanta per la Stella Rossa si confermarono, come le decadi precedenti, di successo in patria e dei soliti arrivi ai quarti di finale nelle competizioni europee, a cui si aggiunse anche uno scandalo legato a delle partite truccate nel 1986. Lo scandalo diede modo di rifondare la società, la cui area tecnica fu affidata a Dragan Džajić e Vladimir Cvetković, che allestirono un organico in grado di far fronte agli impegni nazionali e internazionali, affidando la panchina a Velibor Vasović, che basò la squadra su Dragan Stojković e Borislav Cvetković. La dirigenza, forte dell’organico rinnovato, si pose l’obiettivo di vincere la Coppa dei Campioni nel giro di cinque anni, riuscendo nell’obiettivo aggiudicandosi, tra il 1987 e il 1992, quattro campionati nazionali e la Coppa dei Campioni del 1991, vinta nella finale di Bari giocata al San Nicola contro l’Olympique Marsiglia. Il successo tanto desiderato nella massima competizione europea fu bissato dalla vittoria nell’Intercontinentale giocata a Tokyo contro il Colo-Colo, che fece del 1991 l’anno di grazia per la Stella Rossa.

I giocatori della Stella Rossa festeggiano la Coppa dei Campioni vinta a Bari. Foto: Wikicommons.

Gli anni Novanta però non furono densi di vittorie e prestazioni in Europa al pari della vittoria di Bari. Da campione in carica iniziò il cammino Coppa dei Campioni del 1991-1992, che si fermò con le sconfitte patite contro la Sampdoria scudettata l’anno precedente, che andò a giocarsi la finale di Wembley contro il Barcellona. Per contro, la Stella Rossa festeggiò in patria l’ultimo titolo della Prva LigaLa massima lega calcistica jugoslava infatti cessò di esistere a causa degli eventi bellici nella penisola balcanica che ne modificarono i confini geopolitici, causando al contempo l’esclusione delle squadre jugoslave dalle competizioni europee. La guerra nei Balcani causò anche una vera e propria diaspora dei giocatori in forza alla Stella Rossa, che attratti dagli ingaggi offerti dalle altre squadre europee lasciarono la squadra biancorossa, che alla fine degli anni Novanta si ritrovò comunque in bacheca sei coppe nazionali e due scudetti serbi da aggiungere al ricco palmares conquistato negli anni. Un palmares che, a livello internazionale, è rimasto tutt’ora vuoto anche a causa dei dissesti finanziari che hanno portato all’esclusione la Stella Rossa nel 2015 dai preliminari di Champions League, rimandando l’appuntamento con la competizione della coppa dalle grandi orecchie a quest’anno. Dopo 27 anni di attesa, la Stella Rossa è riuscita nell’approdare alla fase a gironi della massima competizione europea, fase che la vedrà scontrarsi in un girone di ferro composto da Napoli, Liverpool e Paris Saint Germain.

La Stella Rossa oggi, verso il futuro dimenticando i fantasmi

Milos Degenek in azione contro il Red Bull Salisburgo. Foto: Fox Sports.

La squadra di oggi allenata da Vladan Milojević è ritenuta a ragion veduta quella più debole del girone di Champions League. Il ritorno nella competizione europea è arrivato dopo quasi trent’anni, grazie anche alla ripresa del suo settore giovanile, tornato a essere efficiente dopo anni, da cui sono usciti fuori i titolari che hanno riportato la Stella Rossa in Europa. Una squadra che, per cercare di compensare i limiti tecnici, si affiderà ancora una volta al fattore campo dato dal Marakanà, di cui la curva dei sostenitori della società biancorossa è il dodicesimo uomo in campo. Una curva che ha sempre fatto la differenza nel bene e nel male, nel dare vita alla rivalità con l’altra compagine della capitale serba, il Partizan Belgrado, contro di cui la Stella Rossa gioca il cosiddetto Derby Eterno, complici anche le differenze politiche tra le due tifoserie. Alcuni componenti del tifo organizzato della Stella Rossa hanno però scritto una delle pagine più tristi della storia europea contemporanea: essere stati partecipi delle milizie paramilitari serbe, di cui si ricordano le Tigri di Arkan, responsabili di innumerevoli violenze e massacri durante la guerra dei Balcani. Una delle pagine più tristi, su cui i tifosi e la Stella Rossa, grazie agli investimenti e ai talenti in crescita nel proprio vivaio, sperano di poterci mettere una pietra sopra, per dare un’immagine migliore di sé che abbia a che fare solo con lo sport, ricordandone magari solo i successi nazionali ed europei, senza scomodare i fantasmi del passato, confidando che la squadra di Milos Degenek, autore delle reti contro il Red Bull Salisburgo che hanno consentito ai biancorossi di tornare in Champions League, possa fare il meglio che può con i mezzi a disposizione e con i premi UEFA in palio, alla ricerca dei fasti passati in Europa.

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