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No Man’s Sky è tornato e ora non pare più così terribile

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Marco Cherubini

Il 9 agosto 2016 usciva uno dei titoli più attesi di questa generazione: No Man’s Sky di Hello Games. Presentato come un sandbox sci-fi, il punto forte della software house di Guildford doveva essere la totale libertà del giocatore; l’universo proceduralmente generato avrebbe offerto possibilità di bounty hunting, commercio con specie aliene, esplorazione di nuovi mondi e tanto altro. I giorni precedenti la release del gioco erano di attesa febbrile. Una volta uscito, milioni di giocatori si trovarono… delusi. Il gameplay del titolo non era quello mostrato alle fiere: si trattava di un titolo scarno, privo di carisma e, cosa più grave di tutte, senza contenuti. I pianeti erano troppo simili tra loro, la “trama” inesistente, il gameplay basilare, l’assenza di un vero e proprio multiplayer la ciliegina sulla torta (avariata).

Dopo poco più di una settimana dal rilascio, il numero di giocatori di No Man’s Sky si contava sulle dita di una mano. La lama a doppio taglio dell’hype aveva colpito ancora. Una class action contro Hello Games, colpevole di pubblicità ingannevole, venne creata pochi giorni dopo (il tutto si risolse in un nulla di fatto). Sean Murray, fondatore della software house, si trovò di fronte ad un bivio: abbandonare il progetto o tentare il tutto per tutto e salvare il suo primogenito. Pochi mesi dopo venne avviata una campagna di update per salvare il titolo affinando le meccaniche e implementando nuovi contenuti.

I primi passi

La versione 1.1 di No Man’s Sky, contenente il primo sostanzioso aggiornamento per il titolo, vide la luce nel novembre 2016. Il nome, quantomai azzeccato, fu “Foundation Update”. Vennero aggiunte diverse nuove feature, la più importante delle quali fu l’introduzione del richiestissimo base building: su ogni pianeta i giocatori potevano ora trovare zone apposite per costruire la propria base da cui partire per nuove esplorazioni. Vennero aggiunti anche nuovi oggetti e risorse, oltre alla possibilità di comprare una nuova tipologia di navi spaziali: le fregate, giganteschi behemot dalla potenza di fuoco di molte volte superiore alle navicelle a posto singolo fino ad allora ottenibili e dalla stiva ben più capiente. Aggiornamenti minori riguardarono l’interfaccia grafica, la possibilità di creare bivacchi durante l’esplorazione e l’aggiunta di un sistema di farming che permetteva la crescita di piante nelle proprie basi.

Il processo di aggiornamento non si è certo fermato: nei successivi mesi sono usciti altri due patch molto sostanziose. Con l’update 1.2, denominato “Path Finder”, è stata aggiunta la possibilità di esplorare i pianeti con  un nuovo parco di veicoli terrestri, un hovercraft, un buggy e un grosso camion, assieme ad altre migliorie: texture a risoluzione ultra e HBAO, la possibilità di condividere la propria base online e nuovi oggetti per customizzarla, l’aggiunta di nuovi mercanti e tanto altro. Con il passare del tempo, il titolo Hello Games sembrava finalmente raggiungere la forma promessa l’anno precedente.

Con l’update 1.3 “Atlas Rise” è stata rivista la storyline per renderla più godibile (e per effettivamente aggiungere un minimo di trama), oltre a piccoli fix e aggiunte di contenuto qua e là come nuove navi, in aggiunta a un rivisto sistema di controllo del volo sia spaziale che atmosferico per rendere più realistici i dog fight con l’IA. È stato anche aggiunto il commercio interstellare, con nuove variabili economiche e una classificazione dei sistemi stellari basata sulle loro forze e debolezze. Al nuovo sistema di commercio, si somma la presenza di nuovi e più avanzati oggetti presenti nel crafting system.

È però il 2018 a riservare un’altra sorpresa inaspettata. Il 29 marzo compare sul sito di No Man’s Sky un comunicato. Il contenuto può essere riassunto così: «Buongiorno a tutti. Il nostro team ha lavorato duramente in questi ultimi mesi per il futuro del titolo. Siamo lieti di annunciare un nuovo aggiornamento chiamato NEXT. NEXT arriverà nel corso dell’estate 2018 ed è un importante passo in avanti per il futuro del nostro gioco».

Hello Games sul sentiero della redenzione

Nel maggio di quest’anno Sean Murray, fondatore di Hello Games, tramite un tweet annuncia la data di uscita di NEXT: il 24 luglio, per tutte le piattaforme. Viene mostrato un trailer di quello che attenderà i giocatori: oltre all’aggiunta di nuovi biomi planetari e della terza persona, la parte più succulenta del filmato è quella dove viene mostrato il multiplayer. Ebbene sì, a due anni dall’uscita, No Man’s Sky aggiunge finalmente la possibilità di sperimentare un vero e proprio multiplayer. Niente più impossibili incontri casuali in un universo sconfinato: alla schermata di avvio verrà ora chiesto se giocare in solitaria, con la possibilità di venire raggiunti da amici o perfetti sconosciuti, oppure di unirsi ad una sessione già in corso.

Pur essendo l’aggiunta del multiplayer la parte più succosa dell’aggiornamento, non è l’unica da tenere in considerazione. La software house inglese ha rivisto il tutorial, aggiornando risorse e missioni del segmento iniziale del titolo per far comprendere ai nuovi giocatori tutto quello che è cambiato in questi due anni di update. Si inizierà sempre su un pianeta disperso nei meandri più remoti dello spazio, con una navetta non funzionante e bisognosa di tutte le riparazioni necessarie per permetterle di saltare tra nuovi mondi inesplorati, ma la parte di raccolta di risorse e crafting per procedere è stata snellita: i materiali richiesti non saranno mai troppo lontani dal campo base (quello fondamentale è stato chiamato “chromatic metal” ed è ottenibile raffinando il rame). Non risulta profondo come quello di Space Engineers, ma fa il suo dovere.

Terminato il tutorial si è liberi: si potrà seguire la trama o esplorare liberamente le migliaia di sistemi solari generati proceduralmente. Oltre alla quest principale, progredendo cominceranno a spuntare missioni secondarie di ogni tipo, alcune con un loro arco narrativo da seguire. Una di queste introdurrà il giocatore alla costruzione e successiva espansione della propria base, molto utile per ottenere anche nuove tecnologie ed equipaggiamento. Se prima il proprio avamposto era edificabile solamente in determinate zone del pianeta, ora è stata data la più totale libertà di costruzione: dagli argini di un fiume alle vette delle montagne più alte, i giocatori avranno massima libertà per ciò che riguarda la creazione di un florido avamposto. I materiali richiesti all’inizio non saranno molti, ma più si proseguirà più serviranno materie rare per sviluppare tecnologie sempre più all’avanguardia. Il workshop di Steam dedicato è già pieno di avamposti costruiti dagli utenti, alcuni da togliere letteralmente il fiato. I materiali per il crafting sono legati al bioma planetario: alcuni di essi si troveranno solo su determinati tipi di pianeti, dando così un incentivo a esplorare la galassia di gioco. Nuove tipologie di corpi celesti sono state aggiunte, così come anomalie spaziali di diverso tipo: alcuni pianeti più simili alla terra, mentre altri avranno vegetazione composta da alberi metallici e nessun tipo di fauna, ma solo Sentinelle.

No Man’s Sky è ora giocabile anche in terza persona, sia per quanto riguarda le parti a terra, sia quelle a bordo delle navi spaziali. Per l’occasione è stato aggiunto anche un sistema di personalizzazione del modello del personaggio e nuove astronavi divise in quattro classi, già presenti dal Path Finder Update: Fighter, agili navi specializzate nel combattimento, Shuttle, dei tuttofare spaziali, Hauler, pensate nello specifico per il commercio extrasistema, e infine Explorer, dotate di maggiori capacità di salto iperspaziali per esplorare i sistemi più remoti. I controlli spaziali e atmosferici delle navi sono stati rivisti e non hanno più quel feeling semplicistico presente alla release. I vascelli sono divisi per classi, dalla D alle aliene classe S, le migliori del gioco.

Le navicelle danno ora l’idea di avere più massa di prima e il controllo della spinta data dai motori è diventata leggermente più importante che in passato; non bisogna aspettarsi combattimenti come quelli di Elite: Dangerous o House of the Dying Sun. Pur con l’aggiunta delle missioni di bounty hunting, l’IA dei nemici difficilmente metterà realmente alla prova i giocatori e darà luogo a scontri adrenalinici: i nemici cercheranno di affrontare le minacce in azioni suicide che porteranno le loro navi a portata dei cannoni e basterà veramente poco per piazzarsi nella loro scia e avere la meglio senza che riescano a sparare un colpo.

Anche l’equipaggiamento di terra è stato rivisto con l’aggiunta di nuove tecnologie e nuovi strumenti: se prima il laser serviva come attrezzo per estrarre risorse e combattere, ora sono state aggiunte categorie atte a specializzare lo strumento. Si avranno quindi quelli più adatti all’estrazione di materie o più adatti al combattimento, in un sistema di tier simile a quello utilizzato per le navi.

Tirando le somme

A due anni dal suo lancio sul mercato, No Man’s Sky sembra ora un titolo con un’anima e non il guscio vuoto presentato al grande pubblico nell’agosto 2016. Sono stati compiuti grandi passi avanti, anche se alcuni difetti restano, prima su tutti il sistema di gestione dell’inventario che risulta essere ancora troppo macchinoso e poco intuitivo. Inoltre, l’enorme quantità di loot presente, soprattutto nelle fasi iniziali del gioco, porta a non avere spazio libero per trasportare gli oggetti delle quest o materiali necessari al crafting, costringendo così il giocatore a distruggere quanto trovato. Frustrante quando si ha l’inventario pieno di materie rare. Nonostante questo e un IA non esattamente sveglia, l’esperienza è cambiata radicalmente e il titolo si trova ad avere molti meno momenti morti e molte più cose da fare e luoghi da visitare. Il base building aggiunge profondità, le grandi fregate aggiungono la possibilità di avere un inventario enorme a portata di mano e la possibilità di comprare più vascelli a posto singolo.

Ma è la modalità coop che contribuisce a dare una marcia in più al titolo: pur essendo sostanzialmente poco differente dal lancio, l’esplorazione in cooperativa spinge ad andare avanti, anche solo per vedere quali insidie ha da offrire il prossimo sistema stellare. Nonostante il lavoro e i miglioramenti fatti, il titolo non vale i 60 euro chiesti, ma scontato, magari del 50% o più, è ora un acquisto di cui non ci si può pentire. Lo sviluppo non si è comunque fermato e Hello Games ha promesso nuovi futuri aggiornamenti che serviranno a conferire ancora più sostanza e longevità al loro prodotto.

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Marco Cherubini

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