Angela Merkel ha annunciato il proprio addio alla politica. La decisione arriva il 28 Ottobre dopo la lettura dei risultati nel land occidentale dell’Assia, dove la CDU ha perso 11 punti. Questo implica la non ricandidatura alle prossime elezioni al 2021 (ponendo fine ad un periodo di governo che sarà durato 16 anni) e l’addio di Angela Merkel alla presidenza del partito, che ha detenuto per 18 anni e che cederà il mese prossimo con l’elezione di un nuovo presidente. La CDU, storico partito tedesco di centro destra, ora si guarda attorno per trovare un nuovo leader con lo stesso carisma e che riesca a portare il partito alle elezioni che si terranno tra tre anni, decisive per il ruolo della Germania in Europa. Angela Merkel lascia un vuoto decisamente importante sia per la Germania che per l’Europa ma la grande domanda è quale sarà la sua vera eredità: se sarà ricordata al pari del suo maestro Kohl come una pietra angolare dell’europeismo o come colei che ha aperto la porta ai sovranismi nell’azionista di maggioranza dell’Unione Europea. Il cursus honorum della cancelliera rimane l’emblema della sua capacità di parlare a fasce della popolazione molto diverse tra loro e a componenti della società decisamente eterogenei.
Angela Merkel nasce il 17 luglio del 1954 ad Amburgo. Il padre è un pastore protestante mentre la madre è insegnante. Subito dopo la nascita la famiglia si trasferisce nel Brandeburgo, presso Quitzow, dove il padre cerca di ristabilire delle linee di comunicazione con la Germania d’oltrecortina. Angela studia dapprima a Templin e poi a Lipsia, dove studia fisica per 5 anni. Successivamente studia a Berlino per 12 anni conseguendo il dottorato con una tesi sulla chimica quantistica. Nel frattempo prosegue la tradizione politica insegnatale dal padre entrando a far parte del movimento socialista giovani “Libertà Gioventù Tedesca”. Più tardi si iscrive anche all’organizzazione giovanile del partito comunista ottenendo incarichi di crescente prestigio e che culmineranno quando diventerà il portavoce dell’ultimo governo della Repubblica Democratica Tedesca.
Dopo la riunificazione Angela viene eletta al Bundestag e diventa ministro per le donne e per i giovani nel terzo governo Kohl. Il trampolino di lancio vero e proprio però arriva nel 1994 con il conferimento del ministero dell’ambiente e della sicurezza dei reattori nucleari. Kohl la considera come un vero e proprio delfino e le cede il posto al segretariato generale della CDU dopo la sconfitta del cancelliere alle elezioni federali del 1998, vinte dall’SPD di Gerhard Schroeder. Il rapporto tra i due s’interrompe nel momento in cui venne a galla lo scandalo dei finanziamenti illegali alla CDU che rivela l’esistenza di fondi girati dall’Arabia Saudita per l’acquisto di carri armati e una maxitangente proveniente dal governo Mitterrand per l’acquisto da parte di ELF Aquitaine di una compagnia petrolifera della Germania est.
Nel 2000 Angela diventa la prima donna presidente del proprio partito salendo alla ribalta anche all’estero. Nel 2002 si dichiara a favore dell’intervento statunitense in Medio Oriente, ricevendo qualche critica anche dall’interno del suo stesso partito. Nello stesso anno è tra le papabili della CDU per la rincorsa al cancellierato, ma il partito le preferisce Edmund Soiber che perderà la corsa sempre contro Schroeder. Diventa la leader dell’opposizione alla dieta federale e sarà una delle promotrici della mozione di sfiducia che porterà alla caduta del secondo governo Schroeder nel 2005, dopo che lo stesso cancelliere aveva manifestato la volontà di far fallire la fiducia non facendo votare i propri rappresentanti al Bundestag.
Dopo il 2005 Angela Merkel verrà rieletta altre tre volte mantenendo un consenso pressoché inalterato all’interno del proprio paese. Diverso è il discorso se ci si riferisce alla percezione del suo operato in Europa: conscia del fatto che i maggiori periodi di approfondimento dell’integrazione politica europea hanno sempre visto come protagonista la Germania e un altro paese tra Francia e Italia, la Merkel ha sempre cercato di mettere in campo una politica piuttosto aggressiva, facendo valere il proprio peso nelle istituzione europee anche e soprattutto nei momenti di crisi: Berlino fu la prima sostenitrice delle misure di austerità imposte alla Grecia, argomento sul quale l’opinione pubblica europea si è notevolmente polarizzata.
Alfiera dell’europeismo, donna di stato e mediatrice tra varie anime del Germania: chi verrà dopo di lei si troverà a dover raccogliere un’eredità difficile da sostenere. Secondo la maggior parte dei commentatori internazionali il favorito per la leadership del partito è indubbiamente Friedrich Merz, appartenente alla fronda conservatrice della CDU, che divenne molto critica nei confronti della cancelliera dopo la decisione di accogliere un milione di profughi siriani. Ha abbandonato da tempo la politica, ma un suo ritorno può essere favorito da una base, quella della CDU, ancora molto conservatrice nonostante le posizioni più liberali alle quali si è avvicinata la Merkel. Il delfino di Angela Merkel è Annegret Kramp Karrembauer e nei sondaggi è posizionata leggermente dietro a Merz. AKK è stata la prima donna governatore della regione del Saarland ed è diventata segretario del partito nel Febbraio 2018. È nota per le sue posizioni conservatrici in termini di unioni civili e in tema di adozioni gay.
L’addio di Angela Merkel lascia un partito e una nazione privi di un leader carismatico che li ha accompagnati attraverso la crisi finanziaria del 2008, le primavere arabe, le tensioni in Ucraina e la crisi dell’Eurozona. I critici la contestano per il suo non prendere posizioni nette sulle questioni di policy più importanti. Come per tutti quelli che nella storia vengono considerati grandi il giudizio è spesso divisivo. La domanda ricorsiva che attanaglia la maggior parte dei commentatori internazionali riguarda cosa ne verrà dell’Europa dopo l’uscita di scena di uno dei suoi principali difensori? Alla quale segue un’altra domanda: Angela Merkel ha davvero sostenuto l’Europa nell’approfondimento della sua integrazione economica e politica o ha solo fatto gli interessi della Germania?
La soluzione, come spesso accade, sta nel mezzo: ha fatto gli interessi d’Europa facendo così quelli del proprio paese. Prendendo in esame un avvenimento come quello dei provvedimenti nei confronti della Grecia per il ripianamento del debito, l’appoggio in prima linea della Germania è dovuto solo in parte a questioni finanziarie: lo sforamento dei parametri e la decisione di trattare i debiti come finanziamenti a fondo perduto poteva avere conseguenze politiche devastanti sull’integrità dell’Unione, con correnti politiche che arrivavano a concepire l’espulsione di Atene. La risposta alla domanda iniziale è che dovremmo aspettare 10 o 20 anni prima di poter giudicare in modo cosciente l’operato di Angela Merkel sia a livello nazionale che a livello europeo: dovrà passare un tale periodo di tempo prima che l’attuale ondata sovranista si plachi e riveli ciò che è accaduto all’Europa dopo il suo passaggio e solo in base a quello stato delle cose saremo in grado di valutare le responsabilità da attribuire ad Angela Merkel.
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