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Francesco Caputo: destino e gol

Published by
Eugenio Guido

Gli anni a Bari

A volte le sliding doors che ognuno si trova davanti inconsapevolmente hanno il peso di un macigno. Per un calciatore, sopratutto per un attaccante, quel momento può travestirsi da primo gol in serie A, magari segnato con addosso una maglia importante come quella del Bari. Il 28 novembre del 2010 per il ventitreenne Francesco Caputo sembrava proprio essere arrivato il giorno che avrebbe potuto fare da spartiacque verso una folgorante carriera tra i grandi: prima marcatura in A, allo stadio San Nicola, contro il Cesena, solo qualche settimana dopo l’esordio da sogno al Giuseppe Meazza contro l’Inter.

Ma a volte il destino di un giovane calciatore è diverso. A volte quel primo gol in Serie A è un effimero assaggio di quello che poteva essere e che non sarà. Il giocatore non incide, non come nella stagione precedente in Serie B. Nel mercato di gennaio, dopo tredici presenze e quell’unico gol, la scelta migliore per l’attaccante sembra essere il trasferimento in prestito al Siena, per ricongiungersi con Mister Antonio Conte, il mentore che lo aveva voluto a Bari e che lo aveva fatto esplodere tra i professionisti. Ma i sei mesi di prestito non bastano: a fine stagione le statistiche dicono tre segnature in quattordici presenze. Poi quel destino sembra accanirsi contro: fine prestito e ritorno al Bari, nel frattempo retrocesso nuovamente. Forse il destino non è d’accordo, forse il palcoscenico della Serie A è troppo, e la Serie B è il suo habitat ideale. Dopo un nuovo inizio difficoltoso in biancorosso (pochi minuti nella prima metà di stagione), Caputo riesce a riprendersi la squadra, ne diventa capitano, complice la cessione di Massimo Donati, e tocca di nuovo la doppia cifra, con dieci gol in trentuno gare totali.

Incubo Calcioscommesse

Per l’attaccante di Altamura le sliding doors non sono ancora finite. Ne arriva una che coincide con l’inizio di un incubo. Di quelle che ti colpiscono forte, che ti fanno credere che il sogno di una vita sia finito: inizia l’incubo calcioscommesse del Bari. Le gare incriminate sono le due partite dei campionati di serie B 2007-2008 e 2008-2009, Salernitana-Bari e Bari-Treviso, che secondo la Procura furono vendute dai biancorossi per 220.000 euro.

Tra i vari giocatori incriminati, tra cui Andrea Masiello, adesso all’Atalanta, figura anche Francesco Caputo, finito nel filone delle indagini per la sola gara contro i campani. Per l’attaccante arriva una condanna a tre anni e sei mesi per illecito sportivo. Con il successivo cambio di imputazione a suo carico (omessa denuncia), lo stop diminuisce a dodici mesi effettivi, ma la squalifica lo costringe a saltare comunque l’intera stagione 2013/2014, per poi ricominciare, di nuovo, da zero, ancora con la casacca del Bari. L’anno del rientro non è privo di soddisfazioni: sono tredici i gol in trentotto presenze. Due anni più tardi arriverà per il giocatore l’assoluzione in primo grado, che il giocatore commenterà con poche parole affidate a un semplice post su Facebook: «Il tempo è sempre galantuomo», per riaffermare il momento difficile, ma, al contempo la sua totale estraneità ai fatti.

La stagione 2015/2016 è quello della nuova sfida: dalla Liguria arriva la chiamata della Virtus Entella, ripescata nel Campionato cadetto nell’ambito di un nuovo filone del processo calcioscommesse. Sembra uno scherzo del destino che a volte toglie, ma a volte ridà. In due anni di Serie B con i biancozzurri Francesco Caputo si conferma bomber letale: trentacinque gol e una nuova chance. L’Empoli ha bisogno di un attaccante come lui per tentare la scalata alla Serie A. Il giocatore arriva per 2,8 milioni di Euro e la scelta paga. Infatti, in coppia con Alfredo Donnarumma, il numero undici altamurano si esalta, formando un duo implacabile che regalerà la vittoria del Campionato di Serie B e la conseguente promozione diretta nella massima serie ai toscani. Per lui ventisette gol a fine stagione, titolo di capocannoniere della serie cadetta e promozione guadagnata da vero protagonista.

Non solo gol da B

Otto anni dopo quel 28 novembre 2010 in cui metteva a segno il primo goal nella massima serie, Ciccio Caputo ha un appuntamento col destino. Un appuntamento che non può attendere oltre. Gli bastano, infatti, soltanto cinquantuno minuti nella prima giornata di campionato contro il Cagliari per ricominciare ciò che si era interrotto circa otto anni prima: palla che arriva dalla trequarti che Caputo stoppa e appoggia al fantasista Zajc, per poi inserirsi e attenderne il passaggio filtrante che puntualmente arriva, tiro di sinistro e rete che si gonfia.

Questa volta le porte scorrevoli non si chiudono più. Caputo è al centro del progetto dei toscani. Nonostante la forte concorrenza nel reparto avanzato, è lui il riferimento offensivo imprescindibile nelle dodici partite giocate dall’Empoli con sei gol totali (La Gumina, il bomber acquistato appositamente per la massima serie, è ancora a secco). Le altre cinque marcature arrivano contro Sassuolo, Milan, Juve, Napoli e Udinese; le ultime tre di fila. Caputo si sta contraddistinguendo per tenacità e tempra da vero trascinatore, dimostrandosi capace di segnare in ogni modo e con costanza.

Dopo una vita sui campi della serie cadetta, sembra essere arrivato il momento di togliersi di dosso l’etichetta del bomber da B e indossare quella di attaccante maturo e pronto a togliersi più di qualche sassolino dalla scarpa nella massima serie. Forse la seconda vita da produttore di birra che Caputo ha intrapreso e che “sponsorizza” dopo ogni goal mimando con mignolo e pollice il gesto della bevuta deve aspettare.

A volte le sliding doors che ognuno si trova davanti inconsapevolmente hanno il peso di un macigno. A volte. Altre volte hanno la leggerezza di una rete che si gonfia, di una corsa sfrenata sotto la curva, di un’esultanza dannatamente liberatoria.

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Eugenio Guido

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