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Higuain e i rigori: una storia triste

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Claudio Agave

«Gonzalo, non aver paura di sbagliare un calcio di rigore. Non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore». Questo avrebbe probabilmente detto Francesco De Gregori a Gonzalo Higuain, esperto attaccante del Milan, se l’argentino fosse stato il protagonista del suo intenso brano La leva calcistica del ’68. Un discorso che, magari, avrebbe anche potuto rincuorare l’ex attaccante di River Plate e Real Madrid, quantomeno in parte. Sfortunatamente, nella sua carriera costellata di gol e giocate da urlo, Higuain vanta davvero un gran numero di rigori falliti, soprattutto nelle sue stagioni italiane.

Napoli, Juventus e Milan, infatti, lo hanno visto sbagliare alcuni penalty che, in molti casi, ne hanno anche intaccato parzialmente la legacy. Giocatore talentuoso ma dal carattere difficile e decisamente poco pacato, il bomber albiceleste ha da sempre un rapporto complicato con gli undici metri. Una relazione torbida che, purtroppo, non gli ha consentito di fare davvero il salto di qualità e arrivare sullo stesso livello dei fuoriclasse che illuminano il palcoscenico del calcio moderno.

Higuain e i rigori, una storia triste: dal Napoli all’Argentina, troppi errori fatali per l’attaccante

Un’infarinatura generale rende benissimo l’idea delle difficoltà dal dischetto di Higuain. In carriera El Pipita (come riportato da Transfermarkt) ha calciato 27 rigori – esclusi quelli nella situazione tematica della lotteria – tutti con le maglie di club. Di questi, 19 li ha realizzati mentre 8 li ha falliti. Gli errori sono avvenuti per la maggior parte con squadre di Serie A, come dicevamo prima (a esclusione del primo errore in assoluto, avvenuto in Liga con la maglia del Real Madrid). La concentrazione maggiore di errori dal dischetto si può notare addensata soprattutto nella seconda stagione napoletana dell’attaccante. Un’annata difficile la 2014-2015 sia a livello di squadra (con il Napoli che perderà i preliminari di Champions League, due semifinali in Coppa Italia ed Europa League e non si qualificherà alla Coppa dei Campioni successiva) che a titolo personale.

Durante il campionato, infatti, Higuain sbaglierà addirittura 4 rigori, quasi tutti influenti per il risultato finale. Il primo errore – che rappresenta anche il primo penalty fallito in Italia – avviene al San Paolo contro il Chievo: sul punteggio di 0-0 Higuain si fa neutralizzare un rigore da Bardi, con i veronesi che poi espugneranno l’impianto di Fuorigrotta. Successivamente, nel mese di ottobre, Higuain segna prima il gol del pari contro l’Atalanta ma poi si fa parare il secondo rigore della stagione da Marco Sportiello. A maggio, dunque a fine campionato, arrivano addirittura due errori: prima quello poi rivelatosi ininfluente contro il Milan, sullo 0-0. Poi, soprattutto, quello che dolorosamente viene ricordato come il peggior rigore di Higuain in Italia, ovvero il tiro dal dischetto fallito contro la Lazio sempre al San Paolo sul punteggio di 2-2. Un rigore che avrebbe qualificato il Napoli alla Champions League dell’anno successivo e che, invece, si rivelò apripista della vittoria laziale e del sorpasso definitivo in classifica. La ciliegina sulla torta di una stagione da dimenticare, per l’attaccante argentino. Una stagione che, drammaticamente per lui, doveva ancora terminare.

Merita infatti un deciso intermezzo l’esperienza da rigorista di Higuain con la Nazionale argentina. El Pipita non gode di grande fama in patria soprattutto per due rigori, pesanti come macigni, falliti durante due finali consecutive di Copa America, entrambe perse dall’Argentina contro il Cile anche a causa della sua mancata precisione nella lotteria. In particolare, quello sbagliato nella finale del 2015 ritrae perfettamente la difficoltà psicologica del calciatore, che nei momenti decisivi e con maggiore pressione risulta certamente capace di prendersi le sue responsabilità ma, evidentemente, non in grado di gestirle a dovere. Visivamente, peraltro, il rigore sbagliato con l’Albiceleste trova svariate somiglianze proprio con la mancata segnatura contro la Lazio.

Per un paio di stagioni le cose sembrano andare per il verso giusto. Dopo il meraviglioso record assoluto di 36 reti complessive in Serie A, realizzato con la casacca partenopea, Higuain cambia squadra perché la Juventus paga la sua clausola rescissoria. Anche nella prima stagione bianconera Higuain non sbaglia rigori ma a metà della seconda annata l’argentino incorre in un paio di errori in due contesti diversi. Prima sbaglia un rigore contro l’Udinese in campionato e poi fallisce anche un’altra conclusione dagli undici metri contro il Tottenham in Champions League (errore quest’ultimo determinante per la mancata vittoria dei bianconeri). Due errori, comunque, di lieve entità, poiché Higuain alla Juventus schiacciasassi di questi anni non può che fare una cosa sola: vincere.

Sacrificato all’altare di Cristiano Ronaldo, l’argentino viene mandato in prestito oneroso con diritto di riscatto al Milan. L’ex River è la punta di diamante del club rossonero, il giocatore attraverso il quale generare le più letali scelte della fase d’attacco. Proprio la gara contro la sua ex squadra, però, si rivela incredibilmente nefasta per El Pipita. Nella recente esibizione contro la Juventus, Higuain vuole a tutti i costi calciare il rigore assegnato ai rossoneri, forse per la voglia di mandare un messaggio alla sua ex compagine. La punta però si fa ipnotizzare da Szczesny dal dischetto e, in seguito, si farà anche espellere dopo una scenata contro l’arbitro che ai più ha finito per ricordare la sua altra espulsione in Italia, avvenuta con la maglia del Napoli, durante una gara persa al Friuli di Udine. Per adesso, quello di San Siro resta l’ultimo rigore sbagliato da Higuain in carriera. Difficile, però, che sia davvero il penalty conclusivo della sua esperienza, data la notevole voglia di mettersi in gioco dell’orgoglioso centravanti.

In sintesi, i numeri di Higuain dal dischetto non sono assolutamente paragonabili – ovviamente in positivo – a quelli di altri rigoristi o grandissimi calciatori, sia del passato che del presente. Il ragazzo paga probabilmente anche l’eccessiva volontà di rivalsa manifestatasi in alcuni contesti della sua vita nel pallone. Dimostrare a tutti – e, forse, principalmente a se stesso – di essere davvero grande costa ovviamente sacrifici. In quella che forse è una delle pagine più brutte della sua carriera da calciatore, Higuain dovrà cercare di ritrovare la fiducia costruita negli anni e ripartire dopo la squalifica con rinnovato vigore. E, magari, togliendosi un peso dalle spalle, lasciando ad altri l’onore di segnare un calcio di rigore. Perché, ovviamente, De Gregori ha ragione: non si giudica un calciatore da questo evento. Sbagliarne il meno possibile (o non calciarne affatto) però può certamente aiutare a non macchiare quanto di buono fatto sui campi da gioco.

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Claudio Agave

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