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theWise incontra: Giuseppe Salustri, da Capistrello a Ibiza

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Francesco Stati

Da Capistrello (AQ) a Ibiza, passando per l’Accademia Italiana DJ, il percorso di Giuseppe Salustri, disk jockey e producer marsicano, ha attraversato tutto lo spettro della musica, partendo dalla classica per poi passare all’elettronica. In occasione dell’inizio dei lavori per il suo disco di debutto, Francesco Stati ha avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con lui: tanti i temi toccati, dagli inizi al futuro, passando per la situazione lavorativa nel settore e per i tanti ritiri dalla scena elettronica internazionale.

A metà articolo l’intervista video integrale.


Raccontaci come è nata la tua passione per la musica elettronica.

«Sin da piccolo ho manifestato grande interesse per la musica! Dall’età di tre anni ho iniziato ad avvicinarmi al pianoforte, che ho poi studiato per ben otto anni, e a undici anni ho iniziato a preparare il percorso per l’accesso al Conservatorio dell’Aquila dove, purtroppo, non sono riuscito a entrare [ride, N.d.R.]! Già a quell’età avevo sviluppato però una passione per la musica elettronica, una sorta di “altra sponda”, e così ho cominciato a studiare questo settore, a creare dj set a casa e a suonare alle festicciole dei miei amici: da lì è partito tutto, fino ad arrivare a due anni fa, quando ho iniziato il mio percorso di studio dentro la Accademia Italiana DJ che mi ha notevolmente aiutato a “sfondare” in questa scena».

Che impatto ha avuto l’Accademia sul tuo percorso, nell’evolversi della tua passione e sulla tua professionalizzazione?

«Ho passato quattro mesi nell’Accademia qui a Roma, e in questo pur breve lasso di tempo ho studiato sia l’area di produzione musicale sia l’ambito dei DJ set, con particolare focus sul vinile. In questo ambiente mi sono avvicinato al genere “Tech-house”, e da lì grazie all’aiuto del direttore Maurizio Iamartino e del professor Andrea Tamashi, che saluto, sono riuscito ad arrivare anche a suonare a Ibiza Global Radio, una emittente di risonanza mondiale nel settore! Grazie alla loro fiducia ho potuto passare gli ultimi due anni dietro le console di svariati locali di Ibiza, e una volta tornato in Italia, grazie a questa esperienza professionale, ho potuto avere molti più contatti lavorativi rispetto a quelli che mi avrebbe potuto garantire una realtà come quella del mio paese natale [Capistrello (AQ), 6000 abitanti circa, N.d.R.], a cui comunque resto sempre molto legato».

Lavorare all’estero ha favorito il tuo inserimento professionale in Italia: questo grande salto da Capistrello a Ibiza, senza passare per la tappa intermedia, può essere legato alla tendenza, nel nostro Paese, a cercare persone “già formate”, anche nell’ambito della musica elettronica?

Per ciò che riguarda lo scenario tech-house e techno, ormai in Italia, secondo quella che è la mia esperienza personale, gli unici club in cui si suona questo genere di musica sono quelli più grandi, e questo perché qui da noi il genere che va per la maggiore è quello commerciale o, al più, EDM e “musica da grande festival” [Tomorrowland, Ultra Music Festival et similia, N.d.R.]… All’estero è tutto diverso: lì so come esprimermi, sono libero di suonare quello che più mi piace (e cioè la techno e la tech-house) e mi sento più a mio agio. Purtroppo come ho detto soprattutto nella mia zona ci sono solo grandi club che fanno questo tipo di serate, e non essendo io ancora nessuno di così importante mi trovo meglio all’estero dove il mio genere è più diffuso. Speriamo nel futuro prossimo di poter avere i numeri giusti per suonare anche qui, anche se nei confini nazionali qualche serata degna di nota l’ho fatta ed è stato sempre molto bello suonare a casa mia!»

 

C’è stata negli ultimi tempi una tendenza che ha visto molti grandi DJ della scena internazionale (come Hardwell, DeadMau5 o lo stesso Avicii prima che venisse a mancare) ritirarsi perché ritenevano i ritmi di questo lavoro troppo stressanti. Tu che ne pensi? Ti senti in qualche modo stressato in questa fase del tuo percorso?

«Guarda, può essere stressante perché in questa situazione spesso ti trovi a passare la maggior parte del tuo tempo su un aereo o comunque su un mezzo di trasporto, questo non lo metto in dubbio. I nomi che hai citato sono più vicini alla scena EDM, e se è vero che un Avicii o un Hardwell che mancano a Tomorrowland sono assenze pesanti che hanno una grande eco sul numeroso pubblico di eventi come questo, trovo che i loro ritiri dai tour siano sostanzialmente dovuti a questo continuo stress, a questo tran tran super frenetico che ti porta a svegliarti un giorno a Miami, il giorno dopo a Hong Kong, e nel frattempo hai passato metà giornata su un aereo! Gli affetti iniziano a venire a mancare, e prima o poi anche questi grandi nomi si ritirano dalle scene».

Che progetti dobbiamo aspettarci per il futuro?

«In questo momento sto incidendo un disco, con la collaborazione dello staff dell’Accademia, e ho in programma di fare diverse serate in giro per l’Italia. Spero che questo prossimo lavoro possa vendere molto e aprirmi la strada verso nuovi orizzonti che in ogni caso, già da adesso, iniziano a essere concreti!»

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Francesco Stati

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