In occasione dei lavori della conferenza Italia: i futuri possibili, organizzata dall’associazione Invenicement con il supporto dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, tenutasi il 15 novembre 2018, theWise ha avuto il piacere di scambiare due parole con gli ospiti principali dell’evento, gli economisti Carlo Cottarelli e Michele Boldrin. Incompetenza, governo, deriva populista e il rapporto Salvini-Putin sono solo alcuni dei temi sui quali i due economisti si sono soffermati in queste lunghe chiacchierate con Francesco Stati; in questo articolo vi proponiamo l’intervista integrale al professor Boldrin. Si ringraziano Paride Rossi e Andrea Tosatto per la collaborazione tecnica e la disponibilità.
Come giudica la manovra finanziaria del governo “gialloverde”?
«La giudico ridicola! Non si capisce cosa contenga, a parte misure assurde come la terra da coltivare per il terzo figlio… Ma ora leggo che hanno stralciato le loro grandi promesse: la quota 100, la flat tax e questo “mitico” reddito di cittadinanza! Da quello che ho capito il condono edilizio per Ischia, dove evidentemente qualcuno deve avere qualche interesse personale, lo hanno infilato nel provvedimento per il ponte di Genova, che peraltro non ha stanziamenti… È una cosa completamente ridicola, fatta solo di annunci e non di provvedimenti concreti! È ormai anche palese agli osservatori indipendenti che le previsioni governative sulla crescita del reddito nazionale e sul gettito fiscale sono false o quantomeno inventate. Al momento l’intero DEF manifesta una certa tendenza a mentire e una ignoranza tremenda della materia, oltre a una forte confusione… Non hanno idea di come si governi, e la cosa non mi sorprende. Il debito pubblico italiano, di per sé, non è la fine del mondo, e questo lo dico anche al mio collega Cottarelli che spesso usa toni troppo catastrofici a riguardo. È senza dubbio alto, non va aumentato ma va tenuto sotto controllo operando per aumentare il PIL: bisogna concentrarsi sul far crescere il Paese, non bisogna continuare a fare deficit come invece questa manovra fa. Tale manovra non porterà ad altro che all’aumento del debito senza contemporaneamente stimolare la crescita: è una follia! L’unica cosa che fanno è sottrarre soldi a generazioni future e presenti (o almeno a quelli che pagano le tasse…) per darli agli evasori, ai nullafacenti, agli abusivi. Tolgono i soldi alla “buona Italia” per darli alla “cattiva Italia”, che evidentemente è in maggioranza visto che li ha messi lì a governare».
Com’è possibile, alla luce di queste evidenze, che abbiano un consenso così forte da parte del popolo italiano?
«Per svariate ragioni: anzitutto non hanno il consenso di tutto il popolo italiano visto che il 30% non vota, secondariamente li aiuta la cultura italiana, spesso caratterizzata da un forte sentimento di “irresponsabilità”. In questo momento storico il Paese è in una fase di “arroganza nazionalista” in cui non vuole ammettere a sé stesso di aver lasciato le redini del governo a persone pessime per trent’anni: dall’inizio degli anni Ottanta in avanti – in particolare con Craxi, Berlusconi e poi Renzi – gli italiani sono stati bombardati da menzogne via etere, da un finto ottimismo patriottico che deresponsabilizzava tutti e invitava a credere che “la colpa è degli altri”. E intanto le cose peggioravano anno dopo anno! Su questo Grillo e Salvini hanno costruito le loro fortune: “la colpa è loro, del malgoverno: noi siamo il buon governo”. Di conseguenza il popolo italiano oggi vuole che qualcuno, magicamente, faccia ripartire l’Italia senza compiere alcuno sforzo. Questo governo è un eccellente venditore di fiabe, e ciò (date le premesse di cui sopra) spiega molto il suo consenso: l’unico modo per uscirne è lasciarli fare in modo che poi, forse, parte degli italiani si renda corso di aver preso un gigantesco granchio! Salvini è dedito solo a spandere odio contro gli immigrati e gli altri paesi europei, mentre partecipa a feste e festicciole; quegli altri invece sono degli scappati di casa che non sanno né leggere né scrivere e si sono trovati a fare i Ministri della Repubblica per puro caso. Metà del popolo italiano che vota vuole tutto questo, l’altra metà osserva strabiliata e politicamente impotente, incapace a muoversi: io stesso mi ritengo colpevole di ignavia e di omissione di soccorso».
In merito alla bocciatura della manovra da parte della Commissione Europea, ritiene che l’Europa faccia bene a tenere una linea dura contro i populismi o che questo faccia solo guadagnare consensi agli euroscettici?
«La follia dei populismi nazionalisti è che sono peculiari di ogni piccolo paesetto e il loro filo conduttore è che “gli stronzi sono sempre quelli accanto”: i populismi ungherese, austriaco, tedesco sono assolutamente contrari a ogni concessione all’Italia! È recente la firma da parte di questi Paesi di una mozione che chiede ancora maggior rigore all’Europa rispetto alle richieste italiane: il rischio vero di questi populismi è in realtà quello di mettere uno Stato contro l’altro. A dirla tutta, l’atteggiamento della Commissione è stato compromissorio ed elastico, per niente rigido come questo governo vorrebbe far credere. La procedura contro l’Italia è una vecchia storia, dovuta all’eccesso di debito (sto in questo momento scrivendo un articolo per il NYT per spiegarlo), già avviata sotto Renzi e proseguita peggio da Gentiloni. Questo Governo ha fatto l’impossibile per farla esplodere e sta facendo decisamente peggio dei precedenti… Tutti sono consapevoli, anche in Europa, che i numeri contenuti nel DEF italiano sono inventati. La politica delle continue concessioni non porta ad alcun risultato, crea soltanto incentivi per i mascalzoni: chi si piega ai violenti finisce con il “bivacco di manipoli”… I liberali italiani lo fecero negli anni Venti, non va ripetuto lo stesso errore: occorre che i populisti violenti mangino la loro stessa minestra. L’unico Governo italiano che si è comportato in modo economicamente corretto in relazione alle circostanze è stato il Governo Ciampi, mentre durante il governo Monti han fatto cose utili e coraggiose praticamente solo Elsa Fornero e Corrado Passera. Purtroppo, il problema vero risiede nel comportamento dei media nazionali e nella cultura italiana, consolidata su una visione del mondo del tutto irrealistica: trovo sorprendente che esista un grande numero di italiani, soprattutto al Nord, che continua a pagare per tutti e a farsi abbindolare. L’elettorato del Nord che continua a votare Lega deve essere fatto da dei pavidi tonti, visto che continua a farsi fregare per ragioni che mi sono del tutto oscure… Sono decenni che i politici della Lega fan discorsi roboanti e concludono niente. Bossi e soci andarono a Roma a farsi gli affari loro: al tempo ero consigliere economico di Pagliarini e scappai appena mi resi conto di quali fossero le loro reali intenzioni! Se gli elettori storici della Lega, che magari sono anche persone intelligenti e con ottime intenzioni, dopo 25 anni non si sono ancora resi conto di essere stati presi in giro, beh, allora vuol dire che vogliono farsi del male!»
Ritiene che questa crescita di movimenti populisti all’interno dell’Unione Europea possa portare a un’eventuale maggioranza degli euroscettici nel Parlamento Europeo vista l’imminenza del suo rinnovo?
«Non so che tipo di realtà si immagina lei, ma non esiste una crescita populista in Europa: in Spagna non esiste, la Le Pen è stata distrutta in Francia, la AfD ha metà dei voti dei Verdi in Baviera, quindi questo fenomeno che lei definisce “populista” è in realtà un fenomeno tutto italiano! In alcuni altri Paesi esiste una crescita di partiti “nazionalisti”, partiti anti-italiani che crescono perché in quei Paesi non hanno nessuna intenzione di pagare il debito italiano e greco (ma prevalentemente si parla del debito italiano, perché è nettamente maggiore). Basterebbe leggere cosa scrivono i giornali di quei Paesi (Germania, Polonia, Austria e tanti altri) per capirlo: non c’è un rischio di deriva populista in Europa, quanto piuttosto il pericolo di una disintegrazione nazionalista. Potremmo discutere sui problemi che affliggono l’Europa da ormai quarant’anni, come l’esistenza di una pluralità scomposta di lingue e interessi particolari, ma sicuramente la soluzione non è quella di dare ragione ai populisti, men che meno a quelli italiani. I pentastellati sono una banda di avventurieri che corrono dietro a cialtroni che raccontano della luna nel pozzo, mentre il nucleo dei fedeli a Salvini sembra essere composto da razzisti che fan di tutto per portare acqua al mulino di Putin: giocano per far saltare l’Unione Europea attraverso messaggi ambigui, nazionalisti e razzisti. Questa è la realtà, il resto sono stupidaggini inventate da un sistema mediatico asservito e ignorante: il core dei Paesi europei, dalla Francia alla Polonia, sta cercando di costruire una “cortina sanitaria” che possa limitare i danni potenziali creati dal duo populista italiano, anche perché tutti gli altri Paesi europei sono molto contenti di stare dentro l’Unione. Dire il contrario è una menzogna mediatica, e persino in Gran Bretagna si stanno pentendo della loro scelta: è un problema tutto italiano».
Alla luce della linea di Governo attuale, estremamente improntata su misure volte al mero aumento del consenso, lei vede uno schema più grande, per esempio da parte della Lega? O tutto è solamente fatto in previsione delle elezioni europee?
«Me lo chiedo anche io da ormai molto tempo! La mia impressione è che Salvini si sia impadronito di un partito le cui energie erano ridotte al lumicino, e ciò grazie a una grande capacità mediatica e molta fortuna (glielo hanno letteralmente consegnato!) oltre a una gran faccia tosta nell’inventare e raccontare bugie. Mi sembra una persona molto cinica, che sale e scende dai taxi delle idee a seconda della loro convenienza, e credo che il sovranismo venga utilizzato tatticamente in questa fase perché molto vendibile, così come il falso proclama di uscire dall’Euro (“non usciamo, però…”: però cosa?). A me pare che il progetto di Salvini sia un progetto eversivo “all’italiana”, volto a farlo diventare il capo del Centro-Destra tirandosi dietro quel satrapo mal invecchiato [Berlusconi, n.d.r] a cui non importa nulla se l’Italia diventa un Paese di razzisti che danno la caccia ai neri, tanto pensa solo ai suoi affari! Salvini vive alla giornata: più potere ha, più si sente contento e lo esibisce. La sua relazione con il regime di Putin è molto pericolosa, non credo molto ai complotti ma la loro affinità è evidente. Hanno un nemico comune, l’UE: Putin per mantenere la sua dittatura in Russia ha bisogno di indebolire l’Unione Europea e deve offrire ai russi (che hanno un fortissimo senso nazionalistico) un nemico da combattere per farli raccogliere dietro al capo, mentre Salvini usa l’Unione Europea in un modo molto simile come nemico per accumulare consenso in Italia. I due si sono semplicemente trovati su un terreno comune per darsi una mano, ma se questa sia una alleanza temporanea o a lungo termine francamente non lo so. Sono convinto che Salvini non abbia in testa alcun modello di Italia: non è una alleanza strategica, capisci? Mi sembra una semplice e reciproca convenienza tattica, Salvini cerca soltanto potere per sé e la sua famiglia, il tutto per una forma di autocompiacimento: come vedi non sta facendo il ministro, non sta lavorando, continua a usare gli strumenti dello Stato per girare il Paese a fare comizi e divertirsi, è una cosa istrionica e assurda! Un vero Ministro degli Interni dovrebbe stare al Viminale dalla mattina alla sera a cercare di far funzionare le prefetture, le stazioni di Polizia, e invece non lo fa! Cosa voglia Salvini dal suo ruolo di governo non lo so, la mia impressione, estremamente soggettiva e personale, è che sia una persona frustrata che ha una concezione Leoncavallina della politica: fare casino e divertirsi. Non è un caso che venga dal Leoncavallo e abbia costruito la sua carriera politica sulla stupidaggine dei Comunisti Padani… Non ho mai sentito uscire dalla bocca di Salvini una proposta sensata: uno che passa le sue giornate a blaterare cose come: “Ciao amici, guardate che bella maglietta!” che progetto di Paese potrà mai avere in testa? Cosa potrà mai proporre sulle scuole, le università, la viabilità, i treni, i ponti? Lui aggiunge all’ideologia casinista leoncavallina una parte di fascismo, e quello che viene fuori è un cocktail infernale che, in un Paese senza leadership pieno di giovani insoddisfatti, attecchisce perché permette di fare casino. Un fenomeno di questo tipo assomiglia tristemente alle bande di tifosi violenti di cui è invaso il calcio ma è molto piu’ esteso, coordinato e pericoloso…»
E di chi è la colpa?
«La colpa è delle élite storiche italiane, che pur avendo capacità intellettuali, cervello e potere hanno trattato i cittadini in maniera squallida per molti decenni lasciando tutto a degradarsi, costruendo sia questo livello mostruoso di insoddisfazione, sia rinfoltendo le fila di questa enorme massa di ignoranti che oggi va al voto. Salvini è l’alfiere di un fenomeno culturale, un sintomo della disgregazione dei valori e degli ideali che pervade un Paese in cui una parte sempre più consistente ormai vuole solo incazzarsi, fare le ronde e picchiare gli extracomunitari, oltre a evadere il fisco e fare debito pubblico. C’è una grande disgregazione nel Paese: come si fa a convincere una massa di delusi e frustrati, ignoranti di come funzioni il mondo, della validità di politiche di riforma? Con le riforme giuste in dieci anni saremmo fuori dalle secche, ma l’elettorato che vota M5S o Lega non ha nessuna voglia di aspettare: vuole tutto subito».
I pensionati continuano ad aumentare, mentre i giovani che entrano nel mondo del lavoro sono sempre meno: esiste una ricetta per contrastare gli effetti del declino demografico nel mercato del lavoro?
«La problematica è grave ed è già emersa: se non fossero arrivati quei sei milioni di stranieri, che oggi tutti odiano, il sistema sarebbe già collassato! Secondo il sito Istat-Demo (che vi invito a visitare) il numero annuale di nuovi nati, negli ultimi dieci anni, è sempre inferiore al mezzo milione. Questo vuol dire che la natalità italiana [la quale include i nati da stranieri, N.d.R.] implica la perdita di circa 300.000 persone fra le forze di lavoro, ogni anno! È una cosa pazzesca e preoccupante, con effetti economici devastanti, alla quale va aggiunto il fatto che in Italia esiste un numero crescente di pensionati (che anagraficamente possiamo considerare come finti anziani: hanno la mia età!) che non lavorano più e vengono mantenuti, con pensioni altissime rispetto al rispettivo stipendio, da un numero sempre minore di giovani. La cosa più assurda è che i giovani non si siano ancora ribellati, e che anzi chiedano stupidamente di poter usufruire dello stesso trattamento quando dovrebbero capire che è impossibile averlo!»
Come vede la situazione nel prossimo decennio?
«Beh, la risposta la sai già: orrenda [ride, N.d.R.]! Con il fatto che, oltre ai fenomeni di cui sopra, c’è un enorme numero di giovani che scappa all’estero, il collasso sociale è alle porte, ma non è facilmente visibile: è un lento processo carsico, uno smottamento che erode da sotto le strutture fondamentali del Paese. In una nazione in mano a vecchi mediocri, popolato da pochi giovani inferociti, è difficilissimo creare una rinnovata speranza nella crescita e nella responsabilità individuale. Ci vorrebbe una reazione socio-culturale profonda, ma chi avrebbe la possibilità di lanciarla (la borghesia italiana) non lo fa per paura e pusillanimità storica, quindi al momento non vedo un futuro roseo. Si dovrebbe procedere con un processo di integrazione serio degli immigrati e con drastiche riforme economiche, burocratiche e istituzionali per far restare qui i ragazzi meritevoli… Difficilmente i giovani preparati che non hanno qualche ricchezza sostanziale in Italia restano nei confini nazionali: se sei bravo scappi il prima possibile!»
Secondo lei è mai esistita una situazione così catastrofica in altre democrazie occidentali?
«Mah, dalla Rivoluzione Industriale in poi credo che siamo il primo Paese ad affrontare una fase di declino e involuzione così grave. Per esempio, la corruzione e il parassitismo in Grecia sono gravi ma sono caratteristiche che si erano già manifestate storicamente in quel Paese, che non aveva mai avuto infatti una grande crescita. Il Giappone sopperisce alla grave crisi demografica con una straordinaria solidità economica e una notevole quantità di eccellenze, testimoniata dalla presenza quasi annuale di almeno un premio Nobel nipponico. In Spagna ci sono tensioni sociali e ideologiche forti ma non esiste un tale qualunquismo-populista, così come reazioni fasciste e veementi contro l’immigrazione come in Italia, nonostante abbiano più migranti di noi. I problemi insomma esistono in giro per il mondo, ma noi siamo purtroppo gli unici ad averli quasi tutti assieme [ride, N.d.R.]!»
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