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Copa Libertadores, El Superclásico delle “occasioni mancate”

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Arnaldo Figoni

Finalmente è stato scritto l’epilogo di questa Copa Libertadores. A trionfare è stato il River Plate di Marcelo Gallardo, che porta i Millonarios alla quarta vittoria in questa competizione. Trionfo ancor più dolce perché arrivato contro gli acerrimi rivali del Boca Juniors, andando a scrivere un’altra pagina di questa storia infinita del derby più sentito di tutta Buenos Aires. Come già detto in precedenza, questa partita aveva un risvolto importantissimo già di suo, però gli avvenimenti recenti hanno messo ulteriormente in risalto questo evento. La finale di ritorno doveva essere giocata in Argentina, in casa del River, all’Estadio Monumentàl. Doveva essere giocata il 24 novembre, ma è stata giocata solamente il 9 dicembre.

L’autogol decisivo di Izquierdoz che decide l’andata della finale di Copa Libertadores. Foto: Epa.

Fecero parecchio risalto i disordini legati all’assalto del pullman del Boca, costringendo la CONMEBOL a rinviare la partita a data da destinarsi. Prima della scelta di andare a giocare a Madrid è arrivata anche la proposta simbolica di ospitare la partita a Genova, data la complicità delle origini di entrambe le contendenti alla Copa Libertadores. La scelta infine è ricaduta sulla Spagna, nella cornice suggestiva del Santiago Bernabeu di Madrid. È stata una partita storica in tutti i sensi: al di là di quella che è la passione di queste due compagini argentine, per la prima volta la finale è stata giocata al di fuori del Sud America. Una scelta “strana”, dato che in quasi sessant’anni di edizioni di Copa Libertadores, mai si è verificata una partita così a rischio. Proprio per problemi legati alla sicurezza è stato necessario il rinvio e successivamente la scelta di giocare al Santiago Bernabeu di Madrid. Sono state prese varie misure di sicurezza in vista di questo evento, come ad esempio impedire l’accesso a tifosi con precedenti penali. È stato il caso di due leader della doce del Boca Juniors, fermati all’aeroporto di Barajas e rispediti in Argentina. Si arriva dunque a quella che è stata la partita vera e propria. Come da titolo, un derby di occasioni mancate. Molti giocatori – più gli allenatori, in occasioni diverse – di entrambe le squadre che si sono affrontate hanno attraversato l’Oceano Atlantico per cercare fortuna nel calcio europeo. Si arriva dunque al concetto di “occasioni mancate”: tanti di questi beniamini del River e del Boca hanno fatto brevissime apparizioni nei campionati del vecchio continente per poi tornare in quella dimensione del Sud America dove rendono effettivamente al meglio. Ecco alcuni casi abbastanza clamorosi.

I giocatori del River Plate sollevano al cielo di Madrid la Copa Libertadores 2018. Foto: Getty Images.

Uno di questi riguarda sicuramente il tecnico degli xeneizes, Guillermo Barros Schelotto. Giocatore offensivo, principalmente esterno d’attacco, e qualora necessario anche punta. Durante la sua carriera ha militato perlopiù in Argentina, vestendo le maglie del Gimnasia La Plata e del Boca Juniors, con cui ha collezionato circa trecento presenze. L’unica esperienza estera – nel calcio giocato – è stata ai Columbus Crew, dove ha vestito la maglia giallonera per tre stagioni nella MLS. A fine carriera torna a La Plata, nel Gimnasia dove ha mosso i primi passi nel calcio professionistico. Fin qui, una carriera normale. Prima di diventare allenatore del Boca Juniors, Barros Schelotto ha allenato il Lanùs dal 2012 al 2015, conquistando anche la Copa Sudamericana, equivalente della Europa League: il primo trofeo continentale per i Granate. La “parentesi” europea arriva nel gennaio del 2016: è la chiamata del Palermo di Zamparini. Guillermo Barros Schelotto è infatti l’allenatore scelto dal patron rosanero per guidare la squadra. La UEFA però non gli riconobbe la licenza di allenatore, costringendo i rosanero ad affiancare Giovanni Tedesco, tecnico della primavera, all’argentino. Il processo per validare la licenza di allenatore sarebbe potuto durare un anno, tempo che né il club né Schelotto avevano da perdere. La sua esperienza europea durò circa un mese. A marzo del 2016 arriva quindi sulla panchina del Boca Juniors, portando in bacheca due campionati argentini nell’edizione 2017 e 2018.

Guillermo Barros Schelotto, allenatore del Boca dal 2016. Dopo due campionati vinti in Argentina ha tentato di portare il Boca a vincere la Copa Libertadores dopo l’ultimo trionfo degli Xeneizes nel 2007. Foto: Getty Images.

Restando sempre nella parte gialloblù di Buenos Aires, ci sono due giocatori che sono sempre stati visti come delle grandi occasioni mancate: Mauro Zarate e Fernando Gago. Entrambi due giocatori di grandi speranze, ma che hanno faticato a trovare la loro dimensione vera e propria, se non per alcune stagioni isolate. Il primo lo ricordano con affetto i tifosi della Lazio, dove fece la sua prima stagione in Serie A da autentico “crack”. Gol importantissimi, tra cui quello nel derby con un destro all’incrocio dei pali che nella Roma biancoceleste non hanno dimenticato. Dopo la prima esperienza alla Lazio, negli anni successivi le prestazioni di Maurito lasceranno a desiderare, creando una frattura tra lui e la società che lo porteranno lontano da Roma. Andò all’Inter in prestito, ma anche lì non fu in grado di incidere come ci si aspettava da lui. Dopo il ritorno dal prestito comincia una vera e propria odissea calcistica che porta Zarate a giocare in molteplici squadre tra Premier League, Serie A, Emirati Arabi e nuovamente in Argentina. Dall’inizio della stagione 2018 Mauro Zarate veste la maglia del Boca e sembra aver trovato una sua continuità pur facendo parte delle rotazioni di Barros Schelotto. Finora ha segnato solo un gol, arrivato negli ottavi di Copa Libertadores al suo esordio nella competizione.

Mauro Zarate, ex-stella della Lazio di molti anni fa esulta al suo primo gol in maglia Boca Juniors. La rete nella ottavi di finale della Copa Libertadores nella partita giocata a La Bombonera contro il Libertad Asunciòn. Foto: Getty Images.

Dall’altra parte invece, Fernando Gago. Anche lui giocatore di bellissime speranze, ha avuto solo la sfortuna di capitare nel Real Madrid degli anni “bui”. In maglia Galàcticos vinse due volte il campionato, mentre è stato un giocatore abbastanza determinante e importante nei successi dell’Argentina nel mondiale under-20 del 2005 e nella vittoria della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino nel 2008. Dopo una lunga militanza al Real Madrid sotto numerosi allenatori, passa in prestito alla Roma dove trova una certa continuità nonostante la propensione del giocatore a infortuni anche gravi. Tuttavia Gago non sarà riscattato dal club giallorosso e torna in Spagna per giocare nel Valencia. Dal 2013 è tornato a vestire la maglia del Boca Juniors e ha trovato la sua dimensione. Un giocatore mai del tutto esploso a pieno della sua capacità, tanto che al Madrid sognavano già di aver trovato un nuovo Jorge Valdano o un Fernando Redondo. Anche durante la finale giocata proprio a Madrid, Gago è stato costretto a uscire dal campo per infortunio, lasciando la squadra in nove giocatori, già in inferiorità numerica per l’espulsione di Barrios. Il centrocampista infatti avrebbe riportato una lacerazione parziale del tendine d’Achille, che lo terrà lontano dal campo dai sei agli otto mesi.

Fernando Gago, centrocampista del Boca Juniors. Costretto a uscire dal campo per infortunio durante la finale di ritorno di Copa Libertadores. Foto: LaPresse.

Passando invece dalla parte dei vincitori della Copa Libertadores, anche nel River Plate ci sono numerosi giocatori che hanno cercato fortuna in Europa per poi tornare a giocare in Sudamerica. Uno di questi è Lucas Pratto, giocatore decisivo in entrambe le finali giocate, andando a segno per due volte e causando un autogol a favore della propria squadra. Quello che è diventato a tutti gli effetti un trascinatore del River Plate, prima di partire per l’Europa vestiva la casacca del Boca Juniors. La primissima esperienza europea di Pratto arriva al Lyn Fotball di Oslo, squadra che militava nella prima divisione norvegese. Il giocatore infatti seppure in prestito nella capitale scandinava, era di proprietà del Boca. La grande occasione arriva quando il Genoa di Preziosi ne acquista il cartellino, presentandolo ai tifosi come il “nuovo Diego Milito”. Non ebbe però lo stesso impatto del suo collega argentino. Segnò due soli gol con la maglia del Genoa: uno in coppa Italia contro il Bari nei tempi supplementari, il secondo contro il Bologna, decisivo per la vittoria finale. Non fu una stagione entusiasmante. Dopo questa brevissima esperienza europea torna infatti in Sud America, giocando all’Atletico Mineiro e al San Paolo, per poi arrivare quest’anno al River Plate.

Lucas Pratto esulta al gol del momentaneo 1-1 del River Plate nella finale di Copa Libertadores giocata al Santiago Bernabeu di Madrid. Foto: Gabriel Bouys / Getty Images.

Un altro grande protagonista della partita di Madrid è stato sicuramente Juan Fernando Quintero. Anche lui, ragazzo dal talento cristallino, è un trequartista che si fa notare per la sua grande tecnica e per il suo sinistro raffinato. Non fatica infatti a farsi conoscere dagli osservatori di mezza Europa, che lo adocchiano fin da subito. A portarlo a casa però è il modestissimo Pescara, squadra neopromossa dalla B che cerca il colpo da novanta per il campionato. Dopo una stagione anonima, il giocatore saluta l’Abruzzo e l’Italia per accasarsi a Oporto, per accasarsi al Porto, squadra che tutt’ora ne detiene il cartellino. Dopo due stagioni nella Liga portoghese, il giocatore viene dirottato in prestito al Rennes e successivamente all’Independiente Medellìn. Arriva quindi al River Plate ed entra di diritto nel cuore dei tifosi del River, con un gol fantastico nei supplementari della finale di Copa Libertadores. Il giocatore però, potrebbe essere del River ancora per poco. Sebbene ci sia il diritto di riscatto nei confronti di Quintero, il Porto spera di riuscire a rivendere il giocatore che nell’ultimo periodo è stato capace di rivalutarsi. Anche perché stando a quanto dice A Bola, Quintero vorrebbe giocare in Europa, ma non nella squadra di Oporto. Che possa essere nuovamente un’occasione per i club europei?

Juan Fernando Quintero esulta al gol del 2-1 che porta il River nuovamente in vantaggio nei tempi supplementari. Foto: AFP.
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