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L’Europa League più bella di sempre

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Andrea Braschayko

Lo scialbo pareggio contro il PSV e la cocente sconfitta a Liverpool hanno interrotto – quasi inaspettatamente, per come si era delineata la situazione dei rispettivi gironi nelle precedenti giornate – il sogno di Inter e Napoli di approdare agli ottavi di Champions League. Uscite entrambe per la differenza reti e gli scontri diretti, l’eliminazione sincronizzata dalla coppa dalla grandi orecchie delle due italiane mai come quest’anno è difficile da accettare.

Mai come quest’anno, però, il paracadute dell’Europa League è sembrato così affascinante e intrigante, con molti club blasonati e tante squadre interessanti. Considerato che ognuna delle tre squadre italiane ancora in gioco – Napoli, Inter, e Lazio – ha un motivo per provare ad andare avanti in questa competizione, per gli spettatori italiani e – finalmente, forse – per le squadre italiane ci sono tanti motivi per affrontare le tanto bistrattate partite del giovedì, magari allentando la presa su un campionato di Serie A che sembra perso in partenza per tutte.

Dopo la delusione di Liverpool martedì scorso, il Napoli deve provare a riorientarsi in Europa League, per cercare di vincerla.

Finalmente un dominio italiano?

Con tre team qualificati ai sedicesimi, l’Italia è la maggior rappresentante della edizione 2018/2019 dell’Europa League dopo la Spagna, che ne ha quattro.
Ognuna delle nostre squadre ha le potenzialità per arrivare in fondo alla competizione, e per la prima volta la coppa minore potrebbe essere più stimolante – se non per tutte le italiane, perlomeno per alcune – di cercare un piazzamento in Serie A.

Oltre al non scontato surplus per il vincitore della finale di Baku, cioè il pass diretto per i gironi della prossima Champions League (e che potrebbe risultare molto utile soprattutto per la Lazio), subentra anche una motivazione economica: i premi dell’Europa League (ovviamente mai al livello della Champions) sono di molto aumentati questa stagione. La vittoria finale della competizione varrebbe un minimo di 20 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti le suddivisioni in base al ranking storico e al market pool, circa 252 milioni che verranno distribuiti alle squadre più titolate e seguite. Insieme a Chelsea e Arsenal, le italiane (soprattutto l’Inter) si accreditano come principali beneficiari.

Incontratesi a maggio per cercare la qualificazione Champions, Lazio e Inter non avrebbero pensato di potersi rincontrare pochi mesi dopo in Europa League.

La motivazione più importante è però quella più semplice e banale: aggiungere un trofeo prestigioso alla propria bacheca, rilanciarsi a livello europeo per l’Inter, lanciarsi dopo decenni per Napoli e Lazio. Il secondo posto in Serie A è tutt’altro che blindato per il Napoli di Carlo Ancelotti, ma qualora dovesse rafforzarsi a febbraio, l’Europa League sarebbe una valvola di sfogo per una squadra e un allenatore che hanno – per motivi diversi – fame di vittoria, dopo essere usciti dalla Champions giocando come minimo alla pari delle big europee.

La Lazio – partita non benissimo in stagione – ha voglia di riscatto, in Europa League in particolare dopo l’incredibile eliminazione ai quarti dello scorso anno a Salisburgo. Vincere il trofeo vorrebbe anche dire raggiungere finalmente la Champions per Simone Inzaghi, anche perché arrivarci dalla Serie A sembra essere diventata una maledizione per i biancocelesti. L’Inter probabilmente è la squadra che potrebbero rimanere più “ancorata” agli obiettivi della Serie A; i nerazzurri vogliono dimostrare di poter almeno stare in scia di Juventus e Napoli. Non sarebbe sorprendente se Spalletti facesse turnover il giovedì, soprattutto nei primi turni, ma qualora dovessero andare avanti l’occasione si farebbe troppo ghiotta per non essere sfruttata. I nerazzurri hanno una rosa adatta a competere con Chelsea, Arsenal, Napoli; basta volerlo.

Dispiace molto per l’incredibile e rocambolesca eliminazione del Milan patita giovedì sera ad Atene, perdendo 3 a 1 con i greci dell’Olympiakos. I rossoneri potevano sicuramente dire la loro in Europa League, e la loro eliminazione ai gironi lascia l’amaro in bocca per chi voleva un dominio italiano ancora più marcato.

Le rivali: le big inglesi e la classe media spagnola (e l’Eintracht)

Se l’Inter ha disertato i grandi palcoscenici internazionali per diversi anni, vedere nello stesso anno sia Chelsea che Arsenal nella “Champions B” fa un certo effetto. Il pessimo piazzamento delle due squadre nella scorsa Premier League ha provocato la fine della breve era Conte per i blues, e della lunghissima era Wenger per i Gunners. Sono arrivati quest’estate Maurizio Sarri e Unai Emery per rilanciare le due londinesi, e l’inizio sembra essere promettente. Decisiva per il loro grado di impegno nella competizione sarà la situazione in classifica a febbraio; Manchester City e Liverpool sembrano già lanciate verso il titolo, ma negli scontri diretti Chelsea e Arsenal hanno dimostrato di non essere lontanissime dal loro livello e si candidano se non a contendenti, ma almeno a scomode inseguitrici delle squadre di Guardiola e Klopp. Anche con le riserve Sarri ed Emery hanno il potenziale per arrivare in fondo: con una rossa molto più ampia rispetto al Napoli il tecnico toscano deve finalmente dimostrare di poter combattere su più fronti, mentre lo spagnolo vuole confermare la sua aura di vincente di questo trofeo dopo l’incredibile Siviglia di pochi anni fa.

Le due londinesi contribuiscono sicuramente ad innalzare il livello dell’Europa League.

Proprio il Siviglia, che ha iniziato benissimo la stagione anche in Liga dove alterna di giornata in giornata la vetta della classifica insieme al Barcellona, è un’altra delle possibili candidate alla vittoria finale. Non potrebbe essere altrimenti per la squadra più titolata della competizione. Le altre spagnole proveranno a confermare la loro predisposizione verso l’EL osservata nell’ultimo decennio: Villareal e Valencia vorranno sicuramente riscattarsi da un campionato anonimo che li vede coinvolti addirittura coinvolti nella zona retrocessione. La squadra sicuramente più interessante è il Betis di Lo Celso e William Carvalho, già ammirato contro il Milan nella fase a gironi e candidato ad essere la sorpresa del torneo, insieme all’Eintracht Francoforte, che ha sorprendentemente dominato il girone con Lazio e il Marsiglia finalista della scorsa competizione, grazie soprattutto ai gol del serbo Luka Jovic, vice-capocannoniere del torneo con 5 gol.

Gli altri: dal Salisburgo al Benfica, dallo Zenit allo Shakhtar

Se le rappresentanti dei primi tre campionati europei sembrano intenzionati a monopolizzare la competizione da febbraio in avanti, non bisogna dimenticare che l’Europa League è stato da sempre terreno fertile e palcoscenico in cui mettersi in mostra per le squadre di quei campionati che non possono competere nelle fasi finali della Champions.

Il re minore dell’Europa League continua a essere il Red Bull Salisburgo, che sfoga la maledizione Champions (11 tentativi falliti ai preliminari) nella seconda competizione UEFA. Dopo essersi fermato negli ultimi minuti dei supplementari contro il Marsiglia a un passo dalla finale dello scorso anno, gli austriaci riproveranno la scalata verso Baku, nonostante le contendenti siano aumentate rispetto alla stagione 2017/2018. Intanto, ha dominato il non facile girone con i cugini del Lipsia, il Celtic e il Rosenborg grazie al miglior (e a livello di nazionalità più improbabile) trio d’attacco del torneo – il norvegese Guldbransen, l’israeliano Dabour (capocannoniere con 6 reti) e il giapponese Minamino – autore di ben 14 gol nel girone.

Il Salisburgo è sicuramente la “squadra Europa League” degli ultimi anni.

Due squadre storicamente temibili – retrocesse dalla Champions League – sono il Benfica e lo Shakhtar. I portoghesi non sono mai da sottovalutare in questo torneo, dove hanno raggiunto due finali consecutive nel 2013 e nel 2014, ovviamente perse per la maledizione Guttman. Lo Shakhtar si è sicuramente indebolito negli ultimi anni dopo aver ceduto diversi brasiliani alle big europee, ma giocatori come Taison, Marlos e Ismaily possono aiutare a non sfigurare anche quest’anno. Il Napoli dello scorso anno ricorderà bene.

Tantissime sono le squadre che vale la pena seguire: dal Celtic e le due turche (Galatasaray e Fenerbahce) per la loro storia e il fascino del tifo nelle partite casalinghe, alle russe Zenit (filo-argentino) e Krasnodar (filo-brasiliano). Dopo la finale della Croazia ai Mondiali sarà curioso seguire la new generation della Dinamo Zagabria, prima nel girone con Anderlecht e Fenerbahce. Una delle squadre più divertenti potrebbero i belgi del Genk, primi in campionato e con diversi giocatori – Trossard, Berge, Malinovskiy su tutti – nel mirino dei principali club europei. Comunque vada per le italiane, in questa Europa League ci sarà da divertirsi.

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Andrea Braschayko

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