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Sognando i LAN party: un giro al Dreamhack Winter

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Marco Cherubini

Sono circa le tre del pomeriggio quando il velivolo fa sbarcare i passeggeri nel piccolo aeroporto di Jönköping, la decima città più grande della Svezia. Il primo abbraccio svedese viene dato dal vento, gelido e che penetra fino al midollo. L’asfalto è ghiacciato, ad ogni passo si rischia di finire sdraiati in terra. Pur contando poco più di 90.000 abitanti, Jönköping è una cittadina importante: nel suo polo fieristico si tiene Elmia Wood, la più grande fiera del legno mondiale. Interessante vero? Ma Jönköping è famosa anche per un altro evento: il Dreamhack.

Il Dreamhack è il più grande festival mondiale dedicato esclusivamente al pc. È un enorme LAN party (local area network), dove migliaia di persone si ritrovano, portano la loro attrezzatura, la collegano alla rete e giocano per tre interi giorni. Con gli anni l’evento ha cambiato volto, senza mai tradire la sua natura originale: essere un luogo di ritrovo per persone accomunate dalla passione per il pc gaming. Dal 2002 si svolge all’interno del polo fieristico di Elmia che viene preparato debitamente per l’occasione: una rete wifi dedicata ad altissima velocità (1.6 terabit di banda complessiva), tavoli disposti nelle varie hall, pop up store e stand per il cibo.

Alcune delle “row” di PC presenti

Il tutto è venuto alla luce quasi 25 anni fa, nel lontano 1994. In una caffetteria universitaria nel nord della Svezia si riunì un gruppo di amici con l’intento di passare un weekend in compagnia a giocare e a programmare. Non sapevano cosa sarebbe successo dopo. L’anno successivo venne organizzato di nuovo e si presentarono più di cento persone. Con il passare del tempo l’interesse e l’audience continuarono a crescere, fino ad arrivare a quello che è il Dreamhack oggi. La sua nascita e crescita è da attribuire anche a due fattori, uno di questi esterno: il clima. Nella penisola scandinava il tempo è l’opposto di clemente. In Italia il sole tramonta verso le cinque del pomeriggio, durante il periodo invernale. In Svezia inizia a calare verso le tre del pomeriggio e più a nord ci si sposta, meno disponibilità di luce solare si trova. Giocare al pc diventa quindi un metodo di socializzazione per molti giovani svedesi. Il secondo fattore è la serie di riforme politiche e infrastrutturali adottate dal governo durante gli anni Novanta. In quegli anni, l’amministrazione svedese diede inizio alla politica dell’home pc, ovvero la possibilità per tutti i cittadini di acquistare un computer a prezzo scontato. Contemporaneamente alla diffusione del personal computer in tutte le abitazioni svedesi c’è stata l’espansione capillare della banda larga: la Svezia ancora oggi gode di una delle più veloci e meglio strutturate reti internet in Europa.

Nel 2018, il Dreamhack non è solo quello di Jönköping. Due eventi si tengono in Svezia, il Dreamhack Winter e il Summer, in giugno. Negli anni ha subito un’espansione capillare: Austin, Atlanta, Siviglia, Montreal, Lipsia e altri. Tutti luoghi in cui la manifestazione ha preso piede. Il prossimo evento si terrà in India, a Mumbai. Quest’anno ha fatto segnare un numero di presenze che ha superato le 300.000.

Il suo volto è cambiato. Non si tratta più di un immenso LAN party. Ora ospita tornei di eSport, gare di cosplay, un padiglione dedicato interamente agli espositori che mostrano le loro ultime periferiche o schede video al pubblico. Ogni sera i dj animano l’evento creando una grande discoteca aperta a tutti. È presente anche uno store di elettronica dove i brand più famosi (Corsair, Logitech, HyperX e molti altri) mettono in vendita i loro prodotti a prezzi più bassi di quelli di mercato, una sorta di outlet delle periferiche.

Un cabinato arcade al Dreamhack.

«Il Dreamhack continua a crescere. Qui a Jönköping vengono tra le 50.000 e le 55.000 persone ogni anno e utilizziamo tutti i 44.000 metri quadrati del centro convegni di Elmia» afferma Thomas, uno degli organizzatori. «Inoltre, da cinque anni a questa parte, ci siamo espansi a livello internazionale». Crescono anche le cifre di chi lavora per portarlo alla luce. Sessanta le persone impiegate full-time e ottocento i volontari presenti. Il supporto degli sponsor e delle amministrazioni permette il mantenimento e la crescita del tutto, per entrambi il tutto si traduce in pubblicità e attenzione mediatica.

Stand di Aorus, dipartimento dedicato al gaming di Gigabyte.

La fama guadagnata in terra natia e la successiva diffusione globale ha permesso all’organizzazione di attrarre sempre più sponsor ed eventi. Il Dreamhack Open è uno dei tornei più importanti per quanto riguarda il mondo di Counterstrike: Global Offensive con un montepremi pari a 100.000 dollari (spoiler: la vittoria è andata al team finlandese Hence eSport che ha completamente dominato la finale disputata contro i sudafricani di Bravado Gaming). Durante la manifestazione si sono tenuti anche Dreamhack HCT Grand Prix di Heartstone e un torneo minore di Rainbow Six Siege che ha visto la partecipazione di diversi team locali, tra cui uno norvegese che in primis non avrebbe nemmeno dovuto competere. Uno dei membri aveva acquistato il gioco solamente la settimana prima. Non è mancato anche una vecchia gloria, quel Quake un tempo punta di diamante di iD Software, presente con la sua ultima incarnazione Quake Champions e mettendo in palio il montepremi più alto della manifestazione: ben 200.000 dollari. Inaspettata una cifra così alta, visti i numeri non esaltanti dell’arena shooter.

«Non si sente più quel bisogno di venire qui al Dreamhack per giocare e basta. Le cose sono molto cambiate durante gli ultimi anni» dice Thomas. Ed è vero. Nel 2018 chiunque giochi dispone di una connessione internet performante (o almeno è quanto si auspica per gli abitanti di un paese civilizzato). I propri amici li sente tramite Skype, Discord o TeamSpeak, rilassato sulla sua sedia, nella tranquillità della sua abitazione. Non c’è più la necessità di spostare tutta la proprio attrezzatura, console o pc che sia, per recarsi a casa di un amico, collegare il tutto e iniziare a giocare. «Quello che noi continuiamo ad affermare è che offriamo un’esperienza videoludica che è di molto inferiore a quella che chiunque può provare a casa. C’è ressa, c’è rumore, si è scomodi. Ma i nostri numeri continuano a crescere» afferma Thomas. Il Dreamhack si basa sulla partecipazione della community: la loro filosofia è “Players first”. L’evento è creato per loro in primis, a seguire viene il padiglione expo e i diversi tornei competitivi.

Il Dreamhack Open prima dell’inizio del torneo.

L’espansione registrata dal settore eSport negli ultimi anni è uno dei fattori che ha contribuito alla crescita della kermesse svedese. La filosofia del “players first” si riscontra nella creazione di un tessuto sociale interno all’evento, rappresentato dalla community: oltre ad incontrare i proprio compagni d’arme, qui si possono trovare i propri pro players preferiti che tra un match e l’altro girovagano per la fiera, incontrare gli streamer e partecipare ai tornei degli espositori per provare a vincere qualche premio. Se non si conosce nessuno, non c’è problema: «È impossibile non riuscire a fare amicizia con qualcuno. Per tre giorni si è costretti a condividere lo spazio con altre persone» continua l’organizzatore. Non è troppo differente dall’andare ad un festival di musica o ad un evento come il Burning Man.

“toxjq” impegnato in un duello contro “Rapha” durante il torneo di Quake Champions.

Con più di dieci eventi globali e la nuova prossima tappa a Mumbai, il treno non intende fermarsi. «C’è anche da tenere a mente che ogni continente ha una mentalità diversa. Negli USA proponiamo un evento strutturato come uno dei loro Comic-Con, con panel oltre che eventi ludici puri. In Europa ogni nazione ha una distribuzione diversa della popolazione giocante, in alcuni paesi è predominante il pc mentre in altri le console. Sono tutti fattori a cui stiamo molto attenti in fase di organizzazione» termina Thomas. «Non esiste un vero e proprio riposo per noi che dobbiamo organizzare tutti gli eventi targati Dreamhack. Ci possono essere un paio di mesi senza nessuna fiera, ma noi continuiamo a lavorare per progettare tutte le kermesse dell’anno» afferma Per Sjöln, responsabile PR della società.

Lo stand della Mionix, produttore di periferiche per il gioco.

Gli eSport sono un fenomeno globale come il calcio o il basket. L’unica parte di mondo che risulta mancante nella mappa del Dreamhack è la zona del Golfo Persico. Thomas non esclude la possibilità di un nuovo evento in quelle terre così distanti dalle lande ghiacciate dove tutto ebbe inizio. L’inaugurazione dell’Expo 2020 a Dubai potrebbe fornire la giusta spinta per portare in territori esotici quello che una volta era solo un modo di un gruppo di amici di passare una giornata in compagnia. Le community di giocatori sono grandi in tutti i maggiori continenti e l’area del Medio Oriente è ancora inesplorata sotto quel punto di vista. Pur se il focus è sul mondo del pc ed è il bacino principale dell’audience, il Dreamhack non disprezza a priori il mondo console, al contrario. Negli ultimi anni uno dei settori di maggiore crescita è stato quello del mobile. Titoli strutturati escono anche per smartphone. «Lo sviluppo di questo mercato è innegabile. Al Dreamhack di Mumbai ci saranno molti titoli mobile ed è fondamentale per la nostra crescita tenerlo d’occhio» conclude Per.

In più di vent’anni le cose sono cambiate di molto per quanto riguarda l’intrattenimento elettronico. Nuove console, nuove componenti, nuovi metodi di sviluppare videogiochi, dedicarsi a questo hobby oggi non è più come un tempo. La cultura del LAN party potrebbe sembrare svanita negli ultimi tempi, ma il Dreamhack serve a ricordare che non è così. Forte di un’esperienza che attraversa tre decadi, il sole splende sopra il futuro di questa manifestazione che ha appena spento le candeline del suo ventiquattresimo compleanno. Il Dreamhack Winter del prossimo anno segnerà il venticinquesimo compleanno e ci sono grandi cose in serbo.

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Marco Cherubini

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