L’aura di diffidenza attorno ad Arkadiusz Milik ha origini ben precise. Fin dal suo arrivo in Italia, nell’agosto del 2016, l’attaccante polacco ha avuto addosso l’ingombrante etichetta del bomber chiamato a sostituire qualcuno che ha lasciato un ricordo indelebile nelle menti dei tifosi e di una città intera: Gonzalo Higuain. Il Pipita, seppur reo di alto tradimento visto il trasferimento alla Juventus, restava un termine di paragone impegnativo, sopratutto per gli esigenti tifosi azzurri. Impossibile non fare correre la memoria e i ricordi ai suoi 97 gol in 142 partite (di cui 71 in 104 gare di Serie A).
Il background con cui il numero 99 azzurro si presenta a Napoli, considerando la giovane età (Milik firma per gli azzurri a ventidue anni) non è da sottovalutare. Dopo gli esordi da professionista con i polacchi del Górnik Zabrze, Arkdiusz rifiuta le sirene inglesi di Tottenham e Reading per completare il suo percorso di maturazione in patria. Le successive esperienze all’estero lo portano prima in Germania, dove indossa le maglie di Bayer Leverkusen e Augusta, e successivamente in Olanda, in cui si fa conoscere con i lancieri dell’Ajax. Mentre in terra teutonica l’attaccante polacco non riesce a incidere particolarmente (due reti in 24 presenze), in Olanda inizia a macinare numeri interessanti: in due anni di Eredivisie le statistiche dicono 47 reti in 76 partite. Un gol ogni 106 minuti, quasi uno a partita.
È con queste premesse che il Napoli decide l’attaccante su cui puntare per il dopo-Higuain. Un nome sicuramente non altisonante come l’argentino o come i suoi possibili sostituti accostati alla squadra di De Laurentis prima dell’arrivo di Milik (tra cui Benzema), ma un prospetto interessante e da valorizzare. Anche in virtù dell’investimento importante in termini economici, di trentadue milioni di Euro più bonus.
Al numero 99 basta poco per ambientarsi nel clima della Serie A ed entrare nel tabellino dei marcatori. Alla seconda presenza, la prima da titolare, fa impazzire il San Paolo con una doppietta fondamentale nel 4-2 contro il Milan. Due settimane più tardi, Milik bissa la doppietta. La vittima questa volta è il Bologna: al polacco basta meno di mezzora per segnare altri due goal e far svoltare una partita che sembrava stregata e con il punteggio fissato sull’1-1.
Il giocatore è dotato di una discreta tecnica, di un ottimo sinistro ed è imbattibile di testa, forte dei suoi 186 centimetri. Gran lottatore, capace di soffrire per la squadra, facendo tantissimo gioco di sponda e cercando sempre gli inserimenti quando la palla gira sugli esterni. Nonostante alcuni goffi errori sottoporta, Milik sembra pronto per prendersi gli azzurri, pur non avendo la forza prorompente e la capacità di accentrare il gioco su di sé, alla stregua di Higuain.
Oltre alla diffidenza dovuta all’ingombrante paragone con l’ex numero nove azzurro, iniziano anche i dubbi sulla tenuta fisica. Sul giocatore (e sulla sua squadra) si abbatte una pesante tegola: durante la sfida tra Danimarca e Polonia, partita valevole per le Qualificazioni ai Mondiali di Russia 2018, il giocatore esce dolorante dal campo dopo uno scontro di gioco. I primi presagi sono confermati: rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro e stop di almeno cinque mesi. Pur tornando disponibile già nel febbraio successivo, lo stato di forma di Mertens, provvidenzialmente reinventato da Sarri nella posizione di attaccante centrale, è da ostacolo al suo reinseremento. Fino a fine stagione Milik non giocherà più titolare in Serie A, riuscendo a trovare un solo gol contro il Sassuolo (il primo in trasferta).
La stagione successiva comincia con i migliori auspici per il polacco: il Napoli, complice il boom nel ruolo di Mertens, non si rinforza nel reparto e, in più, Milik segna alla prima di A contro il Verona. Dopo qualche scampolo di partita nelle gare successive, un ginocchio (questa volta il destro) fa crac nuovamente: ancora rottura del legamento crociato. Il nuovo stop lo tiene fermo fino a marzo, in tempo per provare ad aiutare (invano) la squadra nella lotta-scudetto contro la Juventus, cui partecipa con quattro reti (spesso da subentrante).
Quest’anno Arkadiusz si sta dimostrando preciso e provvidenziale sotto porta; i guai fisici sembrano finalmente dimenticati. Sia da titolare che da subentrante, l’attaccante appare convincente e sopratutto concreto: sono sette i goal in sedici partite di A, di cui solo la metà dal primo minuto.
Analizzando il rapporto tra gol e minuti in campo, la stagione in corso ci dice che Milik segna un goal ogni 104 minuti: numeri interessanti per un ventiquattrenne con due pesanti infortuni alle spalle. Nessuno come lui quest’anno, nemmeno Mertens.
Più in generale, guardando sempre ai freddi numeri, l’attaccante polacco da quando è al Napoli ha uno score di un goal ogni 101 minuti in Serie A e di un goal ogni 113 minuti in Champions League. Scendendo nel dettaglio scopriamo che Milik ha tirato ventisei volte, di cui diciannove verso lo specchio: la media è di un gol ogni 2,7 tiri verso lo specchio. Per avere numeri di riferimento, Piatek, capocannoniere della Serie A con dodici reti, ha effettuato quarantasei tiri, di cui solo ventisette nello specchio. Cristiano Ronaldo, a quota dieci, ha tirato settantaquattro volte, di cui quarantaquattro centrando lo specchio della porta.
«Gli ultimi mesi non sono stati facili, ma mi sono allenato tantissimo per essere qui», le parole del polacco dopo la sfida di qualche settimana fa contro la Lazio in cui ha segnato un gol, se ne è visto annullare un altro, mentre un terzo è stato salvato sulla linea. Conscio delle sue potenzialità, il giocatore ha lavorato duramente per ritornare ad alti livelli e riprendersi la squadra. È questo il motivo per cui Milik convince: non solo fisicamente, ma anche mentalmente il suo recupero sembra completato. L’adattamento alla Serie A non sembra essere un problema e Ancelotti, che di attaccanti di primissima fascia ne ha allenato più di qualcuno, sembra essere la persona giusta per fargli completare un percorso di crescita, che può portarlo a grandi livelli. Cosa gli manca? Continuità, minuti e la fiducia incondizionata, quello del popolo azzurro. Una piazza come quella napoletana è sicuramente capace di esaltare un proprio giocatore e dargli quella carica in più. Arkadiusz ha dimostrato con i numeri di meritarsela tutta.
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