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Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo: l’ultimo libro di Militant A

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Stefano Cavallini

Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo è il titolo del nuovo libro (il terzo dopo Storie di assalti frontali e Soli contro tutto) di Luca Mascini, cioè Militant A, voce degli Assalti Frontali, gruppo hip-hop romano nato dalle ceneri del collettivo Onda Rossa Posse, in attivo sin dal 1991. Il libro è pubblicato dalla casa editrice Goodfellas, specializzata in pubblicazioni di argomento musicale.

Lo stile

Il nuovo libro di Militant A ha l’urgenza delle cose belle e necessarie, e questa è immediatamente evidente nello stile diretto, discorsivo e senza fronzoli con cui l’autore racconta le proprie esperienze. La narrazione in prima persona contribuisce a calare il lettore in un’atmosfera schietta, di colloquiale informalità, come se si trattasse di una chiacchierata tra amici. È un flusso di pensieri e avvenimenti nudo, appena arginato da scansioni temporali (i capitoli) e scarne descrizioni, che scorre troppo impetuoso per poterlo vestire con parole forbite. Nonostante la veste curata dell’oggetto libro, lo stile è quello delle auto-produzioni d’assalto. Azzardando un paragone sicuramente inconsueto, ma pertinente, Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo si potrebbe accostare a quei libri, pubblicati da minuscole case editrici indipendenti, che alcuni migranti vendono per sostentarsi in Piazza Maggiore a Bologna. Le catene di Gorée e Sette giorni a Dakar: vi si percepisce la medesima impellenza, la necessità vitale di trasmettere agli altri il proprio vissuto.

In viaggio, dal Libano ad Argenta

Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo è prima di tutto un libro di viaggi, o almeno di spostamenti: dalla scuola Iqbal Masih di Roma fino al Libano (Tripoli, Bab al-Tabbaneh, Sabra, Beirut), dal Libano di nuovo a Roma, da Roma a Palinuro, da Palinuro ad Argenta. Militant A non si sofferma più di tanto a descrivere la varia umanità che incontra (che è un’umanità dolente, ma mai rassegnata alla disperazione), bensì sceglie di farla parlare, lasciando che si esprima attraverso lo strumento dei laboratori rap che l’autore porta in ogni città. Il libro infatti si potrebbe quasi definire “cronaca documentale”, in quanto susseguirsi di discorsi diretti e stralci di canzoni, cantate da Militant e dalle persone coinvolte nei laboratori. Cambiano solo i luoghi. I suoi interlocutori privilegiati sono i bambini e i ragazzi, con cui cerca di imbastire un dialogo reciproco sui quattro quarti miscelando intrattenimento e tematiche sociali importanti; come il Porrajmos e la Costituzione, con il tentativo di portare alla luce la parte creativa di ognuno degli aspiranti MC.

Di tappa in tappa emerge sottotraccia anche il percorso personale di Luca: l’ultimo tassello nel passaggio dalle pulsioni antagoniste degli anni Novanta fino all’attuale maturità, artistica e umana, dopo la nascita della seconda figlia Matilda.

«C’è chi non apprezzava certi passaggi e veniva a dirci: “come siete caduti in basso con la Costituzione, lì c’è lo Stato, le istituzioni borghesi, voi non eravate contro?”. Io ci restavo male e pensavo: “A me venite a dirlo?”. Io ho messo la mia vita intera per costruire qualcosa di giusto e vero fuori dalle istituzioni, non capite il lavoro che stiamo facendo? Non vi fidate? Non posso cantare tutta la vita In alto la mia banda (anche se mi piacerebbe farlo), la faccio ancora, ma ci sono anche altre cose».

La narrazione è inframezzata da alcuni momenti di riflessione, in cui Militant esprime la sua opinione su cosa sia il rap: «Il rap è poesia orale per cominciare, poi è il grande casino che riusciremo a creare insieme. Ci sono tre passaggi in quest’arte: l’affermazione di sé, l’affermazione di sé nell’ambiente in cui si vive, il messaggio da lanciare al mondo». Su come vada fatto, invece: «La rima baciata funziona sempre, la rima alla fine di ogni singola frase seguendo un tempo continuo in quattro quarti uno-due-tre-rima […]. Ma va bene lo stesso, nel rap bisogna sentirsi liberi, non seguire le regole in modo schematico altrimenti diventa noioso, l’importante è che alla fine uno dica “wow!”. Potremmo farla anche la rima baciata […] ma le rime con i verbi all’infinito, -are, -ere, -ire, sono tutte uguali, non restano impigliate nella mente e danno l’idea di una mancanza di idee».

E sulla scena attuale: «So anche che il rap e la trap che ascoltano esalta i soldi, il lusso, la droga, il sesso come consumo, le donne insultate come intercalare. E chi ascolta certa musica è portato a parlare e pensare in quel modo. […] Che poi a tredici-quattordici anni da chi li prendi i modi di fare? Di parlare? Le “mode”? Dai più grandi, i fratelli vicini, i tuoi vicini, stai lì, zitto, ascolti e impari».

A Roma

Nonostante, come abbiamo già scritto, Militant A si sposti in continuazione da un luogo all’altro d’Italia e del mondo, è evidente, già dal titolo del resto, che le sue radici sono a Roma, in particolare nei quartieri Centocelle, dove si trova la scuola Iqbal Masih, e nella zona del Pigneto-Prenestino, Torpignattara, Marranella, Casalbertone, dove è è sgorgato il lago della Snia.

Il lago ex-Snia a Roma. Foto: Hope House Roma.

Accanto e insieme a lui agisce una rassegna di personaggi eterogenei che lavorano “dal basso” per costruire nuove idee di socialità condivisa, dai centri sociali alle scuole: il Pifano, con le «mani da contadino e il volto incazzoso da antico dio greco», la preside Simonetta, la Maestra Susanna, il compagno Piero Pesce, Mario Paloni e Alessandro Fiorillo del Forum Territoriale Permanente del Parco delle Energie, Alessandro Pieravanti, Flavia, Marco, Enzo, Matilde, la comunità senegalese. Uno dei punti di arrivo di questo lavoro collettivo e culmine e sublimazione di tutti gli sforzi, gli incontri e le collaborazioni disseminate nel libro è il concerto al lago, una grande festa a cui partecipano più di cinquemila persone. Obiettivo realizzato a colpi di “avoja”, quasi una weltanschauung che contamina il lettore, corrente di energia sotterranea che anima il protagonista a un lavorio costante di fatto di micro-resistenze e rivendicazioni sociali.

Avoja

«Dopo l’uscita del Lago che combatte anche il Pifano mi guardò con occhi diversi e io ne ero felice: avevo conquistato il quartiere e questo per me voleva dire conquistare il mondo».

«Conquista il tuo quartiere e conquisterai il mondo» dicevano i pionieri dell’hip hop. Militant A ha fatto sua questa massima, calandola in un contesto improntato all'”agire locale, pensare globale” associativo e volontario, fuori dalle istituzioni ma inclusivo e aperto, consapevole che «le battaglie concrete sono sempre sulle spalle della scena underground». Il suo libro ne è manifesto e testimonianza. Come scrive lui stesso nella conclusione del libro:

«Daje sempre, daje forte, daje tutti».

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Stefano Cavallini

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