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Allan Simonsen: il silenzioso uomo delle finali

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Gianmarco Cenci

Nessuno oggi si ricorda di Allan Simonsen, nonostante i suoi quasi vent’anni di carriera, nonostante i record, le vittorie e il Pallone d’Oro. Non ancora ventenne, il danese esordì nel 1971/72 con la maglia della squadra della sua città natale, Vejle, per poi partire a compiere la sua parabola in giro per l’Europa. Sempre con la maglia biancorossa del Vejle BK concluse la sua carriera nel 1988/89, dopo aver giocato 500 partite e messo a segno ben 202 reti con le squadre di club. Punto di riferimento della sua nazionale, con cui disputò 55 presenze condite da 20 reti, l’ex attaccante ha proseguito la sua carriera nel mondo del calcio anche dopo il ritiro, diventando allenatore prima del suo amato Vejle BK e poi della Nazionale delle Far Øer e del Lussemburgo – ma quest’ultima non è stata una fase particolarmente esaltante della sua carriera. Che cos’ha, quindi, di speciale questo danese con il vizio del gol? È il detentore di un record molto particolare: è l’unico giocatore della storia ad aver segnato una rete nelle finali di tutte le competizioni UEFA per club.

Allan Simonsen: tre gol per la Storia

Allan Simonsen con la maglia del Borussia Mönchengladbach. Foto: Wikipedia.

Non è cosa da tutti segnare nelle finali. La più importante partita della competizione richiede una concentrazione superiore, una freddezza e una lucidità fuori dal comune. Non è così scontato che un grandissimo campione abbia queste caratteristiche, tant’è che un giocatore straordinario come Gonzalo Higuaín convive con la scomoda etichetta di “attaccante poco decisivo nelle finali”. Allan Rodenkam Simonsen non aveva questo problema. Non importava che giocasse la finale di Coppa dei Campioni, di Coppa UEFA o di Coppa delle Coppe: se era in campo, metteva la palla in rete. Nacque a Vejle il 15 dicembre 1952: la sua città natale sarà il trampolino di lancio per quei palcoscenici europei sui quali mostrerà il suo innato talento per il gol. Alto solo 1,65 ma agile e scattante, Allan Simonsen vinse, con la maglia del Vejle BK Campionato e Coppa di Danimarca nella sua stagione di debutto. Le sue prestazioni con la squadra della sua città gli valsero subito la chiamata di un club con il quale avrebbe scritto la sua pagina sul grande libro della Storia del Calcio: il Borussia Mönchengladbach.

Nelle sette stagioni che trascorse con la maglia dei Fohlen, Allan Simonsen si tolse grandi soddisfazioni. Nonostante un inizio difficile, ai margini della squadra per i primi due anni, il danese riuscì a imporsi da protagonista in quel Borussia Mönchengladbach capace di vincere tre Meisterschalen consecutivi, una Coppa di Germania e due Coppe UEFA, arrivando anche a disputare la finale di Coppa dei Campioni. Proprio con la maglia verde del Mönchengladbach mise a segno due dei tre gol che gli valsero il record che tuttora detiene. Nel 1975 il suo Borussia disputò la finale (che allora si disputava su due partite) contro il Twente: dopo lo 0-0 in casa, i tedeschi annichilirono gli olandesi a Enschede per 5-1 e Allan Simonsen partecipò alla festa con una doppietta. Meno dolce fu la rete segnata nella finale di Coppa dei Campioni del 1977, giocata in partita unica a Roma contro il Liverpool: il gol del danese portò i Fohlen su un momentaneo 1-1, ma i Reds riuscirono a prevalere con il risultato finale di 3-1. L’amarezza della sconfitta fu però mitigata dalla vittoria del Pallone d’Oro – il primo per un danese – che era riuscito a sconfiggere mostri sacri come Kevin Keegan e Michel Platini. Non perse il vizio di segnare in una finale europea in occasione della seconda Coppa UEFA del ‘Gladbach, nel 1979 (segnò su rigore nella partita di ritorno a Düsseldorf, che fissò il risultato sul complessivo 2-1 che valse la vittoria ai tedeschi contro i serbi della Stella Rossa di Belgrado), ma era ormai giunto il tempo di cambiare aria e cedere alla lunga corte del Barcellona.

Dopo 178 presenze e 76 reti in quella che allora era la Germania Ovest, la Catalogna appena liberata dall’autoritarismo centralista del Generalissimo Francisco Franco si apprestava a diventare la sua nuova casa e, per le successive tre stagioni, avrebbe ripagato a suon di gol la fiducia mostrata dai catalani. Pur con fra qualche fatica in campionato, anche quelli in terra iberica furono anni di trofei, come dimostrano la Copa del Rey del 1981 e la Coppa delle Coppe del 1982. A proposito di quest’ultima vittoria, Allan Simonsen non potè esimersi dal segnare il suo nome nel tabellino dei marcatori della finale: proprio al Camp Nou, nella finale unica giocata contro lo Standard Liegi, il danese segnò la rete che sancì l’inizio della rimonta blaugrana, vittoriosi per 2-1 sui belgi. Il record era ormai stato raggiunto e Allan Simonsen era nella Storia del Calcio. Il tempo del danese in Catalogna stava però per esaurirsi: una regola di allora non concedeva alle squadre spagnole di avere in rosa più di due giocatori stranieri e a Barcellona era appena arrivato un certo Diego Armando Maradona. Uno fra Simonsen e Bernd Schuster doveva lasciare e il danese, allettato da un’interessante offerta, decise di salutare la Spagna dopo 98 presenze e 31 reti.

Allan Simonsen era stanco delle pressioni dei grandi palcoscenici calcistici quando gli arrivò l’offerta del Charlton Athletic, una squadra della Seconda Divisione inglese, decisa a fare follie per lui. Per 80.000 sterline a settimana e un’atmosfera lontana dalla frenesia di Barcellona, Simonsen accettò la folle offerta e partì per l’Inghilterra. Il Presidente voleva ripopolare il proprio stadio di tifosi, sempre meno attaccati alla squadra, e l’arrivo di Simonsen gli sembrò un’idea geniale: il giocatore si sarebbe ripagato da solo, secondo il Presidente. Purtroppo per lui, sbagliò completamente i calcoli e a stagione non ancora finita Simonsen lasciò la squadra, giunta sull’orlo della bancarotta. La strana avventura inglese durò solo 16 partite, condite da ben 9 gol, comunque utili per garantirgli il terzo posto all’edizione del Pallone d’Oro del 1983: fu preceduto da Kenny Dalglish e Michel Platini, vincitore. A 33 anni e con l’intenzione di chiudere la carriera in un luogo tranquillo, Allan Simonsen fece ritorno dove tutto era iniziato. Era ora di tornare al Vejle BK. Era ora di tornare a casa.

Allan Simonsen: dimenticato ma indimenticabile

Dopo una carriera trascorsa a segnare frequentando i palcoscenici più prestigiosi d’Europa e a scrivere il proprio nome sui libri dei record, Allan Simonsen è oggi ai più sconosciuto. Ha preferito una vita più appartata, come se non si sentisse a suo agio nel grande calcio. Strano per uno che nelle finali ha sempre mostrato una certa familiarità, una freddezza sconosciuta a molti. Nel corso della sua carriera ha rinunciato a moltissime opportunità: il no all’Amburgo e alla Juventus ai tempi del Borussia Mönchengladbach, i rifiuti al Tottenham e al Real Madrid prima di approdare al Charlton Athletic e poi il costante ritorno in patria, a casa sua. Il Vejle come punto di partenza e di arrivo della vita di uno dei calciatori che, nel suo piccolo, ha fatto la Storia di questo gioco. Nessuno oggi si ricorda di Allan Simonsen, ma nessuno cancellerà i suoi record.

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Gianmarco Cenci

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