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Aritmia cardiaca, il nemico silenzioso dei calciatori

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Arnaldo Figoni
Sami Khedira soffre di aritmia cardiaca. Più precisamente fibrillazione atriale, come annunciato nella conferenza stampa prepartita di Atletico Madrid – Juventus. Dunque, piove sul bagnato in casa Juve. Dopo l’emergenza difensiva dell’ultimo mese, la squadra di Massimiliano Allegri si trova a dover fronteggiare un altro infortunio abbastanza importante. Il tedesco durante la sua vincente carriera è stato spesso condizionato da una serie di stop in infermeria, talvolta anche gravi, come la rottura del legamento crociato nella stagione 2013/14. Già in questo campionato, il centrocampista tedesco ha passato più di sessanta giorni indisposto per problemi fisici. Questa volta l’infortunio che terrà Khedira lontano dai campi è di natura cardiaca, come anticipato all’inizio. Un problema sicuramente non trascurabile, ma per quanto specifico, abbastanza comune tra i calciatori. Alcuni sono stati costretti a concludere anticipatamente la propria carriera, proprio per complicazioni cardiache che talvolta si manifestano all’improvviso. Per quanto l’aritmia cardiaca possa rappresentare una seria patologia per atleti professionisti come i calciatori – vedere il caso di Khedira – normalmente con un intervento mirato si può risolvere il problema. Infatti, Khedira non è il primo – e non sarà neanche l’ultimo – che è andato incontro a simili problematiche. Ovviamente, ci sono patologie cardiache più o meno gravi, che spesso hanno portato a ritiri forzati o peggio ancora, a esiti tragici. Fortunatamente Sami Khedira non corre alcun rischio, anzi. Nella giornata di mercoledì ha annunciato la riuscita dell’intervento di ablazione del focus aritmogeno atriale e che dopo una breve convalescenza – circa un mese di stop – riprenderà l’attività agonistica, tornando a disposizione di Massimiliano Allegri.

Proprio come recitato nel comunicato stampa della Juventus, il problema che terrà il campione del mondo di Brasile 2014 lontano dal campo per qualche tempo non è grave, e soprattutto non rappresenta una minaccia per il proseguo della carriera del calciatore. Come detto in precedenza, Khedira non è il primo ad aver subito questo tipo di intervento. Viene subito alla mente Stephan Lichtsteiner, ex-compagno di squadra proprio del centrocampista tedesco che nel 2015 presenta la stessa patologia. In occasione di Juventus – Frosinone della stagione 2015/16, il terzino svizzero accusa problemi respiratori a fine primo tempo. In seguito si scoprirà che la causa di quel malore è stata proprio un’aritmia cardiaca: stesse identiche problematiche di Khedira. Proprio come per il centrocampista tedesco, anche Lichsteiener si è sottoposto allo stesso intervento. Sempre restando in “casa Juve”, anche lo stesso Cristiano Ronaldo, all’età di quindici anni, si è ritrovato a soffrire della stessa patologia. Come raccontato in un’intervista al Sun dalla madre Dolores Aveiro, il fenomeno portoghese per problemi simili poteva compromettere la sua carriera agonistica. In quel caso il cuore di Cristiano aveva una frequenza di battiti troppo alta anche quando il ragazzo era fermo, facendo allarmare i medici dello Sporting Lisbona. Stessa dinamica e stessa risoluzione del problema. Vedendo la carriera di CR7, l’aritmia cardiaca sembra lontana anni luce. Un problema molto comune che per quanto facile da risolvere, banalmente, non viene riscontrato finché non si manifesta. Questo può portare a problemi più gravi. Rimane ancora vivido il ricordo di Abdelhak Nouri, ragazzo dell’Ajax che durante un’amichevole contro il Werder Brema si accascia a terra per un malore dovuto ad aritmia cardiaca. Una situazione grave che ha portato a una rianimazione del giocatore in campo e successivamente portato all’ospedale via elisoccorso. A distanza di quasi due anni, l’ex-giocatore di calcio ha riportato danni cerebrali permanenti. Lo stato neurologico di Nouri sta migliorando rispetto a prima quando poteva solo respirare autonomamente; adesso infatti Abdelhak Nouri, o più semplicemente Appie, riesce a comunicare con piccoli movimenti con la testa. Quella giornata di amichevole, al tempo fu un vero e proprio shock per molti giocatori olandesi, specialmente quelli che hanno avuto modo di giocarci assieme. Talmente legati a Nouri che alcuni oranje della Serie A prendono indossano il suo numero 34.
Justin Kluivert dedica un gol al suo amico Abdelhak “Appie” Nouri, colpito da aritmia cardiaca in campo. Il giocatore della Roma è un amico con cui ha condiviso diverse stagioni all’Ajax. Foto: LaPresse.
Tutto ciò per dire che ci sono aritmie e aritmie, che possono essere più o meno complicate. Nella maggior parte dei casi però, l’aritmia è un problema facilmente risolvibile come raccontato in precedenza. Viene alla mente una storia curiosa di calciomercato che è saltata proprio per questo motivo. Jonathan Biabiany nel 2014 sta per passare dal Parma al Milan in una maxi operazione che vedeva il passaggio anche di Cristian Zaccardo ai Ducali. La trattativa inizialmente salta per un problema legato al rifiuto della destinazione da parte del difensore campione del mondo 2006. In un secondo momento però, la società emiliana tramite Pietro Leonardi annuncia che il giocatore soffre di aritmia cardiaca e dovrà stare lontano dai campi di gioco per diverso tempo. Pare che durante la visita medica di rito gli fosse stata riscontrata proprio l’aritmia cardiaca, portando così il Milan a ritirarsi dalla trattativa. Dopo diversi mesi Biabiany ottiene nuovamente l’idoneità agonistica e dopo essersi svincolato dal Parma, il giocatore torna ad allenarsi con l’Inter, riprendendo così l’attività sportiva. Sempre restando in tema Inter, c’è una storia simile legata al calciomercato che risale all’estate del 2003. Khalilou Fadiga, centrocampista senegalese dell’Auxerre arriva in nerazzurro, e durante le visite mediche viene riscontrato un problema cardiaco che costringe l’Inter a non considerarlo idoneo all’attività agonistica. I medici consigliano al giocatore di ritirarsi, però Fadiga si oppone a questo verdetto e dopo un anno si trasferisce in Inghilterra, al Bolton Wanderers. Prima di una partita di coppa di lega però il giocatore collassa, e gli viene installato un defibrillatore interno. Ancora di più i sanitari consigliano a Fadiga di ritirarsi, ma il giocatore continuerà a giocare fino al 2007. In quel periodo era ancora vivo il ricordo di alcuni giocatori che morirono sul campo da gioco per dinamiche simili, come Miklos Feher e Marc-Vivien Foé.
Estate 2003, Khalilou Fadiga è un nuovo giocatore dell’Inter. In Nerazzurro non giocherà mai per un problema cardiaco a lui riscontrato. Complicazione più seria di un’aritmia cardiaca, nel 2004 collasserà prima di una partita di coppa di lega. Foto: inter.it
Poi ci sono altri casi come quello di Felice Natalino, giocatori che nella loro sfortuna si ritengono fortunati. In una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, l’ex-centrocampista dell’Inter si racconta in quella che è stata la sua breve carriera. Dopo aver esordito in Serie A e in Champions League con l’Inter, il giocatore passa in prestito al Crotone. Era la primavera 2012 e in quell’anno morì Piermario Morosini, ponendo ulteriormente l’accento su quelli che sono i controlli cardiaci sui giocatori di calcio. In questo caso, a salvare Natalino è stata proprio una visita medica. Natalino infatti era stato inserito tra i convocati per la tournée estiva dell’Inter ed è in quel momento che i dottori gli dicono: «Qualcosa non va al cuore. Hai battiti irregolari. Ti dobbiamo fermare e fare degli approfondimenti». A Natalino viene riscontrata la stessa cardiopatia di Morosini, e nella stessa intervista racconta di come Felice si sia salvato per il semplice fatto che non stava giocando una partita. A quel punto il giocatore stesso annuncia il suo ritiro, sorprendendo la società e i giornalisti, mettendo una foto sui social. Adesso Felice è di nuovo nell’Inter in veste di osservatore per la prima squadra. Lo stesso Natalino soprattutto si ritiene ancora più fortunato quando il calcio italiano viene colpito dalla prematura scomparsa di Davide Astori, tragedia che fa ancora più riflettere sulla necessità di controlli sempre più approfonditi per evitare complicazioni, che se non trattate a dovere, possono risultare talvolta fatali.

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