Il paesaggio di Internet: cos’è cambiato?

Il 2018 è stato un anno fondamentale per la nostra percezione di Internet. Il mondo virtuale si riflette da sempre sul mondo reale, ma gli ultimi risvolti di questa interazione si sono rivelati particolarmente sinistri. Il caso di Facebook e Cambridge Analytica e le armate di bot su Twitter ci hanno portato a pensare che i social network siano una minaccia per la democrazia, ma questi non sono i primi campanelli di allarme: gli attacchi da parte di hacker russi in Ucraina ci dicono che Internet è già un teatro di guerra, cosa che in un mondo sempre più interdipendente è fonte di serie preoccupazioni. La piega presa è certamente diversa da quella intesa dai creatori, che hanno pensato Internet come una rete decentralizzata in cui nessun nodo fosse più importante degli altri: «Rifiutiamo re, presidenti e voto, crediamo nel consenso diffuso e nel codice funzionante». Cos’è cambiato?

La struttura

Una delle differenze maggiori tra Internet odierno e quello passato è il paesaggio virtuale: dieci anni fa Internet era costellato di blog e forum e la dimensione media di un sito web era molto più piccola, mentre oggi non si può fare a meno di notare il dominio di pochi giganti, quali Google, Youtube, Facebook, Instagram, Netflix e Amazon per il mondo occidentale.

struttura del paesaggio di internet
Mappa di Internet, da Wikipedia.

Anche il fatto che sia necessario specificare dove siano famosi i vari siti web è una grande differenza con il passato. Inizialmente Internet non conteneva nessuna idea di geografia; al contrario il fattore principale della sua nascita è stato la necessità di trasmettere informazioni più velocemente senza incontrare problemi di distanza. Al giorno d’oggi la geografia è tornata prepotentemente su Internet e, sebbene sia relativamente facile aggirare le restrizioni geografiche, i vari siti web sono molto più regionali. Occidente, Russia e Cina navigano su piattaforme distinte con relativamente pochi punti di contatto. In prima battuta, tutto questo è dovuto al cambio dell’utenza principale e del modo di accesso al mondo virtuale, ma anche al fatto che gli interessi sociali e commerciali dovuti al fatto che il mondo virtuale connette un’enormità di persone. Dopo la primavera araba non esistono più politici che sottovalutano la potenza di Internet e dei social network, e anche i problemi emergenti dallo sfruttamento improprio di questo canale di comunicazione hanno portato molti stati a cercare di prendere le redini del mondo virtuale, per quanto possibile.

Diversi marinai e diverse navi

L’aumento vertiginoso dell’utenza di Internet ha portato a un cambiamento radicale nella composizione demografica del mondo virtuale: inizialmente erano presenti molteplici barriere che un utente doveva superare per fare uso di internet.

utenti e paesaggio di internet
Incremento degli utenti di Internet dal 1990 al 2016, da Our World in Data.

Era necessario innanzitutto possedere un computer, cosa non banale agli inizi; inoltre, un livello minimo di alfabetizzazione informatica e di conoscenza dell’inglese erano necessari per gli utenti intenzionati a navigare su internet. Importante non dimenticare la figura dell’utente medio di internet agli albori: persone che vi si trovano o per lavoro, e quindi scienziati o informatici, o coloro che vi si trovavano generalmente per curiosità. Non dimentichiamo che fino a non troppo tempo fa, navigare su internet veniva considerato un hobby. L’allargamento dell’utenza ha portato inevitabilmente a un abbassamento delle abilità dell’utente medio, e contemporaneamente è diminuito il numero di persone capaci di comunicare nella lingua comune di Internet, l’Inglese. Il nuovo utente medio non è interessato a esplorare quanto il suo analogo del passato, ma vuole sfruttare i servizi reperibili su Internet. Questo porta necessariamente a uno spostamento nell’offerta da parte dei siti web, portando alla proliferazione dei siti che offrono servizi. Inoltre è importante non dimenticare che su Internet il raggio d’azione è molto più elevato: è possibile avere clienti potenzialmente in tutto il mondo. Tutto questo, combinato al fatto che ogni essere umano interagisce con un numero limitato di individui e visita un numero limitato di luoghi (e non c’è ragione di pensare che questo sia diverso per il mondo virtuale) implica che su Internet la dipendenza dalla popolarità sia molto più forte: i più famosi proliferano, gli altri vengono dimenticati, portando a un accentramento dei servizi su pochi membri. L’utenza però non è il solo grande cambiamento per quanto riguarda Internet: anche il modo in cui vi accediamo è cambiato radicalmente a causa degli smartphone.

effetto delle piattaforme sul paesaggio di Internet
Computer (in blu) contro Smartphone (in verde), da Statcounter.

Gli smartphone hanno facilitato l’accesso su Internet, ma hanno reso la navigazione casuale molto più scomoda: non a caso maggior parte delle compagnie che offre servizi su Internet ha lanciato la propria app, rendendo tutta l’esperienza molto più circoscritta. Tutto ciò si traduce in una relazione asimmetrica tra i partecipanti di Internet. Ci sono pochi membri di grandi dimensioni che si rapportano a un’infinità di nodi di piccole dimensioni, gli utenti individuali, struttura in netto contrasto con la rete paritaria intesa all’inizio. Infine, il fatto che una fetta rilevante della popolazione mondiali si trovi su Internet senza spesso possedere un’adeguata conoscenza della struttura sovrastante, rende tutti più vulnerabili a attacchi informatici su larga scala, che rappresentano un rischio soprattutto dal punto di vista dei dati personali sensibili.

Questione di Informazione

Le considerazioni sulla struttura di Internet inducono a chiederci: in che direzione fluisce l’informazione? In una rete paritaria, i dati vengono scambiati dai vari nodi della rete senza che vi siano dei nodi dominanti. In una rete fortemente asimmetrica, al contrario, i nodi grandi assorbono i dati provenienti dagli utenti individuali in cambio di vari servizi. E le informazioni ottenute da questi grandi nodi conferiscono loro il potere di prevedere o influenzare le decisioni degli utenti individuali. La questione dei rapporti di potere su internet è la punta dell’iceberg di un dibattito molto più profondo: posto che i sopracitati titani di internet hanno già acquisito un carattere monopolistico, è più importante cercare di rompere questi monopoli tentare di riportare la rete verso la decentralizzazione, o è meglio semplicemente regolamentare i giganti senza troppo interferire nella loro attività?

Da una parte, viene contestato il potere che hanno acquisito alcune compagnie, in particolare Facebook, Google e Amazon, che oramai hanno abbastanza potere e denaro per schiacciare o comprare qualunque forma di competitor prima che diventi grande abbastanza da minacciare il loro predominio. Instagram e Whatsapp sono solo i più noti acquisti della compagnia di Mark Zuckerberg, ma la lista completa è abbastanza impressionante. I sostenitori di questa posizione vorrebbero che l’Antitrust americana frammentasse le compagnie tecnologiche troppo grandi come fece all’inizio del Ventesimo secolo con Standard Oil. Dall’altra, l’argomentazione principale è che delle grandi aziende con un’enorme riserva di dati possono fare cose fuori dalla portata da compagnie di piccola dimensione: l’intelligenza artificiale è in grado di rivoluzionare il mondo in cui viviamo, ma per farlo ha bisogno di moli enormi di dati. C’è chi dice che le sfide del futuro siano così grandi da necessitare un approccio basato su algoritmi di machine learning nutriti con enormi quantità di dati, cosa fattibile solo per gli attuali giganti tecnologici.

Quindi?

Il cambiamento strutturale del mondo virtuale è molto probabilmente irreversibile: i giganti di Internet hanno fatto in modo di rendersi indispensabili per una fetta di attività economiche molto più grandi della loro. Pensiamo a molti giornali che oramai vengono letti (o sono presenti) solo sul web, e cosa succederebbe se Facebook sparisse da un giorno all’altro, o a quanti esercizi commerciali hanno affidato buona parte dei loro introiti ad Amazon. Come altri problemi del giorno d’oggi, il problema della regolamentazione di siti web è un problema globale, in cui i singoli stati possono fare poco. Nel nostro piccolo, quello che possiamo fare è discuterne.

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