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Icardi’s logic: storia di un rapporto mediatizzato

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Daniel Bonfanti

Nel 1979 David L. Altheide e Robert P. Snow pubblicarono Media Logic, un volume che sarebbe diventato un classico degli studi sulla comunicazione contemporanea, segnando un punto di svolta nell’analisi del rapporto tra i media e la società. Da quel momento fu proprio l’approccio metodologico a cambiare: non più uno studio sulle reciproche influenze esistenti tra i media e la cultura, ma uno sguardo d’insieme, un tentativo di analizzare la società intera alla luce di un cambiamento continuo e incessante. In sostanza la realtà non subisce stimoli e suggestioni dai media, o meglio non esistono due elementi separati da considerare; esiste solo un’unica realtà, quella mediatizzata. La media logic, appunto, ricopre in modo totalizzante la società in cui viviamo, il “sistema” inteso come l’insieme dei rapporti che caratterizzano la vita degli uomini ogni giorno. Così cultura, politica, sport e tutti gli altri ambienti dello spettacolo (già lo aveva intuito Guy Debord, per il quale lo spettacolo non è «un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui, mediato dalle immagini») sono pervasi dalla logica dei media, che porta con sé linguaggi, tempi e spazi nuovi attraverso i quali esprimersi ed affermare la propria immagine, sia essa quella di un politico, di un personaggio pubblico o di un calciatore.

Mauro Icardi probabilmente non conosce Altheide e Snow, e nemmeno il suo allenatore Luciano Spalletti. La differenza tra i due però è che il primo queste dinamiche le ha fatte proprie, sa come sfruttare la logica dei media perché vi è nato e cresciuto dentro. Il secondo invece appartiene – anche lui inconsapevolmente – ancora al primo approccio, quello che cercava di studiare la realtà e i media come due fenomeni separati, tant’è che nella conferenza stampa precedente alla gara di ritorno tra Inter e Rapid Vienna ha affermato: «Queste situazioni non si risolvono con like e chat, più realtà e meno social». Il linguaggio dell’ormai ex capitano dell’Inter però è diverso, e lo è sempre stato: Mauro Icardi ha portato all’estremo un cambiamento che ormai è ben visibile ai più, una mutazione che ha coinvolto i luoghi nei quali far sentire la propria voce nei confronti di un’istituzione (in questo caso un club) e i tempi attraverso i quali farlo, diventati sempre più veloci e repentini, quasi immediati. Sì, l’estrema mediatizzazione della società porta ad un’immediatezza dei linguaggi, sembra strano. Il rapporto mediatizzato tra Icardi e l’Inter è però solo un esempio del cambio di rotta nelle relazioni tra calciatori e club, un ribaltamento delle forze in campo che nemmeno l’avvento di un Ad ferreo come Marotta è riuscito a riequilibrare, nel quale i media e soprattutto i social media hanno avuto un ruolo determinante.

Icardi – Inter: un rapporto complesso

Il rapporto tra il calciatore argentino e il club milanese è da tempo complicato – è sotto gli occhi di tutti – e alla costruzione di questa conflittualità hanno partecipato nel tempo media diversi. Il primo episodio riguarda il medium più antico, il libro. Nel 2016 Icardi decise di pubblicare la sua autobiografia, nella quale era contenuta la sua versione dei fatti avvenuti a Reggio Emilia un anno prima. L’allora capitano dell’Inter accusava in modo pesante alcuni tifosi della curva nord, che in tutta risposta avevano chiesto alla società di togliere la fascia al calciatore argentino. Zanetti e Ausilio non ascoltarono le pretese degli ultras e la situazione si risolse con una multa e con una richiesta di ristampa del libro senza le pagine incriminate. Di fatto avvenne una censura da parte dell’Inter nei confronti del suo calciatore-autore.

L’autobiografia di Mauro Icardi, uscita per Sperling&Kupfer nel 2016.

Tra i tweet del suo agente e moglie Wanda Nara e le richieste di aumento dell’ingaggio, non si può dire che la relazione tra le parti sia mai stata serena, ed è arrivata ad un punto di rottura – forse definitivo – negli ultimi mesi. Alla tranquillità del rapporto di certo non ha contribuito la presenza costante a Tiki Taka di Wanda Nara, caso unico all’interno del calcio nostrano. Non è mai accaduto infatti che un procuratore di un giocatore ogni settimana rilasciasse dichiarazioni sul suo assistito in tv nel ruolo di ospite fisso di un programma. Come si diceva prima, però, la logica dei media occupa in modo totalizzante i rapporti, impone i suoi linguaggi e i suoi tempi veloci, e Icardi ha rappresentato l’esempio estremo – nel mondo del calcio – di questo cambiamento. Queste tensioni costanti nei confronti del club costruite da Icardi e da Wanda attraverso un abile, anche se inconsapevole, movimento tra lo spazio mediatico sono state mal sopportate dal nuovo dirigente nerazzurro Beppe Marotta che, dopo aver trascorso un periodo di ambientamento nella nuova società, ha iniziato a prendere le proprie decisioni. Ha incominciato, lui stesso, a fare le sue mosse in questo rapporto estremamente mediatizzato, scatenando una guerra tra le parti che mai aveva raggiunto questo livello e che, naturalmente, è combattuta sul piano mediale. Con buona pace di Spalletti.

Come detto, l’immediatezza in questa guerra mediale la fa da padrona, e delinea un botta e risposta continuo, colpi di scena a ripetizione che è difficile seguire passo dopo passo ma che, appunto, vanno colti nel loro insieme. Dopo la revoca della fascia da capitano a Icardi e la scelta dell’argentino di non andare in trasferta con la squadra a Vienna, alla quale ha fatto seguito il rimprovero di Spalletti e la mancata convocazione in campionato, si è giunti all’apice di questo scontro, precisamente domenica 17 febbraio. Il punto più alto di questo rapporto spettacolare non poteva che essere messo in scena su quello che è ancora il medium più popolare di tutti, la televisione. Domenica sera infatti al posto di Tiki Taka è andata in onda la prima puntata del C’è posta per te football edition. Pierluigi Pardo è diventato Maria De Filippi e ha intervistato il procuratore di uno dei calciatori più importanti del nostro campionato, che in lacrime di fronte alle telecamere ha raccontato di come il suo assistito, suo marito, stesse affrontando dei giorni veramente difficili, e non volesse abbandonare il suo club. All’improvviso però, Carramba che sorpresa!, è intervenuto telefonicamente l’Ad più famoso del calcio italiano, assicurando all’agente che il provvedimento era stato preso in grande serenità e non doveva intaccare il rapporto tra il calciatore e l’azienda.

Che spettacolo!

Ciò che è andato in onda domenica sera sulle reti Mediaset potrebbe sembrare surreale, ma appartiene in toto al tipo di rapporto intrattenuto tra Mauro Icardi e l’Inter in questi anni. Nei giorni seguenti è comparso un articolo sulla Gazzetta dello Sport secondo il quale il calciatore argentino avrebbe detto che senza fascia da capitano non avrebbe più indossato la maglia nerazzurra. La dichiarazione è stata presto smentita su Twitter da Wanda Nara, che ha accusato il giornale di essere complice della società milanese.

Poi, come detto, sono arrivate le dichiarazioni di Spalletti in conferenza stampa che, per quanto anacronistiche, sono apparse come un monito ad Icardi, a Wanda Nara e all’Inter stessa, rappresentata in questo momento dal’Ad Giuseppe Marotta. Il tecnico di Certaldo, abituato forse più di ogni altro suo collega a rimanere a contatto con l’essenza delle cose, ha invitato tutti a spostare il dibattito alla Pinetina, con l’obiettivo di riportare il conflitto dalla dimensione spettacolare a quella reale. È notizia di pochi giorni fa infatti che Marotta, Icardi e alcuni membri dello spogliatoio dell’Inter si sono incontrati in gran segreto per cercare di trovare una tregua, se non proprio una pace definitiva, funzionale alla serenità del gruppo in vista degli ultimi mesi di campionato.

Il linguaggio di Icardi però rimarrà lo stesso: veloce, diretto e senza fronzoli. Immediato, figlio della logica mediale, privo di una delimitazione precisa tra la sfera pubblica e quella privata. Il suo modo di comunicare non è diverso da quello che appartiene anche ad altre relazioni tra calciatori e club. Semplicemente è enfatizzato, portato all’estremo, ma talmente abituale da apparire ormai come normale, tanto che nessuno ci fa più caso. Anzi, tutti ormai aspettiamo impazienti di assistere alla prossima puntata dello spettacolo. Su un libro, su un quotidiano, tra le storie Instagram, in tv o attraverso un tweet: i canali attraverso i quali appassionarsi alla storia si confondono, sono molteplici e diventano, essi stessi, la realtà.

 

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