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Zinchenko, il talento atipico lanciato da Guardiola

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Andrea Braschayko

A chi segue il calcio inglese con una certa assiduità sarà capitato più di una volta nel corso di questa stagione di trovare un intruso nella formazione titolare del Manchester City: il ventiduenne ucraino Oleksandr Zinchenko. Per intruso si intende – nel contesto dei citizens – un calciatore pagato meno di trenta o quaranta milioni di euro. Il centrocampista cresciuto nello Shakhtar, infatti, è arrivato nella città più indie della Gran Bretagna da sconosciuto, alla modica cifra di quattro milioni di euro, pagati nel 2016 all’altrettanto sconosciuta ai più Ufa, modesta squadra della prima divisione russa.

A onor del vero, Zinchenko quell’anno era uno dei prospetti più interessanti del calcio ucraino, un giovane trequartista che poche settimane prima aveva battuto il record di Shevchenko come marcatore più giovane della nazionale maggiore (nel 4-1 in amichevole contro la Romania a Torino) e faceva il suo esordio a Euro2016.

Poco più di due anni dopo, Zinchenko ha già raccolto più di trenta presenze in un anno e mezzo con la maglia del City, mettendo a segno una rete condita da cinque assist. La vera esplosione è però avvenuto nell’ultimo mese: nelle ultime cinque gare non è mai uscito dal campo, venendo eletto miglior giocatore della finale di Carabao Cup vinta ai rigori con il Chelsea e addirittura miglior giocatore del mese di febbraio sul sito ufficiale del City, superando con il 70% di preferenze due mostri sacri come Aguero e Sterling.

Zinchenko sin dal primo giorno al City è stato una delle anime dello spogliatoio, trovandosi sempre a suo agio con ogni compagno.

L’attestato di stima più grande non poteva che venire però dal suo allenatore Pep Guardiola, che probabilmente non si aspettava di avere in cantina un professionista del genere: «Sasha mi ha dimostrato l’importanza di essere un grande uomo. Quest’estate doveva lasciare la squadra, ma non l’ho mai visto lamentarsi o non dare il massimo in un singolo allenamento. Ora sta venendo ripagato. Lo aspetta una grande carriera, spero qui al Manchester City».
Pochi giorni dopo queste parole, Zinchenko disputa nuovamente un grande match, meritandosi il premio di migliore in campo anche nell’ultima trasferta di Premier contro il Bornemouth.

Dalle giovanili dello Shakhtar ai campi di periferia in Russia

Già prima di diventare maggiorenne, Zinchenko era accreditato come uno dei maggiori talenti dello Shakhtar Donetsk e delle giovanili del Paese. A ragion di questo era il leader del centrocampo sia della rosa dei primi nella Youth Champions League sia nelle varie Under dell’Ucraina.
Il punto di rottura decisivo nella sua carriera avviene nell’inverno tra il 2014 e il 2015, quando si rende conto di rischiare di diventare uno degli ennesimi giocatori offensivi prodotti dal vivaio dei minatori succubi della colonia brasiliana dello Shakhtar, allora rappresentata da giocatori del calibro di Douglas Costa, Alex Teixeira e Bernard. Decide così di risolvere unilateralmente il contratto con il club, che gli aveva negato il trasferimento: da quel momento inizierà una via crucis legale dopo la denuncia della squadra di Lucescu al tribunale sportivo di Losanna, che lo porterà a non poter giocare per circa sei mesi.

Nel frattempo Zinchenko non molla e decide di andare a cercare fortuna in Russia. Una scelta coraggiosa, specialmente a pochi mesi dall’inizio della guerra tra i due paesi e ai successivi tentativi della Federazione Russa di naturalizzare il giovane talento: «Io sono ucraino, e sono qui in Russia solo per lavorare». Nonostante le belle parole, in patria c’è diffidenza nei confronti della buonafede del trequartista, che però, a differenza di altri giocatori ucraini trasferitisi in Russia, continua a essere chiamato in nazionale. Troppo grande il rischio di perderlo per lasciarlo ai nemici che tentano di sedurlo.

Lo cercano il Rubin Kazan e lo Zenit, ma non possono tesserarlo per via dei guai in tribunale: Zinchenko per mesi continua ad allenarsi e a giocare a livello amatoriale nel campionato locale di Mosca. Una brutta fine per quello che doveva essere il futuro del calcio ucraino. Ma neanche in quel momento Zinchenko pensa di mollare, trovando – finito l’iter giudiziario a Losanna, da cui esce più o meno indenne – una chiamata da parte dell’Ufa, squadra più modesta rispetto a chi lo cercava pochi mesi prima ma che gli può garantire un posto da titolare.
In poco più di una stagione Zinchenko si dimostra tra i giovani più promettenti della Premier Liga russa, e si fa vivo l’interesse di nuovo di Zenit, Dinamo Kiev (probabilmente desiderosa di fare uno sgarbo ai rivali dello Shakhtar), Borussia Dortmund e Napoli. A spuntarla è però il Manchester City, che lo gira subito in prestito agli olandesi del PSV Eindhoven per la stagione 2016/2017.

L’esperienza contrastante in Olanda e il ritorno a Manchester

Dopo essere stato provato da Guardiola nelle amichevoli pre-season, Zinchenko lascia subito l’Inghilterra per andare a farsi le osse in un campionato tranquillo ma allo stesso tempo grande produttore di giovani talenti: l’Eredivisie olandese.
La stagione trascorsa con il PSV di Cocu è però altalenante: l’ucraino fa l’esordio in Champions League e gioca spezzoni in campionato, ma nella seconda parte di quest’ultimo perde il posto da titolare, cominciando a giocare più per il Jong PSV, la seconda squadra della Philips che milita nella seconda serie olandese.
Si conferma in ogni caso un centrocampista dall’ottima visione di gioco e intelligenza tattica, prediligendo con il suo mancino più l’assist che il tiro in porta: quattro gli assist nelle diciassette presenze (la metà da subentrante) con la squadra maggiore, ben nove in sette apparizioni con la seconda squadra.

L’esperienza in Olanda non ha consacrato Zinchenko, ma non gli ha nemmeno dato un motivo per mollare tutto.

Dopo la stagione olandese, in cui Zinchenko non è riuscito a consacrarsi definitivamente, sembrano poche le chances per lui di ritagliarsi anche un piccolo spazio nel Manchester City: nel suo ruolo ha davanti gente del calibro di Yaya Touré, De Bruyne, Bernardo e David Silva. Si parla anche di un possibile passaggio al Napoli di Sarri, che però sfuma l’ultimo giorno di mercato.
E in effetti Zinchenko passa i primi mesi alternando panchine a tribune, senza mai mettere il piede in campo. Ma come sempre, Sasha non molla e continua ad allenarsi con foga, affermando che «un allenamento con Pep Guardiola vale più di una partita altrove».
Anche senza giocare diventa l’anima dello spogliatoio, lega con tutti i giocatori, in particolare con Sterling, Otamendi e De Bruyne, diventando protagonista dello loro storie Instagram. In patria c’è chi scherza dicendo che è più un influencer che un calciatore.

E ancora una volta Zinchenko dà il massimo e zittisce tutti, confidando a Pep che per rimanere al City è disposto persino a cambiare ruolo in campo. Ed è più o meno quello che succede dopo gli infortuni dei due terzini sinistri della squadra, il neo-arrivato per la cifra record di 60 milioni Mendy e l’inglese Delph. Pep lo adatta in quella posizione per lui inedita e Zinchenko risponde positivamente, facendosi trovare sempre pronto e raccogliendo quattordici presenze nella scorsa stagione.

Nonostante questo, anche alla vigilia di questa stagione Zinchenko non sembra avere molte prospettive in prima squadra. In estate lo cercano Betis, Fulham e Wolverhampton, tutte offrendo tra i 15 e i 20 milioni al City e offrendogli il posto da titolare a centrocampo. Ma l’ucraino rifiuta, non vuole lasciare Guardiola e i citizens. Sa che il suo momento sta per arrivare.
Comincia nuovamente da terza o quarta scelta nel suo ruolo, ma agli ennesimi infortuni di Mendy e Delph ritrova spazio. Da novembre in poi, arriva il suo primo gol con la maglia del Manchester City, segnato al Burton Albion da 40 metri, il primo assist in Champions League proprio contro lo Shakhtar Donetsk, i primi bonus in Premier League (ben tre assist in sei presenze finora, di cui due nella stessa partita nel 6-0 con il Chelsea). In totale disputa diciotto partite quest’anno: non male per un giocatore che a inizio anno non doveva neanche vedere il campo dalla panchina.

La prima e finora unica esultanza personale di Zinchenko con la maglia del Manchester City, nel 9-0 contro il Burton Albion.

Tra dicembre e gennaio, con il ritorno di alcuni giocatori dagli infortuni, Zinchenko sembra nuovamente perdere il posto, ma sa subito riconquistarselo e il suo febbraio è da favola. Miglior giocatore del mese di una squadra che negli ultimi anni ha speso più di un miliardo di euro sul mercato. Per lui, solo quattro milioni e molto scetticismo. Ma l’ucraino non ha mai mollato e si è guadagnato il suo posto al sole.
Dopo la partita di qualche settimana fa contro il Southampton, in cui Zinchenko ha prima causato l’1-0 degli avversarsi con un errore difensivo ma dopo pochi minuti si è fatto perdonare con un’azione personale sulla fascia regalando l’assist del pareggio a Sergio Aguero, Guardiola ha dichiarato: «Zinchenko è un esempio per tutti i miei giocatori: a tutti capita di sbagliare ma è per pochi il coraggio e la volontà di rimediare subito e non scoraggiarsi piangendosi addosso».
Il ragazzo non sembra avere limiti. Forse non avrà un talento così limpido da giustificare la sua presenza in una delle squadre più forti al mondo, ma riesce a sopperire con una tenacia e forza di volontà che si è vista solo in pochi. Non c’è ostacolo che Oleksandr Zinchenko non possa superare.

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Andrea Braschayko

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