Non sempre il calcio è una scienza esatta: a volte l’elemento del caso non si può trascurare. Perché è solo di sfortuna che si può parlare nel caso dell’ormai ex centrocampista Abou Diaby.
È di qualche giorno fa la notizia che Vassiriki Abou Diaby ha detto basta. Dopo una carriera segnata da un numero di infortuni senza precedenti il giocatore francese, ha deciso di ritirarsi.
A soli 32 anni, il centrocampista con un passato nelle giovanili del Paris Saint-Germain, ha, infatti, annunciato personalmente l’addio al calcio giocato: «Ritengo che sia il momento giusto per chiudere la mia carriera. È stata una decisione dura, ma necessaria. Mi ero concesso un anno per tornare, ma dopo Marsiglia mi sono reso conto delle difficoltà che stavo incontrando. Il mio percorso nel calcio giocato finisce qui». La decisione del ritiro arriva dopo un anno di stop autoimposto. Il giocatore aveva deciso di fermarsi per capire se il fisico fosse in grado di recuperare e tornare o meno all’attività agonistica. Come dichiarato dallo stesso Diaby, però, gli acciacchi e i dolori, ormai presenti anche nella vita quotidiana di tutti i giorni lo hanno costretto a questa sofferta decisione.
Il giocatore
Centrocampista difensivo molto forte fisicamente (191 centimetri), veloce e con una discreta tecnica, tanto da convincere nel gennaio del 2006 Arsène Wenger ad acquistarlo dall’Auxerre per circa 3 milioni di Euro, Diaby ha tutta l’aria di essere un predestinato. L’idea dell’allenatore francese dei Gunners era quella di trovare un giocatore con caratteristiche non dissimili da Patrick Vieira: il centrocampista era passato alla Juventus nell’estate precedente e Wenger era ancora alla ricerca del giusto profilo per sostituirlo.
Il background con cui Diaby arriva in Premier non è tra i più impressionanti: solo dieci presenze nelle due stagioni precedenti all’Auxerre (cinque a stagione) e un solo gol in 496 minuti giocati. Al contempo, la giovane età, il fisico possente e le qualità mostrate anche con l’Under 19 transalpina (con cui vinse il Campionato d’Europa nel 2005), oltre che all’esborso economico non esagerato, ne fanno un buon prospetto su cui puntare. Anche in virtù del fatto che l’ambiente Gunners sembra tra i più adatti, visto il numero di giocatori giovanissimi scoperti in giro per l’Europa e trasformati in campioni di primissimo livello (tra cui proprio il Viera di cui Diaby doveva essere l’erede in campo). Ed è proprio l’Arsenal, vista la lunga permanenza e il positivo ricordo lasciato da calciatore nei tifosi, che ha voluto dedicare al suo ex centrocampista un post su Twitter, qualche ora dopo l’annuncio del ritiro.
Thanks for the memories, @AbouVDiaby ☺️
We're all wishing you the very best following your retirement ❤️ pic.twitter.com/mH23Q0ESPe
— Arsenal (@Arsenal) February 25, 2019
Gli infortuni
Dopo un buon inizio e la prima marcatura con l’Arsenal segnata contro l’Aston Villa, il calciatore subisce il primo, grave, infortunio in carriera: problema alla caviglia e 8 mesi di stop che gli consentono di rivedere il campo soltanto nel gennaio dell’anno dopo. Nelle successive nove stagioni in Inghilterra, Diaby sarà assente per un totale di 1.366 giorni. In totale sono addirittura 42 gli infortuni patiti dal fragilissimo giocatore con gli inglesi.
In tutto questo periodo, Mister Wenger non ha mai nascosto la vicinanza umana e professionale al giocatore, concedendogli ampia fiducia nei momenti in cui i problemi fisici gli hanno dato tregua. Ne sono esempio le stagioni 2008/2009 e 2009/2010, le uniche due dell’intera carriera in cui Diaby ha superato le venti presenze stagionali. Dopo il passaggio al Marsiglia nel 2015, il calciatore perde la prima metà di stagione per recuperare la condizione, per poi infortunarsi nuovamente alla caviglia. L’operazione per recuperare da quest’ultimo problema, lo tiene lontano dai campi per circa sei mesi. Alla fine della stagione 2016/2017 decide di prendersi uno stop per recuperare al meglio, ma, come anticipato, i problemi fisici, per nulla vicini a essere superati, lo fanno propendere per l’addio definitivo.
Oltre ai problemi già citati alle caviglie, il lungo elenco di infortuni annovera tra gli stop più gravi la rottura del legamento crociato, vari stiramenti e problemi a polpacci e muscoli della coscia.
Oltre che il numero degli infortuni, anche i numeri delle partite giocate nelle dieci stagioni all’Arsenal fanno riflettere sulla sfortuna del giocatore. Solo 124 presenze nella massima serie inglese con 14 reti all’attivo, per un totale di 7.820 minuti totali. In media sono 12.4 gare e 782 minuti a stagione, numeri che ci fanno capire come il susseguirsi di problemi fisici abbia inciso sulla carriera di un calciatore negli anni migliori e che, vista la caratura della squadra, avrebbe potuto togliersi ben altre soddisfazioni. Il suo palmares annovera, infatti, soltanto una Community Shield. Neanche la carriera in Nazionale è stata tra le più esaltanti, proprio a causa dei continui stop. Sedici presenze totali e una sola grande competizione giocata da protagonista: il Mondiale sudafricano del 2010, sciagurato per i galletti, incapaci di passare la fase a gironi.
“What if…”
Come giudicare la carriera del calciatore? Un grande “se”, lasciatoci dai dubbi su quello che avrebbe potuto mostrare questo giocatore sfortunato viste le capacità. Emblema della sua avventura resterà sicuramente Liverpool-Arsenal del 2012, partita in cui le caratteristiche del francese vengono tutte fuori: forza fisica, intelligenza tattica, capacità di recuperare palla e impostare, buona visione di gioco, inserimenti offensivi.
Non avremo la controprova e non sapremo mai come sarebbe andata, ma sicuramente l’amaro in bocca per quello che ci siamo persi ci rimarrà.
Fonte statistiche: transfermarkt.it