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Keith Flint, la folle anima dei Prodigy

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Vittorio Comand

Dopo il tragico lutto di Mark Hollis, mente dietro alla band inglese dei Talk Talk, nelle scorse settimane un’altra morte nel mondo musicale britannico ha colto di sorpresa il pubblico: Keith Flint, voce dei Prodigy, è stato trovato morto nel suo appartamento nei pressi di Great Dunmow, nell’Essex. Come rivelato da Liam Howlett, uno degli altri membri dei Prodigy, si è trattato di suicidio: pare che Flint fosse emotivamente distrutto dalla fine della relazione con la DJ giapponese Mayumi Kai, decidendo quindi di farla finita. Un’altra icona della musica degli ultimi vent’anni, come Chris Cornell e Chester Bennington appena due anni fa, che finisce vittima dei propri demoni interiori fino ad arrivare al tragico punto di togliersi la vita.

Keith Flint. (fonte: Twitter)

La nascita dei Prodigy

Ciò che sorprende in particolare nel suicidio di Keith Flint è il fatto che, apparentemente, aveva raggiunto un equilibrio dopo una vita particolarmente traballata e difficile, soprattutto in gioventù: in conflitto con i genitori, i quali divorziano quando lui è ancora un bambino, si mostra altrettanto problematico a scuola. Nonostante sia un ragazzino sveglio, il soffrire di dislessia, unito al suo carattere distruttivo, lo rendono un alunno difficile da gestire, tanto da essere espulso quando ha solo 15 anni. Col passare del tempo, Flint si trova un lavoro come riparatore di tetti e inizia a bazzicare alcuni rave nei dintorni: siamo nella seconda metà degli anni ’80, quando la acid house sta diventando un fenomeno sempre più ampio in Europa, in particolare nel Regno Unito. Nel 1989 Flint incontra il DJ Liam Howlett mentre si sta esibendo a un rave: Flint rimane talmente colpito da chiedergli un mixtape per farlo sentire a un suo amico, Leeroy Thornhill. Nasce qui il primo nucleo dei Prodigy, con Flint e Thornhill che inizialmente si limitano a esibirsi come ballerini sulla musica di Howlett. Dopo aver assoldato il musicista Maxim e la cantante e ballerina Sharky, il gruppo è al completo.

Con l’inizio degli anni ’90, i Prodigy pubblicano una serie di brani che raggiungono un discreto successo nel mondo underground inglese: il singolo di debutto, Charly, raggiunge la terza posizione in classifica, mentre il seguente Everybody in the Place il secondo posto. Nel 1992 esce il disco d’esordio Experience, che ottiene il favore sia della critica che del pubblico. Fra i membri del gruppo, a lavorare attivamente ai brani dell’album è però il solo Howlett, se si esclude la partecipazione di Maxim nella traccia live Death of the Prodigy Dancers. Due anni dopo, il fenomeno dei Prodigy esplode di prepotenza grazie a Music for the Jilted Generation: disco oscuro, tetro, in cui le melodie più spensierate degli esordi lasciano posto a beat alienanti, sintetici, in un ambientazione metropolitana post-apocalittica. Album politico suo malgrado, Music for the Jilted Generation rappresenta l’evoluzione della cultura rave: non più fuga dalla realtà ma lotta contro la società, in un violento tripudio lisergico di sample e ritmiche digitali con l’attitudine incendiaria del rock.

The Fat of the Land

Nel frattempo, il fenomeno del big beat inizia a spopolare: il termine serve a descrivere quella scena, principalmente britannica, che trae ispirazione tanto dal rock, quanto dall’hip hop e dalla techno. Assieme ai Prodigy, fra i maggiori esponenti del genere ci sono gli altrettanto celebri Chemical Brothers, Fatboy Slim e i Crystal Method. In questa nuova ondata musicale, diventata ormai popolarissima, i Prodigy pubblicano quello che è il loro lavoro più riuscito: The Fat of the Land, del 1997. In particolare, è qui che Keith Flint diventa il satanico volto della sua band, grazie al celebre videoclip del singolo Firestarter, in cui presta per la prima volta la sua voce: Flint, pieno di piercing in viso e con una capigliatura luciferina, si lascia andare a una contorta e frenetica danza, mantenendo il suo sguardo pieno di lucida follia indirizzato verso l’obiettivo della videocamera. Non è solo questa canzone a creare scalpore: Smack My Bitch Up, forse il brano più celebre dei Prodigy, viene presto bandito da MTV a causa del suo video in prima persona, dove il protagonista passa una folle nottata fra alcol, droga, sesso e violenza. The Fat of the Land rappresenta l’apice della discografia dei Prodigy: travolgente miscuglio di techno, hip-hop e punk, il disco lega in un intrecciatissima tela un suono energico e trascinante, sintetizzando l’evoluzione della musica elettronica dei primi anni ’90 in una febbricitante danza selvaggia. Al successo planetario del disco si affianca quello delle loro esibizioni: i concerti dei Prodigy sono un concentrato di furiosa potenza, in cui Keith Flint, assieme a Maxim, incendia il pubblico con il suo ballo scatenato.

Dal ritorno alla scomparsa di Keith Flint

Dopo una pausa di tre anni fra il 1999 e il 2002, i Prodigy tornano con nuovo singolo, Baby’s Got Temper, seguito dal disco del 2004 Always Outnumbered, Never Outgunned, dove si può sentire una virata verso un suono più rock. Keith Flint non contribuirà a questo disco, ma il suo personaggio diventa celebre in tutta l’Inghilterra: dopo le lettere di protesta degli spettatori della BBC a causa degli incubi dei bambini più piccoli nel vederlo comparire nel videoclip di Firestarter, Flint si guadagna ulteriore fama per la sua relazione con la presentatrice Gail Porter, finita con l’inizio del nuovo millennio. Negli anni successivi, si dedicherà ad alcuni progetti paralleli, ma svilupperà anche una forte dipendenza da psicofarmaci. Fortunatamente non ne rimane schiacciato, ma riesce a ripulirsi grazie all’incontro con quella che diventerà sua moglie nel 2006, Mayumi Kai. Nel 2009 esce Invaders Must Die, album che segna un ritorno alla graditissima formula di The Fat of the Land e che lancia la band negli anni ’10 con ritrovata sinergia. Lo stesso Flint ritorna a cantare in alcuni dei brani più noti del disco, mentre dal vivo è il solito, incontenibile animale da palcoscenico.

Nel corso degli ultimi anni, Keith Flint sembrava aver trovato una serenità invidiabile: oltre al rinnovato successo dei Prodigy, Flint seguiva con passione il suo team motociclistico, Team Traction Control, e conduceva uno stile di vita regolare in campagna dopo anni di eccessi. In particolare, con l’uscita di The Day is My Enemy nel 2015 e No Tourists nel 2018, la band stava vivendo una sorta di seconda giovinezza, con numerosi di concerti in tutto il mondo (fra cui diverse apparizioni in Italia). Erano le esibizioni dal vivo, come lui stesso aveva dichiarato, ad essere diventate la sua nuova droga. Nonostante una personalità dirompente, Flint è stato ricordato in questi ultimi giorni come una persona estremamente educata e gentile da tutti i musicisti e celebrità che lo hanno conosciuto e hanno voluto omaggiarlo. Keith Flint nascondeva una fragilità insospettabile, purtroppo culminata nel peggiore dei modi, dopo aver ripreso in mano le redini della sua vita. Non è chiaro se i Prodigy continueranno nella loro attività musicale: nonostante Flint abbia iniziato a contribuire alla composizione dei brani solo negli ultimi album, era lui il vero mattatore durante le esibizioni della band, la vena pulsante e la rappresentazione fisica della loro musica.

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Vittorio Comand

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