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Estrema destra e Islam radicale: le corrispondenze del terrore

Published by
Carlo Paganessi

L’attentato presso la moschea al Noor di Christchurch in Nuova Zelanda ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica una subcultura il cui luogo di ritrovo sono principalmente le grandi imageboard di internet, più raramente su Facebook o altri social media. La base ideologica è contigua a quella dell’alt-right statunitense, con idee che si rifanno al suprematismo bianco e alla pulizia etnica nei confronti delle etnie non originarie dell’Europa che vivono in occidente. Altri tratti distintivi di tale subcultura di estrema destra sono il protezionismo in materia commerciale e, più in generale, l’isolazionismo in funzione di assoluto rifiuto della modernità e delle circostanze che questa porta con sé.

Scorrendo i testi lasciati da Brenton Tarrant, il primo tra gli elementi degni di nota è il continuo rimando ad avvenimenti di diversi secoli fa, quasi tutti risalenti a prima del Novecento. Ci sono riferimenti alla presa di Costantinopoli da parte degli eserciti turchi, a Urbano II (il papa che lanciò la prima crociata), mentre sui fucili era presente il nome di Sebastiano Venier, comandante veneziano di parte della flotta della Lega Santa a Lepanto, battaglia che viene ricordata ancora oggi ricordata come una delle peggiori sconfitte dell’Impero Ottomano. In The Great Replacement (titolo del manifesto scritto da Tarrant) una delle ossessioni dell’autore riguarda i tassi di crescita demografica, i quali sono il principale motivo per cui l’invasione va respinta. Auspica un ritorno della famiglia “tradizionale” allo scopo di aumentare i tassi di crescita dei paesi occidentali e la rimozione dell’individualismo che sarebbe di ostacolo all’aumento delle nascite di bambini etnicamente bianchi e occidentali.

Tali principi ideologici, uniti a una retorica legata al continuo riferimento alle tradizioni di ciascun popolo, denotano necessariamente un rifiuto della modernità e della complessità di ruoli e funzioni che questa comporta. Questo è fondamentalmente in linea con il pensiero di ciò che è rimasto dell’estrema destra internazionale dopo il secondo conflitto mondiale e, nella fattispecie, con l’opera di Julius Evola. Lo scrittore e filosofo italiano è considerato uno dei padri ideologici dell’estrema destra, con un’opera che si impernia sul rifiuto del progresso e la connessione di questo con il declino della civiltà occidentale. Tali idee sono entrate a far parte del patrimonio ideologico dell’estrema destra europea salvo poi essere esportate e trovare terreno fertile anche nelle destre sociali d’oltreoceano.

Nel novero di tali gruppi politici di estrema destra si ritrova, ovviamente, l’alt-right statunitense. Questa, grazie a nuovi modi di comunicare attraverso i meme, si è progressivamente appropriata di simboli e elementi della vita quotidiana e hanno costretto le altre parti a prendere posizione contro di essi (si pensi al latte usato come arma di propaganda e gli avversari politici dell’alt-right costretti a porsi in maniera negativa verso il consumo di un alimento base) perdendo, in definitiva, consenso e credibilità agli occhi di chi non riesce a cogliere appieno tale linguaggio. La riservatezza e l’esclusività di tale linguaggio contribuiscono inoltre a creare un notevole senso di comunità, non a caso chi entra a far parte di determinate strutture umane che si sviluppano online (e qui il riferimento non va solo ad alt-right ma anche ai gruppi contigui) proviene da realtà di emarginazione sociale, di solitudine e di incomprensione delle regole comunitarie.

Andando a riesaminare la struttura (seppur leggera, con pochi contatti sporadici tra i membri) dalla quale proviene un individuo come Tarrant, i tratti principali che troviamo sono il rifiuto della modernità, il ritorno al passato, l’esclusione dalla comunità originaria di partenza, l’esclusione dei traditori della stessa fazione. Tale struttura presenta un numero sorprendentemente alto di punti in comune con l’islam radicale e con i radicalizzati che tutt’oggi rappresentano una minaccia notevole per la sicurezza dell’occidente.

Ottima parte degli attentatori che hanno agito sulla base dei precetti dello Stato Islamico o che si sono uniti a questo nella lotta in Siria e in Libia facevano parte del novero degli immigrati di seconda generazione e provenivano da contesti di periferia delle grandi città europee, dove sono cresciuti spesso in contesti chiusi e distanti dalle città, con una spiccata tendenza all’isolamento. A quel punto l’individuo in esame tende a staccarsi dalla società del paese in cui si trova per andare a riagganciarsi a un’altra comunità che lo fa sentire maggiormente accettato. Nel caso di Tarrant sono gli utenti di 8chan, nel caso dei vari Amedy Coulibaly o Adel Kermiche sono le “comunità di credenti” create dai reclutatori direttamente nei paesi europei pescando tra gli immigrati e gli immigrati di seconda generazione per creare un network così detto “di prossimità” in occidente.

Altro evidentissimo punto in comune è quello del rifiuto della modernità e del collegamento tra progresso e declino della società. Nell’Islam (non solo quello radicale) il tema del ritorno al passato è incredibilmente vivo e presente. Ogni qualvolta l’Islam si percepisca in difficoltà, raramente cerca di tendere a qualcosa di nuovo. Più spesso si guarda nuovamente alla “comunità dei credenti” che era la umma originaria, ovvero Maometto con i suoi compagni, i quali rappresentano l’idea di comunità umana perfetta.

La lezione da trarre per gli stati a rischio non riguarda tanto gli strati più reconditi di internet e cosa vi si può nascondere. L’alt-right è solo una minuscola parte del sottobosco della parte “alla luce” di internet e le capacità di vedere gli elementi di pericolo è pressoché totale. La capacità di comprendere anche cosa si vede è più ridotta ma è la natura delle cose: tali comunità usano un linguaggio che evolve con una velocità mai vista prima e rimanere al passo può essere una prova ostica. Parte di queste comunità si estende anche sul deep web (non visitabile con i normali browser) dove le capacità di visione sono ridotte ma comunque importanti. Per tale motivo inseguire sul loro terreno queste comunità può rivelarsi controproducente, esattamente come accaduto con l’Islam militante. Il focus dei paesi obiettivo che intendono difendersi da minacce di questo tipo passa, ancora una volta, nel principio di non esclusione delle persone che vivono sul proprio territorio, dalla difesa e cura della sanità della sanità mentale e dall’educazione dei cittadini.

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