Estate 2017. Il Milan dell’era cinese, nel tentare di ritornare ai fasti del passato, non bada a spese: tra i vari Bonucci, Biglia, Andrè Silva, Kalinic, Kessiè, a rafforzare la rosa c’è anche l’atalantino Andrea Conti.
L’arrivo in rossonero
Faccia da bravo ragazzo, giovane prospetto e la gavetta nella cantera bergamasca alle spalle: il terzino destro classe 1994 è ideale da inserire in un modulo che prevede la difesa a tre, così da sfruttare le sue doti di velocità e di inserimento e le sue capacità di sovrapposizione e di gioco di sponda con il compagno di fascia per arrivare al cross, vera specialità della casa. Con il giusto lavoro sulla fase difensiva, per migliorarne le capacità di ripiegare e di marcare nello spazio stretto, anche un modulo con la difesa a quattro sembra essere nelle sue corde. D’altronde i due anni precedenti all’Atalanta (soprattutto l’ultimo) sono la dimostrazione del valore del ragazzo, archetipo del terzino moderno, sia in termini di qualità di gioco sia in termini di numeri (otto gol e quattro assist nell’ultima stagione in nerazzurro). Per tali ragioni, la spesa di ventiquattro milioni di euro (più il cartellino del giovane Pessina) sembrano un ottimo investimento per la fascia destra del Milan, contesa da Ignazio Abate e Davide Calabria, non sempre convincenti e con prestazioni altalenanti.
L’infortunio e il recupero
Dopo un anno e mezzo le belle speranze sono diventate una beffa. Giusto il tempo di esordire e il numero 12 rossonero si infortuna gravemente in allenamento: legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro rotto, che lo costringe a uno stop di sei mesi. Al rientro, nuovamente in allenamento, Conti si procura un forte trauma distorsivo allo stesso ginocchio operato, che lo obbliga a un nuovo intervento e all’ennesimo lungo stop. Il programma di recupero ne consente la convocazione da fine anno, ma è solo da inizio 2019 che il giocatore sembra essere recuperato, pronto a essere l’innesto interno del mercato di gennaio del diavolo, nella corsa alla tanto agognata qualificazione in Champions League.
Nonostante il pieno recupero, le apparizioni del giocatore lecchese sono centellinate per permettergli di rientrare in forma partita evitando ricadute. Conti si cala perfettamente nella parte e convince addetti ai lavori e tifosi del Milan con una serie di buone prestazioni da subentrante. Grazie a due perfetti assist arrivati dal suo destro, Cutrone sblocca la partita valida per gli ottavi di Coppa Italia contro la Sampdoria arrivata ai supplementari, e Borini segna il primo dei due gol con cui il Milan batte il Genoa al Ferraris, prendendosi addirittura il terzo posto in classifica. Altrettanto buona la manciata di minuti concessagli da Mister Gattuso durante la finale di Supercoppa Italiana persa dal Milan contro la Juventus, così come la gara giocata contro l’Empoli nel mese di febbraio: quest’ultima è stata la prima giocata interamente dal primo minuto dopo gli infortuni e suggellata con l’ennesimo assist (questa volta per Castillejo). In mezzo, altri scampoli di partita e tanta panchina.
Visto il recupero fisico ormai certificato e le buone prestazioni, perché l’esterno destro non trova spazio dal primo minuto con maggiore continuità? La risposta non è univoca, ma certamente frutto di un mix di circostanze. In primo luogo la concorrenza di Abate e soprattutto di Calabria, che, nonostante qualche alto e basso, ha dimostrato di essere entrato nei meccanismi difensivi voluti da Rino Gattuso, garantendosi per il momento i galloni da titolare nelle gerarchie dell’allenatore calabrese del Milan. Arriviamo così all’altra difficoltà: lo schema maggiormente utilizzato dai rossoneri è la difesa a quattro, cui il terzino destro deve ancora abituarsi, sopratutto in termini di disciplina tattica e di libertà offensive, necessariamente inferiori rispetto a un modulo con tre centrali e due esterni che possono giocare qualche metro più avanti e con meno compiti difensivi. La terza è certamente l’ingombrante presenza di Suso, imprescindibile (nonostante le ultime prestazioni non certo esaltanti) per l’attacco dei rossoneri, con spiccati compiti offensivi e poca predisposizione a indietreggiare nella propria trequarti per coprire l’eventuale sortita offensiva del compagno di fascia.
Un insieme di fattori che, uniti a una forma fisica non eccellente, precludono un utilizzo più costante e massivo di Conti. A questo aggiungiamo anche un pizzico di sfortuna: Conti ha saltato le prime due gare di Serie A di aprile contro Udinese e Juventus per un affaticamento muscolare. Nulla di grave, certo, ma si tratta dell’ennesimo intoppo verso il pieno recupero per scalare le gerarchie della fascia destra rossonera.
Il futuro
Il Milan attuale ha sicuramente bisogno del maggior numero di alternative possibili per tornare alla condizione di inizio 2019, che gli aveva garantito il terzo posto e qualche chance di qualificarsi per la prossima Champions League e Andrea Conti rappresenta sia tatticamente che qualitativamente una delle alternative più interessanti vista la difficoltà di costruzione e di sostegno alle punte, spesso isolate là davanti. Con la giusta fiducia e continuità il giocatore può sicuramente riprendere quel filo di assist e buone prestazioni offerte tra gennaio e febbraio.
Il Milan del futuro ne avrà ancora più bisogno: la fascia destra non può contare solo sul trentatreenne Abate, in scadenza a giugno (anche se la società si sta muovendo per un rinnovo annuale) e su un Davide Calabria che non può (come ha dimostrato quest’anno) giocare quaranta partite tutte sullo stesso livello di intensità e attenzione difensiva. Allo stesso tempo, Andrea Conti ha bisogno di questa squadra alla ricerca di certezze per recuperare blasone e trionfi troppo lontani. Il posto è quello giusto: una rosa incentrata su ragazzi giovani (Donnarumma, Romagnoli e Piatek tra gli altri) e con un folto gruppo di italiani, diversi dei quali nel giro della Nazionale di Roberto Mancini, assolutamente alla portata anche di Conti, che la maglia azzurra ha potuto solo assaggiarla poco prima dei due infortuni, durante la sciagurata era Ventura.
Il Milan deve capire cosa vuole diventare e per farlo deve capire come valorizzare giocatori fortemente voluti e che non sono ancora riusciti a dimostrare il proprio valore per problemi fisici, con riferimento non al solo Conti, ma anche a Mattia Caldara, prospetto di assoluto valore che rischia di diventare un oggetto misterioso e una minusvalenza imponderabile per le casse di Via Aldo Rossi. La grande organizzazione societaria che ha portato la squadra sul tetto del mondo meno di quindici anni fa sarà la vera chiave di volta per il recupero del ragazzo che, nelle poche gare giocate in quasi due anni, ha dimostrato il suo valore. Che il Milan torni a fare il Milan: Andrea Conti, difesa a tre o a quattro che sia, saprà dimostrare di valere quei ventiquattro milioni di euro.