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Andrew Yang, il Democratico che piace all’alt-right

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Luigi Bonarrigo

Alle prossime elezioni primarie democratiche statunitensi, che inizieranno ufficialmente a giugno con i primi dibattiti televisivi tra i candidati che avranno raccolto fondi da almeno 65.000 donatori unici, si è candidato un personaggio che fino a poco tempo fa era poco più che uno sconosciuto agli occhi del corpo elettorale americano, e che ha sviluppato uno strano rapporto con i meme e l’alt-right. Stiamo parlando di Andrew Yang.

Rampante quarantaquattrenne, Andrew Yang è un immigrato di seconda generazione nato da genitori taiwanesi. È bene sottolineare che non stiamo raccontando una struggente storia di integrazione volta all’agognato raggiungimento del mitico Sogno Americano: Yang senior, dopo aver ottenuto un dottorato in fisica a Berkeley, ha lavorato per IBM e General Electric. Andrew, invece, dopo un Bachelor of Arts in economia, ha ricevuto un dottorato in legge alla Columbia Law School, tra le più prestigiose università in ambito giuridico del pianeta.
Dopo una serie di notevoli esperienze lavorative (tra le quali è d’obbligo menzionare quella presso lo studio legale internazionale Davis Polk & Wardwell, uno dei più importanti al mondo), nel 2011 Andrew Yang fonda Venture for America, organizzazione non a scopo di lucro con la mission di «rivitalizzare le città e le comunità americane tramite l’imprenditoria» guidando neolaureati e giovani imprenditori nel mondo delle start-up.

Insomma, è chiaro che con Yang non stiamo parlando di una favola moderna simile a quella dell’ambiziosa democratica Ocasio Cortez, giunta a soli ventinove anni e dopo un passato da barista a sedere nel Congresso americano; parliamo bensì di un membro a pieno titolo del gotha imprenditoriale statunitense. Perché allora interi gruppi Facebook, canali Telegram, imageboard e, tanto più, la board /pol/ di 4chan, forum che non è mai stato troppo avvezzo a sostenere un candidato del Partito Democratico, sono stati attratti dal sirenico canto di Andrew? La differenza radicale tra Yang e gli altri candidati democratici sta tutta nei pilastri tematici della sua campagna elettorale, pressoché ignorati, invece, dai competitors più mainstream: tecnologia e accelerazionismo.

Sebbene nel suo programma sia dato ampio spazio anche ad altri temi, quali, ad esempio, la proposta “giolittiana” di alzare da quattrocentomila a quattro milioni di dollari lo stipendio annuo del Presidente degli Stati Uniti, in un’ottica di minor influenza delle lobby sul potere esecutivo, o quella di inserire nella Costituzione una tutela per i cittadini LGBTQ, senza dubbio il voler dare un’Universal Basic Income (UBI) di mille dollari a tutti i cittadini americani dai diciotto ai sessantaquattro anni è stato finora il volano della sua campagna. Ma in cosa consiste la proposta dello Universal Basic Income?

Sospinto dal suo slogan Humanity First, Andrew Yang afferma che nei prossimi dodici anni un lavoratore americano su tre verrà rimpiazzato dalle nuove tecnologie. Per evitare lo scoppio di tumulti sociali, la risposta starebbe nell’UBI, ovvero l’attuazione dell’helicopter money teorizzato dall’economista Friedman come risposta all’incapacità delle politiche economiche di influenzare l’economia reale.

«Supponiamo adesso che un giorno un elicottero sorvoli questa comunità e lanci 1.000 dollari dal cielo, che, ovviamente, verrebbero frettolosamente raccolti dai membri della comunità. Supponiamo inoltre che tutti siano convinti che questo è un evento unico che non sarà mai più ripetuto».
(M. Friedman, The Optimum Quantity of Money, 1969)

Ad uno sguardo più attento, però, vi è una basilare differenza tra helicopter money e reddito universale. Friedman, infatti, teorizzava il lancio di danaro dall’elicottero come evento estemporaneo, volto a fare da impulso ai consumi. Yang invece afferma la necessità di un “dividendo della libertà” per tutti, senza domande, senza preconcetti e per sempre. Questo lo differenzia anche dal nostrano Reddito di Cittadinanza, una misura (adeguata o meno) tarata per contrastare una povertà atavica concentrata in determinate zone del nostro Paese, più che l’epidemica crisi di disoccupazione prospettata dall’avvocato newyorkese in seguito all’avvento della quarta rivoluzione industriale.

Il lettore si chiederà però cosa possa azzeccarci tutto questo con /pol/ e i meme. Eppure, c’entra eccome.

La popolarità del nuovo underdog democratico è accresciuta esponenzialmente a febbraio, quando Andrew è stato ospite del Joe Rogan Experience, uno dei podcast più seguiti al mondo, con oltre sedici milioni di download mensili. Qui ha avuto il palcoscenico adatto per esporre le sue tesi e per attrarre nuovi potenziali elettori. Tra di essi, molti erano utenti di 4chan e Reddit, attirati dalla sua spinta tecno-accelerazionista e assistenzialista. Proprio su Reddit, infatti, nasce /r/YangGang/, che rende simbolico e direttamente associabile a Yang il panorama grafico tratto direttamente dall’iconografia vaporwave, movimento che, in fondo, condivide con Yang la nascita sul terreno fertile della critica all’eccessiva disumanizzazione del capitalismo moderno.

I problemi sorgono però con il “bacio della morte” rappresentato dal supporto di /pol/, la board del popolarissimo forum 4chan nota per aver dato vita all’estremista quanto poliedrica alt-right, la “destra alternativa” [alle politiche del Partito Repubblicano mainstream, N.d.R.], che più volte in passato è stata accusata di essere una culla per valori di estrema destra che non trova(va)no spazio sui media tradizionali.
La salita sul carrozzone del candidato democratico da parte dei politically incorrect ha un doppio risvolto: il crescente numero di meme tematici ha certamente ampliato la base propagandistica di un candidato che, in quanto giovane e sostanzialmente alla prima esperienza politica, era ridotta al lumicino, ed è altresì indubbio che senza questa notorietà mai Yang avrebbe potuto sperare di raggiungere il magic number dei sessantacinquemila donatori, indispensabile per avere un posto al sole nei seguitissimi dibattiti televisivi pre-elettorali americani.
D’altro canto, l’avvicinarsi a /pol/ ha cominciato a portare, oltre che propaganda, anche non pochi grattacapi. L’avvicinarsi agli ambienti che avevano favorito l’ascesa di Trump non poteva non coincidere con un accostarsi ai modi che fecero nascere il momentum internettiano del Presidente degli Stati Uniti in carica.

Alcuni temi trattati dal sinoamericano Yang, in effetti, mostrano certi connotati tipici delle ideologie portate avanti dall’alt-right: Yang supporta una sicurezza più “dura” al confine col Messico e, soprattutto, vuole regolare l’enorme potere (economico e mediatico) dei Big Tech, facendo ricadere i social media nella regolamentazione delle public utilities, e assicurando così la libertà di parola e la riduzione della censura arbitraria applicata dai giganti del web.

La board ha, ad esempio, rinominato l’UBI proposto dal candidato democratico come “NEETbux”, cioè una sorta di stipendio per i giovani  americani di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non sono né occupati né inseriti in un percorso di istruzione o di formazione, i quali pullulano tra i netizens delle imageboard, suggerendone poi l’uso per l’acquisto di armi volte alla “race war”. Un anon (termine con cui sono noti gli utenti di 4chan) ha poi riportato un tweet di Yang sull’acuirsi della crisi degli oppiacei che sta colpendo i giovani americani, introducendolo con la frase «Andrew Yang cares about white people». Frase che in sé non avrebbe nulla di male, se non provenisse dalla board di 4chan, nota per il suo retroterra culturale ricco di nazionalismo bianco e antisemitismo.

Ad esacerbare ancor di più la situazione è stato l’endorsement, tra gli altri, del noto giornalista Richard Spencer. Autodefinitosi “identitario”, Spencer è il coniatore del termine alt-right, nonché il presidente del National Policy Institute, un think tank che appoggia l’ideologia del nazionalismo bianco in Occidente.

Questa supposta comunanza d’intenti ha però allarmato così tanto gli strateghi della campagna da costringere lo stesso candidato a correre ai ripari con un messaggio nel subreddit a lui dedicato:

«I denounce and disavow hatred, bigotry, racism, white nationalism, anti-Semitism and the alt-right in all its many forms. Full stop. For anyone with this agenda, we do not want your support. We do not want your votes. You are not welcome in this campaign».

Ad oggi, comunque, le possibilità di una concreta elezione di Yang a candidato ufficiale del partito dell’asinello sono davvero poche. I più recenti sondaggi non lo danno oltre l’1% e, sebbene lo spazio nei dibattiti pubblici potrà indubbiamente portare acqua (e voti) al suo mulino, sarà difficile battere dei veri e propri giganti del campo democratico come Joe Biden e Bernie Sanders, tanto più che, sebbene diviso e spaccato al suo interno, il Partito Democratico non è in una fase morente come quella in cui si trovava il Partito Repubblicano nel 2015, quando Donald Trump, altro outsider (ma con tutto un altro background mediatico da spendere), fece la sua discesa in campo.

Ma qualora venisse davvero eletto, cosa si potrebbe dire della sua ideologia e, soprattutto, della sua strategia mediatica? Ad oggi, quella di Yang non sembra essere accomunabile a nessuna delle campagne elettorali che abbiamo visto finora. Indubbiamente, la sua scelta di puntare tutto sui forum e sulle imageboard più seguite dai giovani per poter creare una base da cui partire per conquistare l’elettorato è una novità assoluta: è vero, Trump fu indubbiamente aiutato da /pol/ per guadagnare fama online, ma fu un aiuto spontaneo. Per Yang, invece, come suggerito da alcuni degli stessi anon, si tratta di una strategia comunicativa mirata a sommergere e a “forzare” quegli ambienti che avevano rappresentato la marcia in più della campagna trumpiana.

Uno stralcio di una discussione degli strateghi mediatici della Yang Gang da un server Discord di coordinamento.

Per accontentare la base memetica dell’internet anglofono e mondiale, però, Yang si è dovuto prestare a un patto col diavolo. Il suo programma non vede solamente degli argomenti in comune con la destra alternativa, anzi: punti come il dover dare il proprio DNA ad una banca dati dell’FBI per poter ottenere il permesso ad acquistare un’arma, l’assistenza sanitaria gratuita per tutti o il rendere illegale assegnare a un transessuale un genere in cui non si riconosce sembrano punti che un americano medio considererebbe da estremismo di sinistra. Ma il doversi assicurare il supporto del motore memetico mondiale rappresentato da 4chan ha fatto sì che questi obiettivi programmatici fossero completamente oscurati dai tre punti che /pol/ ritiene fondamentali per la sua visione distorta di una specie di socialismo nazionalista: reddito di “NEETanza”, difesa armata del confine e aumento della natalità dei bianchi americani. E poco importa se Yang, probabilmente, non ha mai inteso ciò che gli è stato messo in bocca dalla macchina di cui lui stesso ha voluto impossessarsi. Oramai, grazie agli anon politicamente scorretti, il sentimento del web “mainstream” americano verso il suo programma è generalmente negativo. Andrew Yang è finito, insomma, tra le braccia del diavolo a cui ha venduto l’anima e che, invece, avrebbe voluto fregare.

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Luigi Bonarrigo

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