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Mitchell Dijks: un animale in fascia

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Carlotta Betti

Qualcuno lo chiama “il Trattore”, ma a lui piace di più il soprannome che gli hanno dato i suoi compagni di squadra. «Mi chiamano “Animale”» dice, sorridendo. Quel che è certo è che, partita dopo partita, Mitchell Dijks si sta mettendo sempre più spesso in evidenza. Certo, emergere in una squadra in grave difficoltà quale è stato il Bologna di Inzaghi richiede tempo e impegno, ma ultimamente capita con una certa frequenza che tifosi e opinionisti restino piacevolmente sorpresi dalle prestazioni di questo ragazzo passato finora molto in sordina.

Foto: tuttobolognaweb

Chi è Mitchell Dijks?

Prodotto delle giovanili dell’Ajax, dopo una buona stagione in prestito all’Heerenveen nella stagione 2013-2014, i Lancieri decidono di cederlo al Willem II, neopromossa dalle belle ambizioni. Qui trova un posto da titolare fisso e aiuta il club a raggiungere un ottimo settimo posto. L’Ajax ne resta talmente colpito da decidere di ricomprarlo. Rientrato ad Amsterdam, Dijks si trova subito a proprio agio con sotto la guida di De Boer.  Il 4-3-3, quasi un modulo standard per l’Ajax, gli permette di giocare sempre nel ruolo che gli è congeniale, quello di terzino sinistro. In ventinove presenze colleziona otto assist, aiutando Arkadiusz Milik (quell’anno suo compagno di squadra, insieme a Younes) a raggiungere il titolo di capocannoniere dell’Eredivisie.

Purtroppo, il titolo sfuma per un soffio e il 12 maggio 2016 De Boer dovrà lasciare spazio a Peter Bosz. È forse questo il momento in cui la carriera di Dijks prende una piega decisamente negativa. Con il nuovo tecnico Mitchell non è più un titolare inamovibile, ma si alterna con Sinkgraven, che viene spostato con buoni risultati al ruolo di terzino dopo aver svolto quelli di ala sinistra e trequartista nella stagione precedente. Pur avendo trovato il campo con una certa regolarità, a gennaio Dijks viene ceduto in prestito al Norwich in Championship. Tornato in patria dopo la mediocre esperienza inglese, sembra poter ritrovare una certa regolarità sotto Keizer ma, dopo il suo esonero nel dicembre 2017, le trattative per il suo rinnovo si interrompono. Nel gennaio 2018, firma per passare al Bologna a parametro zero a fine stagione.

Dijks e Inzaghi

L’esonero di Donadoni e l’arrivo di Inzaghi, su cui gravano tutte le pressioni di un allenatore alle prime esperienze, fanno sì che Dijks arrivi in un Bologna in grande fermento. Lo stesso fermento che probabilmente sente dentro di sé. Solo qualche mese prima, ad appena venticinque anni, aveva considerato l’ipotesi di ritirarsi. La repentina spirale discendente della sua carriera lo portava a frequenti crisi di pianto. Per Dijks, questo nuovo inizio in uno dei più importanti campionati europei arriva come un’opportunità da non lasciar scappare. Le difficoltà, però, sono tutt’altro che acqua passata. Il primo problema, evidente fin da subito, è quello del modulo. Il 3-5-2 di Inzaghi non gli consente di ricoprire il suo ruolo naturale, quello per cui è più portato. Viene quindi spostato a esterno di centrocampo, con compiti di conseguenza molto più offensivi di quelli che è abituato a ricoprire.

Inizialmente, nonostante i punti tardino ad arrivare, Dijks sembra convincere Inzaghi, che lo lascia in campo per tutta la durata delle prime quattro partite. Dalla gara in casa contro la Roma, che porta i primi tre punti ai Rossoblu, il suo minutaggio inizia progressivamente a calare, fino a Sassuolo-Bologna del 28 ottobre, saltata causa infortunio. Da qui in poi, Dijks gioca appena tre minuti (contro la Fiorentina) in nove partite. Rientra solo in occasione della sfortunata sconfitta contro il Napoli, al San Paolo. È l’ultima partita del girone d’andata, che il Bologna chiude a tredici punti. Quella che doveva essere l’occasione per rilanciarsi in un ambiente privo di pressioni sembra rivelarsi l’ennesima stagione deludente e incostante. L’ambiente è sempre più teso. In seguito all’umiliante sconfitta per 0-4, subita in casa per mano del Frosinone, Inzaghi viene esonerato con un incomprensibile ritardo.

Foto: tuttobolognaweb

Dijks e Mihajlovic

L’arrivo di Mihajlovic segna per tutta la squadra un importante punto di svolta. Nelle prime otto partite sulla panchina felsinea raccoglie lo stesso numero di punti che il Bologna aveva collezionato durante l’intero girone d’andata, battendo, tra gli altri, avversari di ottima caratura. Miha porta con sé in particolare due elementi fondamentali per il recupero di una squadra così in crisi: un profondo lavoro sulla parte psicologica dei calciatori e la sua personale interpretazione del nuovo modulo, il 4-3-3. Per Dijks è una svolta di vitale importanza. Dopo qualche uscita nelle ultime partite di Inzaghi, finalmente torna a giocare come terzino sinistro nella difesa a quattro.

Nonostante le notevoli differenze tra Serie A ed Eredivisie, la sua notevolissima fisicità (194 centimetri d’altezza per quasi novanta chili di peso) lo rende roccioso e affidabile in fase difensiva, specialmente nei contrasti aerei. Allo stesso tempo, la sua stazza non inficia la sua rapidità e abilità nel dribbling, caratteristiche che lo rendono molto efficace nel ribaltamento di fronte. Il 4-3-3 di Mihajlovic, che ha spostato notevolmente in avanti il baricentro della squadra, ha in questo senso aumentato le sue possibilità di mettersi in mostra con frequenti incursioni nella metà campo avversaria. Anche dal punto di vista caratteriale, Dijks appare molto maturo nonostante l’indole determinata: appena quattro i cartellini gialli ricevuti in stagione, nonostante la personalità non gli manchi affatto.

La possibilità di scendere in campo da titolare con costanza e le ottime prestazioni di squadra, così come quelle personali, hanno cambiato Dijks in modo radicale, rendendolo spesso tra i migliori in campo. Lo scorso 10 marzo, i tifosi del Bologna lo hanno votato MVP del mese di febbraio.

Sia per Dijks che per il Bologna si prospetta uno sprint finale di non indifferente intensità, ma in questo momento l’inerzia sembra tutta a loro favore.

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Carlotta Betti

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