“Non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita affinché tu possa dirlo” è una citazione, ormai decisamente nota, attribuita spesso al filosofo, drammaturgo e scrittore Voltaire. Una citazione che, in realtà, gli viene assegnata erroneamente. La frase, infatti, non trova sfogo nella scrittura o nella voce dell’estroso parigino ma nella penna della scrittrice Evelyn Beatrice Hall, che la utilizzò nel suo libro The Friends of Voltaire del 1906 (e che spiegò più volte, in seguito, come quella citazione fosse sua e non del francese). A dispetto di questa doverosa puntualizzazione, il periodo poc’anzi riportato ha assunto, nel corso degli anni, sempre maggior importanza. E la società moderna, sfortunatamente, ha trovato proprio in questa citazione un appiglio maldestro per le sue malefatte.
“Non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita affinché tu possa dirlo” è diventato, in questi tempi culturalmente distopici, nient’altro che un vero e proprio alibi per chi cerca un pensiero alternativo, non allineato alla generale corrente ma nemmeno supportato dai fatti, mascherato da una falsa volontà di apparire solidali con la libertà; invero, assolutamente fallace nella metodica e nell’esposizione, così come nei fatti che possono generarsi in seguito. In contrarietà con il significato reale di questo bell’insieme di parole, la citazione è divenuta un marchio di fabbrica per chi, puntualmente, dimostra di avere torto. Una sua variante è stata utilizzata al Congresso di Verona, di recente, dal conduttore radiofonico Giuseppe Cruciani, bastian contrario di professione, che ha sposato nella sua carriera la scelta di stare sempre dalla parte opposta della barricata. Anche quando è palesemente quella sbagliata.
E così, “Non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita affinché tu possa dirlo” è diventato il motto (taciuto o proferito) di orde inizialmente inattese di complottari della nuova epoca o, peggio, di ignoranti alla ricerca di maggiore percezione mediatica. Ed è proprio per colpa del disallineamento dalla realtà di questo bel pensiero che, nel nostro Paese come in altri, alcuni abomini culturalmente e scientificamente inaccettabili hanno trovato spazio. Come una firma del genitore per la giustifica a scuola, questo costrutto così noto e solo apparentemente di semplice comprensione ha generato un meccanismo incontrollabile più di un effetto domino: i vaccini, dunque, portano e porteranno l’autismo, anche se non ci sono evidenze a riguardo. Gli immigrati ci rubano il lavoro e continueranno a farlo, con i loro cellulari di marca che approfittano del wi-fi gratuito e i bellissimi vestiti firmati. I politici proseguiranno nell’intento di essere ladri, mentre i calciatori resteranno soltanto degli imbecilli che corrono dietro a una palla. La sconfitta più grande per questa bella citazione è stata, sostanzialmente, quella di dare inconsciamente (e senza volontarietà) il via libera al proliferare della non corretta informazione. Caratteristiche che, non a caso, ritroviamo anche nei concetti fondamentali del populismo e delle fake news. Siamo arrivati al punto in cui “Non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita affinché tu possa dirlo” è diventata, a livello concettuale, una colossale stronzata. E questo, ovviamente, fa male al cuore.
Perciò, perdonaci Voltaire. Perché, anche se quella frase non l’hai mai pronunciata (al limite potresti averla pensata, in cuor tuo), a quest’ora la tua memoria è stata comunque infangata. Così come quella di chi ha lottato davvero per un efficace (e a tratti giusto) pensiero controcorrente e non per urlare al mondo la sua incandescente ignoranza.
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