A tre gare dalla fine del Campionato 2018-2019, il Torino di Walter Mazzarri ha tre punti i più rispetto al punteggio finale della scorsa stagione, a metà della quale il tecnico livornese subentrò al posto del collega Sinisa Mihajlovic. L’ottima classifica e le rinnovate ambizioni di qualificazione alla prossima Europa League passano sicuramente dalla collaudata difesa a tre del Mister e dagli interpreti utilizzati. Se per alcuni si tratta di liete conferme (Sirigu e Nkoulou per esempio), per altri non si può non notare un’importante evoluzione. Uno su tutti, sia in termini di presenza sul campo, che in termini di apporto di assist e gol è Cristian Ansaldi.
Ansaldi in Italia
L’argentino, con un passato in Russia e Spagna prima dell’arrivo in Serie A, sta vivendo una delle sue migliori stagioni da quando è in Italia. Approda a Genova, sponda rossoblu, nel 2015 e, sotto la guida di Gasperini, mostra buone qualità, frenate, però, da più di uno stop per infortunio che ne minano le presenze. Le qualità intraviste convincono comunque l’Inter a investire per lui oltre dieci milioni di Euro per assicurarsene il cartellino. L’esperienza nerazzurra tra (ancora) problemi fisici e prestazioni non esaltanti termina, però, dopo appena un anno. Ansaldi non convince, non solo per gli stop dovuti agli infortuni, ma anche perché ricorda solo lontanamente l’esterno apprezzato con la maglia del grifone. Sicuramente l’adattamento alla difesa a quattro e, più in generale, la gestione nerazzurra di Frank De Boer non ne aiutarono l’inserimento e ne causarono una bocciatura netta. Per questi motivi l’eclettico terzino, utilizzabile sia sulla corsia destra che su quella sinistra, viene mandato senza troppi rimpianti in prestito al Torino per due anni con obbligo di riscatto allo scoccare delle quaranta presenze (due milioni di Euro per il prestito e due e mezzo per il riscatto).
Con la maglia granata è interessante sottolineare le due vite del giocatore: quella pre e quella post Mazzarri. Nella prima metà di stagione, con Siniša Mihajlović sulla panchina del Torino, Ansaldi non riesce a prendersi la squadra, ritrovandosi in ballottaggio con il giovane Barreca. Dopo un (ennesimo) stop per infortunio, il ritorno nel marzo di quest’anno ci restituisce un terzino che entra immediatamente negli schemi del neo-allenatore Walter Mazzarri. La differenza è lampante: solo otto presenze con l’allenatore serbo nella prima metà di stagione, più del doppio (diciassette) con il tecnico livornese e anche la gioia del primo gol in Campionato con la maglia del Torino. La stagione attualmente in corso, pur iniziata con un problema fisico, vede Ansaldi tra i fedelissimi di Mazzarri, che lo impiega sia come terzino fluidificante sulla corsia mancina, ma anche come mezzala, nuovo ruolo cucito addosso all’argentino. Il bollettino attualmente recita ventitré presenze con tre gol (di cui due segnate nelle due sfide contro il “suo” Genoa) e tre assist.
Ansaldi e i suoi fratelli di fascia
A stupire non sono tanto i numeri, quanto l’intensità fisica, i tagli offensivi, la ricerca della sponda e le corse sulla fascia di competenza, sempre con velleità offensive che mettono in affanno le retroguardie avversarie. Il fisico, meno vessato dagli infortuni rispetto al passato, incide sicuramente sulle prestazioni del numero quindici granata, ma ripensando ad altri esterni difensivi allenati da Mazzarri in passato, notiamo un certo filo conduttore. La difesa a tre, mantra del tecnico, unita a un centrocampo con almeno un interprete roccioso e votato al recupero palla e alla fase difensiva, permettono agli esterni di difesa di focalizzarsi maggiormente sulla fase offensiva, in maniera tale da creare una superiorità numerica non facilmente contrastabile.
Non mancano altri esempi di esterni difensivi “normali” in grado di dare il meglio in concomitanza con la presenza di Walter Mazzarri in panchina. Senza necessità di andare nel passato basta sottolineare l’esplosione di Ola Aina, compagno di squadra e di reparto proprio di Ansaldi. Il giovane nigeriano, pur con caratteristiche diverse dell’argentino, si sta ritagliando un ruolo importante, tanto da insidiare sia De Silvestri, che Ansaldi stesso.
Guardando alle squadre passate di Mazzarri, oltre al diktat dei tre difensori centrali, notiamo degli esterni di fascia sempre molto reattivi e partecipi al gioco offensivo fatto di continui inserimenti. Tutti accomunati anche da stagioni positive sotto la guida del tecnico toscano e stagioni in chiaroscuro, sia prima che dopo la cura-Mazzarri. Da annoverare alla lista sicuramente Giandomenico Mesto, esterno destro nella Reggina dei miracoli, ma che ritrovò qualche anno dopo il tecnico al Napoli, dove resta comunque indietro nelle gerarchie. Proprio a Napoli gli esempi non mancano. Il riferimento è ad esempio al colombiano Camilo Zuniga, che dopo le stagioni al Napoli di Mazzarri ha faticato non poco, oppure Andrea Dossena che dopo due buoni stagioni all’Udinese e una parentesi incolore al Liverpool è stato rinvigorito dai meccanismi trovati al Napoli guidato da Mazzarri. Uno dei fedelissimi del tecnico è stato sicuramente Christian Maggio, prima con la Sampdoria e poi proprio al Napoli. L’esterno destro registra numeri importanti sotto la guida dell’allenatore livornese: 154 partite in Serie A con venticinque gol e venticinque assist con Mazzarri allenatore, 172 presenze con sette gol e dieci assist il suo personale ruolino di marcia nelle altre avventure nella massima serie italiana.
Numeri che fanno capire come non solo l’allenatore abbia lasciato sicuramente ricordi positivi in tutte le piazze in cui allenato (fatto salvo il biennio all’Inter in cui ha mostrato alcuni limiti nelle gestione di una grande a livello europeo e mondiale) ma come abbia anche saputo tirare fuori il meglio da alcuni interpreti che altrove non sono riusciti a fare altrettanto.