Un weekend per abbattere le barriere tra sport olimpici e paralimpici sotto il patrocinio del CONI, del Comitato Italiano paralimpico e della Federbasket. Anche quest’anno, alla sua nona edizione, Happy Hand ha saputo creare una tre giorni all’insegna dell’inclusione, unendo atleti di realtà distanti sotto un’unica bandiera: quella del vivere insieme.
Come tutte le cose più belle, Happy Hand prende forma per amore, e in particolare quello per William Boselli. Willy è un appassionato di pallacanestro come tanti ragazzi cresciuti a Bologna, che non per niente viene chiamata basket city. Quando ha appena diciott’anni, gli viene diagnosticato un angioma al midollo, che degenera in seguito a un intervento chirurgico infelice: perde prima l’uso delle gambe e poi quello delle braccia. Nel 2009, gli amici di William creano il Willy The King Group, il gruppo che ogni anno organizza il festival. Nato come simbolo dell’affetto per Willy, tramite Happy Hand il WTKG diventa negli anni qualcosa di ancor più grande: il filo rosso di una rete di amicizie di dimensioni incalcolabili.
Oggi William ha cinquantacinque anni e, supportato dal gruppo, si impegna attivamente a promuovere una nuova cultura della disabilità che sia più estesa e propositiva. Per questo, oltre al festival, il WTKG organizza incontri con i bambini delle scuole elementari e medie del territorio, ai quali Willy racconta sé stesso, la propria quotidianità e l’impiego delle nuove tecnologie nella vita delle persone disabili. «La vita è un dono fantastico», dice ai ragazzi che incontra «che vale sempre la pena di vivere con gioia».
Happy Hand 2019 ha avuto luogo nel weekend tra il 31 maggio e il 2 giugno, ed è stato come sempre a partecipazione libera e gratuita. «È la festa delle persone!», si legge sul sito ufficiale dell’evento. E così è stato davvero. Al Parco della Resistenza di San Lazzaro, in provincia di Bologna, si sono riunite centinaia di persone ogni giorno per celebrare il rispetto delle diversità. Il tema cardine di quest’anno era quello dei disturbi dello spettro autistico, diagnosticati, secondo l’Osservatorio nazionale autismo, a un bambino ogni settantasette e in costante aumento nella popolazione. Per questo erano presenti anche i genitori dell’ANGSA (Associazione Nazionale Soggetti Autistici) tra i tanti ospiti di quest’anno.
Insieme a loro anche gli Over Limits di Marco Calamai, la sezione della Fortitudo dedicata al basket per ragazzi con disturbi psichici, e I Bradipi, squadra bolognese di cestisti in carrozzina. Presenti gli ex fortitudini Leo Candi, Matteo Montano e Claudio Pilutti, e l’ex Virtus Matteo Lanza. Laura Rampini, unica paracadutista paraplegica al mondo, e Francesco Messori, fondatore della Nazionale Italiana Calcio Amputati, si sono raccontati a My Way, un piccolo “teatro” incorniciato dagli alberi, davanti a un folto pubblico di persone. Tantissimi gli sponsor e i partner che hanno aiutato a rendere possibili queste giornate di festa e condivisione.
Street food, musica e arte hanno accompagnato il weekend del festival, che anche quest’anno presentava un programma ricchissimo di attività. Laboratori di vario genere, ma anche yoga ed arrampicata, passando per frisbee, sitting volley e bowling. Happy Hand si è chiuso in una festa di colori nella giornata di domenica, con la Happy Color Run, la gara podistica non competitiva lungo il parco, reso da anni completamente accessibile a tutti.
Un’esperienza di solidarietà e inclusione commovente, al termine della quale ci si sente davvero arricchiti. Lasciando il Parco della Resistenza, dopo aver preso parte a un evento organizzato e vissuto con tanta passione e partecipazione, viene quasi naturale ripensare alle parole di Yeats: «Qui non ci sono estranei, solo amici che non hai ancora incontrato». Questo è Happy Hand.
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