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I migliori 11 del Mondiale U20, ruolo per ruolo

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Andrea Braschayko

Terminati i principali campionati europei e la Champions League, e in attesa delle prime bombe di calciomercato, per chi vuole soddisfare la mancanza di calcio giocato non c’è idea migliore che seguire il campionato mondiale under 20, che in questi giorni in Polonia sta vivendo una delle sue edizioni più interessanti, tanto che Sky – in Italia – ha deciso di acquisire i diritti su tutte le partite della rassegna iridata.

Oltre all’interesse per l’ottima Italia di Paolo Nicolato, fin da subito è stata una delle formazioni favorite per arrivare in fondo alla competizione e che martedì 11 giugno affronterà l’Ucraina in semifinale, un buon motivo per guardare il Mondiale U20 – soprattutto per chi piace arrivare in anticipo sui tempi – è la possibilità di conoscere in esclusiva alcuni dei giocatori che faranno la differenza nei prossimi anni. Tradizionalmente questa competizione ci ha regalato ad ogni edizione una generazione di grandi calciatori, dall’Argentina di Messi e Aguero nel 2005 alla Francia di Pogba e Umtiti nel 2013.

Quest’anno le promesse e i potenziali craque sembrano essere davvero più del solito, e a tutte le latitudini, a conferma di come il livello calcistico stia salendo anche in quei paesi che prima stavano a guardare le solite superpotenze contendersi le partite più importanti. Ormai a calcio ci sanno giocare (bene) tutti e ovunque: a conferma di questo la mancata qualificazione del Brasile, solitamente la squadra più forte a livello giovanile, e la precoce eliminazione del potente Portogallo di Gedson Fernandes, Trincao, Dalot e Vinagre, uscito per mano di una sorprendente Corea del Sud.

Abbiamo deciso quindi di selezionare una top 11 dei migliori calciatori della rassegna, che per quanto parziale (il Mondiale deve ovviamente ancora arrivare alla sua conclusione) premia coloro che si sono messi maggiormente in evidenza sui campi polacchi. La scelta è ricaduta su quei giocatori che avevano già una buona nomea prima del torneo, e lo hanno confermato sul campo in queste settimane. Di qui il motivo di esclusioni eccellenti, come la già citata generazione portoghese, eliminata troppo velocemente per meritare un posto, e di altri giocatori che si presentavano tra «quelli da seguire assolutamente» e hanno poi deluso, come il messicano Lainez o l’argentino accostato al Napoli Almendra (praticamente mai sceso in campo).

Il modulo scelto con cui schierare i nostri undici talenti è ricaduto su un offensivo 3-4-3, vista l’abbondanza di giocatori offensivi ammirati nel torneo. Per garantire una formazione più eterogenea, si è scelto di non selezionare più di due giocatori della stessa nazionalità.

PORTIERE: Andriy Lunin (UCRAINA, Real Madrid)

Il portiere cresciuto nelle giovanili del Dnipro era segnalato dagli addetti ai lavori come il miglior portiere del Mondiale insieme al fiorentino Lafont. Le prime partite della fase a gironi hanno ampiamente confermato le previsioni, nel bottino anche un rigore parato alla Nigeria e quarti di finale conquistati con facilità.
Purtroppo per gli uomini di Petrakov, ct della giovanile ucraina, Andriy Lunin ha lasciato il ritiro della squadra dopo l’ottavo di finale vinto contro Panama per unirsi alla squadra maggiore allenata da Shevchenko, impegnata nelle qualificazioni a Euro 2020. Un peccato non poter più ammirare nel torneo un portiere di questo livello, che l’anno prossimo ha intenzione di tornare alla Casa Blanca per cominciare la stagione da secondo di Courtois, dopo un prestito non felicissimo questa stagione al Leganès.

Lunin il giorno dell’arrivo al Real Madrid, club proprietario del suo cartellino e al quale tornerà dopo il prestito al Leganès.

DIFENSORI: Dan-Axel Zagadou (FRANCIA, Borussia Dortmund), Denis Popov (UCRAINA, Dinamo Kiev), Carlos Cuesta (COLOMBIA, Atletico Nacional)

Ha abbandonato la competizione anzitempo quella che insieme al Portogallo era la favorita, la Francia di Dan-Axel Zagadou, eliminata agli ottavi dagli Stati Uniti. Zagadou, già titolare del Borussia Dortmund e capitano dell’U20, guidava la difesa insieme all’altro talento della Bundesliga N’Dicka del Eintracht e Kamara del Marsiglia. Un trio, che secondo i dati transfermarkt, vale già ora 71 milioni di euro, solo una decina in meno del valore sommato di tutte le otto squadre qualificatesi ai quarti del Mondiale; un dato che rende l’idea della forza iniziale dei francesi e del clamore della loro precoce eliminazione. Tra i tre, Zagadou è quello che si è comportato meglio, non ha brillato ma nemmeno commesso grossi errori come i suoi compagni, realizzando anche un gran gol contro Panama, con una sforbiciata in area degna del miglior Pogba.

Zagadou mentre realizza il suddetto gol contro Panama (2-0).

Quando un difensore è il capocannoniere della tua squadra (3 gol come Sikan, attaccante dello Shakhtar), vuol dire che probabilmente c’è qualcosa che non va. Fa eccezione però l’Ucraina, poiché è il difensore della Dinamo Kiev Denis Popov ad essersi superato, realizzando ben tre reti su colpo di testa nelle prime quattro partite, regalando con le prime due anche la qualificazione anticipata alla fase ad eliminazione diretta. Oltre alle realizzazioni e all’ottima elevazione, Popov sembra essere anche un ottimo centrale in fase di impostazione, nei contrasti non pulito quanto determinato, sicuramente uno dei migliori difensori del torneo e già sul taccuino dei talent scout dei grandi club europei.

Nel primo quarto di finale, Popov incontrerà il capitano della Colombia Carlos Cuesta, altro difensore che ha sorpreso in questo inizio di torneo. Un solo gol subito dalla retroguardia colombiana, miglior difesa del torneo. Grosso merito è del giovane dell’Atletico Nacional, che oltre a grandi doti tecniche non tipiche per un difensore centrale, possiede anche un carisma non da ventenne: suo il rigore decisivo nella lotteria contro la Nuova Zelanda agli ottavi.

CENTROCAMPISTI: Diego Palacios (ECUADOR, Aucas), Salvatore Esposito (ITALIA, Ravenna), Kang-in Lee (COREA DEL SUD, Valencia), Ezequiel Barco (ARGENTINA, Atlanta United)

Per garantire un equilibrio alla squadra, i due esterni del centrocampo a quattro sono complementari: Ezequiel Barco a destra, con licenza di spingere e trazione decisamente offensiva, e Diego Palacios a sinistra, a dare più contenimento e copertura. Se i due hanno una cosa in comune, oltre ad essere sudamericani, è di aver avuto un percorso di carriera particolare per la loro età.
Palacios, nonostante sia ancora di proprietà dell’Aucas in Ecuador, ha giocato una stagione in prestito al Willem II, e secondo molti media olandesi è stato uno dei migliori terzini sinistri dell’Eredivisie, tanto da interessare Ajax, PSV e persino Barcellona. L’ottima prestazione con il suo Ecuador – una delle sorprese di questo Mondiale – aumenterà sicuramente la possibilità di un trasferimento.
Barco è da anni segnalato come uno dei maggior talenti del calcio argentino. A 18 anni aveva già realizzato il gol decisivo in finale di Coppa Sudamericana contro il Flamengo, regalando il trofeo al suo Independiente. Invece di procedere in direzione Europa, però, Ezequiel ha deciso sorprendentemente di trasferirsi in MLS ad Atlanta, dove è ovviamente uno dei migliori giocatori. L’approdo in Europa sembra comunque essere questione di tempo, e dopo l’ottimo Mondiale – nonostante la dolorosa eliminazione dell’Albiceleste contro il Mali -condito da due reti (di cui una contro il Sudafrica tra le più belle della competizione) si è già fatto vivo un interessamento da parte del Napoli.

Barco esulta dopo la realizzatura contro il Sudafrica (5-2); l’eliminazione dell’Albiceleste contro il Mali ha sorpreso tutti.

Salvatore Esposito è stato probabilmente da molti confuso con il giovane giocatore dell’Inter che ha esordito qualche mese fa nello sciagurato match di San Siro contro l’Eintracht Francoforte in Europa League. In realtà quello era il fratello Sebastiano, che insieme a Francesco Pio completa il trio dei fratelli cresciuti all’Inter.
Salvatore ha invece deciso di lasciare i nerazzurri, passando alla SPAL e poi in prestito al Ravenna, dove da gennaio ha realizzato anche 2 gol in Serie C e ricevuto le attenzione di Nicolato, che lo ha convocato al Mondiale nonostante non facesse parte della spedizione dell’Under 19 agli scorsi Europei e quindi facente parte della generazione che avrebbe dovuto giocare gli Europei quest’anno (e infatti ha partecipato in primavera alle qualificazioni con l’Under 19 dal 2000 in poi). Da outsider si è subito conquistato un posto da titolare in mediana, diventando l’ago della bilancia nel 3-5-2 dell’Italia e un giocatore irrinunciabile per Nicolato.

Se le chiavi del centrocampo le affidiamo ad Esposito, l’inventiva e la qualità spettano di diritto a Kang-in Lee, sudcoreano tra i più giovani nel torneo (classe 2001) e speranza del Valencia, che lo ha già fatto esordire in Liga prospettandogli un grande avvenire. Al Mondiale in Polonia Kang-in ha trascinato la sua Corea del Sud ai quarti contro il Senegal, confermandosi come uno dei giocatori più tecnici e bravi nello stretto della competizione. Dopo Park-Ji Sung e Son, la Corea del Sud sembra avere di nuovo nelle sue fila il calciatore asiatico più forte per i prossimi anni.

ATTACCANTI: Timothy Weah (USA, Paris Saint Germain), Andrea Pinamonti (ITALIA, Inter), Sekou Koita (MALI, Red Bull Salisburgo)

Non poteva mancare un figlio d’arte, e che figlio. Nato a New York nella famiglia dell’attuale presidente della Liberia, oltre che uno dei giocatori più forti che abbia calcato un campo di calcio negli anni Novanta, Timothy Weah a differenza del fratello George jr. è riuscito a imporsi nonostante il peso di un’eredità pesante ed è considerato uno dei calciatori più promettenti della sua generazione. Ha scelto di giocare con gli States, con i quali sarà probabilmente la stella del Mondiale 2026 che si giocherà in casa, ha già segnato i suoi primi gol al PSG, che dopo averlo mandato in prestito al Celtic, punterà dalla nuova stagione su di lui. Attaccante completo, può giocare ovunque sul fronte offensivo, alla mancanza di fisico sopperisce con una tecnica e un tocco di palla davvero fuori dal comune (basta rivedere i due assist contro Ucraina e Francia nelle ultime partite).

Carriera da predestinato per Timothy Weah, che l’anno prossimo proverà a conquistare spazio al PSG.

La punta centrale non può non essere Andrea Pinamonti, uno dei migliori giovani dell’ultima stagione di Serie A – insieme a Moise Kean, con il quale avrebbe potuto condividere l’attacco al Mondiale – nonostante la retrocessione del suo Frosinone, e sul quale molti tifosi interisti vorrebbero si puntasse di più ad Appiano. Nel frattempo, Andrea è il capitano della nazionale e la sua esperienza si vede dal sangue freddo con il quale ha calciato il rigore decisivo agli ottavi contro la Polonia.

Ai quarti di finale appena vinti dall’Italia 4-2 contro il Mali, Pinamonti ha incontrato invece Sekou Koita, forte attaccante esterno (ma può fare anche la punta centrale) della sua Nazionale e del Wolfsberger, club austriaco con il quale ha già stupito in campionato (ed è già fatto il suo passaggio ai campioni del Salisburgo) e continua a farlo in terra polacca, dove con due gol e tre assist è stato il trascinatore degli attuali campioncini d’Africa, che hanno clamorosamente eliminato l’Argentina ai rigori agli ottavi di finale. Considerato il fiuto avuto dal Red Bull per i talenti africani negli ultimi anni, di Koita sentiremo parlare ancora molto.

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