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Spettacolo

Core Festival: la prima edizione registra 27.000 presenze

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Simone Carnelos

Core Festival ha consegnato agli archivi la sua prima edizione, spalmata su tre giornate di caldo torrido ma di pubblico mai stanco. Chi di voi segue il nostro profilo Instagram sa che dal 7 al 9 giugno abbiamo avuto la possibilità di presenziare alla prima edizione di Core Festival, del quale avrete visto qualche anteprima nelle nostre storie. Com’è andato questo viaggio inaugurale? Che cos’è cambiato rispetto a Home Festival?

Prima giornata: Calcutta, Pinguini Tattici Nucleari, M¥SS KETA

Parte un po’ timidamente la prima giornata del Core Festival, che si svolge sì nella sede storica dell’Home Festival, ma si presenta come evento di fatto completamente nuovo e con differenti logiche di line up e target. La rassegna punta infatti esclusivamente alla musica italiana, dai grandi nomi agli artisti emergenti. Dopo aver sottolineato l’importanza che intende dare a questa scena musicale e al legame con il territorio non solo trevigiano ma dell’Italia in generale, il fondatore Amedeo Lombardi ci svela in anteprima che il festival ha registrato circa ventimila prevendite vendute, divise tra le tre giornate. Si riveleranno poi essere ventisettemila i biglietti venduti in totale, una volta terminato l’evento.

Amedeo Lombardi, fondatore Core Festival.

L’area dell’ex Dogana, in versione ridotta rispetto alle passate edizioni di Home Festival, si riempie con più calma rispetto al passato, ma questo sembra essere un elemento gradito dal pubblico, non costretto a districarsi tra folle numerose. Tra le esibizioni più gettonate troviamo indubbiamente i Pinguini Tattici Nucleari, che portano un sound più spinto dal vivo rispetto a quanto a siamo abituati a sentire nei loro album, Ghemon, anche lui forte di una live band di qualità, e l’headliner Calcutta. Nei palchi minori, riscuotono grande successo la rapper M¥SS KETA, per niente scalfita dallo “scandalo” della sua foto a volto scoperto, e l’irriverente Auroro Borealo.

Calcutta sull’Aperol Spritz Main Stage.

Seconda giornata: Salmo, Achille Lauro, Luchè

Le prime ore del pomeriggio lasciano già presagire una presenza maggiore di pubblico rispetto al venerdì, complici le chiusure delle scuole e il giorno festivo seguente. Fortemente incentrata su rap e trap italiani, la giornata di sabato 8 risulterà infatti essere la più popolosa di tutto il festival, nonostante il caldo torrido.

Gemitaiz e in special modo Luchè incassano le migliori reazioni da parte del pubblico per quanto riguarda gli artisti non headliner. Il tendone del Sun 68 stage viene invece monopolizzato di prepotenza da Achille Lauro, al momento forse la più grande star della trap italiana. Si ritagliano poi il loro spazio, un po’ da mosche bianche in questa line up, i veneti Rumatera, che hanno ormai varcato i confini regionali con il loro punk rock dialettale. Il tema principale da loro trattato, cioè il “fare festa” mette decisamente tutti d’accordo.

La folla accorsa per Salmo.

Torreggia indiscusso su tutti l’headliner della serata, Salmo. Supportato anche lui come altri suoi colleghi da una live band estremamente competente, l’artista sardo trascende i confini tradizionali di genere musicale, coinvolgendo così sia gli spettatori avvezzi a sonorità più elettroniche sia quelli più orientati alla musica suonata dal vivo. La sua performance è sicuramente la più forte della giornata. Salmo sa bene che, coinvolgendo un pubblico molto variegato, non è scontato che tutti i suoi fan conoscano le regole non scritte del pogo, fenomeno ormai diffusosi al di fuori dei suoi ambienti tradizionali. Prima di dare il via alle danze, spiega a tutti che il pogo non è una rissa, è un ballo, che se qualcuno cade va aiutato a ritirarsi su. Dopo qualche minuto ferma l’esibizione per sincerarsi delle condizioni di un giovane fan in difficoltà. Un gesto decisamente apprezzabile.

Terza giornata: Articolo 31, Måneskin, Emis Killa

Continuando la tradizione dell’Home Festival, anche quest’anno la domenica è un invito aperto alle famiglie, con ingresso gratuito per i bambini fino agli otto anni di età. L’iniziativa è un successo e la giornata risulterà essere la seconda classificata in termini di presenze.

Si inizia presto con la sempre coinvolgente performance dei Funkasin Street Band: di ritorno dopo una memorabile esecuzione di Killing in the name (Rage against the machine) con Pau dei Negrita alle percussioni, la street band intrattiene tutta l’area con le sue classiche esibizioni, dotandosi però questa volta anche di una bellissima voce femminile. L’ensemble di diciotto elementi tra percussioni, trombe, bassi tuba, sassofoni e quant’altro si esibisce in una serie di cover di grandi successi, da Ozzy Osbourne, passando per gli Eurythmics, fino a alla sigla originale di Lupin III.

Dopo una terrificante esibizione di Emis Killa, invecchiato davvero male sia nella forma che nei contenuti (no, non c’è delirio al Maracanà…), è finalmente il turno dei tanto acclamati quanto criticati Måneskin. La giovanissima band sale sul palco senza tanti fronzoli: basso, chitarra, batteria, voce. Niente coreografie o effetti speciali di sorta. Questo è il primo momento del festival in cui lo spettatore si trova davanti una band “vecchio stampo” ed è interessante notare come siano artisti così giovani a rappresentare questo genere di musica. Il gruppo è decisamente migliorato dai tempi di X-Factor e propone un ampio repertorio di canzoni originali, oltre a un medley di cover e una versione inedita di My Sharona, suonata per la prima volta. Con stupore della fascia di pubblico più critica, i Måneskin semplicemente suonano bene, stanno sul palco in maniera coinvolgente ed intrattengono il pubblico, convertendo anche qualche scettico.

I Måneskin sull’Aperol Spriz Main State. Foto: Martina Barbon/Rockol.

Chiude la prima edizione di Core Festival il tanto atteso ritorno di uno storico gruppo hip hop italiano degli anni Novanta e primi Duemila: gli Articolo 31. Nonostante J-Ax abbia negli ultimi anni abbandonato la veste ribelle, avvicinandosi a fenomeni pop e a detta di alcuni “vendendosi”, nonostante alcune sue uscite infelici sull’ex compagno di band Dj Jad, questa reunion mette davvero tutti d’accordo. Chi pensava di poter dire nel 2019 «ho visto gli Articolo 31 cantare Funkytarro dal vivo»? L’esibizione è divisa in “epoche”, ognuna delle quali viene introdotta da un pacchetto di divertentissimi video che citano fenomeni dell’epoca in questione, dagli spot TV, ai programmi culto, perfino Gerry Scotti che sfonda il bancone di Striscia la Notizia. La scaletta cerca di accontentare un po’ tutti, anche se il focus maggiore è fortunatamente riservato alla parte “storica” della carriera di J-Ax. Si parte con J-Ax sul palco con la sua band per Rap n’ Roll, Vecchia Scuola, Non è un film, Spirale Ovale, Domani Smetto e altre. A questo punto dopo un ulteriore video, entra sul palco la consolle di Dj Jad, con lo storico logo degli Articolo 31: qui sentiamo Un urlo, 2030, Tranqi Funky, Il Funkytarro, L’italiano medio e altre ancora. Ma l’ovazione più sentita parte quando Dj Jad in maniera del tutto genuina e spontanea abbraccia l’amico di una vita.

L’abbraccio che ha commosso il pubblico. Foto: davidecarrer.com

Dopo un bis riservato alle canzoni contemporanee, J-Ax e compagni salutano e ringraziano: la prima edizione di Core Festival è ufficialmente terminata

Qual è il futuro di Core Festival?

Per chi era abituato a frequentare l’Home Festival, è naturale paragonare Core Festival all’evento che lo ha storicamente preceduto. Questo certamente non gioca a favore del nuovo festival, che sì raccoglie un’eredità simbolica, ma è a tutti gli effetti un nuovo evento che andrà costruito e sviluppato secondo logiche molto diverse dal suo predecessore. Certamente ventisettemila presenze sono un ottimo risultato per un festival nuovo, completamente focalizzato sulla musica italiana, che lascia spazio a molti nomi emergenti e che dura una giornata in meno rispetto al passato. Per esperienza diretta e raccogliendo i pareri del pubblico, possiamo anche affermare che non ci sono stati problemi di sorta dal lato organizzativo: le code scorrevano in fretta, i parcheggi erano ben organizzati e le navette a disposizione del pubblico hanno funzionato correttamente e regolarmente per tutta la durata dell’evento.

Gli organizzatori hanno sicuramente grande esperienza nel gestire eventi anche con affluenze molto superiori e questo sicuramente sarà un fattore chiave nello sviluppare Core Festival nel futuro. Anche noi come il fondatore Amedeo Lombardi auspichiamo che Core Festival diventi sempre più un punto di riferimento per la musica italiana, funzionando anche da trampolino di lancio per artisti emergenti e, perché no, per le band e cantanti del territorio che sicuramente potranno trarre beneficio dall’esibirsi in un contesto professionale e in larga scala come questo.
Per avere un’idea anche dei nomi emergenti che sono stati parte dell’evento, vi invitiamo a visitare sito web e pagina facebook di Core Festival.

Vi diamo appuntamento a Luglio per la prima edizione di Home Venice nella sua nuova casa del Parco San Giuliano a Mestre!

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