Dopo molti mesi di latitanza in Sudamerica e uno sfuggente ritorno in patria nei salotti della buona televisione italiana (Pomeriggio 5 e Che tempo che fa), che ha causato per i grillini più danni della peste nel Trecento, Alessandro Di Battista ha deciso di riapparire prepotentemente sulla scena politica italiana con alcune interviste su giornali e televisioni, evidentemente non pago dell’effetto negativo che le sue improvvide sortite avevano causato sul consenso intorno al Movimento 5 Stelle nella tornata europea. Oltre alle dichiarazioni pubbliche (ovviamente non esenti da figuracce), il grillino più ortodosso del partito ha deciso di rinunciare al ben remunerato viaggio in India e di pubblicare un libro dai forti contenuti movimentisti, “politicamente scorretto”, edito da PaperFIRST e in cima alle classifiche di vendita di Amazon libri.
La mossa di Di Battista, tornato in pompa magna dopo la débâcle europeista del partito stellato, è inquadrabile in una prospettiva di “pulizia interna” del Movimento, oltre che di rilancio dell’immagine guerresca della formazione fondata quasi dieci anni or sono da Beppe Grillo. La credibilità e presentabilità dell’attuale leader, Luigi Di Maio, è stata ormai erosa da una sfibrante annata di Governo, con il serbatoio di voti stellati che è stato letteralmente prosciugato dal ben più abile segretario del Carroccio [Salvini, N.d.R.] e dalla formidabile strategia di marketing politico ideata dal suo staff. I rapporti di forza, che prima erano nettamente in favore dei cinquestelle, si sono ormai inesorabilmente invertiti e il quadro sembra destinato a peggiorare progressivamente con il passare del tempo.
La Casaleggio Associati S.R.L., che con ogni probabilità si trova alle spalle della strategia politica del Movimento, ha dovuto escogitare delle contromisure: da qui la mossa di togliere dall’agenzia di viaggi Di Battista per ricatapultarlo sul proscenio politico del Bel Paese. L’operazione ha un duplice risvolto: in primo luogo, dal punto di vista del partito, si utilizza una figura “pura”, non contaminata dall’aria di grigio burocrate tipica delle stanze dei bottoni del Governo, per rilanciare il fascino movimentista proprio dell’ortodossia grillina; in seconda battuta, dal punto di vista personale/individuale, questa è l’occasione per Alessandro Di Battista di diventare l’uomo immagine del Movimento 5 Stelle, un’occasione che un uomo pieno di sé e molto attento ai social come lo studente del DAMS prestato alla politica forse aspettava da almeno un anno e mezzo. Non a caso, l’utilizzo dei social e di un certo tipo di registro espressivo piacione durante tutta la durata del suo viaggio nelle terre selvagge dell’America del Sud sembrano funzionali proprio al preparare un solido trampolino per il grande lancio al vertice del partito, la cui leadership sembra ormai fiaccata ed erosa da un’annata di lotte a Montecitorio.
L’attacco al vertice di Di Battista è dunque finalmente cominciato, fra una dichiarazione sibillina verso l’amico Di Maio e una dichiarazione al vetriolo contro il non-alleato Salvini: la sensazione è che, fra un’ospitata televisiva e l’altra, l’irresistibile ascesa del “turista della democrazia” andrà avanti travolgendo chiunque si frapponga sulla sua strada, che sia amico o nemico.
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