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Sport

Franco Baldini: l’orchestratore silenzioso

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Lorenzo Ricchitelli

«Ma dove devo restare? Qui non resto. Non dovete prendervela con chi lavora a Trigoria. Qui decide tutto testa grigia a Londra [Franco Baldini, N.d.R.] e di chi sta in America. Non possiamo fare altro». Così si sfogava lo scorso mese Claudio Ranieri, ormai ex allenatore della Roma, con i tifosi al di fuori dei cancelli di Trigoria poco dopo l’annuncio di De Rossi della sua imminente separazione dalla squadra che lo ha cresciuto per diciotto anni. Le forti parole del tecnico romano sono seguite a quelle dello stesso centrocampista Daniele De Rossi e dell’altro “scaricato” di turno, il dirigente Ricky Massara: a cosa alludono però queste dichiarazioni? La sensazione nell’ambiente Roma, e non solo, è che Franco Baldini, noto ora appunto come “testa grigia”, sia l’autore delle recenti decisioni che hanno portato all’addio di De Rossi, di Claudio Ranieri, di Massara e soprattutto del precedente addio al calcio del 2017 di Francesco Totti, il quale ha in questi giorni dichiarato nella sua famosa conferenza, nelle vesti di dirigente della Roma, di voler attraversare nuovamente i cancelli di Trigoria verso l’uscita, stavolta definitivamente. Ma chi è in realtà Franco Baldini? Perchè una figura non presente fisicamente a Roma è così influente?

Chi è stato Franco Baldini: le varie parentesi a Roma e quelle estere

La storia di Franco Baldini come dirigente inizia proprio dove egli si trova attualmente, nella piazza forse più calda d’Italia, Roma. L’allora presidente Franco Sensi, nel lontano 1998, accoglie inizialmente come consulente esterno nella società un giovane operatore di mercato che fino a sei anni prima era ancora calciatore nel ruolo di centrocampista. Questo giovane ex calciatore sarebbe poi diventato una figura, in maniera controversa, sempre più rilevante nella storia non solo giallorossa. Successivamente, Baldini assume l’incarico di consulente di mercato e nei primi anni Duemila entra sempre più nelle grazie del presidente Sensi, il quale gradualmente vede sempre più quel giovane operatore di mercato come un uomo di fiducia a cui poter dare in mano un ruolo ancora più centrale. Finalmente quella proposta arriva e così nel 2001, anno storico nel passato della squadra giallorossa, Franco Baldini diventa Direttore Sportivo (DS) della A.S. Roma. I suoi meriti sono fondamentali, poiché assieme agli sforzi economici del presidente riuscì a costruire quella formazione che arrivò sul tetto d’Italia nel giugno di quell’anno. Samuel, Emerson ma soprattutto Batistuta, questi sono i nomi principali che il DS di quegli anni riuscì a portare a Trigoria. Altro elemento che rese salda la posizione di Baldini nella società giallorossa fu l’indissolubile rapporto, che sarebbe rimasto saldo negli anni, che si costruì con l’allora allenatore della Roma Fabio Capello. Successivamente le strade di queste due figure si sarebbero più volte rincontrate.

L’ex presidente defunto della Roma Franco Sensi con la figlia e ex-presidentessa della Roma Rossella Sensi. Fonte: giallorossi.net

Baldini era alla Roma con un grande obiettivo: fare fronte con il presidente e con l’allenatore per combattere quella che era conosciuta come la “Monarchia Sabauda“, ovvero il fronte del potere che secondo l’opinione pubblica controllava sotto molti aspetti il calcio italiano. Questo fronte era situato al Nord e aveva la sua sede a Torino, poiché a capo di questa sfera di potere si credeva ci fosse Luciano Moggi, ai tempi DS della Juventus, coadiuvato dall’allora DS del Milan Adriano Galliani e dal presidente della F.I.G.C. Franco Carraro.  La vittoria dello scudetto nel 2001 fu per Baldini un primo segnale di una possibile vittoria contro questo fronte avversario, ma tutto finì nel 2005, con il famoso incontro tra Rossella Sensi e l’allora dirigente della Juventus Massimo Giraudo. Quel caffè, preso nel luglio dell’anno precedente al Campidoglio, sotto il benestare di Walter Veltroni (in quel periodo sindaco di Roma), fu interpretato dal DS giallorosso come un vero e proprio tradimento alla causa comune che si stava combattendo, confermato poi dalle indiscrezioni tramite intercettazioni e indagini che confermavano come Moggi avesse messo il suo controllo anche sulla Roma. Arrivò così il comunicato della Roma il 24 marzo 2005:

L’A.S. Roma S.p.A. comunica di aver ricevuto in data odierna le dimissioni presentate dal Franco Baldini, dalla carica di Consulente di mercato della Società. L’A.S. Roma desidera ringraziare Baldini del lavoro sin d’ora svolto per la società e del contributo dato

Baldini e Capello insieme nella loro breve avventura all’interno della Nazionale inglese. Fonte: dailymail.co.uk

Così si separarono le strade della Roma e di Baldini (per la prima volta), che però seguì l’unica persona a cui si sentiva ancora fortemente legato: Fabio Capello. L’ex-allenatore nel luglio del 2006 diventò tecnico del Real Madrid e chiese al presidente Calderón di ingaggiare proprio Baldini, che entrò nella dirigenza madridista come segretario tecnico. Anche qui mostrò le sue doti di operatore di mercato, portando grandi prospetti che si riveleranno poi veri e propri fenomeni, come Fernando Gago ma soprattutto Gonzalo Higuain. Il destino di Baldini era legato a doppio filo con quello di Capello: le dimissioni del segretario tecnico arrivarono il 28 giugno 2007 poco dopo l’esonero dello stesso Capello. Questo binomio apparentemente indissolubile vive un altro capitolo quando il 14 dicembre 2007 Fabio Capello viene nominato commissario tecnico dell’Inghilterra. Nemmeno qui poteva mancare nel suo entourage la figura di Franco Baldini, che divenne assistant manager: l’avventura dura fino al 2011 quando, come nel caso dell’esperienza a Madrid, Capello viene esonerato dalla federazione inglese. Nell’ottobre del 2011 difatti iniziò per l’operatore di mercato la seconda avventura alla Roma. Collaborò nella coppia formata con l’ex DS giallorosso Walter Sabatini, portando a Roma entusiasmo con l’ingaggio (il secondo nella Roma dopo la parentesi 1997-1999) del tecnico ceco Zdeněk Zeman, il quale proponeva il suo calcio offensivo e spregiudicato e che sostituiva il catalano Luis Enrique, che aveva fallito l’esportazione nella capitale del modello Barcellona. La coppia di mercato della Roma lavorò per donare a Zeman una buona squadra, portando i vari Destro, Tachsidis, Bradley, Dodò ma soprattuto i due acquisti che in futuro si riveleranno i migliori prospetti, Castán Marquinhos. Purtroppo la parentesi giallorossa per l’allenatore ceco non fu per niente positiva e l’assenza del presidente Pallotta si fece sentire. La coppia dirigenziale Baldini-Sabatini stentò a mantenere entusiasmo. Baldini rimase fermo sulla fiducia nel progetto, affermando: «Io non sto in paradiso a dispetto dei santi, sarei pronto a lasciare il contratto nonostante abbia un quadriennale. Sono un dipendente, ma mi sto giocando molto del mio […] Non mi sono mai sentito depotenziato. E non ho mai pensato di andare al Tottenham, anche se magari posso aver ricevuto delle offerte». Gli eventi però dimostrarono il contrario di quanto Baldini affermava nel 2012, poiché dopo aver rescisso poco dopo il suo secondo contratto con la Roma, nel giugno dell’anno successivo venne ingaggiato dal Tottenham. Il rapporto con gli Spurs si interruppe nel 2015, senza una motivazione ben delineata. Nella squadra il lavoro del DS è ricordato principalmente (se non solamente) per la celebre cessione da cento milioni, cifra che è servita al Real Madrid per strappare al Tottenham il cartellino del loro fenomeno gallese Gareth Bale.

La terza e attuale avventura alla Roma e i retroscena del rapporto con il cuore “romano” della Roma

Totti e Baldini ai tempi pacifici del loro rapporto. Fonte: ilmessaggero.it

Rilevante è il rapporto che Franco Baldini ha avuto negli anni con quello che è stato il simbolo e la bandiera di Roma per più di venti anni, Francesco Totti. Il caso, o forse la volontà dello stesso ex capitano giallorosso, ha voluto che la sua conferenza di addio avvenisse proprio il 17 giugno, giorno in cui diciotto anni prima la Roma festeggiava il suo terzo scudetto grazie alla vittoria all’Olimpico per 3-1 sul Parma (lo stesso Totti segnò). Cosa è potuto cambiare in questi anni? Baldini, durante i suoi primi tempi alla Roma, ha sempre avuto un ottimo rapporto con l’ambiente e soprattutto con Totti, anche perché quello scudetto conquistato “assieme” (lui era il DS che costruì quella squadra) lo avevano convinto di essere nel luogo adatto per scardinare il monopolio del Palazzo. Purtroppo quell’episodio con la Sensi prima citato e poi le esperienze estere devono aver cambiato qualcosa nel dirigente giallorosso. Quando nel 2016 ritornò per la terza volta (ancora in corso) nella sfera Roma, Franco Baldini non era più quello di quindici anni prima. Sicuramente l’arrivo degli americani è stato un altro elemento determinante: avendo visto sia al Tottenham che al Real Madrid come funzionino due squadre internazionalmente riconosciute ed economicamente influenti, il suo ritorno a Romasi accompagna alla sua volontà di trasportare quel modello nella Capitale. Questo è stato probabilmente l’elemento fondamentale che ha conquistato la totale fiducia dell’attuale presidente James Pallotta, che ha visto nel tecnico di mercato l’uomo chiave per il futuro della Roma. Da quel momento Baldini ha avuto totalmente carta bianca ed è sempre entrato nelle decisioni importanti: la scelta di Zeman, poi la scelta di Monchi (con le dovute conseguenze), ma soprattuto la separazione tra la Roma e il suo “cuore romano” rappresentato da Totti e De Rossi. Baldini sapeva che l’ancoraggio dell’ambiente nel suo complesso al passato e al concetto delle “bandiere” era un ostacolo al progetto suo e del Presidente Pallotta di trasformare la Roma in una moderna squadra fattura-soldi, che potesse anche ricominciare a vincere qualche trofeo in futuro. Da qui si arriva a capire perché un uomo così influente sia considerato “invisibile”. Attualmente Baldini opera da Londra, dove avvengono anche i meeting più importanti della dirigenza in suolo europeo, e da lì non si muoverà, poiché l’essere il responsabile del divorzio con i due simboli della Roma lo rende un nemico della città e dell’ambiente, almeno da quanto emerge dalle emozioni del tifo romanista. Totti ha citato nella sua recente autobiografia queste parole dette, secondo la versione dell’ex Capitano, da Baldini stesso: «Sono stato io a farti ritirare […] Ho voluto Spalletti perché la pensava come me. Anni fa volevo venderti, ma ogni allenatore chiedeva la tua presenza. Spalletti non me l’ha chiesta, anzi.  Del resto sappiamo tutti che in queste ultime stagioni la tua presenza è stata un peso per la Roma […]». Questo stralcio fa capire quale sia il modus operandi di colui che da due anni a questa parte viene visto come l’autore della “deromanizzazione” della squadra italiana con forse più tradizione storica; una squadra che ha sentito sempre più libertà di azione nella creazione di una nuova dimensione, per una Roma il cui futuro è più incerto che mai.

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