Gli studenti prima di The Council:
The Guild 3 – Crusader Kings – Vermintide 2 – Tomb Raider – Frostpunk – Ancestors Legacy – Kingdom Come: Deliverance – Monster Hunter: World – World of Warcraft: Battle for Azeroth – Pathfinder: Kingmaker – Darksiders 3 – For The King – Metro: Exodus – Warhammer 40,000: Inquisitor Martyr – My Time at Portia – Mutant Year Zero: Road to Heaven
The Council rappresenta il primo titolo di Big Bad Wolf, studio francese che sembrerebbe principalmente improntato sulla narrativa. Viene pubblicato il 13 marzo 2018 e il suo editore è Focus Home Interactive: trattandosi tuttavia di un titolo a episodi, The Council rimarrà incompleto fino al 4 dicembre 2018, giorno in cui vedrà anche la luce la versione fisica per console, completa di tutti e cinque le puntate. The Council si va a inserire nello spazio di mercato lasciato vuoto dalla bancarotta di uno studio ben più famoso, Telltale Games, e aggiunge al classico sistema molto simile a un film interattivo il giusto tocco di meccaniche di gioco. Ci troviamo quindi di fronte a un vero e proprio videogioco, caratterizzato non solo dalla possibilità di prendere decisioni, ma anche dal bisogno di gestire attentamente le proprie risorse. Fortunatamente, però, anche il fallimento raramente significherà un semplice game over.
The Council
Osservando la più grande differenza tra i giochi basati sulla sola narrazione, sdoganati da Telltale, e The Council possiamo quindi notare una grande differenza: il gameplay. The Council infatti prevede non solo una iniziale scelta di una classe, che determinerà le nostre abilità di partenza, ma anche un’intera pagina dedicata al nostro personaggio. Potremo infatti sviluppare i nostri punti caratteristica durante tutti e cinque i capitoli: non solo questo avrà un’importante impatto sullo sviluppo di Louis de Richet, il protagonista, ma sarà anche determinante per lo svolgersi della trama e dei dialoghi. A fianco di questo sistema di gioco sarà presente una pletora di collezionabili. Parliamo infatti di semplici consumabili, che serviranno principalmente a gestire le situazioni nell’immediato, come per esempio la mancanza dei punti necessari a completare alcuni dialoghi ma non solo: potremo raccogliere anche dei volumi, distribuiti all’interno del mondo di gioco, che ci forniranno punti permanenti una volta letti e dei tratti, che rifletteranno le nostre azioni e decisioni concedendoci sì dei bonus, come per esempio fanno già i volumi, ma anche dei malus, soprattutto se dovessimo fallire la risoluzione dei vari enigmi o dialoghi che ci verranno proposti. The Council premia quindi la mente arguta, ma non costringe il giocatore a risolvere tutti gli enigmi: fallire, infatti, raramente significherà un’interruzione del gioco ma solo l’assegnazione di svantaggi (o raramente anche vantaggi) permanenti, che caratterizzeranno il nostro protagonista e potrebbero avere effetti più o meno rilevanti per lo svolgersi della trama. I punti abilità saranno quindi centrali per il corretto svolgimento sia dei dialoghi che degli enigmi, ma il loro utilizzo non sarà obbligato per il completamento di questi ultimi. Ogni enigma potrà infatti essere affrontato anche senza l’utilizzo di abilità, che risulteranno molto comode per la raccolta di indizi, soprattutto se non si dovesse conoscere i molteplici argomenti sviscerati durante la trama. La possibilità di sfruttare la propria esperienza personale per evitare l’utilizzo di abilità può essere molto comoda per fare economia con le limitate risorse di gioco, ma può anche rivelarsi un’arma a doppio taglio: qualora non dovessimo possedere l’abilità giusta in gioco ci ritroveremmo inevitabilmente ad affrontare rompicapo importanti senza nemmeno poter contare su qualche indizio.
L’ambiente in The Council è sicuramente uno degli aspetti più importanti: si tratta però anche di uno dei più difficili da apprezzare. All’interno della villa in cui si svolgeranno tutti e cinque i capitoli potremo infatti immergerci in un mondo ricostruito con uno stile tipico del periodo della rivoluzione francese. Potremo quindi trovare decine e decine di dipinti, sculture e oggetti di scienza di ogni epoca, che molto spesso saranno parte integrante e fondamentale della raccolta di informazioni, della risoluzione di molti dei già citati rompicapo o anche solo utili a sfoderare una sana carrellata di nomi di artisti e opere. Bisogna tuttavia sottolineare che, soprattutto nel caso in cui non si abbia una conoscenza adeguata in campo artistico e/o scientifico, The Council può rapidamente perdere molto del suo fascino. Risulta altrettanto complicato quindi fornire anche un giudizio approfondito sulla capacità degli sviluppatori di riprodurre fedelmente un quantitativo così vasto e variegato di oggetti, provenienti da ambiti disparati che sfiorano sia la realtà che la leggenda. La sola cosa certa è però l’immortale attrazione magnetica che l’occulto è in grado di generare una volta accostato, in maniera più o meno fedele, a questo insieme. Per quanto sicuramente The Council non possa riuscire a stupire coloro che dovessero essere più esperti del periodo storico fittizio trattato, riesce comunque a essere un più che degno esempio di come un gioco d’avventura e investigazione dovrebbe essere, proponendo un’ambientazione molto ben realizzata, unita a una trama più che avvincente e ricca di stravolgimenti e colpi di scena. Non mancano inoltre le molteplici possibilità di interagire direttamente con lo svolgersi della storia, andando a modificare in maniera permanente tanti dei percorsi che possiamo esplorare. The Council riesce a superare in maniera eccelsa molti dei titoli che lo hanno preceduto, distaccandosi notevolmente dai suoi predecessori sia per l’ottima implementazione dei sistemi di gioco e dell’esplorazione, sia per la possibilità d’interazione con la storia. Parliamo di passi da gigante rispetto ai primi giochi del genere, più simili a film interattivi che altro. The Council merita quindi ogni genere di onore, almeno fino al capitolo numero 3.
Come infatti potremmo aspettarci da ogni storia investigativa, arriva sempre il momento più agghiacciante: svelare il colpevole. The Council si riserva questa possibilità per gli ultimi due capitoli, e decide di riuscire a rovinare tutto ciò che ha costruito fino a quel momento in una maniera così plateale da essere terribile. Improvvisamente questo titolo ci rivela ogni suo problema e ci troviamo di fronte a un finale indegno sotto ogni punto di vista: dal lato tecnico The Council scricchiola un poco sin dall’inizio, con alcune animazioni che non sono proprio eccelse e vari problemi minori, soprattutto su sottotitoli e alcuni dialoghi, ma a partire dal quarto capitolo siamo di fronte a una vera e propria disfatta. Improvvisamente le animazioni dei personaggi si bloccano, lasciando gli attori completamente fermi nella classica posizione inanimata e con le braccia distese, i sottotitoli non sono in sincrono con il parlato per una percentuale veramente indegna dei dialoghi e frequentemente non sono nemmeno coerenti con quanto viene detto. Questo genere di problemi sarebbe anche quasi passabile, se anche il fulcro di questo genere di giochi non prendesse improvvisamente una svolta inaspettata; la trama passa improvvisamente da intrigante a orripilante. Non appena tutte le carte vengono posizionate sul tavolo, e subito dopo uno dei colpi di scena più interessanti che si possano osservare nei giochi di oggi, la qualità cala drasticamente. Assistiamo infatti a un improvviso passaggio e cambio di stile in The Council, che abbandona completamente l’aspetto investigativo e si immerge completamente invece nel fantastico pseudo-occultista più sfrenato, ambientazione che deve essere gestita con un certo garbo per non scadere nel banale. The Council purtroppo non riesce a essere coerente in questo aspetto e l’unica cosa che riesce a fare nei suoi ultimi due capitoli è avvelenare sempre di più l’ottimo lavoro svolto fino a quel momento, portando al giocatore una sensazione di smarrimento prima e di rabbia poi. Davvero pochi titoli odierni riescono a lasciare tanto amaro in bocca come The Council è riuscito a fare, regalandoci un’orrendo ma pratico esempio di cosa non fare quando vorremmo concludere un ottimo prodotto.
Il Consiglio
In questo caso il consiglio migliore è di godere di The Council finché si riesce: fino all’inizio del suo quarto capitolo parliamo infatti di un titolo magari non rivoluzionario, ma sicuramente tra i migliori del suo genere. La trama non è quasi mai scontata e i colpi di scena abbondano, impedendo al protagonista di capire come realmente siano le cose fino al termine della storia, momento che purtroppo rovina in maniera inevitabile tutto quanto di buono potesse esserci prima. Potremmo infatti affermare che una ottima trama con un pessimo finale diventi automaticamente una pessima trama. Come gioco d’avventura investigativo, The Council si distingue e applica in maniera inequivocabile, fornendoci molteplici risposte, giuste o sbagliate che siano, e diverse ore di divertimento assicurato. Dal punto di vista dei thriller dedicati all’occulto, invece, Big Bad Wolf deve invece ancora impegnarsi molto, cercando se possibile di allontanarsi dai cliché del genere, per riuscire a dare il giusto sapore di novità a un pasto che termina con un dolce in grado di rovinare la digestione. The Council dovrebbe ascoltare questo nostro consiglio e tentare di sistemare i problemi più grossi dal punto di vista tecnico, soprattutto nei dettagli come i sottotitoli o le animazioni, che potrebbero con il giusto grado di cura riuscire almeno a rendere l’amara pillola del suo finale un pochino più dolce, cancellando la costante sensazione di incuria che imperversa inclemente in ogni minuto di gioco. Dal canto nostro ci auguriamo che Big Bad Wolf prosegua nella strada intrapresa con The Council e che riesca, con la sua buona dose di olio di gomito, a rilasciare la prossima volta un’esperienza di gioco coerente e interessante in ogni sua parte, cosa in cui purtroppo questa volta non si è applicato sufficientemente.