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Cutrone e Kean: oltremanica in cerca di fortuna

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Eugenio Guido

La Serie A nel giro di pochi giorni ha salutato i due giovanissimi attaccanti italiani Patrick Cutrone e Moise Kean. L’ex milanista si accasa agli inglesi del Wolverhampton, mentre l’ex juventino Kean vestirà la maglia dell’Everton, sempre in Premier League.

A parte la giovane età che accomuna i due giocatori, le similitudini tra i due finiscono qui: le due cessioni hanno pesi e motivazioni ben differenti, visto che altrettanto diverse sono le situazione ambientali e societarie che i due giocatori stavano vivendo.

Cutrone e l’exploit con il Milan

Patrick Cutrone, attaccante centrale classe 1998, con la maglia del Milan fin dall’età di otto anni, nella stagione 2017/2018 si trovava ai blocchi di partenza parecchio dietro nelle gerarchie dell’attacco rossonero: i neoacquisti André Silva e Nikola Kalinic sembravano doversi contendere la maglia da titolare, con Cutrone pronto a subentrare in caso di necessità. La stagione del Milan, e ancor più quella dei due attaccanti arrivati durante il mercato estivo, si rivelerà però mediocre. Tra i pochi aspetti positivi della stagione dei rossoneri ci sono stati proprio i numeri dell’attaccante formatosi in casa. Lo score dell’attaccante comasco, che lo rende capocannoniera della squadra di via Aldo Rossi, è di 18 gol in 46 partite (spesso da subentrante), con il traguardo della doppia cifra di reti in Serie A raggiunta nella prima stagione da professionista: in quella precedente il giocatore aveva giocato solo tre minuti a fine campionato, contro il Bologna. Giusto il tempo di esordire e assaporare la Serie A.

Diversa la situazione vissuta dall’attaccante lo scorso anno, alla seconda stagione nel calcio che conta. La società si regala ad agosto Gonzalo Higuain, archetipo del numero 9, e a gennaio, dopo aver salutato l’argentino (complice una porzione di stagione per nulla esaltante) il polacco Krzysztof Piatek, crack nel girone d’andata con la casacca del Genoa. Cutrone stenta a segnare, pur godendo della fiducia del tecnico e soprattutto dell’ambiente rossonero, estasiato dall’attaccamento alla maglia e dalla fame del giocatore (fame che a tratti ricorda quella del mai dimenticato Pippo Inzaghi). A maggio 2019 le statistiche del numero 63 recitano nove reti in 43 presenze. Solo tre le segnature in Serie A, ben lontane dalle dieci dell’anno precedente, con un minutaggio simile: 1.509′ dell’annata 2017/2018 contro i 1.438′ di quella successiva.

Moise Kean: predestinato bianconero?

Di due anni più giovane, Moise Kean vive l’intera esperienza della trafila delle giovanili con i bianconeri della Juventus, dopo un primo tesseramento avvenuto con il Torino. Le prime apparizioni in prima squadra arrivano già nella stagione 2016/2017, in cui il giocatore diventa il primo giocatore nato negli anni Duemila ad aver, nell’ordine, esordito in Serie A, esordito in Champions League e aver segnato in uno dei massimi campionati europei.

L’anno successivo è il primo da professionista, ma anche il primo lontana da Torino. Kean ha bisogno di giocare con continuità e la neopromossa Verona sembra un’ottima piazza. A fine anno, però, solo diciannove presenze e quattro reti per lui in Serie A, complice un problema all’adduttore che ne ha fatto terminare le apparizioni già a marzo.

È proprio la stagione appena trascorsa, 2018/2019, quella dell’esplosione definitiva del giocatore vercellese. Pur dovendo sgomitare in un reparto offensivo superaffollato, com’è quello juventino tra i vari Cristiano Ronaldo, Mandzukic e Dybala, il numero 18 bianconero si ritaglia una seconda metà di stagione importante, con sei reti in tredici presenze in serie A: un gol ogni ottantotto minuti.

Preparazione estiva “tranquilla”…

La stagione 2019/2020 sembrava per entrambi quella della possibile consacrazione. Le due rispettive quadre, infatti, hanno appena cambiato allenatore: al Milan arriva Marco Giampaolo dopo l’esperienza positiva alla Sampdoria; la Juventus, invece, si affida alla guida tecnica di Maurizio Sarri, precedentemente al Chelsea e prima ancora al Napoli rivale per lo scudetto proprio dei bianconeri.

Il modulo due punte di Giampaolo sulla carta aumenta gli slot a disposizione dell’attacco rossonero. In più, André Silva, non riscattato dal Siviglia, sembra pronto pronto a sbarcare nel Principato e firmare con il Monaco. Inoltre, la trattativa imbastita dai rossoneri con l’Atletico per arrivare a Correa sfuma sul finire. Patrick sembra potersi giocare le sue carte nello scacchiere dell’ex allenatore doriano.

La Juve, salutato Allegri, si affida alla guida tecnica di Maurizio Sarri. Mandzukic sembra non essere adatto ai piani dell’allenatore toscano; Higuain, cavallo di ritorno dopo i due prestiti al Milan e al Chelsea, non sembra avere grosse chance. Moise, al ritorno dall’Europeo Under 21, può diventare un rincalzo importante in una Juventus chiamata a dare il meglio in tre competizioni.

… e le due cessioni lampo.

Lampo, ma non così inaspettate. È vero che Mister Giampaolo necessita due punte per il suo 4-3-1-2 (o 4-4-2 a seconda della fase di gioco), ma è anche vero che un attaccante come Cutrone sembrava poco incline ad adattarsi ai movimenti voluti dal nuovo allenatore.

Il Mister predilige un attacco con due attaccanti veloci e molto mobili, in grado di allargarsi o venire incontro al pallone, così da creare spazio per gli inserimenti del trequartista o delle mezzali. Il giovane attaccante azzurro sembra lontano da queste specifiche. In più, l’esperienza di André Silva al Monaco si è risolto in un nulla di fatto, causa visite mediche non superate. A ciò si aggiunge un Milan sì senza coppe, ma con la necessità di incassare per puntellare la rosa e dare a Giampaolo gli interpreti più adatti al suo gioco.

Cutrone saluta il “suo” Milan con un post dal suo profilo Instagram. Foto: Instagram @patrickcutrone63

Il Wolverhampton, che lo seguiva con interesse da tempo, è dunque piombato su Cutrone. Il giocatore è rientrato in tutta fretta dalla tournée americana in cui era impegnato con la squadra e, non senza dispiacere, ha salutato i colori che lo hanno cresciuto e fatto conoscere al grande pubblico. L’ormai ex 63 rossonero è diventato un giocatore dei Wolves per diciotto milioni di euro più bonus; cifra che può non sembrare elevatissima vista la giovane età del calciatore e visti i numeri di cui è stato capace. L’impressione è, però, che agli occhi della società il ragazzo avesse già raggiunto il suo massimo potenziale, vedendo nell’offerta degli inglesi una boccata d’ossigeno importante.

Anche l’addio di Kean arriva come frutto di un mix di circostanze. In primis (anche qui) la plusvalenza secca da portare in bilancio: il giocatore, essendosi formato nella cantera bianconera, è costato zero e viene ceduto per ventisette milioni di euro più bonus vari che possono far lievitare la cifra fino a quaranta milioni. Il ragazzo, poi, conscio del suo potenziale, voleva giocare. Nonostante il processo di definizione delle gerarchie offensive della Juventus sia ancora in fieri, Kean avrebbe dovuto accontentarsi in ogni caso di un ruolo da gregario. Probabilmente per la società bianconera il temperamento del ragazzo non sembrava sposarsi con quest’idea, come confermano le intemperanze mostrate con l’Under 21 azzurra: durante l’europeo di categoria Mister Di Biagio lo ha tenuto fuori contro il Belgio per punirlo a causa di un ritardo agli allenamenti. Nulla di eclatante, certo, ma la Juventus ha una caratura e un’attenzione mediatica per le quali la vicenda non sarà passata sicuramente sotto traccia.

Anche Moise Kean affida il suo addio alla Juve a un post su Instagram. Foto: Instagram @moise_kean

Nessun rimpianto?

Cutrone con la nuova maglia dei Wolves e Kean alla prima con la casacca dei Toffees. Foto: Twitter @premierleague

Entrambi i giocatori hanno salutato con affetto le due (ormai) ex squadre. I due nuovi club non sono certamente tra i top club del proprio campionato, ma le ambizioni non mancano.

Il Milan con la vendita di Cutrone, discorso tecnico a parte, perde un giocatore innamorato visceralmente dei colori rossoneri, un ragazzo mai sopra le righe, anche quando il minutaggio nella scorsa stagione ha iniziato a ridursi. La Juve, ceduto Kean, saluta una punta centrale di prospettiva come poche se ne vedono nel palcoscenico attuale: undici i gol ufficiali segnati a soli diciannove anni e un percorso di crescita che sembra solo agli inizi.

Visti però i bisogni immediati dei due club, le cessioni, seppur dolorose, si sono rivelate necessarie. Forse un domani arriverà il tempo del rimpianto per Milan e Juventus, ma nel calcio crudo, spietato e realistico di oggi, per ognuna delle componenti in causa, l’addio (o forse arrivederci) sembrava l’epilogo più corretto in entrambi i casi.

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Eugenio Guido

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