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Economia

Decreto Sicurezza-bis: cosa prevede

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Cecilia Valente

Lo scorso 5 agosto, il tanto chiacchierato decreto Sicurezza-bis è diventato legge. Dopo essere stato approvato alla Camera lo scorso 25 luglio, anche il Senato ha espresso la sua fiducia con 160 voti favorevoli (Lega e Movimento 5 stelle), 57 contrari e 21 astenuti (Fratelli d’Italia e Forza Italia). Arrivata la controfirma del Presidente della Repubblica, anche se accompagnata da una lettera ai Presidenti delle Camere e al premier, il decreto è ora ufficialmente una legge a tutti gli effetti. Il testo è formato da 18 articoli divisi in tre capi: disposizioni urgenti in materia di contrasto all’immigrazione illegale e di ordine e sicurezza pubblica, disposizioni urgenti per il potenziamento dell’efficacia dell’azione amministrativa a supporto delle politiche di sicurezza, disposizioni urgenti in materia di contrasto alla violenza in occasione di manifestazioni sportive.

Matteo Salvini in aula al Senato durante la discussione sul decreto sicurezza bis.
Fonte: tgcom24.mediaset.it

Il soccorso in mare

Il primo Capo della nuova legge, dunque, riguarda la lotta all’immigrazione clandestina e, in particolar modo, ha importanti ripercussioni sulle operazioni di soccorso in mare, tant’è che il decreto è stato definito anche “anti-ONG”. Nell’articolo 1 si dice che «il ministro dell’Interno […] può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, per motivi di ordine e sicurezza pubblica». Tale potere trova un limite solamente nelle leggi sull’immigrazione vigenti nell’ordinamento nazionale e nelle varie Convenzioni Internazionali di cui l’Italia fa parte. L’articolo 2, invece, inasprisce le pene nei confronti dei comandanti delle navi, private e non, che aiutano i migranti a sbarcare in territorio italiano. Prevede, infatti, che «il comandante della nave sia tenuto ad osservare la normativa internazionale e i divieti e le limitazioni eventualmente disposti ai sensi dell’articolo 11, comma 1-ter». La violazione del divieto d’ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane potrebbe costare al comandante della nave una multa da 10.000 a 50.000 euro. Inoltre, per la prima volta, la sanzione amministrativa può essere accompagnata anche da una penale: il sequestro della nave, che diverrebbe proprietà dello stato italiano, e l’arresto immediato del comandante colto in fragranza di violazione dell’articolo 1100 del Codice di Navigazione (resistenza o violenza contro navi da guerra nazionali, comprese quelle della Guardia Costiera e della Guardia di finanza). Infine, l’articolo 4 stabilisce le cifre che il governo si impegna a stanziare per contrastare il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per eseguire operazioni di polizia sotto copertura: 500.000 euro per il 2019, un milione per il 2020 e un milione e mezzo per il 2021. Intanto, si prevede anche un aumento dei fondi stanziati per i rimpatri degli immigrati clandestini.

Fonte: Amnesty International

Mantenimento dell’ordine pubblico

Nel Capo II e nel Capo III il decreto si occupa, invece, del mantenimento dell’ordine pubblico in occasione di manifestazioni di protesta o eventi sportivi. Nella fattispecie, il decreto introduce nuovi reati, prevedendo pene per chi «nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, utilizza razzi, fuochi artificiali, petardi od oggetti simili» da 1 a 4 anni di reclusione. È vietato anche l’uso di caschi e di ogni altro dispositivo o indumento che non permetta il riconoscimento della persona. Inoltre, l’articolo 7, modificando il codice penale vigente, contempla l’inasprimento delle pene per chi compie atti già sanzionati in precedenza, come «violenza o minaccia a pubblico ufficiale, a un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti», «devastazione e saccheggio», «oltraggio a pubblico ufficiale». Per quanto riguarda le manifestazioni sportive, invece, il governo ha deciso di ampliare il cosiddetto DASPO, il divieto di accesso alle manifestazioni sportive, nei confronti di «coloro che siano denunciati per aver preso parte attiva a episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive, o che nelle medesime circostanze abbiano incitato, inneggiato o indotto alla violenza» e a «coloro che risultino denunciati o condannati, anche con sentenza non definitiva, nel corso dei cinque anni precedenti».

Potenziamento delle forze armate

Infine, il decreto prevede maggiori tutele per gli agenti delle forze dell’ordine e un aumento significativo dei fondi a loro disposizione. Ad aumentare sarà anche il personale impiegato: il ministero della Giustizia, secondo la legge, può assumere fino a 800 persone in qualità di personale amministrativo non dirigenziale. Un rafforzamento, dunque, dell’organico di tutte le forze dell’ordine, ma anche un potenziamento dei loro poteri e delle operazioni effettuabili.

Quella appena approvata al Senato è una vera e propria riforma del codice penale, per cui chi violerà questa legge andrà incontro a sanzioni non solo pecuniarie, ma anche penali. Dunque, molti reati precedente punibili con contravvenzione, vengono trasformati in delitti veri e propri.

Critiche e preoccupazioni

Prevedibilmente, nei giorni seguenti l’approvazione del decreto, le voci critiche si sono fatte sentire ancor più forti che in precedenza. Le maggiori preoccupazioni riguardano in particolare l’impatto che il decreto avrà sul traffico degli immigrati nel mar Mediterraneo centrale e sul loro soccorso. Già quando il decreto era ancora in esame nella Commissione Affari costituzionali e Giustizia della Camera, alcuni giudici ed esperti costituzionalisti avevano espresso i loro dubbi sulla costituzionalità della nuova legge. Per molti, l’incostituzionalità starebbe addirittura a monte: non sussistono circostanze di urgenza e necessità per cui il governo debba usare lo strumento del decreto, invece di seguire il normale iter legislativo. Inoltre, le materie trattate sono troppo diverse tra loro per essere racchiuse in un solo testo.

Manifestazione davanti al Senato contro il decreto sicurezza bis. Fonte: Lapresse

L’UNHCR, l’Alto commissariato dell’ONU per i rifugiati, ha ribadito le sue critiche al decreto, già espresse lo scorso maggio. Nel comunicato si legge che, in un momento storico in cui gli stati europei hanno ritirato il loro sostegno a operazioni di soccorso nel Mar Mediterraneo «le Ong svolgono un ruolo cruciale nel salvare le vite dei rifugiati e migranti che intraprendono la pericolosa traversata per arrivare in Europa. Il loro impegno e l’umanità che guida le loro azioni non dovrebbero essere criminalizzati o stigmatizzati». All’agenzia ONU si sono unite anche le voci preoccupate di moltissime ONG e associazioni, tra cui Medici senza Frontiere, l’Associazione Antigone e Amnesty International. Quest’ultima, ha definito la nuova legge come «Un atto che si posiziona contro il senso stesso di civiltà, un provvedimento figlio del clima di odio che è stato consapevolmente fomentato in questi ultimi mesi». Le preoccupazioni dell’ONG non si limitano solo alla parte del decreto riguardante il soccorso in mare, ma anche agli inasprimenti delle sanzioni per il mantenimento dell’ordine pubblico. Gli emendamenti attuati al codice penale avrebbero il «chiaro scopo di limitare gli spazi di libertà di chi vuole rivendicare i propri diritti e quelli della collettività». Infine, anche l’Unione Europea, tramite la portavoce della Commissione, ha espresso i suoi dubbi sull’ammissibilità del decreto e ha annunciato che ne verrà verificata «la compatibilità con la normativa europea».

Le perplessità di Mattarella

Un provvedimento, quello appena approvato dal Senato, fortemente voluto dalla parte “verde” del governo “giallo-verde”. Infatti, nonostante il voto favorevole da parte dei senatori M5S (tranne 5 senatori dissidenti, assenti in aula), il Movimento 5 stelle ha sempre preferito tenere un profilo basso sull’argomento. Senza dubbio, la battaglia anti-migranti è un cavallo di battaglia di Matteo Salvini. Fin dalla campagna elettorale per le elezioni 2018, il leader della Lega ha tentato di fomentare il clima di paura e tensione attorno agli immigrati, parlando di “invasione” e “pericolo per l’ordine pubblico”. In realtà, i dati dimostrano che l’invasione non esiste, anzi: negli ultimi anni gli sbarchi dei migranti sono diminuiti drasticamente. Criminalizzare l’operato delle ONG e delle navi private che offrono soccorso agli immigrati vorrebbe dire solamente peggiorare la situazione delle morti nel Mediterraneo. In più, non si risolverebbe il problema dell’immigrazione clandestina che passa per lo più dai cosiddetti sbarchi fantasma: profughi che arrivano sulle nostre coste con piccole barche. Dopo l’approvazione del Senato, lo scorso 8 agosto anche il Presidente della Repubblica ha controfirmato il decreto che quindi ora è legge a tutti gli effetti.  Mattarella, a meno che non avesse riscontrato delle chiare violazioni della Costituzione, era obbligato a firmare l’atto, senza rinviarlo alle Camere. Il Capo dello Stato, però, ha deciso di accompagnare la promulgazione con una lettera indirizzata ai Presidenti delle due Camere e al premier Conte, dove fa al Parlamento due importanti appunti. La prima perplessità riguarda l’eccessivo aumento delle sanzioni pecuniarie nei confronti dei comandanti delle navi che violano la legge, che diverrebbero sproporzionate rispetto alla condotta illecita. Inoltre, Mattarella ha ribadito l’importanza del rispetto dei trattati internazionali di cui l’Italia fa parte, in particolar modo quelli sui diritti umani e sul diritto del mare, affermando che l’obbligo di salvare le vite umane in mare deve prevalere su qualsiasi legge. Il Capo dello Stato, non avendo il potere di bloccare la legge, non ha potuto fare altro che esprimere le sue perplessità in questa lettera. Potrebbe però essere la Corte Costituzionale, nel caso l’opposizione richieda il suo intervento, a esaminare il testo ed, eventualmente, a bloccarlo

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