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Sport

La lunga notte di gloria di Adrián

Published by
Carlotta Betti

Qualche volta, lo sport ci regala momenti particolarmente emozionanti. Storie a lieto fine che sembrano uscite dalla penna di qualche autore televisivo. Così è stato il post-partita di Liverpool-Chelsea. I Reds hanno appena vinto ai rigori la Supercoppa Europea. Klopp si avvicina ai giornalisti che gli chiedono un commento a caldo. «Adriáááááááán!» risponde, urlando «Come in Rocky!».  Due settimane fa, Adrián si allenava con una piccola squadra spagnola. Svincolato, forse alla fine della sua carriera. Oggi, è l’eroe della serata.

Adrián alza la Supercoppa Europea. Foto: CdS.

Chi è Adrián?

Classe 1987, nato e cresciuto a Siviglia, Adrián San Miguel del Castillo, come tanti bambini, sognava di fare l’attaccante. Ha giocato sulla fascia fino all’età di undici anni, fino al suo arrivo al Real Betis. Qui viene spostato a portiere e inizia a muovere i suoi primi passi verso la carriera da professionista, trovando in realtà poco spazio. Accumula esperienza dapprima con la squadra delle riserve e poi nei due prestiti all’Alcalá (2008) e all’Utrera (2009), fino ad essere promosso a terzo portiere della prima squadra nel 2011. Il debutto in Liga arriverà nel 2012, ma è nell’anno successivo che Adrián gioca la sua prima vera stagione da protagonista nel Betis. È anche grazie ai suoi undici clean sheet se a fine stagione il club raggiunge l’Europa League.

I suoi sforzi e le sue ottime prestazioni vengono ripagate con l’interesse del West Ham, che gli offre un triennale e lo fa sbarcare in Inghilterra. Tra i pali degli Hammers, Adrián inizia come secondo portiere, ritagliandosi a piccoli passi uno spazio di sempre maggiore importanza. A fine stagione, risulta miglior acquisto e giocatore dell’anno per il club, finendo per conquistarsi ufficialmente un posto da titolare a scapito di uno Jääskeläinen ormai in declino. A Londra diventa una vera e propria bandiera, conquistando ben centocinquanta presenze in tutte le competizioni e raggiungendo la prima convocazione in Nazionale nel 2016. Nel suo ultimo anno al West Ham, ormai rimpiazzato da Fabiański, ha giocato unicamente le partite di coppa fino alla naturale scadenza del suo contratto, trovandosi svincolato in estate.

L’arrivo a Liverpool

È così che Adrián approda a Liverpool. Silenziosamente, senza grandi celebrazioni. Sul finire di un’estate trascorsa ad allenarsi senza squadra, con la stagione ormai alle porte. Nessun grande annuncio: Mignolet, il secondo portiere, viene ceduto e ai Reds serve un sostituto affidabile e d’esperienza. Qualcuno che accetti di fare tanta panchina e di subentrare in caso di necessità. Adrián accetta, senza la minima idea di quello che sta per accadere. L’annuncio del suo arrivo risale al 5 agosto, poco più di una decina di giorni fa. Il suo esordio è immediato. Nella prima partita contro il Norwich, Alisson rimedia un infortunio scivolando su un rinvio e Adrián deve sostituirlo non solo in quella partita – ormai quasi al termine – ma soprattutto nella partita di Supercoppa contro il Chelsea.

A sedare la comprensibile apprensione dei tifosi è Virgil Van Dijk, pilastro della difesa e in corsa per il Pallone d’Oro: «Adrián è arrivato da poco, ma abbiamo visto di cosa è capace in allenamento» dichiara in conferenza stampa «Ha esperienza e qualità, ci penserà lui a sostituire Alisson». Nonostante le incoraggianti parole di Van Dijk, è in un clima di scetticismo generale che il Liverpool si presenta a Istanbul per contendersi il primo trofeo della stagione. Se qualche pronostico rimane sbilanciato in favore dei Reds, è più che altro per la prima giornata di campionato, nella quale i Campioni d’Europa hanno vinto e convinto, mentre il Chelsea subiva una pesante sconfitta per mano del Manchester United.

I festeggiamenti dopo il rigore decisivo.

Una notte magica

Al termine di centoventi minuti decisamente avvincenti (quasi più della finale di Champions League), Adrián si era già segnalato per alcuni ottimi interventi. Prima ancora della lotteria dei rigori, gli si sarebbe potuto dare atto di aver coperto in maniera decisamente convincente l’assenza di Alisson, uno tra i migliori portieri al mondo e certamente non facile da sostituire. Ma non è stato necessario. Con il Liverpool che aveva già trasformato tutti e cinque i propri rigori, a battere il quinto per il Chelsea si presenta Tammy Abraham, classe 1997. La sua battuta centrale viene parata di piede da Adrián. Il Liverpool vince la quarta Supercoppa Europea della sua storia. Adrián, inginocchiato a terra, viene sepolto dall’abbraccio dei compagni. E quando Klopp, scimmiottando Rocky, urla il suo nome, non è certo il solo. Tutta la parte rossa dello stadio sta facendo lo stesso.

«Che benvenuto a Liverpool! È stata una settimana folle» dichiara, sorridendo ai giornalisti. «Sono contento di essere qui, i miei compagni rendono il mio compito davvero facile». Gli stessi compagni che, insieme a Klopp, avevano fortemente creduto in lui in un momento così complicato. Così una singola parata può fare una differenza enorme nella carriera di un calciatore. Adrián ha trentadue anni e mercoledì scorso ha vinto il primo trofeo della sua carriera. Che, fino a una decina di giorni fa, sembrava finita.

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Carlotta Betti

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