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Curiosità

Un gruppo Facebook “sventa” un attentato

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Francesco Stati

Un attentato alla rete ferroviaria italiana sventato da un gruppo Facebook. Surreale, ma vero. Qualche giorno fa, come riportato da alcuni media, un post anonimo sulla popolare board di immagini 4chan annunciava un attacco terroristico imminente su un non precisato treno italiano, invitando tutti i lettori a non viaggiare nei giorni successivi. A questa dichiarazione ne sono seguite altre, i toni sempre più confusi e minacciosi.

Non essendo 4chan nuova a episodi di questo genere, cui poi sono seguiti attacchi in piena regola, il web italiano si è mobilitato. Dopo una segnalazione pubblicata dal portale Dr. Commodore, un gruppo Facebook, L’Ordine dell’Avena Oscura, si è attivato per contattare le autorità. Obiettivo, sventare la minaccia: su internet, non sempre dietro alle provocazioni e allo scherno si nascondono persone sane di mente. Per cercare di capire meglio cosa è accaduto, abbiamo intervistato Luca Tornabene, web content creator e fondatore del gruppo.

Il post che ha generato il tutto, pubblicato il 25 agosto 2019.

Chi è Luca Tornabene?

«Mi occupo di marketing digitale e scrivo corsi sul tema. Essendo cresciuto con il web, sono sempre alle prese con meme e community online, anche se non è la prima cosa che mi piace dire di me (però forse è la seconda, o la terza)».

La foto di copertina del gruppo L’Ordine dell’Avena Oscura.

Come nasce l’idea di creare un gruppo Facebook? Cos’è “L’Ordine dell’Avena Oscura”?

«Si crea un gruppo per scambiare meme e opinioni. Nel nostro caso, con il tempo siamo diventati come una famiglia, seppur disfunzionale, con me nelle vesti di titolare e padre part-time. C’è sempre qualche fratellino che litiga, o qualcuno che se l’è fatta nei pantaloni, ma ci vogliamo tutti bene. Ho creato L’Ordine dell’Avena Oscura per avere una community in cui riunire tutti i follower dei miei progetti in un unico luogo, un crowdsourcing di contenuti divertenti con persone che hanno una buona conoscenza della cultura digitale e del mondo di internet. Il nome nasce da un video di youtube di JoeCapo, che ho tradotto sul mio canale, in cui due maiali litigano per avere dell’avena: il fratello minore si prende gioco dell’altro, mandandolo alla ricerca del cereale presso il sedicente “ordine dell’avena oscura”, una avventura ovviamente infruttuosa»

Il secondo post anonimo

Parliamo dei fatti: cosa è successo?
«È iniziato tutto su 4chan, dove un anonimo ha aperto un thread. Dentro, una minaccia molto specifica: “Voglio fare un attentato su un treno”. Ha dichiarato che sarebbe stato “il primo episodio di questo genere in Italia”. L’annuncio era molto simile a quello cui seguì la strage di Christchurch. Questa notizia ha fatto il giro del web, arrivando fino al nostro gruppo: in molti hanno commentato preoccupati, altri l’hanno presa come uno scherzo, senza darci troppo peso. Il giorno dopo sono apparsi due nuovi post sulla imageboard: uno si prendeva gioco dell’eco mediatica e ribadiva le intenzioni, l’altro dava una data precisa per l’attentato. C’è stato, però, un quarto post che ci ha fatto trasalire: menzionava direttamente L’Ordine dell’Avena Oscura, e dichiarava che l’attacco sarebbe stato in nostro onore. L’OP [l’autore materiale del post in gergo internettiano, N.d.R.] allegava al tutto un’immagine con un coltello, una pistola e un disegno con una bandiera fittizia e un maiale. Nel gruppo si è scatenato il caos».

Il terzo post (ironico?) su 4chan.

Quindi è riconducibile a “voi” solo il quarto dei messaggi anonimi? Ritieni che gli altri due fossero reali?
«Qui la questione si complica. 4chan è una imageboard anonima, il che ha creato ulteriore confusione. Pur non avendo elementi, ci siamo sentiti chiamati in causa: qualcosa andava fatto, i segnali erano ormai troppi e non agire poteva significare avere sulla coscienza delle persone, seppure in potenza. C’è ancora molta ignoranza su 4chan, pochi fuori da internet sanno di cosa si tratta: noi che non solo lo conosciamo, ma siamo stati tirati in causa, abbiamo deciso di agire. Alcuni utenti del gruppo hanno contattato la Polizia Postale e fatto da tramite per dare un quadro completo e informato. A quanto ho appreso, un ragazzo è stato arrestato, e almeno uno dei messaggi si è dimostrato essere falso, nello specifico quello che designava il 30 settembre come data. Addirittura, sembra che il ragazzo in causa fosse intervenuto brevemente sull’Avena con un post in cui diceva che si era solamente unito allo “scherzo”, per poi venire contattato il giorno dopo dalla Polizia Postale con un avviso di garanzia. Il post è sparito poco dopo, ora l’utente non è più presente su Facebook. Sospetto (e spero) che il post su 4Chan che coinvolgeva l’Avena, quello con la bandiera disegnata, fosse solo una provocazione».

Il quarto post, rivelatosi poi uno scherzo.

Potreste aver sventato un attentato. Come ti fa sentire?
«Prima di tutto, sono sollevato. Internet può essere tante cose (molte negative), bisogna essere responsabili. Sapere che qualcuno ha segnalato quei messaggi mi rassicura. Il fatto testimonia la natura complessa della rete: non si sta sul web solo per condividere meme fritti [immagini distorte attraverso filtri grafici, N.d.R.] con le mani sporche di olio e patatine. Mi ha fatto riflettere l’idea che qualcuno si sia sentito in pericolo a prendere il treno nel tratto indicato nei post. Nell’era del terrore e dell’interconnessione costante, il post di Anon [gergo internettiano per identificare l’autore di un post sulle image board anonime, N.d.R.] non è stato solo un gioco, ma un segnale di pericolo. Addirittura un mio amico doveva proprio essere in viaggio coi genitori quel giorno e lungo quella stessa tratta! Come utenti assidui di internet abbiamo il dovere di non prendere tutto come uno scherzo: bisogna porsi dei limiti».

Il post dell’indagato sull’Avena e la copia della relativa comunicazione. L’utente incriminato è ora stato disattivato.

Cosa pensi del fenomeno crescente di radicalizzazioni online? Internet in generale (e i meme in particolare) possono nascondere fenomeni di violenza?
«Il circolo vizioso della radicalizzazione online è un fallimento di tutti. I principali colpevoli sono gli algoritmi, che favoriscono la creazione di filter bubble, [meccanismo che consiglia esclusivamente contenuti simili a ciò che ci piace, N.d.R.]. Non si parla soltanto di video di gattini o simili, ma anche di discorsi di odio. Nel mondo virtuale, tutte le proprie ideologie vengono coccolate e portate all’estremo: ai network non importa che tu stia seguendo un contenuto falso o violento, vogliono solo che continui a guardare. Non solo post, ma anche pubblicità e articoli ci vengono mostrati con lo stesso schema. Questo fomenta l’odio e l’isolamento: comunità anonime come /pol (politically incorrect) su 4chan sono già isolate nelle periferie di internet, il sottile confine tra l’ironia e la serietà si è perso e quando si intuisce che qualcuno non sta più scherzando spesso è troppo tardi. I meme sono un veicolo per esprimere idee, e la loro diffusione capillare e inesorabile testimonia la versatilità del mezzo, che si presta a qualsiasi uso. La radicalizzazione si può nascondere ovunque, anche nei meme».

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