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Spettacolo

Venezia 76: il trionfo di Joker e di Luca Marinelli

Published by
Andrea Damiano

La 76° edizione della Mostra del Cinema di Venezia ha visto nascere, nel corso della sua durata, diverse polemiche: dalla presidente di giuria Lucrecia Martel che, per non applaudire il film di Polanski alla premiére rivendicando un messaggio femminista contro il regista polacco al centro di controversie da anni, ha assistito a J’accuse in proiezione stampa, all’occupazione del red carpet da parte di attivisti contro l’ingresso delle grandi navi nella laguna di Venezia. In seguito alle premiazioni, che hanno visto trionfare Joker di Todd Phillips come miglior film, il discorso di Luca Marinelli (miglior attore per la sua interpretazione in Martin Eden di Pietro Marcello) ha suscitato lo sdegno del Codacons che, con un’assurdo comunicato stampa, ha denunciato e bollato la vittoria dell’attore romano come premio politico.

Il Leone d’oro assegnato a Joker conferma ancora una volta la volontà dell’organizzazione della Mostra del Cinema di Venezia di solcare nuovi terreni e aprirsi a realtà solitamente al di fuori dei circuiti festivalieri. Nella 74° edizione lo vinse infatti The Shape of Water di Guillermo del Toro, film di genere fantastico e ispirato iconograficamente a un classico dell’horror, Il mostro della laguna nera, mentre l’edizione successiva vide il trionfo di Roma di Alfonso Cuarón (distribuito da Netflix), mostrando quindi un dialogo aperto e produttivo con il colosso dello streaming americano. Questo dialogo si è reiterato anche quest’anno, con la presenza di ben tre pellicole, due in concorso (Marriage Story di Noah Baumbach e The Laundromat di Steven Soderbergh) e una fuori concorso (The King di David Michôd). Per quanto lontano dalle atmosfere più classiche dei film di supereroi, Joker rimane un progetto ben saldo alle radici fumettistiche, che plasma e umanizza l’iconico nemico di Batman attraverso una maggiore libertà autoriale e la presenza di un attore fenomenale come Joaquin Phoenix. La sua interpretazione di Arthur Fleck, grazie al lavoro muscolare sulla fisicità e sulla risata, permette di inserire questo personaggio scorsesiano (non a caso le principali ispirazioni sono Re per una notte e Taxi Driver) in un’analisi della psiche e della società, della libertà di esteriorizzare la propria follia nel mondo e dei simboli deviati che possono innescare le lotte di classe, senza però dimenticare Gotham, fedelissima alla versione cartacea, con la sua ambientazione atemporale – a volte anni Quaranta, altre anni Settanta – a seconda delle macchine, dell’abbigliamento e delle ispiratissime musiche.

Joaquin Phoenix è il quinto attore a impersonare il Joker sul grande schermo, dopo Cesar Romero, Jack Nicholson, Heath Ledger e Jared Leto.

La prestigiosa Coppa Volpi alla migliore interpretazione maschile è andata invece a Luca Marinelli: il suo Martin Eden nell’omonimo film di Pietro Marcello ha stregato e colpito la giuria e la critica, esibendo poliedricità nel recitare con accento napoletano, plasmando un personaggio che da ignorante e popolano diventa, attraverso la lettura e la scrittura, colto e intellettuale. Questa vittoria ha però attirato l’attenzione del Codacons, il Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori: non solo viene criticato il forte discorso di Marinelli alla consegna del premio, ritenuto un «pistolotto politico sulla questione dei migranti», ma si mette in dubbio l’assegnazione stessa della Coppa Volpi, da assegnarsi, sempre secondo il Codacons, a Joaquin Phoenix, verso cui vengono rivolte scuse «a nome di tutti i veri italiani appassionati di cinema». A prescindere dalla stranezza e particolarità dei termini usati nel messaggio, possibilmente riconducibili a uno schieramento politico ben lontano dalle parole e dalle idee espresse dall’attore romano, chi ha composto il suddetto comunicato non era forse a conoscenza del fatto che, per regolamento della Mostra del Cinema, non è possibile premiare un film in più categorie, rendendo così vana ogni critica esposta.

Martin Eden di Pietro Marcello è un adattamento del romanzo dello scrittore statunitense Jack London, trasposto a Napoli e non negli Stati Uniti come l’originale.

Gli altri premi sono stati così assegnati: la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile è andata ad Ariane Ascaride, coprotagonista in Gloria Mundi di Robert Guédiguian, film accolto freddamente che narra le vicende di una famiglia marsigliese tra tradimenti e difficoltà a trovare lavoro. Il regista svedese Roy Andersson riceve il premio alla miglior regia per About Endlessness, ennesimo esperimento di cinema della distanza, dove vengono evitati campi ravvicinati e primi piani, e mostra dunque di essere molto amato dall’ambiente veneziano (il regista vinse infatti il Leone d’oro nel 2014 con Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza). No.7 Cherry Lane del regista cinese Yonfan si aggiudica il premio per la miglior sceneggiatura: unico film d’animazione in concorso, aveva fatto suscitato reazioni miste per i suoi ritmi eccessivamente distesi e lo sconfinare nell’assurdo e nel grottesco, dimostrandosi comunque una delle pellicole più curiose e innovative del festival. Il gran premio della giuria è stato assegnato a J’accuse di Roman Polanski che, attraverso la ripresa dell’affaire Dreyfus, parla e dialoga con la propria storia e il proprio passato, mentre il premio speciale della giuria è andato a Franco Maresco per La mafia non è più quella di una volta. Infine, il premio Marcello Mastroianni per l’attore emergente è stato assegnato a Toby Wallace, per la sua interpretazione di un giovane spacciatore che si innamora di una ragazza malata di cancro nel film Babyteeth.

La 76° edizione della Mostra del Cinema di Venezia si chiude dunque con sterili polemiche e grandi riconoscimenti sia all’Italia, che con Marinelli e Maresco si aggiudica due premi, sia al cinema più “commerciale” con Joker, per quanto si possa definire tale il film di Todd Phillips. Ciò che è mancato a questa edizione sono sicuramente i nomi forti: ha deluso la mancanza di Scorsese che, vista l’uscita a breve di The Irishman e i buoni rapporti con Venezia e con Netflix, era fortemente atteso al Lido. Deludono poi grandi registi come Olivier Assayas, che con Wasp Network firma il suo film peggiore, e Pabli Larraìn, che divide e strania con Ema, mentre le restanti pellicole mancavano decisamente di mordente, se proprio non erano carenti. Questa edizione soffre forse un confronto impari con lo scoppiettante passato Festival di Cannes, superiore in quanto a film proposti, e alla scorsa edizione della Mostra stessa, che alzò il livello della competizione offrendo prodotti di ogni genere e di altissima qualità.

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Andrea Damiano

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