La passata stagione NBA sarà sicuramente ricordata per due motivi: il primo, più evidente, per essere stata la stagione che ha segnato la probabile fine della dinastia Warriors e il primo titolo vinto al di fuori degli Stati Uniti. Il secondo, è che l’anno scorso è stato importante anche per la quantità di trade che, a febbraio, sembravano aver aiutato a riequilibrare una lega fortemente sbilanciata a Ovest, ma che a fine giugno sembravano aver reintrodotto il divario tecnico tra le due conference, soprattutto grazie alla trade che ha portato Anthony Davis a Los Angeles, sponda gialloviola. A meno di un mese dall’inizio della stagione NBA 2019/2020 è bene dare uno sguardo alle varie franchigie per capire cosa aspettarsi dal prossimo campionato.
Nonostante la vittoria di Toronto nella stagione passata, il livello medio della conference occidentale sembra essere ancora migliore di quello della controparte atlantica. Ciononostante, come è successo l’anno scorso, il Larry O’Brien Trophy potrebbe ritornare a Est.
Anche se la dipartita di Jimmy Butler è difficilmente colmabile, Philadelphia sembra essere la squadra più pronta e organizzata per arrivare fino alle Finals del prossimo anno e avere finalmente la possibilità di portare a casa l’anello NBA che manca nella città dell’amore fraterno dal 1983. Joel Embid potrebbe finalmente essere pronto ad essere impiegato pienamente e non a singhiozzo come negli anni passati (nelle prime 5 stagioni ha avuto una media di 30 partite giocate a causa dei problemi di salute). Il nuovo innesto, Al Horford, può portare esperienza e mobilità, oltre ad avere punti sulle mani e a essere in grado di giocare da 4 o da 5 a seconda della presenza di Embid in campo. Durante il periodo estivo sono stati pubblicati diversi video con Ben Simmons protagonista, in cui si vede la point guard segnare in diverse condizioni con un jump shoot finalmente migliorato. Se l’australiano riuscirà a trovare il fondo della retina dalla lunga distanza anche durante la stagione, potrà cominciare a essere ancora più devastante della sua versione attuale. Con il resto della squadra quasi invariato rispetto alla stagione passata e con un po’ di fortuna, i 76ers potrebbero finalmente riuscire a concretizzare il tanto pubblicizzato #TrustTheProcess.
Per Milwaukee la stagione passata si è conclusa con una cocente delusione: dopo essere riusciti ad arrivare al miglior record della regular season e aver asfaltato i modesti Pistons e i (decisamente meno modesti) Celtics, i Bucks si sono sciolti in finale di Conference contro i futuri campioni dopo essere stati in vantaggio 2-0 con il fattore campo dalla loro parte. Durante l’off season Milwaukee ha inoltre perso quello che poteva essere considerato il migliore elemento della squadra dopo The Greek Freak ovvero Malcolm Brogdon, che è partito in direzione Indiana. Il livello del quintetto dei Bucks è comunque ancora di tutto rispetto, con Lopez, Middleton e Bledsoe ad accompagnare Antetokounmpo e Wesley Matthews appena firmato, a completare i 5. Per Milwaukee questa stagione sarà quasi l’ultima occasione per arrivare alle Finals e provare a conquistare l’anello visti i molti contratti in scadenza e un salary cap troppo pieno per pensare di poter firmare una star senza rinunciare a qualche pezzo di quintetto.
La terza piazza a Est sembra essere destinata, almeno sulla carta, ai Celtics, che durante l’estate hanno visto partire Kyre Irving e Al Horford, ma anche arrivare una point guard d’eccellenza come Kemba Walker, che finalmente giocherà in una realtà competitiva e dovrà dimostrare di poter essere un punto di riferimento anche in un sistema organizzato come quello di Boston. D’altro canto, i Celtics perdono forza principalmente sotto canestro con l’innesto di Enes Kanter che sicuramente non può compensare le doti di passatore e difensore di Horford. Per Boston la prossima stagione sarà quindi di transizione, e Stevens dovrà riadattare il gioco a uno spogliatoio sicuramente più povero, ma probabilmente più unito dopo l’addio di Irving.
A parte le prime tre squadre sopracitate, la East Conference sembra avere un livello simile a quello delle stagioni passate, quindi non molto alto. Sicuramente saranno da tenere d’occhio i rivoluzionati Nets, che hanno a disposizione una rosa di giovani promettenti, un Irving in cerca di gloria e un Durant che forse riuscirà a rientrare a fine stagione. Sarà interessante vedere se Irving riuscirà a gestire la squadra come fatto a Cleveland o se sarà una personalità troppo pesante come a Boston. Sull’altra sponda dell’East River, al Madison Square Garden, c’è un giovane e promettente RJ Barrett che potrebbe dare nuove speranze ai tifosi Knicks, anche dopo l’ennesima estate dove la squadra di New York è riuscita a non firmare nessuna star nonostante l’abbondanza di free agents.
I campioni in carica di Toronto invece, non sembrano essere in condizione di poter difendere con successo il titolo dopo la partenza dell’eroe locale Leonard. Il roster è buono, ma non abbastanza da dare l’impressione di poter arrivare più avanti di un secondo turno di playoffs. Chiudono la lista di squadre da tenere d’occhio i Pacers (con gli arrivi di Brogdon, Lamb e Warren) e gli Heat che con l’arrivo di Butler sicuramente possono essere un pericoloso avversario da primo turno di playoffs.
Come ormai è consuetudine da anni a questa parte, la conference occidentale è molto più competitiva della controparte orientale. Nonostante dopo sei stagioni manchi una candidata al titolo del calibro dei vecchi Warriors, la West Conference pullula di ottime squadre che potrebbero arrivare alla vittoria finale.
Anche in seguito a un mondiale dove non ha fatto vedere il meglio di sè, Nikola Jokic è considerato uno dei giocatori più solidi e affidabili della lega, e considerando che ha comunque solo 24 anni, c’è ancora margine di miglioramento (soprattutto in difesa, dove il serbo non eccelle). Se poi si considera che vicino a Joker ci sono giocatori come Murray e Millsap e un buon parco giovani, si capisce perché i Denver Nuggets quest’anno possono essere un problema per molte squadre. L’impressione è che ci sia bisogno di un’altra star per poter arrivare fino in fondo, ma i Nuggets hanno degli ottimi assets che potrebbero far arrivare il tassello mancante prima della deadline a febbraio.
Dopo la (troppo) lunga telenovela riguardante la sua destinazione finale, Anthony Davis ha finalmente cambiato squadra lasciando i Pelicans e approdando alla corte del re, nella Los Angeles gialloviola. Il duo James-Davis è sicuramente il più atteso della stagione e sarà molto interessante capire come i due approcceranno il campo di gioco; se dovessero trovare la chimica giusta saranno poche le difese che potranno contrastarli. Inoltre i Lakers possono contare sul solidissimo Danny Green che può portare spaziature in attacco e un grande aiuto in difesa. Kyle Kuzma avrà la possibilità di crescere ancora senza avere la pressione di portare punti a referto come la stagione passata e i due veterani Howard e Rondo avranno invece la possibilità di dimostrare alla lega di essere gli stessi giocatori che dominavano negli ultimi anni. Ancora troppa sfortuna invece per Cousins che dovrà saltare gran parte della stagione (se non tutta) a causa dell’ennesimo grave infortunio.
Una delle certezze all’inizio della off-season era il grande spazio salariale dall’altro lato della città degli angeli, e i Clippers sono riusciti a firmare due dei migliori giocatori sul mercato: l’MVP delle finals Kawhi Leonard e Paul George in uscita da OKC. George è reduce da un’operazione alla spalla che lo terrà lontano dal campo per il primo mese (e forse più), ma i Clippers hanno dimostrato l’anno scorso di essere una squadra solidissima anche senza una star, e quest’anno ne avranno due. Il grande vantaggio dei Clippers risiede nell’organico di buoni giocatori con contratti modesti, che possono essere usati come pedina di scambio per arrivare a una terza star nel caso volessero andare in all-in a febbraio, ma che possono comunque garantire vittorie e far rifiatare Leonard e George durante tutta la stagione.
L’ultimo (ma non per importanza) dynamic duo che riesordirà questa stagione è quello formato dai due MVP Harden e Westbrook. I due, grandi amici fin dai tempi di OKC, saranno chiamati a rivedere i rispettivi stili di gioco (entrambi molto abituati a tenere molto la palla in mano) se vorranno rendere competitivi i Rockets. Probabilmente lo scambio che ha portato Westbrook a Houston è stata la scommessa più rischiosa della off-season dato la quantità di assets che i Rockets hanno ceduto nella speranza che la collaborazione tra le due star sia efficace. D’altra parte il resto dell’organico di Houston è passabile, ma se in quintetto Gordon e Capela portano buona qualità, in panchina non sembra esserci abbastanza profondità per arrivare all’anello.
Tolte le quattro contender la Western Conference rimane comunque piena di squadre molto interessanti: gli Utah Jazz sono sicuramente migliorati rispetto alla passata stagione con le aggiunte di Mike Conley e Bojan Bogdanovic che porteranno grande qualità in un quintetto che conta già Donovan Mitchell, Joe Ingles e Rudy Gobert e che si presta ad essere una delle lineup più solide della lega. Per Golden State questa stagione sarà un punto di partenza in tutti i sensi: una nuova arena ospiterà le partite casalinghe e un rinnovato roster vedrà i Warriors senza Durant, Iguodala, Cousins, Thompson (per gran parte della stagione) e con la nuova coppia Curry – Russel tutta da testare. Di certo non sarà una stagione in cui punteranno al titolo, ma sarà interessante vedere come difenderanno l’onore dopo la brutta sconfitta alle Finals dell’anno scorso. Altre due squadre da tenere sott’occhio sono i Mavericks che con il rientro dall’infortunio di Porzingis potranno testare la sua compatibilità con Doncic, e i Pelicans, che dopo l’addio di Davis si ritrovano con uno dei migliori prospetti degli ultimi anni, Zion Williamson ad accompagnare un quintetto pieno di giovane talento con Lonzo Ball, Brandon Ingram, i veterani Holiday e Favors, e il nostro Nicolò Melli al debutto in NBA.
Le premesse per un’interessantissima stagione NBA ci sono tutte, e come riportato dalla stessa lega, le probabilità di vincita non sono state così incerte negli ultimi 10 anni: ben otto squadre hanno una probabilità di vincita più alta dei Raptors all’inizio della scorsa stagione. Se da un lato la Eastern Conference sembra essere contesa tra due o tre squadre al massimo, a Ovest ci sono cinque squadre potenzialmente in grado di arrivare in finale. Mai come quest’anno è impossibile fare delle previsioni certe, ma una cosa è sicura: ci sarà da divertirsi.
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