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Spettacolo

Joker, il cinecomic d’autore omaggia Scorsese e spaventa gli Usa

Published by
Andrea Damiano

Vincitore del Leone d’oro alla 76° Mostra del Cinema di Venezia, Joker di Todd Phillips ha entusiasmato sin dalla sua uscita, scatenando al contempo disordini e isterie negli USA riguardo possibili attentati e sparatorie durante le proiezioni e discussioni semantiche tra i cinefili per determinare la sua natura, tra cinecomic e pellicola autoriale.

In una Gotham temporalmente sospesa tra gli anni Trenta e gli anni Settanta, Arthur Fleck conduce una vita misera ai margini della società, lavorando come pagliaccio a noleggio e venendo costantemente bullizzato dai colleghi e dai cittadini. Gli unici rapporti li intrattiene con la madre, ex cameriera presso la facoltosa famiglia Wayne, persa nei ricordi e nelle disillusioni, e con la psicologa, sua matrice di sfogo per i disturbi sofferti fin da tenera età. Quando però ad Arthur capitano una serie di eventi negativi, inizierà man mano a trasformarsi, o forse a esprimere il vero sé, arrivando infine ad adottare lo pseudonimo di Joker. La grandezza del film si riconduce a due elementi: l’incredibile interpretazione di Joaquin Phoenix e la commistione tra dramma psicologico e sociale. L’attore statunitense ha plasmato il personaggio, creando movenze, tic e soprattutto lavorando attentamente sulla risata, tratto distintivo di Arthur Fleck, che si mischia a colpi di tosse e rantoli per ricordare una malattia, più che un tratto grottesco. La deriva morale e psichica di Arthur porterà a un coinvolgimento sempre maggiore del mondo attorno a lui, fino a scatenare un vero e proprio caos ai danni delle istituzioni e dell’ordine civile.

Todd Phillips, invece, si è allontanato dalle commedie che lo hanno reso celebre e ha messo in scena un’ambientazione scorsesiana, pregna di citazioni a Taxi Driver e, in particolare, a Re per una notte: la parabola della carriera da comico di Arthur, lo spettacolo televisivo di Murray Franklin, interpretato non a caso da Robert De Niro, fino al confronto finale tra i due, non sono che alcune delle suggestioni nei confronti del cinema del maestro della Nuova Hollywood.

Joaquin Phoenix è il quinto attore ad interpretare Joker sul grande schermo, dopo Cesar Romero, Jack Nicholson, Heath Ledger e Jared Leto.

Fin dalla presentazione del progetto tramite i primi trailer per giungere poi alla vittoria come miglior film a Venezia, Joker ha diviso critica e pubblico sulla sua natura: da molti è stato elogiato proprio perché considerato più di un cinecomic, ovvero una pellicola autoriale basata sulla caratterizzazione psicologica di un personaggio più che sull’azione e sull’umorismo. Lo stesso Phoenix, come emerso da interviste, si era detto infastidito da dover pronunciare nomi come Wayne o Arkham, perché troppo rievocatori di una dimensione commerciale ed episodica del franchise di Batman. Eppure, il prodotto finale pone indubbiamente le sue basi sul materiale fumettistico: Gotham è in tutto e per tutto fedele alla controparte cartacea, con la sua atemporalità e criminalità alle stelle che ben rappresenta gli episodi di violenza che avvengono purtroppo regolarmente negli Stati Uniti, né la famiglia Wayne potrebbe essere modificata poiché, considerati avvenimenti e colpi di scena della pellicola, questi non avrebbero lo stesso impatto se non si conoscesse il celebre mito di Batman e delle sue origini. Alla luce delle recenti affermazioni di Martin Scorsese, sembra che il non considerare Joker come cinecomic non sia che un modo per legittimare il proprio apprezzamento per una storia innegabilmente tratta da fumetti, seppur con impostazione e toni da dramma e non action come la maggior parte dei film supereroici. D’altronde, non è certo il primo caso simile, poiché pellicole come Logan o la trilogia del cavaliere oscuro di Christopher Nolan già inserivano in un contesto cinecomic delle tinte di realismo e dramma.

L’origine di Joker come comico fallito è ispirata alla celebre storia di Alan Moore, The Killing Joke.

Al di là di queste polemiche semantiche, negli Usa il lancio di Joker ha comportato non pochi problemi: memori della tremenda vicenda del 20 luglio 2012 quando ad Aurora, in Colorado, un ragazzo è entrato armato in un cinema durante la proiezione de Il cavaliere oscuro – Il ritorno e ha sparato uccidendo dodici persone e ferendone altre decine, l’FBI e la Sicurezza Nazionale hanno diramato un bollettino di allerta per gli avventori nelle sale, evidenziando minacce riscontrate su forum e bacheche online da parte di possibili emuli. Il film rappresenta un personaggio emarginato che compie vari crimini perché spinto dalla società e viene visto come potenziale istigatore di atti simili. Non si può certo imputare alcuna colpa all’opera, che viene snaturata e mal interpretata, ed è solo un prodotto subordinato ai veri avvenimenti della contemporaneità.

Joker è già un successo enorme, poiché, considerato il budget di appena 105 milioni di dollari, è arrivato a incassarne 96 nel suo primo weekend e, nonostante le critiche altalenanti oltreoceano, ha consacrato il suo valore qualitativo vincendo uno dei premi cinematografici più prestigiosi, puntando ora agli Oscar. È da augurarsi che i traguardi di questo film permettano e spingano le major cinematografiche a osare maggiormente con i propri brand, fumettistici e non, affidandoli ad autori nuovi e sperimentando commistioni inconsuete. Oltre a scaturirne film di maggiore qualità e libertà, ciò permetterebbe ai più giovani di approcciarsi ad autori e generi nuovi o classici come, nel caso di Joker, il cinema di Martin Scorsese.

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Andrea Damiano

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