È passata più di una settimana da quella che è stata una pausa nazionali che ha emesso tanti verdetti, ad esempio la certezza qualificazione dell’Italia al prossimo campionato europeo con tre turni di anticipo, mai successo nella storia della Nazionale azzurra. Ma soprattutto è stata vetrina di episodi discussi. Stiamo parlando delle recenti vicissitudini che riguardano la nazionale turca. Una squadra di livello all’interno del panorama europeo, che vanta numerosi talenti. Non è una novità che il calcio turco sia in crescita, sia in termine di movimento in sé, sia di appeal. Nell’ultima finestra di mercato molti di giocatori di fama internazionale hanno scelto di accasarsi in Turchia. Radamel Falcao, ad esempio, navigato attaccante colombiano ha scelto di vestire la casacca del Galatasaray. Sempre nella stessa squadra, anche Steven Nzonzi, dopo una parentesi abbastanza anonima in Italia con la Roma, si è unito ai giallorossi di Istanbul. Un altro giocatore di spicco che ha scelto la Turchia come lega in cui cimentarsi è stato Daniel Sturridge. L’ex-Liverpool, ormai chiuso dal trio offensivo Mané-Salah-Firmino, ma soprattutto da un rinato Divock Origi, ha scelto di trasferirsi al Trabzonspor.
Uscendo dai confini della Turchia, molti calciatori della nazionale delle stelle crescenti sono diventati grandi in giro per l’Europa. Senza andare troppo lontano, ci sono tre calciatori della nazionale turca che militano il Italia. Il più conosciuto è sicuramente Hakan Calhanoglu, centrocampista offensivo del Milan; Merih Demiral, difensore centrale della Juventus, che si è fatto conoscere in Italia con la maglia del Sassuolo, e Cengiz Under, talentino della Roma che in patria è stato paragonato a Paulo Dybala per similarità caratteristiche. Dopo aver mancato l’appuntamento mondiale nel 2018 e l’europeo di Francia nel 2016, la nazionale turca ha migliorato parecchio la sua condizione, così tanto da occupare il primo posto nel gruppo H delle qualificazioni a Euro 2020. Spicca sopratutto la vittoria ottenuta in casa contro la Francia campione del mondo, nel mese di giugno, con un gol del romanista Cengiz Under.
In queste ultime due uscite, le stelle crescenti hanno affrontato l’Albania e la Francia, ottenendo rispettivamente una vittoria e un pareggio. C’è stato però un certo interesse nei confronti della Turchia, al di fuori del contesto calcistico, per via di quella che è l’inizio dell’offensiva del governo di Ankara nella Siria del Nord, l’operazione Peace Spring. È uno di quei casi in cui la geopolitica si intreccia con lo sport. L’offensiva turca in Siria inizia il 9 ottobre, con i primi bombardamenti sulle zone presiedute dalle Forze Democratiche Siriane, o più semplicemente SDF. Ciò è stato reso possibile dalla ritirata delle forze americane presenti nella zona: gli americani consideravano le forze siriane presenti come alleate, dato che gli USA supportavano i siriani contro la minaccia delle forze dell’ISIS. Per evitare di causare una situazione scomoda, in cui un paese NATO finanzia i nemici di un altro paese appartenente al patto Atlantico, gli Stati Uniti il 6 ottobre annunciano tramite Donald Trump la ritirata dalla Siria nordoccidentale. Tre giorni dopo, le forze turche inizieranno l’offensiva contro le SDF.
Per il governo turco, le forze siriane sono state associate a un’estensione di quello che è il partito dei lavoratori del Kurdistan, considerato da Ankara come un gruppo terroristico. Pertanto l’offensiva turca in Siria è uno dei tanti capitoli di un conflitto contro il popolo curdo che dura da circa quarant’anni. Viene da chiedersi, cosa c’entra tutto ciò con il calcio? Già un giorno dopo l’inizio dell’offensiva turca in Siria, molti giocatori della nazionale turca postano sui propri social un’immagine contenente messaggi di propaganda, a sostegno di questa operazione militare. Offensiva aspramente condannata da tante organizzazioni internazionali come l’Unione Europea e la Lega Araba, oltre al Regno Unito e lo stato di Israele, per citarne alcuni. Soprattutto desta preoccupazioni la possibilità che l’impiego dell’esercito turco contro le SDF possa aiutare la fuga di prigionieri appartenenti allo stato islamico, pertanto creando uno scenario in cui una rinascita dell’ISIS è possibile.
Due giorni dopo l’inizio dell’operazione Peace Spring, si gioca Turchia – Albania, partita del gruppo H valevole per le qualificazioni a EURO 2020. Incontro risolto solo al 90′ dai padroni di casa, con un’azione abbastanza confusa. Ad approfittarne è Cenk Tosun, che segna di testa su un disimpegno mal riuscito degli albanesi. Dopo il gol, i giocatori turchi presenti in campo si radunano a centro campo, uno di fianco all’altro, facendo un saluto militare.
Questo gesto ha scatenato ancora di più il dissenso nei confronti della politica turca, ma soprattutto contro i giocatori che l’hanno compiuto. I tifosi di molte squadre si sono indignati, sebbene queste non abbiano preso effettivamente una posizione decisa nei confronti di tali azioni. Pertanto, i supporters di tante squadre in giro per l’Europa hanno preso di mira i giocatori turchi, scatenando vere e proprie proteste: tra le tante cose suggerite dai tifosi, spicca l’idea di boicottare la finale di Champions League, che quest’anno si giocherà allo stadio Ataturk di Istanbul. Non solo questo però. Tornando nei confini nazionali, molti tifosi hanno riempito di insulti i calciatori turchi della Serie A, i già citati Demiral, Calhanoglu e Under. Più particolari le proteste riguardanti quest’ultimo, dato che il giovane attaccante della Roma aveva già manifestato il suo supporto a Erdogan con il sopracitato gesto del saluto militare. Inasprisce ancora di più la protesta, quando il romanista twitta una foto sua mentre “saluta” Erdogan con addosso la maglia della Roma. Un gesto mal digerito dai tifosi giallorossi, anche perché gli altri due della Serie A – se non altro – hanno manifestato supporto al proprio presidente, ma indossando la maglia della propria nazionale.
Se da una parte molte squadre hanno preferito “lasciare correre” l’episodio accaduto in nazionale, c’è una squadra che una posizione forte contro le azioni militari di Erdogan l’ha presa eccome. Tra i vari giocatori turchi impiegati nel match interno contro l’Albania spicca Cenk Sahin, centrocampista del St. Pauli. La squadra tedesca non ha apprezzato i post pro-Erdogan del suo tesserato, e dopo una serie di colloqui interni tra allenatore e società, Cenk Sahin è stato – come citato dal comunicato del club – dichiarato libero di cercarsi un’altra squadra. Tra le interessate ad accaparrarsi il cartellino del centrocampista turco, l’Istanbul Basaksehir. Compagine riconosciuta da tutti, in Turchia, come la “squadra di Erdogan”. Come fa notare un articolo dell’Ultimo Uomo, il saluto militare incriminato nasce proprio da questo contesto.
Il Basaksehir è controllato indirettamente dal ministero dello sport turco, sotto la presidenza di Goksel Gumusdag, uomo molto vicino al governo di Erdogan, e spesso alcuni calciatori esultano facendo il gesto del saluto militare, pur non essendo di nazionalità turca. Discorso leggermente diverso per calciatori provenienti da altri contesti, in cui è lecito pensare che tutto il putiferio scatenato da un tweet pro-Erdogan sia un prezzo meno amaro da pagare rispetto a situazioni di gran lunga peggiori. Difficile non pensare a ciò che è successo a quegli sportivi turchi come il cestista Enes Kanter e Hakan Sukur, ex-calciatore, in passato attaccante di Inter e Parma. Un percorso comune, sebbene i due siano di due generazioni diverse. Sia Kanter che Sukur sono considerati dei terroristi. Entrambi erano legati all’opposizione politica di Erdogan, al partito di Fethullah Gulen. Quello della carcerazione e dei mandati d’arresto internazionali, è un destino comune a chi si oppone al governo turco. Non solo per sportivi, giornalisti e politici, ma anche per la gente comune.
Sukur è riuscito ad evitare il mandato di arresto scappando in America, mentre la situazione di Enes Kanter è leggermente più complicata. Il cestista dopo aver criticato il governo di Erdogan in seguito al golpe fallito, ha vissuto un momento in cui è stato trattenuto dalla polizia in Romania: per lui era già stato diramato il mandato d’arresto internazionale. Dopo il mancato fermo da parte delle forze dell’ordine romene, Enes Kanter continua a rimarcare la sua posizione nei confronti di Erdogan, definendo il premier turco come “Hitler del ventunesimo secolo”. Tutto ciò porterà a un inasprirsi della sua vicenda, che ha reso sì Enes Kanter un simbolo della lotta per la libertà, ma a caro prezzo. Il cestista è difatti apolide, dato che l’accusa di essere appartenente a organizzazioni terroristiche – il partito d’opposizione di Erdogan – è costata l’annullamento del passaporto turco. In aggiunta a questo, la famiglia si è completamente distaccata a dalle parole di Enes, rendendo di fatto Kanter uno contro tutti.
Il “rituale” del saluto militare è stato ripetuto dalla Turchia anche in occasione della trasferta in Francia. Un match, quello tra i campioni del mondo e la nazionale turca, di cui era stato richiesto l’annullamento. Una serie di politici, tra cui l’europarlamentare francese Jordan Bardella, ha aspramente criticato la nazionale turca, aggiungendo che il calcio non può seguire la propaganda politica di Erdogan. Francia-Turchia si è giocata regolarmente, senza incidenti, ed è finita in parità. Dopo il gol del francese Olivier Giroud, i turchi pareggiano con Ahyan e vanno a esultare sotto il settore dei propri tifosi facendo l’ormai noto gesto del saluto militare.
La UEFA ha aperto un’indagine e probabilmente ci saranno sanzioni pesanti nel confronti delle stelle crescenti. L’accusa è di comportamento politico potenzialmente provocatorio, e verrà applicato tale criterio per giudicare gli episodi sia di Turchia-Albania, sia della trasferta giocata da Demiral e compagni contro la Francia. Prendendo l’esempio di Enes Kanter, è molto più comprensibile capire perché la nazionale turca di calcio saluta quello che difatti è un regime genocida, piuttosto che mettersi contro l’azione militare e rischiare la stessa sorte del cestista. Tra quei giocatori ci possono essere degli individui che sono contro la guerra, ma per non mettere a repentaglio le loro vite o quelle dei loro familiari, alzano la loro mano destra all’altezza della fronte. Anche perché non tutti hanno la fortuna di poter cambiare vita scappando dal paese, o non hanno la forza né il coraggio di mettersi contro alla politica del presidente Erdogan. E visto il precedente Enes Kanter, come dargli torto…
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