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Stadia, il futuro del gaming passa da Google?

Published by
Marco Baccega

Dopo molti anni e molti rumors, anche Google ha finalmente esordito nel mercato videoludico con Google Stadia, un servizio di cloud gaming (videogiochi online che vengono eseguiti in server remoti e poi trasmessi in streaming su un dispositivo locale) che era stato preannunciato essere il “Netflix dei videogiochi”. Il servizio è stato lanciato in paesi selezionati il 19 novembre 2019, ma poteva essere preordinato a partire dal 6 giugno di quest’anno.

Le promesse

Durante la Game Developers Conference dello scorso Marzo, Google ha presentato Stadia (inizialmente chiamata Project Stream) promettendo una piattaforma accessibile a tutti, capace di trasmettere videogiochi in streaming su vari dispositivi tra cui tablet, smartphone, laptop e televisioni. Durante la presentazione, Google ha inoltre annunciato che al lancio il servizio sarà in grado di streammare videogiochi in 4K, HDR e 60 fps con una connessione internet di appena 25Mbps per poi ritrattare il giorno dopo e modificare questo requisito a 30Mbps.

Nei successivi mesi, Google ha annunciato che la versione finale di Stadia sarebbe stata ufficialmente lanciata con una diretta streaming su Youtube qualche giorno prima del E3 (l’Expo dell’intrattenimento elettronico), giustificando questa scelta con l’importanza rivoluzionaria del suo nuovo prodotto. La presentazione ufficiale del 6 giugno (Stadia Connect) ha portato in effetti molte sorprese, sciolto dubbi e creato perplessità tra gli addetti ai lavori e non. Innanzitutto, durante l’evento, viene fatto un riassunto delle funzioni di Stadia e dei suoi requisiti, portando la banda minima per lo streaming in 4K, HDR e 60fps a 35Mbps; il presentatore, Phil Harrison, riassicura comunque che Stadia potrà funzionare, a risoluzioni più basse, anche con velocità di connessioni minori, a partire da un minimo di 10 Mbps. Harrison prosegue poi con la presentazione di alcuni titoli che saranno disponibili al lancio tra cui Baldur’s Gate 3, Ghost Recon, Gylt (esclusiva Stadia) e altri.

Leggi anche: i titoli più interessanti all’E3 2019.

Harrison accenna alle future collaborazioni durante lo Stadia Connect.

La parola passa poi a un collega di Harrison, John Justice, incaricato di spiegare i dettagli del lancio. Justice introduce la Stadia Founder’s Edition, che può essere preordinata lo stesso 6 giugno. Questo pacchetto sarà, secondo Justice, il modo più sicuro di accedere a Stadia al lancio ufficiale (che avverrà in un non meglio specificato periodo verso fine 2019). Oltre al nuovo Stadia Controller (ottimizzato per lo streaming delle proprie sessioni di gioco), la Founder Edition conterrà una Chromecast Ultra (per utilizzare Stadia dalla propria televisione), tre mesi di abbonamento Stadia Pro, la possibilità di scegliere per primi il proprio nickname Stadia, accesso completo al gioco Destiny 2 e un Buddy Pass che permette di regalare 3 mesi di Stadia Pro ad un amico. La presentazione continua informando che la Founder Edition può essere ordinata a un costo di 130$ (a fronte di un valore di oltre 400$) in dodici paesi selezionati (inclusa l’Italia). A questo punto Justice conclude la presentazione con la differenza tra i due abbonamenti: Stadia Pro e Stadia Base. Il primo permette di accedere alle funzionalità piene di Stadia ovvero lo streaming ad alta definizione e a sconti riservati nello Stadia Store con un costo mensile di 9.99$, mentre il secondo, gratuito, permetterà uno streaming limitato a 1080p, 60 fps e audio stereo e sarà disponibile dal 2020.

Il punto che non era stato chiarito completamente a durante lo Stadia Connect, è quello dell’accesso ai vari titoli: durante la presentazione, Justice menziona che gli utenti Stadia Base dovranno acquistare i titoli a cui vorranno accedere (con il vantaggio sostanziale di non necessitare di un hardware di prima qualità), ma non viene specificato il meccanismo d’acquisizione per gli utenti Stadia Pro. La confusione è poi cresciuta in quanto, nel sito web di Stadia, si era parlato di una sottoscrizione capace di «sbloccare una libreria di giochi senza fine, senza costi aggiuntivi». È chiaro come questo messaggio potesse essere interpretato in molte maniere e per questo Big G, nella persona di Andrey Doronichev, ha precisato in un Reddit AMA, che Stadia Pro “non è il Netflix dei videogiochi” ma un servizio più simile a Playstation Plus o Xbox One Gold, con la differenza che il gioco gratuito offerto ogni mese, rimarrà gratuito anche nei mesi successivi. I giochi non inclusi nell’offerta mensile invece dovranno essere acquistati separatemene.

Leggi anche: l’evoluzione della distribuzione videoludica.

A ottobre infine, Google annuncia in successione: la data ufficiale di lancio (19 novembre), il sold-out della Founder’s Edition, l’introduzione della Premiere Edition (differente dalla Founder per il controller bianco e l’assenza del Buddy Pass) e la possibilità che anche i Founder non ricevano hardware e codice di attivazione al day1.

La realtà

Dopo le varie presentazioni e gli annunci su Twitter e Reddit, arriva il giorno del lancio, ma la situazione per Google non è rosea in quanto molti gamer in tutto il mondo (specialmente fuori dagli Stati Uniti) non hanno ancora ricevuto il kit hardware e/o il codice di attivazione. Google dichiara che mentre per i kit hardware le spedizioni procedono lente ma costanti, l’intoppo principale è causato da un problema nell’invio dei codici di attivazione che tardano a essere inviati causando la rabbia di molti clienti. Al 21 novembre, due giorni dopo il lancio, molti utenti non avevano ancora ricevuto il codice (nonostante avessero già ricevuto il kit hardware) rendendo dunque vano uno dei vantaggi di aver preordinato la Founder Edition, ovvero la scelta prioritaria del proprio nickname. Ciononostante, il 22 novembre Google annuncia di aver recapitato tutti i codici di attivazione ai Founder e di aver iniziato le operazioni per la spedizione di kit e codici ai possessori della Premiere Edition.

Nonostante il mini disastro a livello organizzativo, Stadia esordisce in maniera ottimale a livello tecnico. Il sistema è molto facile da avviare e dopo aver scaricato l’app e accoppiato Chromecast al wifi di casa, si è pronti per giocare. L’interfaccia principale è molto semplice e mostra solo i giochi in libreria, pronti per essere lanciati. Premendo il pulsante di centrale con il simbolo di Stadia, si può accedere a un menù con alcune impostazioni del sistema e una sezione dove vedere i propri amici e iniziare un gaming party.

Come promesso da Google, fin dal primo avvio, il lancio dei giochi è praticamente istantaneo e anche le schermate di caricamento sono più corte che in una console normale. Nessun download è necessario e si è subito proiettati nel menù principale del titolo selezionato. L’acquisto di nuovi videogiochi va effettuato nell’app mobile, e il titolo appare pressoché istantaneamente nel menù principale, pronto per essere giocato. Anche il passaggio dello streaming tra i vari dispositivi è preciso e veloce e si può passare facilmente da una partita nel salotto di casa a una nel computer dell’ufficio senza grossi problemi.

I vari dispositivi dove è possibile usare Stadia.

Una delle preoccupazioni principali pre-lancio era relativa all’input lag, ovvero il ritardo tra la pressione di un pulsante e la visualizzazione della reazione desiderata nello schermo. In questo caso, almeno per quanto riguarda i giochi in singleplayer e dal punto di vista di un casual gamer, Stadia non sembra avere un ritardo importante e con una buona connessione internet l’esperienza videoludica è pressoché identica a quella che si potrebbe avere con una consolle tradizionale o con un PC. D’altro canto, in giochi multiplayer e per sessioni di gioco competitive, l’input lag potrebbe essere un problema e, mentre Google sta lavorando per migliorare ulteriormente la situazione, gli utenti hanno già trovato modi per aggirare il problema, come ridurre leggermente la risoluzione o impostare la propria TV in settaggio gaming.

Anche il controller sembra essere all’altezza del suo ruolo con un’impugnatura ergonomica e il posizionamento ottimale dei pulsanti centrali adatti all’interazione con Google e allo streaming delle proprie sessioni su Youtube. Ciò che può lasciare a desiderare sono i pulsanti un po’ troppo rumorosi e una plastica esterna che si graffia facilmente.

In conclusione il lancio di Stadia può essere considerato una mezza vittoria da parte del gigante californiano. Se il funzionamento del servizio è in linea con quanto dichiarato durante le presentazioni, Google ha mancato la promessa di garantire a molti dei suoi clienti l’accesso al day1 (e la conseguente scelta privilegiata del nickname) e dimostrato di non essere ancora a un buon livello di assistenza clienti. L’impressione per gli utenti di Stadia è quello di essere parte di un beta trial a pagamento e questo sicuramente non fa onore a Google che però sta lavorando per migliorare l’esperienza dei suoi clienti. È probabile che la versione “rodata” del servizio che si vedrà nel 2020, quando entrerà in funzione Stadia Base e il catalogo giochi sarà ampliato, sarà migliore di quanto mostrato al lancio, ma è innegabile fin da subito che Stadia stia gettando le basi per il futuro videoludico.

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