Il 2019 è stato, per il panorama dell’intrattenimento televisivo, ricco di avvenimenti: dalla fine della storica Game of Thrones al ritorno di racconti autoriali come True Detective e Mindhunter, l’anno ha visto la diffusione di tante nuove piattaforme streaming (ha ormai senso dunque parlare di televisione?), tra le quali Netflix, colosso ormai ben conosciuto e presente nell’immaginario comune, che ha optato per una produzione sempre maggiore di contenuti originali, spesso favorendo la quantità alla qualità, e Amazon Prime Video, che, soprattutto in Italia, dopo una partenza lenta ha acquisito maggior risalto, complice un’offerta più massiccia di proprie serie tv e l’essere integrata in un pacchetto più esteso di servizi. Tra gli esordi più interessanti sono presenti sia miniserie che serie regolari, auto conclusive o meno, la cui prima puntata sia andata in onda o caricata in streaming da quest’anno. In questo articolo vi descriveremo quindi le serie tv del 2019 che più, secondo noi, meritano di essere guardate.
Chernobyl
Fresca dal successo (mediatico) del finale di Game of Thrones, la HBO lancia una miniserie in cinque puntate sulla tragedia della centrale nucleare di Chernobyl del 1986. Il successo inaspettato di questo progetto all’apparenza poco pop è dovuto alla grande fedeltà e crudezza nel rappresentare gli sforzi e i sacrifici degli uomini e donne ucraini che hanno permesso di limitare i danni, oltre alla denuncia delle ingerenze sovietiche nel gestire l’incidente. La serie ha subito anche diverse critiche, in particolare sulla scelta di utilizzare attori angloamericani per interpretare persone dell’est Europa, oltre all’aver scatenato casi spiacevoli di turismo nero nei siti del disastro. L’accoglienza critica è stata però unanime nell’elogiare le qualità del prodotto, che hanno garantito a Chernobyl la vittoria di diversi premi.
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Good Omens
Tratta da un romanzo di Terry Pratchett e Neil Gaiman e sceneggiata da quest’ultimo, la miniserie Amazon Good Omens è un tripudio di fantascienza, fantasy e umorismo inglese. Figlia dello stile di Douglas Adams e delle avventure del Doctor Who, la serie racconta le assurde peripezie dell’angelo Aziraphale e del diavolo Crowley, nemici per natura ma succubi e deviati dalla vita terrestre, nel tentativo di fermare l’Apocalisse e lo scontro tra il Paradiso e l’Inferno. Elementi nonsense ed esagerati sono però giostrati con bravura da Gaiman, che riesce a far quadrare ogni stramberia con una sceneggiatura solida e mai banale. Da non perdere anche solo per la grande alchimia tra i due protagonisti, interpretati magistralmente da Michael Sheen e David Tennant.
When They See Us
La politica produttiva di Netflix tende a sovraccaricare il mercato di prodotti spesso meno che mediocri, eppure nel marasma dell’offerta spiccano prodotti di eccelsa qualità: è il caso di When They See Us, miniserie diretta dalla regista Ava DuVernay, che tratta i temi purtroppo ancora attuali dei pregiudizi razziali e delle ingiustizie giuridiche. Nel 1989, cinque ragazzi afroamericani vengono accusati di uno stupro; nonostante la loro innocenza, vengono ingiustamente accusati e incarcerati, subendo un processo degradante e umiliante per i giovani e per le famiglie, il cui mondo viene stravolto fino a che non resta solo la rassegnazione. La vicenda mette in scena una storia vera, un tremendo fatto che non è molto lontano da ciò che accade oggigiorno, anche in Italia, nei confronti di persone di un colore diverso, e lo sguardo registico della DuVernay non si frena dal ragionare e interrogarsi su queste ingiustizie.
The Boys
Ispirata allo sboccato fumetto di Garth Ennis, The Boys è una parodia dissacrante e violenta dei supereroi, dei film a loro ispirati e del mondo dello spettacolo in generale. Tra squartamenti, sesso con superpoteri e scene al limite dell’assurdo, la serie Amazon tocca più argomenti, non sempre con serietà ma con grande arguzia e ironia, quali il movimento #metoo, la manipolazione delle informazioni da parte dei media e lo strapotere della grandi corporazioni internazionali. Alla base vi è però una storia di vendetta verso i super, che in questo universo narrativo sono ben lontani dal concetto di responsabilità e si atteggiano da vere star, non curandosi del dolore che causano alle persone normali. Un concentrato di azione, idee fresche e una trattazione matura e realistica del tema cinecomic rendono The Boys la serie tv più divertente del 2019.
Love, Death and Robots
Le serie antologiche, ovvero composte da puntate auto conclusive e a sé stanti, hanno sempre avuto fortuna con i temi della fantascienza (dalla classica Ai confini della Realtà alla recente Black Mirror), perciò Netflix decide di proporre 18 cortometraggi d’animazione. A parte il tema comune, quello delle intelligenze artificiali, dei robot e in generale dello sci-fi, non vi sono limitazioni per quanto riguarda stili grafici e spunti narrativi: ogni episodio di Love, Death and Robots è totalmente diverso dagli altri, adottando una tecnica di animazione 2D o 3D, optando per temi action, horror o anche comici. Non tutti le storie sono riuscite, ma la varietà e la brevità delle puntate riesce a catturare la curiosità dello spettatore, mettendogli a disposizione decine di mondi e personaggi da scoprire. I titoli più interessanti e riusciti della raccolta sono Tre Robot, La Testimone e Zima Blue.
The Mandalorian
The Mandalorian non solo è la prima serie tv live action ambientata nell’universo di Star Wars, ma è anche la prima a esordire sulla piattaforma streaming Disney+, nuovo competitor pronto a rivaleggiare Netflix e Amazon. Realizzata da Jon Favreau, già regista di Iron Man, la serie segue il Mandaloriano, un membro della stessa razza dello storico Bobba Fett, nelle sue avventure come cacciatore di taglie nella galassia lontana lontana. La forza del progetto è quella di presentare sin da subito un’ambientazione familiare agli appassionati della saga, mantenendo elementi visivi e reintroducendo creature realizzate dal vero e non solo in CGI, mischiandola però a un tema western: il protagonista, silenzioso e letale, si muove nei bassifondi e nelle locande come un pistolero rinnegato, gli stessi scontri sono messi in scena con maggiore pathos e sensazione di pericolo, pur non sfociando nella violenza eccessiva. Un vero e proprio blockbuster a misura di serie tv, indice dello sforzo che la Disney impegnerà nei progetti futuri.
Watchmen
Le premesse di Watchmen sono già particolari in partenza: per apprezzare in pieno la storia è necessario infatti conoscere non il film del 2009 di Zack Snyder, bensì aver letto il fumetto originale di Alan Moore, caposaldo della narrativa supereroistica; posta come seguito delle vicende della graphic novel, la serie HBO, gestita da Damon Lindelof, showrunner dell’iconica Lost, gioca con riferimenti a personaggi e vicende minori, raccontando al contempo di un’America divisa tra l’Utopia dello sviluppo tecnologico e le problematiche delle sette di culto e dell’uso improprio della legge. I concetti di maschera, eroe e vigilantismo si rincorrono attraverso i decenni, affrontando in modo accurato e travolgente il tema della segregazione razziale negli Stati Uniti del primo Novecento. Come per Lost, Watchmen è una scatola cinese in cui i personaggi e i misteri vorticano per incrociarsi, svelarsi e complicarsi, estendendo l’esperienza dello spettatore anche oltre la fine dell’episodio, per ragionare sulle possibili risoluzioni dei mai banali colpi di scena. In assoluto la serie tv più intrigante del 2019.