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Il comico, il politico e il depoliticizzato

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Matteo Antiga

Viviamo in una società che progressivamente si allontana dalle istituzioni democratiche, dalle decisioni e dalla responsabilità. Il fenomeno della depoliticizzazione è oggi studiato con molta attenzione. Nel corso degli ultimi decenni tutte le democrazie occidentali hanno osservato una popolazione sempre più disinteressata di politica e cittadinanza attiva. Le ultime elezioni parlamentari in Italia hanno registrato un’affluenza del 72,93% rispetto agli aventi diritto di voto, un dato in declino rispetto alle elezioni del 2001 che hanno visto l’81,35% di aventi diritto recarsi alle urne. Perfino il 1994, l’anno delle prime elezioni dopo il grande scandalo di Tangentopoli, ha visto una partecipazione maggiore (86,07%). Tuttavia, nell’era del distacco tra cittadini e istituzioni, la soluzione potrebbe giungere da qualcosa di inaspettato: la sempre crescente popolarità di comici e commedie.

The Cosby’s è stata una delle commedie televisive della storia americana e il suo cast quasi interamente afro-americano ha avuto un grande impatto sociale.

L’influenza della comicità

Seppure l’esatta natura scientifica della risata rimanga ambigua, molti uomini hanno studiato e scritto dell’importanza sociale della comicità e dell’umorismo. Uno fra tutti è Luigi Pirandello, che nel suo saggio L’umorismo associa l’origine della risata alla percezione del contrario o a una sorpresa rispetto alle nostre aspettative. È sempre possibile semplificare una battuta di qualsiasi tipo fino a riconoscere questo schema. Quando la società si depoliticizza e non percepisce la politica come un dettaglio rilevante della propria quotidianità, allora argomenti complessi, di natura sociale e controversi diventano il mezzo perfetto per un comico. Sensibilizzare su qualche argomento specifico non deve obbligatoriamente essere un obiettivo dell’intrattenitore: basta preparare il proprio spettacolo, il proprio programma televisivo o il copione di un film adattandosi a qualsiasi sia l’argomento sulla bocca di tutti. L’importanza dell’umorismo nel contesto politico è analizzata con cura da Nicholas Holm, nel suo libro, Humour as Politics: the Political Aesthetics of Contemporary Comedy. Holm spiega come viviamo ormai in un’epoca completamente assuefatta all’intrattenimento, e ogni commedia televisiva o film comico non solo rispecchia l’epoca in cui viene prodotto, ma spinge la società verso nuovi usi e costumi. Finché viviamo in un mondo dove l’intrattenimento è talmente grande da influenzare pesantemente la nostra quotidianità non è trascurabile come la comicità viene presentata insieme al contesto politico. Friends è uno degli esempi citati più spesso, dati il suo immenso successo e l’impatto che ha avuto, insieme al genere di umorismo che ha portato nelle televisioni di tutto il mondo durante l’intera durata degli anni Novanta. Altri show che hanno avuto un impatto significativo nella società americana sono stati Il principe di Bel-Air e The Cosby Show, che hanno rappresentato l’integrazione sempre più grande delle famiglie afro-americane nel ceto medio del Paese mentre allo stesso tempo spingevano per una maggiore inclusione nei più arretrati Stati del sud degli Stati Uniti.

Reality Comedy e Provocative Humour

Oggi la comicità ha preso una piega ben differente rispetto a trent’anni fa. Se confrontiamo alcuni dei comici più celebri dello scorso e dell’attuale millennio, appare evidente quanto il contesto sia cambiato e come ciò abbia evoluto l’intrattenimento. Negli anni Sessanta Bob Hope era un comico stand-up di punta degli Stati Uniti, famoso per la sua satira nei confronti dei politici, ma non si spingeva mai oltre l’invisibile linea che l’estremamente conservatrice società americana disegnava. Quando scherzava su importanti figure dello scenario politico americano lo faceva con una delicatezza molto diversa da, per esempio, quella che caratterizza l’umorismo di John Oliver o qualsiasi presentatore di Late Show americano. Bob Hope era associato alle battute sui politici e il golf un po’ come oggi il pubblico americano associa John Oliver alle battute sulle intimità del presidente degli Stati Uniti. Holm analizza inoltre i diversi tipi di umorismo che possiamo osservare oggi: due categorie in particolare sono importanti se studiate in relazione con la politica. La Reality Comedy è la “commedia dell’esageratamente imbarazzante”, incentrata sull’alienare il pubblico e sul mostrare “il vero volto della realtà”. Commedie di questo tipo sono Arrested Development o Trailer Park Boys, mentre comici stand-up che si focalizzano su questo tipo di battute sono Daniel Sloss, o anche l’italiano Edoardo Ferrario. D’altra parte, ciò che Holm chiama Provocative Humour si concentra sullo scandalizzare il pubblico e mostrare il lato negativo delle banalità, una direzione ostinata e contraria rispetto agli usi e costumi della società. Serie televisive di questo tipo sono Jackass o C’è sempre il sole in Philadelphia, mentre comici molto provocatori sono Louis C.K. e Ricky Gervais.

Leggi anche: Edoardo Ferrario: la stand-up comedy generazionale e nostrana.

Durante uno dei suoi stream su PUBG, preso dal gioco, PewDiePie ha pronunciato la n-word; una delle diverse controversie che hanno coinvolto lo youtuber.

Comicità e politically correct

Battute provocatorie e insensibili possono avere serie ripercussioni sulle carriere e le vite personali dei comici. La società odierna è estremamente eterogenea ed è spesso discusso dai comici stessi, come dal sopracitato Louis C.K., il fatto che è ora diventato impossibile fare una battuta senza offendere qualche classe sociale, religione o minoranza etnica. Le parole hanno il loro peso e una battuta può avere anche ripercussioni legali se riconducibile alla diffamazione. Ciò può essere considerato un rischio quasi ovvio dell’evoluzione della comicità, in continuo contrasto con le norme sociali. In particolare, con lo sviluppo delle telecomunicazioni istantanee non è raro che una battuta venga de-contestualizzata e indigni il pubblico. Mai come oggi il contesto è essenziale nella comicità e nella politica: ne sono esempio due creatori di contenuti su YouTube e le loro simili esperienze sulla piattaforma.

PewDiePie e Idubbbz, pseudonimi rispettivamente di Felix Kjellberg e Ian Carter, sono due tra i personaggi più influenti degli ultimi dieci anni su YouTube. Entrambi uomini bianchi e caucasici, hanno ricevuto massicce critiche dato il loro uso della n-word, la “parola che inizia con la N”, ovvero l’insulto razziale contro le persone di discendenza africana. La n-word è un tema estremamente complesso e controverso negli Stati Uniti, molto più di quanto l’equivalente italiano lo sia nel nostro paese, ma i due youtuber hanno resistito alla grande quantità di critiche ricevute per il loro utilizzo della parola nonostante siano bianchi. Durante uno dei suoi stream due anni fa, PewDiePie l’ha pronunciata riferendosi a un suo avversario. Qualche giorno più tardi l’intrattenitore svedese ha pubblicato un video intitolato My response, dove definiva imperdonabile il suo comportamento e cercava di contestualizzare l’accaduto. Nonostante le pesanti critiche iniziali lo youtuber è riuscito a far empatizzare con il suo errore, spiegando come sia stato causato da un’influenza negativa delle comunità tossiche online. D’altra parte l’esperienza di Idubbbz non riguarda un errore quanto il contesto dietro un video. Una delle serie più acclamate di Ian Carter è Content Cop, dove Carter analizza e attacca, spesso in maniera piuttosto offensiva, altri creatori di contenuti su YouTube. Nell’episodio intitolato Content Cop – Tana Mongeau, Idubbbz non solo critica la figura della vlogger su cui il video è incentrato, ma risponde alle critiche della stessa, che lo aveva offeso per aver pronunciato in passato la n-word. Carter definisce il comportamento della donna ipocrita e patetico, siccome lei stessa pronunciò l’offesa razziale, e spiega che pensa personalmente che non ci sia nulla di male nell’offendersi, ma che considerare quella specifica parola peggiore di altri insulti di natura razziale o discriminatoria sia ridicolo. Nonostante Idubbbz discuta dell’utilizzo di offese discriminatorie in maniera abbastanza superficiale, il contesto del video è nettamente in suo favore e lo rende “vittorioso” rispetto a Tana Mongeau, che ha perso decine di migliaia di iscritti nei giorni a seguire.

Beppe Grillo, un comico, ha fondato nel 2009 il partito che avrebbe definito le successive due legislature della repubblica italiana.

Una risata ci connetterà

I comici potrebbero essere considerati gli sfidanti ai costumi di oggi, un po’ come gli illuministi sfidarono il dominio incontrastato dei monarchi assoluti in Europa tre secoli fa. L’egemonia culturale che Gramsci ipotizzava nei suoi Quaderni è perennemente attaccata dall’umorismo: non per convinzioni politiche di chi scherza e fa battute, ma perché la comicità stessa va contro le idee che il mondo dà per scontate. Potrebbe sembrare un’idea forzata, ma non si dovrebbe sottovalutare l’influenza che il soft power, il potere esercitato non con la potenza militare o economica bensì con quella culturale, ha in politica. In un mondo globalizzato, siamo intrattenuti da comici di altri Paesi e proviamo empatia per le questioni sociali di popoli diversi dal nostro. È tramite questo circuito di umorismo interconnesso che sviluppiamo sempre più senso critico e coscienza del mondo. Infine, i comici stanno diventando veri e propri attori politici: Beppe Grillo ha fondato quello che attualmente rimane il primo partito in entrambe le camere del parlamento italiano, mentre Volodymyr Zelensky, comico, attore e produttore di film, è l’attuale presidente dell’Ucraina. E non c’è niente da ridere.

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