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Spettacolo

Star Wars: L’ascesa di Skywalker è un film brutto, tra i peggiori della saga

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Claudio Agave

Le aspettative di tutti i fan della saga per Star Wars: L’ascesa di Skywalker erano incredibilmente alte. Dopo anni, la storia di una famiglia iconica e rappresentativa non solo per la cultura cinematografica ma anche per quella pop in termini generali, prometteva di volgere verso il suo culmine.

Nonostante le promesse fatte e l’hype indubbiamente plasmato, però, il nono film della saga canonica di Star Wars riesce nell’impresa di risultare uno dei peggiori in assoluto. Una conclusione scialba, fin troppo convenzionale e piena di criticità per una saga che avrebbe meritato senz’altro una chiusura migliore, invece di un film che cercasse di strizzare costantemente l’occhio agli spettatori. Urlando a voce piena, dunque, un tentativo evidente di strumentalizzarne la visione.

Amato da un certo tipo di pubblico, il film è stato invece stroncato quasi prevalentemente dalla critica internazionale. Un dilemma eterno tra presunte ragioni e possibili torti. Un dualismo infinito che va applicato a ogni prodotto cinematografico. Resta il fatto che, a livello oggettivo, definire Star Wars: L’ascesa di Skywalker un bel film sembra quantomeno presuntuoso, considerando problematiche più che evidenti riscontrate nel corso della visione.

Star Wars: L’ascesa di Skywalker è uno dei peggiori film dell’intera saga

In effetti la gestione parzialmente travagliata del progetto doveva lasciar presagire tempi cupi e modalità affrettate. Inizialmente, infatti, il regista della pellicola doveva essere Colin Trevorrow (Jurassic World), mentre Jack Thorne – drammaturgo e scrittore britannico – si sarebbe invece occupato della sceneggiatura. Lo scheletro della pre-produzione è però venuto meno quando il regista ha abbandonato la nave a causa di divergenze creative, mantenendo tuttavia un buon rapporto con gli studios.

Per sostituirlo dunque si è ricorsi alla carta J. J. Abrams, già alla regia de Il risveglio della Forza. Purtroppo Abrams non ha fatto altro che confermarsi come uno dei registi più sopravvalutati della sua generazione, mettendo insieme un prodotto che – a livello tecnico – non riesce a comunicare (quasi) nessuna delle emozioni che dovrebbe invece trasferire allo spettatore. Tanto è vero che, a tratti, il film mantiene più l’aria di una soap opera mal riuscita che di un’opera multimilionaria.

La pellicola è resa ancor più fallace e problematica dalla sceneggiatura del vero colpevole di questo affronto alla saga, Chris Terrio (colui che si era già occupato, con scarsissimi risultati, sia di Batman v Superman che di Justice League). La scrittura del film – plasmata proprio in coppia con Abrams – risulta non solo vuota a livello di senso ma persino per ciò che concerne i contenuti umani. Gli stessi che, tanto decantanti nel corso della Nuova Trilogia, dovevano vivere il loro culmine proprio ne L’ascesa di Skywalker. Il problema più evidente della scrittura di questo film risiede soprattutto nell’incoerenza che sembra regnare sovrana.

Soluzioni troppo facili

Il film in questione infatti combatte (e spesso sconfigge, purtroppo) strenuamente non solo la sua stessa logica ma le regole che l’intera saga ha plasmato anni addietro, contraddicendole di continuo. Molte scene paiono solo un’accozzaglia incapace di rendere chiare anche le cose che dovrebbero esserlo (come giustificare una marea di non detti in un film conclusivo?). Paradossi e incongruenze si abbracciano di continuo nel corso dei minuti, rendendo la visione una sofferenza per la comprensione dell’intreccio. Persistono peraltro in tutta la pellicola scene disarmanti per quanto assurde, persino in un film del genere (in una di queste, visibile pure nel trailer finale, ci sono letteralmente degli pseudo cavalli pelosi che corrono all’esterno degli incrociatori, in pieno spazio aperto).

Leggi anche: Batman v Superman: Fail of Justice.

La sceneggiatura risulta dunque il vero punto debole della pellicola. Soprattutto perché presenta non solo svariati buchi di trama e questioni proposte che non vengono mai soddisfatte e risolte (e questo dovrebbe essere un film che chiude un cerchio di storie durate decadi intere, lo ricordiamo nuovamente) ma fa un enorme, esagerato e insensato ricorso a strumenti – che siano persone oppure oggetti – deus ex machina, i quali fungono da soluzione per quasi tutti i castelli di sabbia messi in piedi dal film, nella sua debolezza. Una pecca che, purtroppo, sembra generata soprattutto dall’accoglienza riservata al film precedente.

Mancanza di coraggio

Gli ultimi Jedi – a differenza del suo successore amato dalla critica e stroncato dal pubblico, specialmente dai fan più puri del franchise – aveva infatti avuto il coraggio, incosciente o meno, di provare a cambiare le cose, prendendo scelte creative e narrative diverse, forse più “moderne”, arrivando a snaturare alcuni personaggi e forse il senso stesso della Forza per cercare di dare una ventata d’aria fresca. Star Wars: L’ascesa di Skywalker è un film che, memore delle critiche precedenti, preferisce prendere invece strade semplici. Provando in ogni maniera a cancellare quanto avvenuto nel capitolo già citato.

Leggi anche: Star Wars: Gli ultimi Jedi è uno dei film migliori della saga.

Zero rischi. Scene perfettamente leggibili a minuti di distanza. Una narrazione a metà tra il banale e il populista. Il risultato di tutto questo non solo non conferisce alla pellicola un plus ma, paradossalmente, arriva quasi ad annoiare lo spettatore. Anche la gestione della situazioni risulta una pecca enorme a livello di sceneggiatura.

Parti di film che dovrebbero trasmettere angoscia, preoccupazione o commozione risultano quasi divertenti per quanto scritte con sufficienza e approssimazione nel loro svolgimento. L’impressione generale è che questo film sia stato dunque concepito soprattutto come una sorta di contentino per gli appassionati più hardcore della saga. L’ascesa di Skywalker è dunque la realistica dimostrazione di come non sempre sia giusto ritornare alla via vecchia abbandonando la nuova.

Un vino invecchiato male

Più in generale, il terzo atto di questa nuova triade di storie appare quasi come un cimitero degli elefanti. Una scelta concettualmente giusta perché, come dicevamo precedentemente, il film rappresenta la chiusura di un cerchio. Anche in questo caso, però, non solo il nuovo palesarsi di alcuni personaggi risulta estremamente forzato e anacronistico nei confronti dell’impostazione della storia ma, a livello attoriale, fa quasi paura notare come alcuni risultino – almeno apparentemente – in difficoltà, quasi seccati nelle loro performance artistiche, oltre che perennemente fuori contesto.

Non solo: tra i film di Star Wars, proprio quest’ultimo – che avrebbe dovuto prendersi il suo tempo per spiegare, ricamare, impostare, specialmente in vista dell’atto finale – sembra voler arrivare alla conclusione fin troppo presto. La pellicola è velocizzata all’inverosimile, alcune situazioni sembrano letteralmente buttate via con il bisogno di mettere un lucchetto a tutti i costi. D’altro canto, invece, altre questioni più o meno importanti vengono addirittura quasi ignorate. Ancora altre, invece, letteralmente sacrificate all’altare della storyline principale, seppur potenzialmente molto interessanti.

Daisy Ridley (Rey) in una scena del film.

Logica, questa sconosciuta

I buchi di sceneggiatura sono letteralmente dei crateri (ma questa è una recensione no spoiler, giudicherà chi andrà al cinema). E se per fortuna, a livello visivo, di musiche e di prestazioni attoriali dei protagonisti (Daisy Ridley e Adam Driver bravissimi) qualcosa sembra funzionare, pare però altrettanto doloroso constatare quanto il tempo trascorso per una saga iconica come questa si comporti ormai in maniera inclemente. Lo stesso arco di chiusura delle vicende dei protagonisti soffre terribilmente di alcune debolezze difficili da non notare.

I film di Star Wars fanno parte della fantascienza e, dunque, non possono di certo essere accurati al cento per cento a livello realistico. Fa però molta rabbia notare come si siano perse quasi completamente le tracce di logiche e linee di coerenza nel racconto degli eventi. Il film scorre via tra vecchie citazioni e cose non dette. Persino la percezione stessa della Forza viene praticamente sbolognata a chiunque, con poteri che peraltro raggiungono connotazioni quasi divine in alcuni tratti di pellicola. Un ammasso di scelte che ondeggiano, con ostinazione, dall’inconcludente al tragico.

Leggi anche: Star Wars, quarant’anni di leggenda su carta.

Una conclusione non degna

Star Wars: L’ascesa di Skywalker sfortunatamente è un prodotto negativo. Che certamente potrà piacere a qualche fan (de gustibus, d’altronde) ma che pure abbonda di problemi non solo tecnici ma anche puramente strutturali, di creazione. Un ultimo progetto gestito al di sotto delle possibilità da parte di tutti coloro i quali hanno contribuito alla sua realizzazione. Un tentativo drammatico di riportare la saga sotto certi binari, senza però nemmeno avere le rotaie per percorrerli degnamente.

Non è severo ammettere come questo film sia forse, insieme a un paio della trilogia prequel, uno dei più brutti mai legati alla saga di Star Wars. Se a livello emozionale, ovviamente, il film restituirà comunque qualcosa (racconta pur sempre la fine di una storia amata da grandi e piccini), purtroppo non si può dire lo stesso dell’aspetto qualitativo.

Un vero peccato, perché una saga bella, appassionante e divertente come quella di Star Wars si conclude con un film che non può permettersi di vantare nemmeno una delle qualità appena citate. Doveva trasmettere intensità ed epicità ma in questo (e in altro) ha fallito miseramente. E qualora doveste decidere di andarlo a vedere, beh, allora… che la Forza sia con voi.

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Claudio Agave

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