Con la fine del 2019, la stagione NBA in corso è arrivata a poco più di un terzo di partite giocate. Durante questo primo spezzone di regular season, molte delle squadre dette favorite a settembre si stanno confermando (Bucks, Lakers, Nuggets), altre stanno giocando leggermente sotto le aspettative (Clippers e 76ers), ma ci sono anche diverse sorprese difficilmente pronosticabili a inizio stagione.
La stagione della squadra texana si sta dimostrando più rosea del previsto. Certo si poteva pensare a un miglioramento rispetto all’anno scorso grazie al ritorno dall’infortunio di Porzingis, ma un quinto posto (ad oggi) nella sempre combattuta Western Conference è certamente lodevole. I Mavericks sono trascinati da un Luka Doncic che alla stagione da sophomore sta producendo prestazioni eccellenti partita dopo partita, con statistiche che lo portano ad essere uno dei candidati MVP al suo secondo anno in NBA. Il ventenne sloveno sta viaggiando a 29,1 punti, 9,1 assist (terzo in tutta la lega) e 9,7 rimbalzi a partita, flirtando con la tripla doppia di media e dimostrando un gran controllo del gioco, contro avversari sia forti che deboli.
D’altra parte, Doncic sta dimostrando di essere il compagno perfetto per Porzingis, che di ritorno dall’infortunio sta facendo vedere un basket di buon livello. Il lettone è il secondo miglior realizzatore della squadra, con 17,5 punti ad allacciata di scarpe, ma soprattutto è un fit virtualmente perfetto per Doncic. La versatilità di Porzingis, che può giocare facilmente spalle a canestro, tirare da tre punti o giocare in uno contro uno partendo da fuori area, dà molta libertà di scelta a Doncic. L’ex Rookie of the Year, infatti, può scaricare al lettone se la difesa collassa in area a seguito di una sua penetrazione o giocare agilmente sia in pick and roll che in pick and pop grazie alle caratteristiche tecniche e fisiche di Porzingis. I due generano in media 114 punti ogni cento possessi, la quarta coppia in assoluto durante questa stagione.
Anche il terzo violino della squadra, Tim Hardaway Jr., sembra aver trovato la sua dimensione in questa stagione in cui sta cercando di giocare meno da protagonista e più da “assistente” della coppia di punta. Completano il quadro il sempre costante JJ Barea e Seth Curry, che in questa stagione ha trovato la retina con più continuità, soprattutto dalla lunga distanza. Il tutto viene perfettamente orchestrato da Rick Carlisle che quest’anno si sta candidando prepotentemente al titolo di Coach of the Year.
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Un’altra sorpresa di questa prima parte di regular season sono i Miami Heat. In questo momento secondi nella East Conference, gli Heat stanno giocando in maniera molto convincente nonostante non fossero certo pronosticati come possibili teste di serie per quest’anno. Il merito di queste vittorie, però, non è da cercare in un singolo giocatore. Mentre l’innesto di Jimmy Butler non è sicuramente di poco conto, la star texana sta giocando insieme ai suoi compagni più di quanto non avesse fatto nelle stagioni precedenti in cui si era guadagnato la fama di rompi-spogliatoio. Anche se Butler sta guidando i suoi compagni per punti segnati a partita (20,5), ben altri sei giocatori di Miami viaggiano in doppia cifra per questa statistica, dimostrando come il valore della squadra non sia da ricercare nei singoli.
Oltre all’innesto di Jimmy Buckets, Miami sta beneficiando di un’ottima pick al draft dello scorso anno: Tyler Herro. Il rookie, preso dagli Heat alla tredicesima scelta, sta impressionando gli spettatori per la prontezza con cui è arrivato in NBA, a soli diciannove anni. Nominato miglior tiratore della scorsa draft class dai suoi pari età, Herro sta giocando con personalità e ha dimostrato che la sua sfacciataggine non è solo fumo, con canestri pesanti negli ultimi minuti di partite punto a punto.
E sono proprio le partite clutch, ovvero quelle in cui la differenza tra le due squadre negli ultimi cinque minuti di gioco è di cinque punti o meno, quelle dove Miami ha brillato in questo inizio stagione, vincendo undici delle quattordici volte in cui si è trovata in questa situazione. Anche questa volta il merito è da trovarsi nello spirito di squadra, dato che anche in queste occasioni non c’è stato un cestista che ha giocato molti più possessi degli altri. Erik Spoelstra, alla dodicesima stagione da head coach di Miami, sembra aver trovato ancora una volta una maniera ottima per far girare la squadra adattando il gioco ai giocatori disponibili e dimostrando le sue capacità di allenatore.
Anche queste due squadre, sebbene in maniera più ridimensionata, si possono considerare sorprese in questa regular season. Entrambe, infatti, hanno perso quest’estate il loro giocatore di punta (Leonard per i neocampioni Raptors e Westbrook per i Thunder) ed erano già state relegate a fondo classifica per questa stagione, ma stanno facendo ricredere molti esperti e non.
Toronto, nonostante la mazzata psicologica dovuta all’addio dell’ex MVP delle Finals, sta dimostrando di aver ancora qualcosa da dire, favorita anche da una Eastern Conference che, come da qualche anno a questa parte, non trasuda certo di qualità. Pascal Siakam sta confermando la grande crescita della scorsa stagione e ha aumentato la sua media punti di ulteriori nove lunghezze arrivando ai 25,1 attuali che lo portano al tredicesimo posto in tutta l’NBA; non male per un giocatore che solo due stagioni fa, in una Toronto ancora non competitiva, era partito solo cinque volte in quintetto.
Un altro giocatore che sta trovando più spazio durante questa stagione è VanVleet che sta viaggiando a 18,2 punti ad allacciata di scarpe, portando inoltre in campo la sua solita grinta. In netto miglioramento anche Powell, che sta trovando il fondo della retina con più continuità e mostrando un buon basket dopo la passata stagione in cui non aveva trovato grande spazio in squadra.
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D’altro lato, anche Oklahoma sta piacevolmente stupendo dopo l’addio di Westbrook. I Thunder sembrano poter arrivare abbastanza agevolmente ai playoff, impresa mai facile nella Western Conference degli ultimi anni, e lo stanno facendo con una squadra che non conta vere stelle ma una buona lista di giocatori che sanno fare bene il loro mestiere. In particolare, si sta mettendo in grande spolvero Shai Gilgeous-Alexander, guardia tiratrice al secondo anno con punti sulle mani che si sta dimostrando agile e pronto a fare da spalla al veterano Chris Paul, che dopo la sua avventura fallimentare a Houston sembra aver trovato serenità nella tranquilla Oklahoma. Anche il nostro Gallinari sta continuando a giocare un basket di qualità come quello dell’anno scorso ai Clippers: in questa stagione Danilo sta tirando con più continuità da tre punti e dimostrando una buona leadership all’interno della squadra.
Tra i giocatori che più hanno sorpreso da ottobre ad oggi si trova sicuramente Dwight Howard, che sembra rigiovanito ai Lakers. Anche se i numeri sono minori delle passate stagioni (soprattutto a causa di un minutaggio più basso), Howard sembra aver trovato la sua dimensione in uscita dalla panchina, portando una prestanza fisica che aiuterà sicuramente i Lakers durante i playoff.
Dopo il calvario delle sue prime stagioni ai 76ers (dovute a infortuni e aspettative troppo alte), Markelle Fultz sembra essersi finalmente sbloccato e a Orlando sta giocando con un atletismo e una convinzione che non sembrava potesse avere gli anni scorsi. Infine, anche Carmelo Anthony è riuscito a trovare una squadra dopo la parentesi infelice a Houston. L’ex stella si è accasata a Portland dove ha dimostrato fin da subito lodevole impegno, portando un buon apporto soprattutto nella metà campo offensiva dei Blazers.
Anche se le partite da giocare sono ancora molte, questa prima parte di stagione sta regalando dei buoni spunti, e sarà interessante vedere se le squadre sopraccitate riusciranno a mantenere i livelli di gioco mostrati fino ad ora. Mentre per Toronto e Oklahoma non ci può aspettare molto di più di quanto già stiano facendo, le prestazioni di Dallas e Miami potrebbero mettere in difficoltà anche le avversarie più quotate rendendo senza dubbio più accattivante questa stagione NBA.
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