Per uno sportivo un infortunio è la cosa peggiore che possa capitare nel breve e nel lungo periodo. Un infortunio significherebbe stare fermi, a riposo, senza poter esercitare la propria pratica sportiva per un periodo di tempo che può variare a seconda del tipo che si è riportato. Ovviamente chi vive di sport, un professionista, vive questo in modo differente rispetto a un amatore, ovvero chi lo pratica nel tempo libero.
Inutile dire che lo sportivo professionista potrebbe perdere tempo utile per la propria carriera. Basta pensare a chi ha tempi ristretti per prepararsi a un certo tipo di competizione: le Olimpiadi, i Mondiali, gli Europei. Certi eventi capitano ogni quattro anni e giocarsi l’accesso alla competizione a causa di un infortunio influirebbe non solo sul fisico dell’atleta ma anche sulla sua sfera psicologica. I medici riportano come un gran numero di atleti recuperi perfettamente da un infortunio dal punto di vista fisico ma non recuperi mai totalmente dal punto di vista mentale. La paura gioca brutti scherzi e spesso la paura di farsi nuovamente male, di ricominciare da capo la trafila per il recupero, priva gli atleti di quella cattiveria, di quel coraggio, di quella sfrontatezza che originariamente avevano. Non generalizziamo, ci sono sportivi che hanno recuperato dagli infortuni in modo brillante e senza conseguenze ma, sfortunatamente e, in casi molto estremi, c’è anche chi ha dovuto dire addio alla carriera.
Nel mondo del calcio gli infortuni sono molto frequenti ed è inutile dire che i calciatori sono soggetti a forti stress emotivi quando riportano un infortunio, soprattutto se molto grave. La carriera di un calciatore non dura molto (di solito i veterani collezionano più di vent’anni di campo), pertanto il tempo non va sprecato cercando di raccogliere il massimo da quello che la carriera stessa riesce ad offrire. Va detto che gli sportivi professionisti possono contare sull’appoggio di équipe mediche specializzate che si occupano interamente dell’intero processo di guarigione, dall’operazione alla fase di riabilitazione. I tempi di recupero di un professionista sono estremamente ridotti rispetto a quelli di una persona “comune”. Tuttavia, molti calciatori sono stati traditi dalla Dea bendata e nel corso della loro carriera hanno riportato infortuni molto gravi che li hanno costretti a stare lontano dai campi per periodi molto lunghi, perdendo intere stagioni e mettendo la loro carriera a rischio. Chi riporta lo stesso infortunio più di una volta di solito subisce un contraccolpo psicologico, ma non è sempre così: ci sono esempi lampanti di calciatori che hanno preso la loro vita in mano e ne hanno fatto un capolavoro, lavorando su sé stessi e tornando ad alti livelli grazie alla loro forza di volontà e all’aiuto di medici professionisti.
Nel campionato italiano hanno militato calciatori di caratura mondiale ricordati ancora oggi come grandi campioni. Anche questi campioni hanno dovuto fare i conti la sorte e, soprattutto, con i crack alle ginocchia.
Quando il ginocchio fa crack non è mai un buon segno. Quel rumore tanto impercettibile quanto assordante è il segno che qualcosa sta per cambiare. Di solito gli infortuni più comuni per un calciatore riguardano il legamento crociato o il menisco. L’interessamento del ginocchio è quasi scontato, considerando i forti carichi e gli sforzi ai quali sono sottoposti gli arti inferiori. Non solo la sfortuna ma anche altri fattori possono provocare un infortunio di un certo livello: uno scontro di gioco, un cambio di direzione, un falso movimento, l’appoggio del piede a terra in malo modo. Tutti questi fattori possono provocare la rottura di un legamento e da quel momento per il calciatore si prospetterà un lungo periodo lontano dai campi. Secondo gli esperti, a provocare gli infortuni sarebbero le troppe partite che i giocatori oggi si trovano a disputare. In campo quasi ogni tre giorni, per rispettare i diritti televisivi e gli sponsor, i calciatori sono spesso in viaggio per far fronte alle trasferte, sacrificando tempo ed energie importanti che potrebbero essere utilizzare nell’allenamento. Dal giorno dell’operazione al rientro in campo possono passare dei mesi e non sempre il rientro è dei migliori. Spesso serve tempo per far riacquistare fiducia al calciatore sulla propria condizione fisica affinché sia al top della forma.
L’impressione è che questo tipo di infortunio sia diventato più frequente rispetto al passato e che ciò non sia solo un caso, soprattutto considerando alcune recenti ricadute. Forse i carichi di lavoro sono cambiati o forse gli scarpini sono inadeguati. Sta di fatto che il numero di infortuni alle ginocchia è aumentato.
La rottura del crociato prevede una lunga riabilitazione. Per questo a volte le società o i calciatori stessi pressano i medici per anticipare i tempi, esponendosi però a ricadute. Prima del ritorno in campo passano in media dai tre ai sei mesi: una brutta tegola per un atleta, ma anche per le squadre costrette a farne a meno. Per tornare veramente ai livelli precedenti al trauma possono essere necessari anche dai dodici ai diciotto mesi. Se la media per il rientro in campo è di circa sei mesi, è anche vero che negli anni ci sono stati recuperi record da parte di alcuni calciatori. Su tutti Roberto Baggio: infortunatosi nel gennaio 2002 al crociato del ginocchio sinistro, riuscì a tornare in campo dopo soli 81 giorni. Spinto soprattutto dal sogno di una convocazione ai Mondiali di Corea e Giappone.
Un altro recupero lampo è stato quello di Cristiano Lucarelli, che nel settembre 2010, quando era al Napoli, rimediò una lesione al crociato e tornò in campo dopo soli quattro mesi, per l’esattezza 124 giorni.
All’opposto, nel 2014 per lo stesso infortunio Kevin Strootman, ex centrocampista della Roma, rimase ai box per ben otto mesi. Parliamo di casi isolati e soggettivi: alcuni giocatori possono somatizzare e assimilare l’infortunio in un certo modo a discapito di altri.
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Dolore, gonfiore e instabilità funzionale dell’articolazione del ginocchio rappresentano i sintomi tipici. Il trattamento dipende da quale dei legamenti crociati si è rotto e dalla presenza o meno di altre lesioni all’articolazione del ginocchio. In molti casi, il trattamento prevede ginnastica riabilitativa, tutori o ortesi, potenziamento muscolare mirato e medicinali antidolorifici. In alcuni casi si rende necessario anche l’intervento chirurgico.
Le prime misure dopo la rottura del legamento crociato sono l’alto posizionamento della gamba, l’applicazione di una benda di pressione e il raffreddamento della regione dolorante. Negli anni la tecnica di ricostruzione del crociato si è evoluta. Esistono tre tipologie di intervento, a seconda che il tendine usato per sostituire il legamento venga prelevato dal paziente stesso (trapianto autologo) o da un donatore esterno (allograft). Se si tratta di un ginocchio alla prima lesione l’autologo, che nella maggior parte dei casi si realizza asportando parte del tendine rotuleo o di quelli gracile e semitendinoso, assorbe il 95% delle scelte dei chirurghi mondiali. Ciascuna tecnica ha pro e contro: ogni specialista sceglie quale applicare in base alle proprie convinzioni e al tipo di paziente.
La forza che dovrà spingere Leonardo Pavoletti ad andare avanti sarà la sua forza di volontà. Una volontà, senza dubbio, di ferro sarà necessaria per fare in modo che il centravanti ritorni a calpestare un campo da calcio a grandi livelli. Pavoletti, già operatosi, ha riportato un tremendo infortunio al suo ginocchio sinistro durante una cena di squadra. Per una fatalità, o segno del destino, l’attaccante del club cagliaritano ha riportato nuovamente la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro, lo stesso rottosi nel mese di agosto 2019, a inizio campionato. Questo incidente ha costretto il Cagliari a correre ai ripari acquistando Simeone. Il primo infortunio ha tenuto Pavoletti lontano dal campo per 168 giorni. Il vero problema riguarda il suo rientro. Pavoletti, infatti, non è mai tornato in campo e non ha mai disputato una partita dopo il primo infortunio. Ciò complicherà ancora di più il suo prossimo rientro che dovrebbe essere previsto per la prossima stagione, a settembre 2020.
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L’attaccante polacco del Napoli è uno dei casi più emblematici del campionato italiano. Il Napoli acquista Milik dal campionato olandese e punta tutto su di lui, in quanto considerato uno dei prospetti migliori del calcio europeo. Milik, però, si farà attendere parecchio prima di mostrare al Napoli le sue vere qualità a causa di due tremendi infortuni. Il polacco si infortuna al legamento crociato sinistro l’8 ottobre 2016 e rientra in campo il 13 febbraio 2017 dopo 130 giorni di stop. Quello stesso annoMilik riporterà, ancora una volta, lo stesso infortunio allo stesso ginocchio: una sciagura per i napoletani. Milik si fa male il 24 settembre 2017 e rientrerà poi in campo il 1 marzo 2018, uno stop lungo più di 150 giorni. Una vera agonia per un attaccante di quel calibro e per la squadra che lo ha acquistato. Milik, per fortuna, ha avuto la forza di reagire a quei due tremendi infortuni dimostrando che la paura può esser sconfitta con la forza di volontà e la determinazione. Dopo i primi due anni tormentati da problemi fisici Milik recupera al cento per cento il suo status di forma tornando a essere il centravanti da Nazionale che il Napoli aveva strappato all’Ajax. Oggi Milik rappresenta uno dei centravanti in Europa che si è fatto beffa del destino e delle sciagure.
L’ex capitano della Roma Alessandro Florenzi, oggi al Valencia, rientra tra gli sfortunati di turno. Anche Florenzi entra a far parte del gruppo dei giocatori che si sono rotti il crociato più di una volta. L’ex Roma si infortuna prima nel settembre del 2016 per poi rientrare in campo il 13 febbraio del 2017, per un totale di 109 giorni di stop. La vera fatalità riguarderà però il secondo infortunio del romano: Florenzi si infortunerà per la seconda volta al legamento crociato dopo appena tre giorni dal suo rientro in campo il 16 febbraio 2017. Un infortunio che lo terrà lontano dai campi da gioco per circa sei mesi, fino al suo rientro definitivo il 27 agosto 2017. Oggi Florenzi è in forza al Valencia e lotta per ritagliarsi un posto in vista di Euro 2020. Ma, soprattutto, rappresenta un esempio di come nella vita non ci si debba mai arrendere.
Faouzi Ghoulam è considerato un po’ il mistero di Pulcinella nella città di Napoli. Ciò che l’algerino ha riportato è un mistero. La cronaca degli infortuni fa impallidire chiunque: rottura del legamento crociato del ginocchio destro nel novembre del 2017. Il totale? 98 giorni di stop. Nel giorno del suo rientro in campo Ghoulam non ha perso l’occasione per tenere i suoi tifosi in ansia pensando bene di riportare un altro infortunio determinante: frattura della rotula dello stesso ginocchio, che agonia! Da quel momento l’algerino non sarà mai più lo stesso. Da miglior terzino d’Europa a fantasma e incognita per il Napoli, anche perché nel luglio del 2018 Ghoulam viene operato per la terza volta alla rotula. Un’assenza totale di oltre trecento giorni, un’infinità per una squadra che lotta per i vertici e per le competizioni europee.
Oggi Ghoulam si allena regolarmente con il gruppo ma non lo si vede in campo da settembre del 2019, data in cui ha riportato ulteriori fastidi che gli hanno impedito di scendere in campo per il resto della stagione, lasciando il Napoli in emergenza sulla fascia sinistra del reparto di difesa.
Pepito Rossi è da sempre considerato il giocatore di cristallo per eccellenza. Un talento sopraffino che ha brillato su qualunque palcoscenico, dall’Inghilterra alla Spagna fino all’Italia. Non c’è stato luogo in cui Rossi non abbia incantato con le sue giocate, ma il destino è stato davvero beffardo con lui accanendosi in modo ostinato. L’ex attaccante della Nazionale italiana avrebbe potuto infrangere record ed entrare nella storia, in senso positivo; invece ci è entrato, ma in modo negativo. La cronaca dei suoi infortuni fa rabbrividire: rottura del legamento crociato nell’ottobre del 2011 e rientro in campo nel maggio del 2013. Sì, quasi seicento giorni di stop, un’eternità! Un calciatore di quel calibro fermo tutto quel tempo è uno spreco del dono del calcio. Il 6 gennaio 2014 Rossi riporterà un altro infortunio, questa volta al legamento crociato. Oltre il danno anche la beffa, uno stop di altri 120 giorni. Nell’agosto dello stesso anno Rossi si romperà, ancora una volta, il legamento crociato mediale, un infortunio che lo terrà fermo per altri 234 giorni. L’ex golden boy del Manchester United, dalla stagione 2007/2008 ha saltato la bellezza di 1241 giorni in carriera a causa di infortuni, più o meno gravi. Un destino davvero beffardo.
Claudio Marchisio rientra tra i calciatori tormentati dagli infortuni durante la loro carriera. Il principino bianconero della Juventus, ripresosi brillantemente dopo tutti i guai fisici riportati, ha dovuto patire la rottura di due legamenti crociati, prima del ginocchio destro e poi di quello sinistro.
Marchisio si è lesionato il legamento crociato collaterale del ginocchio destro il 18 agosto 2013, nel corso del primo incontro ufficiale della stagione 2013/2014, la gara di Supercoppa italiana contro la Lazio. Dopo appena tre anni, il 17 aprile 2016 è il ginocchio sinistro a rompersi: rottura del legamento crociato anteriore, nel corso della partita contro il Palermo, in un contrasto di gioco con Vazquez. La prognosi è di altri 178 giorni di stop.
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