Il protagonista della gara di andata degli ottavi di Champions League tra Borussia Dortmund e Psg è stato sicuramente Erling Håland, che con una doppietta ha steso i campioni di Francia regalando ai suoi la possibilità di giocarsi il passaggio del turno al Parc des Princes. Ormai sotto la luce dei riflettori dopo un impatto devastante con la nuova maglia, l’attaccante norvegese condividerà però presto il palcoscenico con un altro giovane prodigio, che ha addirittura due anni in meno di lui e che ha esordito in Champions League proprio contro i parigini, servendogli l’assist per il secondo gol. Si tratta di Giovanni Reyna, talento nemmeno diciottenne (13 novembre 2002 la sua data di nascita), che ha già segnato nella DFB Pokal e si sta conquistando uno spazio nell’undici titolare di Favre.
Un ragazzo predestinato
Il Borussia Dortmund è da tempo un grande laboratorio per il calcio del futuro: tecnici giovani e preparati mettono in mostra le proprie conoscenze sviluppando nuove idee che anticipano il calcio europeo che verrà. Basta citare il lavoro di Klopp, quello di Tuchel e, adesso, quello di Lucien Favre per capire di che cosa si sta parlando. Un club sempre all’avanguardia, capace di scovare in giro per il mondo giovani talenti che bruciano le tappe e si confrontano subito con il calcio che conta.
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In principio erano Hummels, Reus e Lewandowski, poi Aubameyang, Pulisic, ora Sancho e Håland. L’ultimo, in ordine cronologico, è il talento statunitense Giovanni Reyna, diciassettenne nato con il calcio nel sangue e già simbolo del nuovo calcio made in USA. Figlio di Claudio Reyna, stella della nazionale USA negli anni Novanta, e di Danielle Egan, anche lei calciatrice ormai in pensione della nazionale statunitense, è stato acquistato dal Borussia Dortmund a luglio e ha esordito con la prima squadra un mese fa in Bundesliga.
Da quel momento Reyna non ha più lasciato la prima squadra: ha giocato una partita dal primo minuto in campionato ed è subentrato nei cinque match successivi. Ha esordito in Champions contro il Psg, fornendo l’assist ad Håland, ma soprattutto ha trovato il primo gol della sua carriera contro il Werder Brema nella Coppa nazionale. Un gol bellissimo, fatto quasi con leggerezza, dopo appena dieci minuti dall’ingresso in campo.
Il primo gol della carriera di Giovanni Reyna dice molto riguardo alle sue caratteristiche e in generale sulla nuova generazione di calciatori statunitensi alla conquista dell’Europa, sicuramente più convinti dei propri mezzi tecnici rispetto ai loro predecessori. Come un flipper, Reyna mette in mostra le sue qualità eludendo l’intervento di due avversari con una sola giocata. A quel punto accorcia con rapidità sul pallone, saltando anche il terzo avversario ma perdendo la velocità del suo scatto. Deve dunque rallentare, ma non pensa due volte alla mossa successiva: la piazza sotto l’incrocio sfiorando il palo e ricevendo gli applausi da tutto lo stadio. Istinto, velocità, tecnica e personalità: un gol del genere non si fa per caso.
Con questa rete Reyna è diventato il marcatore più giovane della storia della Coppa di Germania, confermando di essere un predestinato e dimostrando che, ancora una volta, il Borussia Dortmund ci ha visto giusto. Basti pensare che, quando gioca lui, la squadra tedesca presenta un tridente offensivo di soli under 20 composto da Jadon Sancho (classe 2000), Erling Håland (classe 2000) e, appunto, Giovanni Reyna (classe 2002). Così è stato durante gli ultimi venti minuti della partita contro il Psg: un ottavo di finale di Champions League, non una gara d’agosto di ICC.
I superpoteri dei ragazzi terribili
Come detto, il primo gol della carriera di Giovanni Reyna è un esempio di quelle che sono le sue caratteristiche e del perché si sposino così bene con le idee di calcio del Borussia Dortmund di Favre, che infatti già in estate affermava: «La prima impressione su Reyna è ottima, anche perché è un giocatore che sembra già adatto al nostro stile di gioco».
Il ragazzo statunitense è un centrocampista offensivo, può fare sia l’ala sia il trequartista: come spesso accade ai giovani talenti che si affacciano per la prima volta in prima squadra non ha ancora un ruolo definito. Ciò che è importante, però, è che trovare una collocazione tattica a questo ragazzo prodigio non interessa a Favre, che fa della mobilità, ma soprattutto della spregiudicatezza dei suoi attaccanti la sua arma offensiva principale. Il gioco del Borussia Dortmund – quello dei ragazzi terribili – ricorda lo stile di Jurgen Klopp non solo per il tipo di calcio espresso ma soprattutto per il metodo attraverso il quale le idee passano dal tecnico ai calciatori. Un metodo di lavoro fondato su concetti e non su schemi, orientato ad annullare l’avversario con il proprio strapotere. Non esistono tatticismi, calcoli, speculazione. Esistono solo novanta minuti nei quali si deve dominare l’avversario sotto tutti i punti di vista: fisico, tecnico, agonistico.
Una metafora espressa in questo articolo de L’Ultimo Uomo aiuta a capire come il Borussia Dortmund ci stia mostrando in anteprima quello che sarà il calcio del futuro. Come in un videogame, i giovani calciatori in maglia gialla hanno l’unico obiettivo di annichilire gli avversari con i propri superpoteri: o dentro o fuori, non esiste parità. Talvolta lo fanno senza nemmeno nascondere la propria spavalderia, aliena al politically correct dell'”a un certo punto bisogna pure fermarsi”.
Håland percorre sessanta metri in poco più di sei secondi, Reyna a diciassette anni gli serve l’assist in un ottavo di finale di Champions: i ragazzi terribili di Favre fanno quello che vogliono e non hanno paura di essere fermati. Metafore e superpoteri a parte, sembra che Giovanni Reyna abbia iniziato al meglio la sua carriera, in un contesto adatto alle sua qualità e soprattutto alla sua personalità. È il nuovo ragazzo terribile di Lucien Favre, e nemmeno lui ha nessuna intenzione di fermarsi.